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Autore: Riel_FaithfulAshes    02/02/2010    0 recensioni
Storia insensata e particolare. Un uomo,orefice,diviene necrofilo,per sfuggire alla monotonia.La fuga è la sua continua caratteristica.Sarebbe dovuto divenire chirurgo come suo padre,ma ha scelto un'altra carriera,e utilizza parti del corpo delle vittime per creare preziosi gioelli.La descrizione non è particolareggiata.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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necrofilia di vitra

Anelava all’intenso profumo dei fiori di maggio;dolce e smielato nettare giovanile,allorché avesse posseduto un plausibile ricordo dell’esordio primordiale di quei soli trent’anni. E le delicate calle sfumate di viola,intrise di rugiada mai aspirata,rasentavano il turbinio della lunga chioma,adagiata nell’oscurità dell’ambiente chiuso,e indecifrabile,supportate dalla fantasia perduta che la continua inconsapevolezza di sé comportava. Lacero di suoni,soffuso di poliedrici interessi mai svelati,incuranti di poter definire la poeticità del consenso di se stesso,un impegno talmente spronato da risultare banale,monotono tragitto della schematica costruzione. Epoca di orologi poco perfezionati,il tempo impossibile da scandire,oramai insufficiente,non turbava con eccesiva prepotenza l’anima di un progetto,il sadico divertimento di una pianificazione improvvisa,e durata lunghi anni. Mentre i pavimenti di marmo scadente echeggiavano di passi,l’oscuro anfratto non baluginava di lacrime,e un’insana fierezza forse tendeva a diffondersi,per la convinzione dell’ardire del gesto. Una strada cesellata da ciottoli ordinati era il continuo percorso delle notti,mentre le mattinate si susseguivano tra poesie di passione e annoiate contrattazioni di vendite,agli occhi degli ignari acquirenti la frustrazioni di colui che aspirava molto di più e che neppure la discreta ricchezza appariva del tutto soddisfare. Un gioco insulso,e perfettamente pianificato,solo al principio mirabolante e adrenalinico: quel terriccio bagnato dall’umidità notturna infangava ancora il tetro laboratorio in cui l’oro si plasmava,gli eccessivi ornamenti femminili acquisivano la vita dallo stesso esame di morte. E lunga barba,cappotto scuro,di tela marrone,doppiopetto perfettamente sistemato non di certo contribuirono più a rendere placida l’immagine,la personificazione della tranquillità annoiata e apatica delle rare bevute di liquore in compagnia dei pochi amici. Improvvisa agitazione,e sparizione misteriosa,lungo quella strada immeritevole di turbe,consumata da passi di rimorso e folle elucubrazione. Il femore talmente ammirato,la sadica risata sommessa alla laminazione dell’argento,ossa polverizzate che triturare rendeva ancor più appagato l’animo,immerso nella sua insana e duplice psicologia. Un iniziale scopo non più perseguito,e la necessità di operare,violentare,dissacrare,nello stesso momento in cui abili chirurghi operavano con i loro sterili ferri e ponevano fine alle sofferenze dei pazienti. La figura umana attirava più del dovuto; una donna esile ma dal seno prosperoso ridotto a brandelli di pelle giaceva,fiera ed insanguinata,stracciata in quegli abiti mortuari che precedentemente si erano asciugati delle lacrime e delle infezioni pestilenziali;amorevoli cure,e l’improvviso strazio,verosimile alla morte di prostitute nell’antica Londra. Denti candidi,labbra delicata,ispide sopracciglia,tutto stranamente importante in un processo di fabbricazione intriso nel processo di fabbricazione di quella vita,preziosi gioielli di mogli,dame,amanti,derivazione da quella violenza depravata e piacevolmente sensuale. Ma l’uomo di rappresentanza,primo cittadino,abile oratore,non suscita interesse nella visuale altrui. Non affascinante,non perfetto,dalla cura metodica e necessaria per l’impronta comunale,la sicurezza delle parole celata da dentatura irregolare,arti solidi e forti intervallati solo dalla protuberanza di anemoni di grasso,sinonimo di stabilità e floridezza lunga anni. Quel sangue oscuro sulla scalinata nella notte,improvvisa scoperta all’echeggiare della cinica risata,all’orribile spettacolo del riprovevole cadavere disossato,provato da fisiche violenze,nel perverso ragionamento di affinità omosessuale,ossessione funerea e morente,aldilà superiore all’interesse suscitato dalle delicate fanciulle della strada,dalle desiderose monache di Chiesa,dalle prorompenti e lascive padrone di bettole diffamate o meno. E quelle mogli,appannati i vetri delle abitazioni,nessuna paura dovevan celare per se stesse,forse perché decisamente belle,impellenti di giudizio straniero,da valorizzare sul piedistallo del matrimonio come trofeo abbigliato di ornamenti. Può da un chirurgo crescere l’orefice? O,viceversa,scindersi in duplice personalità,perché un sogno giovanile rincorso desiste e muore nella vanificazione dell’importanza di quanto esso importante appariva?Il male annidato ingiustificabile,la volontà dell’orrido e della spiccata conoscenza a prevalere su quella ragione realmente mai malata,solo indebolita dalla ricerca dell’insana voglia,inappagabile. La carne ruggiva,il sangue bollente al fondersi con la femminilità privata della vittima costituiva quel gioiello costosissimo,pesante di fatica e ineccepibile studio della perfezione. Uomo disonesto lettore per fuggire,ribelle nell’epoca in cui tutto era eppur certo e sicuro,lontano secoli dallo Stilnovo Dantesco o dagli studi di Leonardo. Condanna per depravazione,figlio di un luminare della medicina; e la cella permane nell’oscurità,la sadica risata si diffonde sul turpiloquio dei padri pellegrini,delle vedove sgomente,alla curiosità dei giovani becchini e degli scolari divertiti,alla tacita disapprovazione degli uomini dell’arma bussa,e avvolge. Amore,attendimi,corpo,sarà mio,e lo distruggerò sino a strapparne le carni già ferite,a tal punto che non una lacrima sanguinolenta potrà più defluire,e i miei capolavori brilleranno nella notte,attirando quelle donne che offriranno un contributo,e risplenderanno loro stessi come esempi di accurata oreficeria. Il cappio era,però,la vera morte,ma la follia cullava persino l’ultimo atto dell’abile spettacolo,penosa illusione di un fuggiasco privilegiato.

  
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