-Sei
crudele- la bambina tremava, le lacrime le scendevano
sul viso come gocce di limone. Calde gocce aspre.
-Il mondo è crudele-
L'uomo non la guardava. Non ne aveva il coraggio.
Il coltello sembrava pesare sempre più. Non era
forte abbastanza per
sorreggerlo ancora. Avrebbe lasciato la presa?
Nonostante questo, la lama si avvicinava sempre più alla
candida pelle della
ragazzina. Riluceva.
I morbidi capelli biondi svolazzavano al minimo tremore della bambina.
L'uomo era grasso, le dita corte e tozze, sudate dall'attesa della
Morte, che
aspettava. E lui lo sapeva. Sapeva che doveva sbrigarsi, che non
avrebbe
aspettato un attimo di più.
La figura nera si alzò dalla cassa di legno in cui era
seduta. La lunga lama di
ferro che teneva in mano luccicava della poca luce che entrava dalle
crepe del
soffitto.
-Aspetta!- urlò l'uomo -ancora un attimo- aggiunse
affrettandosi abbassando la
voce, spaventato dalla sua stessa spavalderia.
-Tu- disse rivolgendosi alla piccina, accarezzandole i capelli
dorati -tra
poco non avrai più paura. Vedrai, sarà bello-
-No..no..- ella si divincolava, piangeva in cerca di un appiglio.
Niente.
La Morte fece un passo avanti.
-Dovresti ringraziarmi- l'uomo parlava veloce alla piccola, cercava di
affrettarsi -è meglio che lo faccia io -gli occhi stavano
uscendo dalle orbite,
la sua espressione non era più umana -se lo farà
lei sarà peggio. Tu non dovrai
muoverti.- rideva, l'uomo.
Alzò il coltello il coltello. Fu di parola, la bimba non
sentì nulla. Le
lacrime si confondevano con il caldo liquido che le usciva dal collo.
La morte si era fermata. Li guardava. Non aveva faccia. Non aveva voce.
Poi
fece un passo. Un altro, finché non gli fu dietro.
L'uomo respirava veloce, impaurito. Si girò a guardarla,
singhiozzava.
-E adesso?-
La lama lo colpì in pieno. Aveva ragione. Se avesse
ucciso la morte la
bambina, sarebbe stato molto peggio.
Il sangue dei due individui si mischiò in un'unica, enorme
pozza rossa. Come
aveva ragione chi diceva che "padre e figlio si appartengono
inevitabilmente".