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Autore: Rohchan    31/03/2010    3 recensioni
In un battere di ciglia, sono scomparsi.
A lei resta solo il suo profumo –acero, una punta di miele-, e l’eco mentale della voce che le sussurra in un orecchio che
torneranno.
Fanfic seconda classificata al contest "Anime e Manga Contest -seconda edizione" indetto da Superkiki92 su EFP.
Genere: Romantico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola scheggia di vita (ma che bella definizione è?^^) su una coppia che adoro, con cui ho partecipato ad un contest.
La fanfic è arrivata seconda, e devo dire di esserne anche molto fiera, soprattutto per la solita vecchia storia del camminare sul vetro e bla bla bla.
Sì. Uno dei difetti di Rohchan è la ripetitività. Sembro un disco rotto. -.-

Vi ringrazio davvero tutti, per l'accoglienza.
Già detto lo so.
Uuff.

Dedichina a slice, che non si vuole bene quanto dovrebbe sotto nessun punto di vista.
E siccome sono la sua beta fluorescente (dice lei^^), spero che un bel giorno si alzi e si decida a brillare come il raggio di sole che è.

E un grazie particolare a Superkiki per il giudizio e l'occasione che mi ha dato, proponendo il contest.

Rohchan





Perché?

- Perché?-
Lo guarda furiosa, il fagotto che è il loro bambino tra le braccia e la luce del tramonto rossa come un’arancia che entra dalla grande porta finestra sul piccolo giardino.
È una ninja, una donna guerriera, e il suo carattere è forte; l’ha pensato dal primo momento del primo combattimento che l’ha vista affrontare, tanti anni prima, quand’era solo poco più di una bambina e l’unica cosa che la distingueva da un maschio, oltre la voce, era quella massa di lunghi capelli rosso mogano.

Sua moglie lo fissa, gli occhi verdi piantati nei suoi, e stringe il fagotto tra le braccia come se ne andasse della sua vita.
Come se fosse la sua vita.
E lui sa che è davvero così.
- Io so che lo proteggeranno. Lo ameranno.-
- Tu speri che lo facciano.-
- Io so che lo faranno.-
- Sarà considerato un mostro!- la voce le si spezza sull’ultima parola, così che sembra soltanto una sequenza di vocali strozzate dal dolore.
- Sarà un eroe. E tutti lo ameranno.-
- Dimmi perché.- lo stringe più forte, fa un passo indietro. Spera che il cuore che le batte furioso nel petto non lo svegli. A lei sembra che pulsi in ogni fibra del suo essere, e gli occhi sono secchi e incandescenti.
E poi è un sospiro stanco quello che le scivola dalle labbra rosee, mentre il bambino biondo si muove impercettibilmente tra le sue braccia e si sistema meglio contro il suo seno, la manina che afferra salda nel pugnetto la sua camiciola leggera.
- Io lo amo. E voglio che possa vivere. Diventare grande, e sposarsi, e seguire le orme di suo padre. Voglio che sia degno del nome che gli hai dato.-
- Non questo perché. Voglio che tu mi dica perché devo sacrificare mio figlio per questa gente. Non è la mia gente. Non è neanche la sua gente. Perché?-
La guarda. Sua moglie non è mai stata egoista. Ha sempre amato il Villaggio della Foglia, anche se non è qui che è nata, ha sempre combattuto per la sua gente da quando è diventata sua moglie.
- Dimmi perché li difendi e li proteggi. A scapito di tuo figlio. Dimmelo, Minato.- ora gli sembra una leonessa. Ogni traccia di rassegnazione e stanchezza ha abbandonato il suo viso.
Splende, arde come una fiamma viva, e Minato sente di non averla mai amata tanto come in questo momento.
Ora, che Kushina darebbe la vita in cambio della sua, e di quella di Naruto, ma non può farlo perché sa che sarebbe lui stesso ad impedirglielo.
- Io sono l’Hokage. Ho giurato di proteggerli, perché sono la mia gente.- è stanco, anche lui. Stanco di essere forte, di essere sè stesso e insieme tutta la sua gente, attanagliato, liquefatto dalla consapevolezza dell’orrore che dovrà compiere.
Ma è un compito che solo lui è all’altezza di portare a termine.
- Non posso farcela, non da sola. Non senza di te.-
È una preghiera, questa. Negli occhi verdi che ora sembrano doversi allagare, Minato vede la luce accecante di una preghiera. La sua ultima possibilità di convincerlo a fare come dice lei.
Resta, sta dicendo. Resta con me, con noi, e andiamo via. Ora.
- Tornerò, Kushina. Te lo giuro. Torneremo tutti e due.-

Minato tende le braccia alla moglie.
Kushina adagia il bambino, il suo primo figlio, il suo unico figlio, tra quelle braccia.
Le mani callose e un po’ ruvide di Minato gli carezzano dolcemente la testolina –ha i capelli biondi, come i suoi. Il colore del grano maturo -, perché Naruto gorgoglia un verso di fastidio per il cambio di posizione, ma non si sveglia.

Si guardano.
Minato vorrebbe avvicinarsi di nuovo, stringerla, confortarla, darle un bacio.
Ma fuori è l’inferno, lo sente arrivare.
La foresta crepita e si schianta sotto le zampe della grande Volpe a Nove Code, e la gente inizia ad urlare di paura ed allarme mentre le sue squadre ninja partono per cercare di tenere quel mostro lontano.
I kami sanno perché si è scatenata contro di loro, ma lui ha usato tutte le armi che aveva e non è riuscito a fermarla.
Gli resta solo questo tentativo.
Kushina vorrebbe che suo marito potesse sentire il cuore che le esplode di angoscia nel petto, al pensiero di quello che la sua vita dovrà affrontare tra poco.
La sua vita, che è tutta in quell’uomo biondo e forte e splendido, con quegli occhi come l’acqua di Izu, che l’ha conquistata quando ancora non sapeva che sarebbe stata sua, e in quel bambino che gli dorme tra le braccia.
Prende un respiro profondo, sta per dire qualcosa.

In un battere di ciglia, sono scomparsi.
A lei resta solo il suo profumo –acero, una punta di miele-, e l’eco mentale della voce che le sussurra in un orecchio che torneranno.

  
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