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Autore: Dubhe    17/03/2010    2 recensioni
Tutto ebbe inizio dalla scoperta di una strana pietra azzurra: Eragon è a caccia sulla Grande Dorsale con la sua migliore amica, Arlin, quando la trovano e decidono che sarebbe stato il primo a custodirla. La ragazza scopre la vera natura sulla pietra, ma i Ra’Zac la precedono e uccidono Garrow, lo zio di Eragon. I ragazzi partono con Brom, il cantastorie di Carvahall, e Arlin scopre Saphira, la dragonessa dell’amico. Vecchi e nuovi personaggi saranno i personaggi di questo racconto, [che fino ad un certo punto resta fedele ai libri di C. Paolini] nuove avventure, intrighi, amori, tradimenti, colpi di scena…
Genere: Drammatico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Viaggio

    

Urû'baen non si vedeva ancora.

Non glielo aveva detto che la stava portando lì, ma Arlin lo sapeva. D’altra parte, era logico: l’aveva rapita ed era l’unico posto dove rinchiuderla.

No, non l’aveva rapita.

Era lei che aveva scelto di andare con lui. Anche se avesse provato ad opporsi sarebbe stato inutile. Lui avrebbe vinto in ogni caso, era troppo forte.

Castigo era accucciato dietro di lei, teneva le iridi rubino sulla ragazza rannicchiata. La controllava, ma il suo sguardo non era ostile, tutt’altro. Sembrava quasi incuriosito.

Arlin fissava la schiena del ragazzo voltato di spalle rispetto a lei. Stava stendendo una coperta. Quando fece per voltarsi, Arlin guardò il terreno arido. Mossa infantile, era un riflesso involontario.

Dentro di lei, odio e amore lottavano per avere uno il sopravvento sull’altro.

Il ragazzo però non la guardò. Si limitò a sedersi sulla coperta in silenzio.

Ripensò a quando erano partiti.

L’aveva fatta salire, non sorpreso del fatto che sapesse andare sul dorso di un drago così agilmente. Era più turbato dal suo aspetto, per alcuni tratti elfici. Non la guardava, teneva i severi occhi azzurri vaganti nelle vicinanze, cercando di sentire qualche altra presenza e prepararsi ad un eventuale attacco.

Quando la ragazza si era posizionata sulla sella, il Cavaliere le era salito dietro. Castigo era partito con un balzo, e lei era stata sbalzata all’indietro. La sua schiena era stata in contatto con il petto di lui, e per un attimo Arlin non aveva respirato sia per la momentanea mancanza d’aria, sia per la sorpresa.

Era la prima volta che volava insieme a Murtagh.

Preferiva non pensare al luogo dove la stava conducendo, oppure la tentazione di saltare giù sarebbe aumentata, anche se l’altezza era troppa e il Cavaliere era sicuramente pronto ad ogni mossa improvvisa di lei.

La sua coscienza, però, le diceva che non si sarebbe mai azzardata a tanto.

Volavano sopra le Pianure coperte dalla sottile nebbia, vedendo in lontananza lo stesso paesaggio per miglia e miglia.

Uno scalpiccio di zoccoli la fece tornare in sé.

Anche il Cavaliere se n’era accorto, e guardavano tutti e tre nella stessa direzione.

Erano ancora lontani, ma l’udito più fine della norma glieli aveva fatti sentire presto.

Probabilmente il ragazzo aveva detto qualcosa al suo drago, perché quest’ultimo diede un leggero colpo alla schiena della ragazza. Lei si voltò e lo guardò contrariata, non capendo.

-Sali su Castigo e allontanatevi.- disse Murtagh, alzandosi e mettendosi Zar’roc al fianco.

Da quando erano partiti quella era la prima volta che le rivolgeva la parola. La sua voce era fredda e autoritaria, che non ammetteva repliche.

-Ma…-

-Fa come ho detto.- Il Cavaliere tornò a sedersi, senza guardarla, e fissò il punto da cui sarebbero dovuti comparire i cavalli.

Arlin lo fulminò con lo sguardo e strinse un pugno, poi si voltò e salì sulla sella di Castigo per la seconda volta, arrampicandosi sulla zampa posteriore. Il drago rosso cresceva ogni giorno di più, la ragazza si chiese come facesse a farlo così velocemente. Forse, una volta giunti a Urû'baen lo avrebbe scoperto, se non fosse morta prima.

Arlin impugnò più forte che poté le estremità della sella, e quando Castigo si sollevò le parve che lo facesse con meno foga della prima volta.

Arrivarono in alto abbastanza da essere scorti appena da terra. Arlin riusciva a distinguere tre uomini a cavallo di destrieri marroni, il quarto nero. Probabilmente era il capo, visto che era anche il più grasso. Castigo continuava a volare in circolo sopra di loro, come una sentinella silenziosa. Arlin teneva lo sguardo puntato su Murtagh, l’unica figura rossa in mezzo a tutto quel grigiore.

 

************

 

Mantenne un’espressione neutra quando i quattro gli si avvicinarono. Notò la loro espressione feroce sul volto, sicuramente erano dei predoni del deserto alla ricerca di schiavi.

Lui, però, era già schiavo di Galbatorix.

-Guardate un po’ chi abbiamo qui, un ragazzino!- esclamò uno.

Forse non lo vedevano bene in faccia. Murtagh restò immobile. –Cosa volete?-

-Bè, vediamo…- il capo smontò dal suo cavallo. Il Cavaliere immaginò che l’animale doveva sentirsi sollevato nel liberarsi da tutto quel peso, poi riportò l’attenzione sull’uomo che avanzava pensoso verso di lui. -…prima ci darai i suoi averi, dopo potrai venire con noi al mercato. Che ne dici?-

-Dico che siete dei poveri illusi se pensate di mettermi le mani addosso.-

L’uomo sogghignò. –Non fare tanto lo spiritoso, o ti daremo una bella lezione.-

-E se invece la dessi io a voi?- strinse l’elsa di Zar’roc.

I tre scagnozzi dell’uomo grasso lo circondarono, ma il Cavaliere non si scompose.

-Prima vorrei che mi togliessi una curiosità.- disse l’uomo mentre estraeva la sua arma, una pesante sciabola. I suoi uomini lo imitarono, avevano le stesse armi. –Cosa ci fai qui, solo, in mezzo al deserto senza nemmeno una cavalcatura?-

-La mia cavalcatura è lassù.- rispose calmo l’altro, indicando il cielo.

I quattro alzarono gli occhi e videro un uccello nero. -Ma che…- Non ebbero il tempo di dire altro, perché la lama di Zar’roc trapassò il collo del capo.

 

************

 

Vide Murtagh uccidere prima il capo dei quattro, che crollò a terra come un fuscello.

Gli altri tre prima restarono sbigottiti dal gesto e dalla splendente arma dell’avversario, dopo di che fecero per darsela a gambe, tornando di corsa ai cavalli.

Murtagh pulì la lama sui vestiti del cadavere e la rinfoderò, con tutta la calma che si poteva immaginare. Alzò il palmo destro in direzione degli uomini che stavano facendo voltare i cavalli e mormorò alcune parole nell’antica lingua.

I tre vennero avvolti da catene invisibili, che li fecero disarcionare a causa della stretta. Gli animali proseguirono nella loro corsa nel deserto, soli ma liberi.

Le catene stringevano sempre di più i predoni, fino a quando il fiato iniziò a mancargli e chiesero pietà. In tutta risposta, Murtagh serrò la presa ulteriormente.

Fu fatale per i tre.

Le catene invisibili ruppero molte costole, e non riuscendo più a respirare morirono soffocati.

Quando vide i loro corpi smettere di agitarsi e restare immobili, Murtagh abbassò la mano e nello stesso istante Castigo gli planò al fianco. Arlin non disse nulla, si limitò a smontare dal dorso del drago. Guardò il Cavaliere mentre recuperava la coperta che aveva steso pochi minuti prima.

La pausa era finita.

 

  
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