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Autore: thembra    24/01/2010    1 recensioni
Quattro anime che impazziscono per la pallavolo, quattro vite singole, ma unite da questo sport meraviglioso. Quattro anime che entreranno in contatto con persone difficili, e situazioni particolari, anime che impareranno ad amare! ...ho cambiato pure il titolo =)
Genere: Romantico, Triste, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagome, Rin, Sango, Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Saltare, dare una rapidissima occhiata al campo avversario, e zac! Schiacciare la palla esattamente nel punto sguarnito ai piedi del muro in ascesa, oppure fingere  di farlo e invece accompagnare la palla oltre la rete con un sfiorandola solamente in un perfetto pallonetto.

 

Rin adorava giocare a pallavolo, quello sport era la sua vita e la sua salvezza, era il suo mondo la sua partenza, e dentro sentiva che era anche il suo futuro.

Era brava, e non lo diceva per lodarsi, non si sentiva migliore delle sue compagne di team, solo, sapeva di essere in gamba, di avere ottime capacità, eccellente elevazione, riflessi di gatta e mira impeccabile, e la sua mano destra…era dinamite pura.

 

Atterrò decisa su entrambi i piedi di punta appoggiando poi tutta la pianta, flettendo le ginocchia mentre nelle orecchie il fischio dell’arbitro che le convalidava il punto significava  una sola cosa.

 

“L’Istituto St Thomas si aggiudica l’incontro per tre set a uno…saluto!”

 

Stava già abbracciando le sue compagne presa dall’entusiasmo di quella vittoria, non ci credeva, erano qualificate.

 

“Ce l’abbiamo fatta cucciolaaaaa!!!”

 

Sorrise intenerita quando Kagome, di un anno più grande l’abbracciò facendola sbilanciare con le lacrime agli occhi; anche lei non ci credeva ancora, erano tre anni che con la squadra del prestigioso istituto St Thomas cercava di qualificarsi al campionato nazionale e non c’era mai riuscita, nonostante la squadra fosse allenata da un ottimo coach e composta da giocatrici serie e motivate.

Aveva diciotto anni la dolce Kagome e uno spirito libero e fiero e non aveva faticato a farsi voler bene da lei fin da subito praticamente.

 

“Già Kagome, è….è incredibile…è…

“La realtà Rin…fossi arrivata da noi prima avremmo potuto provare questa gioia già dagli anni scorsi…ma meglio tardi che mai…

 

A parlare era stata Sango, la mitica numero 3 capitano di quella meravigliosa squadra, 19 anni, battitrice eccellente con una ricezione impeccabile e un muro che nemmeno lei riusciva a battere…a volte.

 

Sorrise dando il cinque a quella che dal giorno del suo trasferimento era diventata una guida, un’amica fidata, la persona che più sentiva vicina e riusciva a paragonare quasi ad una sorella tanto era il rispetto che nutriva nei suoi confronti.

Ricordava ancora le sue parole il primo giorno del suo arrivo, nessuno sguardi di commiserazione, nessuna falsità oltre quegli occhi color del caffè, solo poche parole schiette e dirette.

“Mi aspetto la tua richiesta d’iscrizione entro oggi pomeriggio.”

 

Non le aveva risposto ma alle due precise di quello stesso lontano giorno aveva presentato domanda d’iscrizione alla squadra di pallavolo di quella scuola e il giorno dopo cominciò ad allenarsi.

Solo in seguito venne a sapere del grande privilegio che le era stato dato.

Era l’unica matricola in squadra dal momento che Sango non accettava ragazzine del primo anno in squadra da che era diventata il capitano, le riteneva un peso poiché erano distratte e sciocche e desideravano entrare in squadra solo per acquisire popolarità alla scuola.

Così era stata soprannominata la cucciola.

Perché era la più piccola d’età della squadra.

 

“Mi onori Sango!”

“Che sono ‘sti discorsi da vecchie! Festeggiamo! Siamo qualificateeeeeeeeeeeeeeeeee!!!”

 

Risero insieme alle altre compagne cedendo all’entusiasmo di Ayame, il libero della squadra che come alzava le palle lei non le alzava nessuno, ma ciò che la distingueva dagli altri liberi delle altre squadre era la sua capacità, con un solo sguardo di capire cosa tu volessi fare; alzava veloce se volevi sorprendere con una schiacciata fulminea, retro passava se ti trovavi in seconda linea pronta a colpire e intuiva persino quando era meglio un passaggio lento e preciso per un pallonetto spiazzante.

E poi era allegra e frizzante come l’aria di primavera.

Ayame era il suo sole.

 

 

“Coraggio ragazze tutte qui per il saluto alle avversarie…

 

Annuirono sciogliendo il loro abbracciarsi e disponendosi in fila di fronte alla rete battendo le mani alle altre ragazze elargendo i classici complimenti di rito.

 

Sorrise fiera incrociando lo sguardo ametista di Kanna, il capitano della squadra avversaria nonché sua ex compagna di squadra ed ex migliore amica; ex dal momento che non aveva esitato a tagliarla fuori dalla squadra quando due anni prima a causa di un serio infortunio era stata costretta a ritirarsi a metà campionato e al suo rientro s’era vista soffiato posto in squadra numero di maglia e fascia da capitano.

Non era stata in grado di reagire dal momento che in due mesi l’intera squadra le si era praticamente rivoltata contro e delusa com’era rimasta non aveva nemmeno tentato di farlo, ma l’offesa non s’era lavata via, fino ad oggi.

Passò oltre quegli occhi di brace voltandole  le spalle mostrando orgogliosa il suo numero di maglia riuscendo ad umiliarla ancora di più.

 

 

Stava giocando ancora, e anche se non era capitano le era rimasto il suo mitico numero 10.

 

Che poi nessuno, sia nella sua vecchia squadra che in quella nuova aveva mai capito il motivo di quell’attaccamento.

Era nel calcio che il numero dieci contava tutto, nella pallavolo invece erano il 3 e il 7 ma il dieci proprio no.

Più volte le avevano chiesto il motivo, e quelle stesse volte la risposta era stata un medesimo “ affari miei”

 

“Hai battuto me Hizawa! Non riuscirai a battere lei!”

 

Si voltò di scatto alle parole dell’ex amica rispondendole con garbo, ma a tono.

 

“Ho battuto te Kanna, batterò anche lei!”

 

Nemmeno l’onore di chiamarla per cognome le aveva dato, non lo meritava più da parte sua.

Sorrise facendole un cenno di saluto col capo.

Era un addio definitivo.

 

 

 

Dal campanile della cattedrale del centro città arrivavano scanditi i rintocchi delle tre del mattino che si espandevano echeggiando fin sopra al cielo della piccola cittadina di St Thomas.

Riuscì finalmente a beccare il buco della serratura al quarto, forse quinto tentativo;

forse aveva davvero bevuto troppo.

 

“Mamma mia…

“Mamma nostra! Scansati che ho sonno Rin!”

 

Uno spintone di Sango e si ritrovò schiacciata allo stipite della porta venendo superata oltre che dal capitano, anche da altre due sagome barcollanti.

 

“Si si, fa pure come fossi a casa tua Sango…

“Cos’è ‘sto tono da snob? Tu ci hai invitate che fai ritratti?”

“Ma che dici scema! Stai calma però, ho sonno anch’io se non ti spiace!”

“Silenzio voi due gracchie! Ho un mal di testa da morte totale!”

“Siamo in due Aya…

“Volete un’aspirina?”

 

Fra tutte loro, Kagome ed Ayame erano state quelle che avevano bevuto di più e ora ne stavano pagando le conseguenze spaparanzate sul divano una coi piedi dell’altra quasi in bocca.

 

“…”

ZZZZzzzzzzzzzzzzzzzzZz

“Son già partite…

Già…

 

Si tolsero la giacca sedendosi sul divano pronte per la classica chiacchierata pre-sonno

 

“Allora dimmi Rin…ti sei finalmente vendicata eh?”

Nhm…

“Non mi sembri particolarmente contenta…

“No, è che la faccia da culo che ha fatto Kanna quando le ho schiacciato la palla ai piedi all’ultimo punto beh…mi fa quasi sentire in colpa…

 

Si guardarono per alcuni secondi negli occhi Rin e Sango.

 

…ma al quasi manca tutto cara…ZzzZ ahi la testa…

 

E scoppiarono a ridere come cretine al commento mezzo sonnambulo che aveva fatto Ayame.

 

“Già, le sta bene a quella…

“Lasciala perdere non merita più un briciolo del tuo odio ormai…l’hai battuta è finita…

Si…

 

Era convinta di quella cosa, ma se ne stava chiedendo un’altra.

 

“Che ti guardi? Vuoi una foto?”

“Stavo pensando…tu che avresti fatto al suo posto?”

“Penso niente ma non posso esserne certa…sai, a volte la gelosia ci porta a ferire le persone che amiamo di più e finisce che spezziamo un amicizia che avrebbe potuto essere eterna…

Avrebbe…mah lasciamo perdere va, ho sonno…

“E allora dormi…

Nhm…notte captain…

“Notte Cucciola…

“…..”

…ah Rin?”

“Nh?”

“Chi è che secondo Kanna non riuscirai mai a battere?”

…tzè…affari miei…

 

Si addormentarono entrambe col sorriso sulle labbra mentre sull’altro divano Kagome dormiva abbracciata alle gambe di Ayame che ogni tanto mugugnava parole incomprensibili.

Era felice Rin perché aveva le sue amiche, il suo sogno e il suo futuro, e poi aveva battuto Kanna, avrebbe senz’altro battuto anche lei!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggermente rivisto….u.u grazie celina!!! Apprezzo molto la tua recensione!!! ^w^

Fine primo chappy

 

Notte

TH

^w^

 

 

 

  
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