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Autore: Stateira    14/03/2010    3 recensioni
Perché mai Trafalgar Law ed Eustass Kidd dovrebbero piacersi? Sono rivali, e per di più hanno personalità molto diverse.
Ma forse la domanda giusta è… Perché no?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If I could fly

 

 

 

If I could fly

Like the king of the sky…

 

 

Eustass Kidd dà l’idea di essere uno brutto, sporco e cattivo.

Niente di più sbagliato, a parte per l’ultima, forse. Può sembrare brutto alla prima occhiata, ma già alla seconda la sua faccia diventa impossibile da dimenticare. Non sono solo le sue mani ad essere magnetiche, questo è sicuro. È capace di sorridere in modo totalmente sanguinario e orgasmico, arrivando ben più in alto degli occhi, come una grossa lince.

Poi, non è sporco, è solo molto, molto truccato. Non c’è niente da fare, senza rossetto non mette il suo grazioso nasino fuori dalla cabina, come ogni buona signorina rispettabile. Per quel che ne sa lui, il trucco da guerra è sempre stato in uso durante tutta la storia dell’uomo, ma Eustass non ha un modo da truccarsi che si possa definire “da guerra”. C’è qualcosa di profondamente estetico nel suo uniformare con meticolosità l’incarnato del viso, nel suo stendere sulle labbra un rossetto denso e scuro, nel marcare gli occhi con del nero. Anche questo lo rende bello in modo grottesco ed irresistibile, il suo amore per una cosa così femminile come il trucco che impatta con la sua faccia irrimediabilmente spigolosa e sgraziata, e riesce in qualche modo a compiere il miracolo alchemico. Ma forse l’effetto è dovuto a quella pelliccia putrida che si ostina a portare. Ha le sue buone ragioni, e lui le conosce, e non perde occasione per riderci un po’ su.

Per quanto riguarda il cattivo, la questione potrebbe diventare lunga. Innanzitutto, è necessario chiarire che cosa si intenda per “cattivo”. Se cattivo è un personaggio che se ne va in giro a far saltare in aria case e scuole, portandosi dietro uno che si è guadagnato il soprannome di “Massacratore”, allora sì, effettivamente Kidd è un po’ cattivello. Per quanto lo riguarda, cattivo è chi non ha uno scopo, chi non ha idee da difendere, chi non ha passioni che gli animino gli occhi e guidino il suo braccio. A volte per i sogni bisogna morire, ma altre volte bisogna uccidere, e chissà perché i primi diventano martiri, i secondi assassini. In questo senso, lui riesce ad essere l’eroe del suo tempo che aspira tanto ad incarnare. Più o meno.

 

Eustass è suo.

Quel santoroger di culo da infarto che si ritrova è suo. Gli occhiacci da arpia, i suoi denti affilati, le unghie laccate, i suoi capelli incasinati e rossi come una bella mela matura, tutto, tutto quanto di lui è suo. E più sgomita, più non si rende conto che vorrebbe farlo prigioniero solo per il gusto di vederlo dimenarsi e ruggire in una gabbia. Kidd gli mette in corpo una brama di possesso che lo scuote fino a fargli quasi perdere la calma. Quasi. Di solito, riesce a fare in modo che il primo a perderla sia lui. Perché Eustass è una specie di miccia tesa in pieno deserto, che prende fuoco per un nonnulla, e poi riuscire a spegnerla è un’impresa. Si incendia per le cose più disparate, di solito con la complicità di un bicchiere di troppo, o di meno; si può arrivare a litigare con lui anche su cose del tutto inutili, cose su cui magari si è d’accordo, perché basta un nonnulla perché si senta provocato e cominci a scoprire i denti e ad abbaiare. Ma il meglio di sé lo dà quando ci si butta sulle ideologie, quando lo si stuzzica circa le questioni grosse, quelle che vanno con la maiuscola, quando gli si chiede di giustificare le sue efferatezze.

 

È che lui ci crede così tanto, in quel che fa, che non si può proprio evitare di divertirsi un po’ a saggiare i confini instabili e pericolosi del suo cinismo. Cercare di parlare con lui di un qualche argomento impegnato è in assoluto il modo più divertente di perdere una scommessa. Si può tentare quanto si vuole, ma non c’è modo di entrare nella sua testa. Non la si apre, neanche cercando di fracassargliela su una roccia come una noce di cocco, ma in compenso basta avvicinarsi un po’ a lui per sentire i ronzii, i battiti, le melodie delle idee che la abitano, ed essere un po’ partecipi della grandiosità di ciò che riesce a concepire.

Eustass, a modo suo, è un filosofo.

Ha davvero un suo qualche diavolo di codice etico. Secondo cui donne e bambini non meritano di vivere tanto quanto gli uomini, gli innocenti quanto i colpevoli, i derelitti quanto gli infami, i gatti quanto i topi. È un codice molto democratico, il suo, ecco tutto.

Come ogni filosofo, si prende un sacco sul serio, il buon Eustass. Si crede il cancro che mangerà dall’interno il tessuto vecchio e soffocato di adipe putrefatto di questa società. Ma non ce la farà, perché tutto imploderà prima che lui abbia il tempo di fare alcunché di realmente memorabile, e chissà se saprà mai farsene una ragione. Il mondo ti sciupa, ti scaraventa sulle prime pagine dei giornali solo perché poi la tua fotografia possa essere ripiegata e usata per tenere fermi i tavolini traballanti di qualche vecchio ufficio di falliti. Questo vale per tutti, militari e pirati.

I militari e i pirati sono così uguali. La legge e l’illegalità sono così uguali, perché sono sempre uguali a sé stesse. I militari obbediscono agli ordini dall’alba dei tempi, dall’alba dei tempi svolgono sempre le stesse azioni, hanno sempre la stessa funzione, si comportano sempre nello stesso modo. E per i pirati vale lo stesso, sottostanno ad una sorta di istinto primordiale che li spinge, quasi li costringe ad essere agli antipodi della legge. Kidd va su tutte le furie quando si sente paragonato agli altri, ma deve far pace con l’idea di non aver inventato niente di nuovo, di essere ancora uno fra i tanti. Anche se difficilmente ce la farà. Perché o ti chiami Gol. D. Roger o niente. E invece lui si chiama Eustass Kidd, e aspira a nient’altro, in fin dei conti, che ad entrare nelle favole per bambini, quelle che a suo tempo hanno spinto lui a salpare. 

Sicuramente, si farà ammazzare prima di lui, perché non sa aspettare, e nemmeno pianificare un’azione con la dose di razionalità che servirebbe. Oppure gli sopravvivrà, perché il suo modo di fare da vichingo lo rende mille volte più versatile di quanto non sia lui.

 

 

If I could fly

See the world through my eyes…

 

 

Il metallo.

Oh, tutto di lui è metallo. Il fatto che il suo potere consista, tecnicamente, nel creare un campo magnetico tale da attirarlo è solo un trascurabile dettaglio. Uno che ha l’anima di metallo come lui resiste a tutto, affronta l’inferno pronto a sciogliersi e poi ricomporsi, non ha paura di nulla, non ha paura soprattutto quando dovrebbe averne. Ah sì, ha anche un maledetto orgoglio di ferro, qualcuno ci ha fatto caso? La sua voce imponente, le sue erre grattate sul palato, è tutto un coacervo di pezzi di metallo buttati alla rinfusa in una discarica di rhum, sogni e parolacce. Ecco, sì, gli piace il rhum. Gli piace che il suo alito sappia di rhum a tutte le ore, e siccome lo ama così tanto riesce a fare in modo che non sia per niente sciatto, anzi. Il rhum nella sua bocca ha l’effetto che avrebbe una goccia di assenzio sulla lingua di una bellissima donna in abito rosso.

Ma, tornando al metallo, si va inevitabilmente a finire sulla musica. Ve l’aspettavate, eh, una parentesi sulla questione? Ebbene, ha i suoi gusti musicali, perché dopotutto è un ragazzo estroso, e per mare a volte ci si annoia da impazzire; ma ci dovrebbe essere un limite a tutto, che diavolo; e invece no, lui e i suoi Kiss, se potesse se li farebbe tutti e quattro. E la cosa lo infastidisce un pochino, a volte. Non è banale gelosia, essere geloso di quattro pagliacci truccati da Drag Queen sarebbe offensivo della sua intelligenza: è invidia, la sua, per una passione così viscerale ed intensa, nel suo essere insensata. È la manifestazione più folkloristica della predisposizione naturale di Kidd all’eccesso, che contagia inevitabilmente anche chi gli sta attorno, riempiendoli di un’inspiegabile smania di fare, di dire, di urlare, di essere liberi, che è propria della filosofia del criminale.

 

I suoi sono un esempio eloquente. Lui e la sua ciurma sembrano un branco di debosciati reduci da una vacanza troppo lunga in qualcuna di quelle isole un po’ ambigue, brulicanti di ideali e di prostituzione, dove tutto si fa e poco si dice. Kidd, nella fattispecie, fa la parte di quello che ha provato tutto ciò che di illegale ha da offrirgli la vita. Però, funzionano bene, lo deve ammettere: i suoi hanno cieca fiducia in lui, e si permettono persino di darsi pensiero per lui, segno questo che sono consapevoli che il loro capitano ha bisogno di loro. Piuttosto ovvio, basta guardarlo in faccia, Kidd, per capire che ha un bisogno disperato di qualche essere umano che lo gestisca.

Killer è deputato a questo ruolo. Anzi, ci si è votato. Osservandoli, Law si è fatto l’idea che debbano essere amici d’infanzia. Oppure che Killer gli debba un grosso, grosso favore. Tipo la vita, cose del genere. Sembra la sua balia, o peggio ancora l’amichetta del cuore, o – no, ok, ok, è solo che è geloso marcio di Killer perché forse, forse, conosce dei lati di Kidd che a lui sono ancora oscuri, e questo lo manda in bestia.

Ha seguito le sue avventure fin dalle prime volte in cui il suo nome aveva cominciato ad apparire sui giornali. Con un certo orgoglio, può affermare di averlo visto conquistarsi prima qualche sparuto trafiletto nella cronaca locale, poi degli articoli un po’ più seri, diciamo in terza o quarta pagina, fino a scalare la vetta dei titoli di testa, quelli sontuosi, a caratteri cubitali. Chissà come deve aver gongolato a leggere gli editoriali che proclamavano, indignati, che tutta questa violenza da parte sua non è umana.

Ah no?

 

No, non si stancherà mai di Kidd. Di guardare Kidd, di regalarsi lunghi momenti di assoluta contemplazione silenziosa mentre lui parla, proclama, fa, mette in atto, invoca il mare perché gli sia testimone. Perché Kidd è metallo, ma è anche mare, ed è fuoco, e un sacco di altre cose che lottano e si mangiano l’un l’altra. Il risultato è qualcosa di totalmente irragionevole, ma coerente, reale, quasi sentimentale. Per lui Law prova un rispetto riservato a pochi, quelli che hanno l’aristocrazia dentro all’anima e che ti permettono di giocare con loro, perché, fondamentalmente, conoscono i propri difetti meglio di qualsiasi altro osservatore, e invece che viverli male, o invece che trasformarli in pregi, ne hanno fatto dei vessilli da sventolare assieme al Jolly Roger in mare aperto, mentre si spingono ancora un po’ più in là dei confini concessi. È così che si entra nella leggenda, oppure si muore senza fama e senza gloria.

Eustass è fatto così, e se si prova a fermarlo, beh…

 

 

I could ravage my jail

If I could fly

 

 

Eustass Kidd è, in fin dei conti, il gemello appassionato che non si vergogna abbastanza dei suoi sogni per nasconderseli sotto al cappello.

Perché non dovrebbe piacergli?

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Ed ecco la seconda parte di questo dolce, adorabile, tenero dittico. Awn, quanto si amano, non trovate? Grondano puccioseria, davvero. Beh, se Kidd era sboccato e molto estremo, nei suoi giudizi, Law ha un tono più pacato, ma non è che ci vada tanto per il sottile. Ecco, il gioco di incastri a cui volevo arrivare era questo, una doppia spirale, in cui loro due si descrivono a vicenda, ma poi è la descrizione dell’altro, associata al tono della propria, a completare il quadro.

Mi sono spiegata?

No, vero? çOç

*se ne vah*

 

Stavolta non mi dimentico i credits, oh! La canzone citata è “If I Could Fly” degli Helloween.

 

Lillajada: mi fa piacere che tu sia d’accordo. In effetti alcune riflessioni sono molto lanciate, ma del resto è Kidd, la sua testa funziona un po’ come vuole. U_U

 

Red Queen: Gh, in effetti non l’avevo detto perché sarebbe stata una sorpresina di compleanno. *con fare magheggione*. Ecco il seguito, con ulteriori citazioni dotte – più o meno – spero che ti piaccia anche questo!

 

Kymyit: XD se usassi termini educati credo che Kidd si offenderebbe molto. Sono contenta che ti piaccia! *O*. guarda, sul cappello d Law io cerco di fare meno pensieri possibili, onde evitare spaventosi viaggi mentali. Ma temo che non ci sia scampo!

 

Koorime: Ha. U_U Le citazioni dotte sono sempre le benvenute. Le recensioni onomatopeiche anche. Un Gah è per sempre, come i diamanti. Oh no, certo che li amiamo, e loro si amano, ed è tutto un tripudio di amore, e… ok, no, non esattamente. Ma il pizzetto e le basette non c’entrano niente, no no. Oh no, smettila di insinuare abilità poetiche di Law, mi vuoi uccidere?

 

 

  
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