Ho preso in prestito alcuni particolari, non presenti in altre fonti,
da questo
sito. Si tratta di appunti per un manuale GdR, il copyright è di Tim
Ferguson. Giusto per non avere grane.
Riguardo ai ruoli dei "nostri" eroi alla corte di Artù, sono davvero
confusa. Inizialmente durante le mie ricerche mi sono trovata di fronte
ad una netta divisione di compiti: Kay - Seneschal, Bedivere - Marshal
e Lucan - Butler. Mi sembrava tutto molto chiaro. Ora trovo dovunque
l'appellativo di Cup-Bearer riferito a Bedivere, il che mi indispone
alquanto. Io rimango sulla mia posizione originaria e credo che un uomo
capace di infilzare tre uomini con una sola lancia (e una sola mano)
non se ne sta a versare il vino a tavola.
Che vi sia gradito.
Il
duca Corneus, rimasto vedovo, d'abitudine pranzava solo. Non sempre si
godeva il cibo, però; era anzi un momento della giornata in cui
rifletteva su gravi decisioni di guerra e noiosi fatterelli legati
all'amministrazione delle sue terre. Forse per questo ogni volta che
si alzava da tavola, anziché avere l'aria ristorata, sembrava che sulla
sua fronte fosse spuntata una
ruga nuova, e magari che gli fosse andato
qualcosa di traverso.
Potete quindi immaginare la sua furia quando un giorno, allungatosi per
prendere un pezzo di pane, udì un tramestio sotto il tavolo e
voltandosi scorse una piccola mano che afferrava un boccone dal piatto!
- Tu, animale, ladro! - ruggì scattando a trattenerlo, e lo trascinò
contro il muro. Era un bambino robusto, con le guance rosse e gli occhi
scuri.
Con stupore riconobbe nel ladruncolo il suo ultimogenito.
- Nessuno si occupa di voi. Qualcuno potrebbe avvelenarvi -
spiegò candidamente il bambino.
Il duca aveva servi, stallieri, sguatteri e paggi, una cuoca e le
nutrici dei suoi figli. Sentir affermare che nessuno si occupasse di
lui era un tale controsenso che scoppiò a ridere di gusto. Il bambino
continuò a guardarlo, senza perdere la sua espressione seria.
- E dunque, Lucan... - rispose dopo un poco - avrei bisogno di qualcuno
che assaggi tutto ciò che mangio?
Il figlioletto annuì entusiasta, felice che le sue intenzioni fossero
state comprese.
- Asino! E asino due volte, frutto indegno dei miei lombi!
- Eh-oh? - fece Lucan, sudando freddo.
- Se davvero credessi di essere in pericolo, sottoporrei allo stesso
rischio la mia progenie? Oppure sceglierei la creatura più infima, che
nessuno rimpiangerebbe?
Ma il piccolo non si fece convincere. - Il mio signor padre ha troppa
fiducia - ribadì, come se parlasse di un estraneo. - La
nostra cuoca è una schiava sassone che brontola maledizioni nella sua
strana lingua, e le mescola al cibo. I nemici sono dovunque,
non potete fidarvi che della vostra famiglia. E solo io posso farlo,
perché Bedwyr deve diventare il vostro successore. Io sarei fiero di
morire per voi, padre.
Corneus era stato ad ascoltarlo ad occhi sgranati, e si riscosse solo
quando Lucan concluse la sua tirata:
- Tutto qui, capite?
Era una frasetta infantile, in qualche modo rassicurante rispetto a
tutto ciò che aveva detto in precedenza.
- Capisco molto bene, anche se sono costretto a rifiutare i vostri
servigi. Grazie, figlio, di tante premure.
Il bambino sentì il calore del sorriso paterno pervadere le sue membra,
e sorrise a sua volta.
Quando Lucan ricevette l'investitura, Corneus era impegnato a
respingere l'offensiva dei re del Nord. Non fu dunque il cibo
intossicato da una sassone folle, ma la lama di una spada a porre fine
alla vita del vecchio duca. Ma il più giovane del clan di Lindsey
sentiva ancora il bisogno di servire e proteggere, più che con la
forza, con l'amore e l'abnegazione; e re Arthur, che aveva altrettanto
compreso le inclinazioni del ragazzo, lo nominò Maggiordomo di Corte.
Non che egli sdegnasse le imprese d'armi, beninteso: ma, al contrario
di molti altri cavalieri che vagabondavano tutto l'anno in cerca di
imprese, riteneva che si dovesse badare agli affari di pace in tempo di
pace, e alla guerra in tempo di guerra. A Camlann, infine, Sir Lucan
combatté con tutte le sue energie, fino all'ultima goccia di sangue.
Senza mai essere sfiorato da un rimpianto, accettò con serenità il
proprio destino. Ma forse, nell'agonia, vi fu il guizzo di un pensiero
burlesco, la consapevolezza di un paradosso - che come tanti, troppi
suoi compagni, aveva dovuto inghiottire il boccone avvelenato preparato
da Mordred.