Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: RMSG    30/01/2010    7 recensioni
Prima classificata al contest di My Pride It's a mistake... maybe.
Premio originalità.
[Partecipante al flash contest di ro-chan e superkiki92 sulle storie edite]
Il grande giorno per Edward Elric era arrivato. La sua grande - e forse unica - possibilità di realizzare il sogno di una vita, passata a studiare e a guadagnarsi ogni cosa. Tutto per il suo sogno.
Da quando si era laureato a Yale - circa sei mesi fa - si era subito messo all'opera per trovare al più presto un impiego e, possibilmente, L’impiego. Era laureato in Lettere e Filosofia e aveva sempre sognato di diventare uno scrittore; e lì, a New York, come tutte le persone che conosceva gli avevano detto, c'era solo un uomo che poteva dargli l'aiuto necessario, che poteva costruirgli il trampolino di lancio, che poteva raccomandarlo a una casa editrice: Roy Mustang, presidente della Mustang Publication, possessore di quattro dei quotidiani più importanti di New York e delle tre riviste mensili più lette in città. Nel giro, e anche oltre, lo chiamavano l’American Dream, un po’ perché era considerato il sogno di ogni donna, data la sua fama di donnaiolo incallito, e un po’ perché, per l’appunto, dava speranza a giovani come lui che volevano sfondare. Insomma, lui, le donne e l'editoria andavano praticamente di pari passo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Jean Havoc, Maes Hughes, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

American Dream ©

di Roy Mustung sei uno gnocco





Capitolo 4



Il mese di tempo che Roy aveva dato a Edward per scrivere il suo articolo era finalmente scaduto. In tutto questo periodo l’aspirante scrittore aveva frequentato costantemente Mustang, rendendosi che, dopotutto, non era poi così male. Certo, era estremamente irritante e spesso… strano. Doveva ammetterlo Ed, Roy aveva un carattere molto molto particolare. Non riusciva ancora a capirlo e diverse volte preferiva lasciarlo solo in qualche angolo della sua casa enorme. Capitava, tuttavia, che si mettesse poco distante da lui, a osservarlo mentre era perso nei suoi pensieri, cercando in tutti i modi di provare a capire qualcosa di ciò che gli passasse per il cervello. Pensandoci bene, nemmeno Edward era poi così tanto senza pensieri. In questo mese aveva preferito non pensare a ciò che stava succedendo, a ciò che si stava creando fra di loro. Era amore o era solo sesso? Tra di loro c’era un po’ d’affetto o solo una sfrenata passione? Ogni volta che Edward provava a fargli qualche domanda, finivano sempre col rotolarsi fra le lenzuola. Non che al biondo dispiacesse, anzi! Ma dovevano mettere le cose in chiaro. Specie perché lui, a Mustang, si stava per davvero affezionando. Di ciò si era accorto già da un bel po’: aspettarlo la sera diventava sempre più snervante e impossibile da sopportare, discutere con lui su qualunque cosa, invece, era diventato un bisogno naturale. Così come bisticciarci. Mustang stava diventando sempre più importante, per lui.
D’altro canto, Roy non si stava rendendo conto di dove stesse arrivando. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, di chiedere consiglio. E chi meglio del suo fotografo preferito?
Era a casa sua, quella sera. Tra un’ora sarebbe tornato a casa e ci avrebbe trovato Edward. E lì il suo cervello si sarebbe staccato di nuovo smettendo per l'ennesima volta di dare segni vitali e, soprattutto, d'intelligenza.

- Cosa dovrei fare, Jean? - appoggiò la testa al suo petto, seduto sul tappeto morbido del soggiorno della casa. Era arrivato a casa sua poco meno di quaranta minuti fa e appena entrato gli era saltato addosso. Fare l’amore col suo fotografo migliore era sempre rilassante…
Jean passò una mano tra i capelli corvini di Roy, scompigliandoli, scendendo lentamente sul suo collo, sul suo petto e sugli addominali.

- Se quel ragazzo t’interessa non vedo perché tu non ci debba stare insieme. Cerca di pensare alla tua felicità, no? - appoggiò le labbra sul suo collo, lasciandogli qualche bacio umido. Roy sospirò, lasciandolo fare.

- Mi sento confuso. Credo di aver fatto un casino troppo grosso. Edward si è affezionato a me, me ne sono accorto. Ma io per lui non provo niente se non attrazione fisica. Eppure, se fosse un altro, non ci penserei due volte a lasciarlo in tronco, capisci? Mi sento così dannatamente confuso. - Jean non trattenne un sorriso e gli lasciò un affettuoso bacio sulla tempia. Roy intanto continuava. - L’ho fatto entrare troppo nella mia vita... -

- Passami le sigarette, per favore… - domandò improvvisamente e Roy, seppur mal volentieri,  le cercò con gli occhi, senza trovarle. - Sono lì, vicino alla poltrona -.

Il moro si sollevò e a quattro zampe allungò un braccio, afferrando il pacchetto. Jean improvvisamente ridacchiò e quando si ritrovò di nuovo Roy, nudo, tra le braccia, le sue risate aumentarono.

- Ma si può sapere perché cavolo ridi?! - sbottò Mustang, tirando fuori una sigaretta e mettendogliela fra le labbra per farlo smettere di ridere. Prese poi l’accendino e gliel’accese. Jean non staccò mai gli occhi da quelli di Roy, tirando la prima boccata di fumo.

- Ridevo perché il tuo sedere mi mancherà da morire se ti metti con Edward… - il moro sbuffò, sorridendo e scuotendo il capo.

- Mettiamo le cose in chiaro: se mai mi metterò insieme a qualcuno, quello sarai tu! - Jean sorrise, facendo spallucce e continuando a fumare.

- E se io non volessi? - insinuò, inconsciamente con uno sguardo dolce.

- Non ho dimenticato ciò che mi hai detto l’anno scorso, Jean. - ribatté, appoggiando la guancia al suo petto. Il biondo riprese ad accarezzargli i capelli.

- Mi chiedo se tu sia ancora capace di innamorarti. Dopo quello che è successo a Michelle non sei più lo stesso e… -

- Michelle non c'entra! - sbottò, innervosito.

- Roy… perdere tua sorella è stata una cosa spaventosa. E’ successo cinque anni fa, è vero, ma da quel giorno sei cambiato tantissimo. Sono dieci anni che ti conosco, dieci! So come sei fatto, so qual è il tuo film preferito, il tuo piatto preferito, il tuo colore preferito, come preferisci il riso o la pasta, so che ogni Sabato sera, per tradizione, devi andare al ristorante giapponese… - Roy si mise seduto, staccandosi da lui. Jean lo afferrò di nuovo, stringendolo a sé. Roy provò a divincolarsi, ma lo aveva imparato negli anni: Jean era più forte di lui. Il biondo gli bloccò i polsi e se lo strinse forte addosso. - So quanti e quali biscotti mangi la mattina, come preferisci il caffè e… ahia! Smettila di picchiarmi e stai un po’ fermo! - Roy gli aveva tirato una forte gomitata nell’addome. Anche se Jean era più forte di lui, non significava che il moro non sapesse far male.

- E tu smettila di provare a smuovermi i sentimenti, idiota! -.

- Perché dovrei smetterla?! Non ti sei mai chiesto perché sono ancora al tuo fianco dopo tutto questo tempo?! Eppure l’anno scorso te l’ho detto! - Roy ammutolì, guardandolo però stizzito. - Roy… io ti amo. E ti voglio felice come lo eri cinque anni fa prima di quello schifoso incidente. Se starai con me o con Edward o con Riza o con chiunque altro a me non interessa. Ti voglio solo felice, Roy. - il moro si alzò, andando a cercare i propri abiti. Jean scosse il capo, rendendosi conto solo ora che la sigaretta era quasi del tutto bruciata e che stava per cadere la cenere. Allungò il braccio verso il bracciolo destro del divano a cui dava le spalle, lasciandola cadere lì. Tirò un’altra boccata.

- Non è andandotene che aggiusti la tua vita, Roy… - Mustang smise di allacciarsi i pantaloni e lo guardò, serio in volto.

- E dichiarandomi si aggiusterà? - ribatté, leggermente acido.

- Se ti serve a far chiarezza, sì. - un’ultima boccata di fumo prima di spegnere nel posacenere la sigaretta e lasciarne lì i resti; poi Jean si alzò, andandogli vicino. Gli cinse la vita con le braccia, dandogli un bacio al sapore di tabacco. Roy si staccò, schifato.

- Lo sai che dopo aver fumato non devi baciarmi: mi fa schifo! - Jean sollevò gli occhi al cielo.

- Scusa… - borbottò, ma poi, divertito, tornò a baciarlo. Roy mugolò piuttosto contrariato, ma stavolta lo lasciò fare, accarezzandogli la schiena e facendo scendere lentamente le mani sulle sue natiche. Il moro cominciò a spingerlo di nuovo a terra, mettendosi a cavalcioni su di lui e baciandolo appassionatamente.

- Jean… - Roy nascose il viso nel suo collo, sentendosi subito abbracciare forte. - sei il mio amante preferito… - mormorò, carezzandogli un fianco.

- E’ una dichiarazione d’amore? - insinuò, con tono scherzoso.

- No. - una risposta tanto lapidaria quanto falsa che fece scoppiare a ridere Jean. Mai avrebbe smesso di adorare i cambiamenti d’umore di Roy. Prima s'addolciva come melassa e poi tornava a fare il duro.

- Me la farai un giorno? Con tanto di poesia? - domandò, ironico ma palesemente contento.

- Faccio ancora in tempo ad andarmene, sai? Non approfittarne! - lo minacciò. Jean ribaltò le posizioni.

- Va bene, la smetto. Però è un po’ che non mi fai leggere qualcosa di tuo… - Roy fece per ribattere, poi si fermò, come colto da una folgorazione.

- Edward… - Jean sollevò un sopracciglio.

- Cosa c’entra Edward? - chiese, non riuscendo a trattenere la gelosia. Non era mai stato possessivo nei confronti di Roy, mai geloso di tutte le persone che insieme a lui erano passate fra le sue braccia. Ma qualche volta, molto raramente, non riusciva proprio a non desiderare di averlo solo per sé. Per non parlare di ora che erano "quasi fidanzati". Ma quanti anni aveva aspettato prima di riuscire a raggiungere questo momento? Per cui era più che lecita la sua gelosia.

- Edward ha tantissimo talento. Anche quel primo articolo scritto in fretta e furia è stato un grande lavoro. E lui vuole fare lo scrittore. - si mise seduto sul tappeto, guardando negli occhi azzuri di Jean.

- E scrivigli una lettera di raccomandazione, no? - suggerì.

- Sì, lo farò. Stasera stessa! Ma... devo... devo prima mettere in chiaro le cose con lui... -

- Stasera stessa, ovviamente. - terminò per lui. Roy lo guardò, con gli occhi vagamente dispiaciuti.

- Dai, domani è Sabato, andiamo al giapponese e poi stiamo insieme tutta la notte. Ci stai? - sorrise e Jean capitolò, sospirando e poi sbuffando. Dieci anni e ancora non riusciva a resistere a quel sorriso.

- Va bene, hai vinto tu. Se ti sbrighi, naturalmente, io ti aspetto sveglio. Anche fino a tardi. - Roy spostò Jean e si alzò subito, andando a mettersi la camicia in fretta. Poi infilò giacca e scarpe, afferrando il pesante pastrano nero. Lo indossò e tornò dal fotografo. Si piegò e gli lasciò un bacio languido sulle labbra.

- Ora vado... - si rimise in posizione eretta, diringendosi svelto verso la porta.

- Roy! - lo chiamò un'ultima volta. Il moro si girò e tornò indietro.

- Che c'è? - non attese la risposta, notando che al collo Jean teneva la sua cravatta blu. Sorrise. - Tienila tu. Un motivo in più per tornare da te, no? - e uscì dal grande appartamento.



                                                                                                                   *****


Aprì la porta del suo attico nell'Upper East Side con un po' di ansia. La cosa era piuttosto strana dato che lui era Roy Mustang, che a quel ragazzino non doveva proprio dimostrare nulla e che quella era casa sua e avrebbe potuto cacciarlo quando più gli andava. Ma quella giornata non era stata affatto nella norma e ora doveva dare un taglio a tutto quel casino che aveva combinato con Edward. Vero, però, che non poteva mostrargli il lato affettuoso che usciva sempre fuori con Jean, ma doveva mantenere le distanze come aveva costantemente fatto da quando si erano conosciuti.

- Edward?! - lo chiamò e nemmeno cinque secondi dopo vide apparire un tornado biondo con in manco dei fogli.

- Roy! Ho finito l'articolo! - sorrise, trattenendosi dal saltare di fronte a lui, felice di vederlo ed euforico per aver terminato il lavoro che, ne era certo, era il migliore che mai avesse svolto.

- Oh... bene. Perfetto. Domani lo portiamo in stampa. - glielo prese dalle mani e lo poggiò su un tavolino di vetro lì vicino.

- Ehm... Roy... non lo leggi? - sollevò le sopracciglia dorate. - Insomma, ci ho messo un mese per far la recensione a quel
libro! E voglio un parere subito! - Roy ammutolì, girandosi a guardarlo. Per qualche minuto rimase in silenzio, cercando di
riordinare il caos che aveva nel cervello. Era più forte di lui: a quel moccioso si era affezionato. Ma lui aveva occhi solo per un biondo sulla faccia della Terra. La cosa più assurda è che, Roy, ne era sempre stato a conoscenza. Sempre. Non voleva ammetterlo a se stesso, ma ogni volta che aveva bisogno d'aiuto, conforto o semplicemente di un pizzico di felicità... Jean era la risposta.

- Ti ho illuso, Edward. - esordì, spezzando il silenzio e facendo sgranare i grandi occhi dorati al giovane scrittore.

- C-come... ? - non capiva, Edward. Non capiva a cosa si stesse riferendo. Al lavoro? Era solo una scusa per portarlo a letto? O... a loro due?


- Io per te non provo niente. Sei stato il mio ennesimo giocattolo. Però... - Edward strinse i pugni, voltando il viso, con la rabbia che già gli montava dentro. Doveva immaginarlo! Come aveva fatto a fidarsi di quello stronzo?!

- Però cosa?! Sono stato il più divertente?! - esclamò, ritornando a guardarlo, con gli occhi dorati illuminati dalla rabbia.
Roy sospirò pesantemente: non lo stupiva la reazione di Edward.

- Non proprio, Edward. Tu... tu mi hai colpito appena ti ho visto per la prima volta. E io ti volevo... ti desideravo... - camminò lentamente verso una vetrata lì vicino. Ed lo seguì con gli occhi, tremando come un foglia. - E ciò che voglio io me lo prendo sempre. Però, come ti dicevo prima, tu non solo mi hai colpito già dalla prima volta in cui i nostri occhi si sono incontrati, ma mi sei entrato dentro… nell’anima. A te io ci tengo. Non so perché proprio tu e perché non un altro. So che tu sei speciale. - si mise di profilo, guardandolo un po’ dispiaciuto.

- Che significano queste parole? - chiese, confuso.

- Significano che io ti voglio… bene. Lo stesso bene che potrei provare per… un fratellino piccolo o un figlio. Edward io non so spiegarti bene cosa provo per te, ma non è amore. Ho sbagliato a usarti. Ho sbagliato a illuderti, soprattutto. Ti ho usato per non pensare ai miei problemi, per evitare gli scheletri del mio passato. Ti chiedo scusa per questo. Mi dispiace. Ma non me ne pento più di tanto. Grazie a te, ho capito molte cose. Ho capito dove erravo e cosa mancava nella mia vita. E ho capito, anche, cos’è l’amore. Un tempo ero anche io come te: pieno di talento, capacità, sogni… e io, a differenza tua, non ho incontrato un capo stronzo sulla mia strana che mi ha sfruttato. Ho incontrato il destino che mi ha steso, che mi ha diventare il tuo capo e soprattutto stronzo. Ti starai chiedendo perché ti sto facendo questo lunghissimo monologo e a dirla tutta neppure io so bene il motivo. Però tu non meritavi di essere trattato come ho fatto io. Scusami, Edward. Ti prego di perdonarmi un giorno, se potrai… -. Edward rimase in silenzio e di colpo la rabbia sparì, lasciando il posto solo a un grande dispiacere e a un grande senso di vuoto.

- Devo andare… - mormorò. Non voleva più parlare di e con Roy. Aveva sbagliato anche lui a dargli corda e lasciarsi illudere da Roy e dalle sue parole.

- Edward, no, aspetta, io… ! - non fece in tempo a dire nulla che il biondino era già fuggito fuori dalla porta senza la giacca. Il moro sospirò. Seguirlo non era sicuramente un’ottima idea, per cui lasciò perdere e si diresse verso il salotto. Prima che potesse varcare la soglia che portava al grande soggiorno, si ricordò improvvisamente dell’articolo. Ritornò sui suoi passi, prendendo al volo i fogli spillati dove c’era stampata l’opera di Ed. Cominciando a leggere si diresse in salotto e si sedette sul divano, divorando letteralmente ogni parola dell’articolo. Quando finì, alzò gli occhi e fissò senza parole il vuoto.


                                                                
                                                                                                                        *****



Tre giorni dopo, tutta l’America sapeva chi fosse Edward Elric. Sapeva quanto grande fosse il suo talento. Sapeva finalmente che di un semplice articolo ci si poteva innamorare. Sapeva anche che ora c’era un libro in più da leggere. Sapeva anche che una frase come quella che Edward Elric aveva scritto, riguardava un po’ tutti noi. Chi più, chi meno. Sapeva che “Il più solido piacere di questa vita, è il piacere vano delle illusioni”.









Note finali:
Semplicemente grazie. Grazie a tutti quelli che hanno commentato questa storia, a quelli che l'hanno soltanto letta e, spero, apprezzata, a quelli che l'hanno messa tra le "seguite" e a quelli che l'hanno messa anche tra i preferiti, a quelli che, in futuro, forse, la leggeranno. Grazie di cuore!

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: RMSG