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Autore: Ariadne Oliver    24/01/2010    1 recensioni
Un adolescente può essere silenzioso come la luna, se confinato nello spazio ristretto di una gabbia di artigli. Può essere ghermito da un Diavolo tentatore, se il futuro che gli si prospetta è stato deciso senza il suo consenso. Oppure può tracciarsi la sua strada da solo, ampia come un viale della Parigi notturna. Un racconto in sei parti sul divenire adulti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie anche solo a chi ha dato un'occhiata a questa storia per pura curiosità, spero sia risultata una lettura gradevole.

***

La scena raffigurava una strada in prospettiva: partiva larga e finiva stretta.
Il bianco e nero mostrava le gradazioni di grigio che ombrano le nostre scelte, rendendole meno definitive di quanto si pensi.
Un paesaggio sfocato, come lo è il mondo quando lo si guarda da adolescente.
Enack non fece fatica a cogliere i riferimenti autobiografici dell’autore di quell’opera, né si stupì quando seppe che aveva vinto un importante concorso.
Erano passati cinque anni da quando l’aveva visto l’ultima volta.
Wang Chen.
Ora aveva vent’anni, diceva la nota biografica del catalogo che aveva in mano, e quella era la sua prima mostra personale.
Si era trasferito a Parigi, dove studiava storia dell’arte alla Sorbona e si dilettava con la fotografia.
Era molto più bello di quanto ricordasse, col fisico meno acerbo, il viso di una bambola di porcellana, il portamento fiero e composto.
Gli sorrise tentando di catturare il suo sguardo.
Il ragazzo corrugò la fronte, scuotendo la testa con aria desolata.
Lì per lì fece fatica a riconoscere l’uomo che lo stava fissando da almeno cinque minuti.

-Quando mi dicevano che il Diavolo, da bravo immortale, non invecchia mai, mi raccontavano una cosa vera, Enack. Non è colpa tua se non ti ho riconosciuto, ma della mia pessima memoria.-

La mano che cercò la sua era sempre fredda e curata, ma nella stretta c’era una decisione nuova.

-La luna ha ora rivelato il suo volto per intero.-

Disse Enack sorridendo, citando a memoria la didascalia della foto di apertura di quell’esposizione.
Si compiacque di trovare tanta serenità in quel viso, come certi cieli estivi in cui si ama perdersi durante una passeggiata in riva al mare.

-Non so se questo è il mio cammino definitivo ma sì, ora mi sento molto meglio di quando ci siamo conosciuti per la prima volta. E reggo molto meglio l’alcol.-

Ridacchiò strizzandogli un’occhio e afferrandolo gentilmente per un braccio.

-Ti prego, Enack, permettimi di sdebitarmi per quella sera offrendoti io qualcosa da bere. Mi farebbe piacere.-

Lo sguardo fermo sembrava chiedere più di quanto espresso a parole.

-Accetto volentieri, ma prima vorrei salutare tua madre, se non ti dispiace. L’ho intravista di sfuggita appena entrato.-
-Non credo che sia ancora qui, se ne stava andando. Mi ha aiutato personalmente con l’allestimento, ed era venuta soltanto a vedere che tutto fosse in ordine prima dell’apertura.-

Enack aggrottò la fronte, interdetto.

-Non è rimasta a godersi il tuo successo?-
-Non ha voluto offuscarmi, così ha detto.-

Wang distese le labbra in un sorriso dolente.

-Le cose tra noi non sono andate sempre bene, in questi anni.-

Enack annuì con un movimento lento del capo.

-Lo so, ne abbiamo parlato spesso.-

Disse, facendo scivolare lo sguardo da un pannello all’altro.

-Hai molto talento, Wang. E il talento è una colpa difficile da perdonare. Ma lei ti ama, non dubitare mai di questo. Vedrai che la paura di ferirti e di perderti la condurrà alla ragione, prima o poi.-

Wang sospirò, stringendo un po’ di più la presa sul suo braccio.

-Goditi questo momento come il primo di una lunga serie di successi e non pensare a lei, adesso. È la tua serata, in fondo.-

Enack gli carezzò la schiena, sorridendo incoraggiante.
Tuttavia Wang non era del tutto convinto.

-Già, e come tutte le serate di gala il protagonista non può lasciare l’evento prima della sua fine. Per cui, stavolta, niente fuga clandestina. Se ti va, potremmo vederci con più calma un’altra sera.-
-Non ti preoccupare, resterò ad aspettarti, e poi ti riaccompagnerò io in macchina. L’albergo è sempre lo stesso?-
-Non vivo in albergo, ho un appartamento mio ma è poco più di una mansarda. Mi ci trovo benissimo, per carità, ma so che non sarebbe un posto adatto a lei, Sig. Viljani.-

Il tono di voce era una non troppo velata imitazione dei suoi modi formali.
Dopo cinque anni, Wang aveva ribaltato le parti, prendendolo in giro in maniera indisponente.

Il giovane che si prende gioco del vecchio

Enack fece una smorfia di disappunto a quel pensiero.

-Come preferisce, Sig. Chen: in questo caso mi vedrò costretto a condurla nelle mie stanze, sperando che le risultino gradite.-

Disse, chinandosi verso il viso, e bisbigliando quelle parole sulla pelle scoperta del collo.
Wang rabbrividì.
Una scarica gli aveva attraversato il corpo come una saetta, costringendolo a deglutire.
Aspettava quel momento da molto.
Sapeva che con Enack avrebbe trascorso una sola notte, e che non era l’amore ciò che avrebbe trovato tra le sue lenzuola, ma sapeva altrettanto bene che non esisteva persona migliore a cui affidarsi, per divenire un uomo perfettamente consapevole della propria sensualità.

-Sarà solo per questa notte, Enack. Cinque anni fa non avrebbe avuto senso, ma ora è diverso. Ora so chi sono e cosa voglio, non ho più bisogno di appigli o vie di fuga.-

Enack gli baciò rapidamente una tempia, stringendolo a sé per un attimo.

-Ti aspetterò qui, e non preoccuparti di niente. E ora va’, la maggior parte delle persone non sopporta dover attendere per stringere una mano, meno che mai quella di un ragazzo molto più giovane di lei.-

Wang aveva voglia di ribattere, ma non riuscì a trovare in tempo le parole giuste.
Scosse il capo ridendo e si allontanò senza staccare gli occhi dall’altro, tanto per dimostrargli che si stava limitando ad obbedire di malavoglia ad un ordine.
Enack lo osservò allontanarsi, per poi tornare nuovamente con gli occhi ai pannelli fotografici.
Cinque anni fa avrebbe dato qualunque cosa per vedere il mondo con gli occhi di quel ragazzo, anche solo per qualche istante.
Ora il miracolo si stava compiendo senza sforzo alcuno, materializzandosi in forme pure e delicate gradazioni di grigio.
Quello che aveva di fronte era il mondo visto con gli occhi della luna, una luna placida dai riflessi color latte, per cui, per quella notte, si sarebbe fatto volentieri cielo.
Perché nessuno meglio del Diavolo in persona era in grado di sedurla senza sporcarne la bellezza, dialogando nella lingua muta propria dei gesti e della carne.
   
 
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