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Autore: Freya Crystal    08/04/2010    5 recensioni
Bella Swan è una studentessa dell'accademia più prestigiosa degli Stati Uniti, l'Harvard. Un fatidico giorno, a seguito di un'inaspettata "sorpresa", sarà costretta ad andare all'ospedale.
E sarà proprio all'ospedale che avrà il suo colpo di fulmine, la vista del mozzafiato divo dottor Carlisle Cullen la farà rimanere folgorata.
A sostenere Bella ci sarà sempre Edward, complicato e tormentato studente che all'Harvard detiene il titolo di "Bello e impossibile", e che nutre un attaccamento profondo per la ragazza.
Chi la spunterà in questa problematica vicenda?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun libro/film
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Prologo



-    E’ rosso?-

Constatazione ufficiale: il mio cervello era andato letteralmente in tilt. Non riuscivo a muovere un muscolo, parlare, poi, era un’impresa assurda. Tutto ciò che ero ancora in grado di fare era tenere lo stick schiacciato nella mano che nascondevo dietro la schiena. Ero diventata una sfinge egizia.
-    E’ rosso? -
Tono esitante, dall’irritazione crescente. Alice Brandon, la piccoletta energica, più piccola che più piccola non si poteva, stava in piedi di fronte a me, l’espressione di una sopravvissuta al trauma post rischio di stupro, le mani giunte in preghiera, dondolando impazientemente i piedi sul posto.
Ricollegai la presa di corrente invisibile dei miei neuroni alla mia materia grigia. La verità mi colpì come un pugno allo stomaco. Il mio corpo fu scosso da un tremito.
Lasciai ricadere la mano sinistra che stavo tenendo premuta sulla fronte lungo i fianchi. Non mi ero mai accorta di quanto fosse ridicolo avere un braccio che penzolava attaccato a una spalla.
-    Cazzo … -
Trattenei un singulto e le labbra mi tremarono violentemente. Dio, se ci fosse stato uno specchio attaccato al muro di fronte a me, sarei morta sul colpo nel vedere la mia espressione scioccata riflessa nel vetro.
-    Cazzo… Cazzo… Cazzo… Oh cazzo… -
Sì, la mia finezza era decisamente andata  a farsi benedire.
-    E’… rosso … - mormorò Alice con voce mortificata.
C’era arrivata da sola, per mia fortuna, perché non sarei stata capace di confermare la sua supposizione.
La pazza mi assaltò imprigionando la mia mano incollata alla schiena con le sue, e mi rubò lo stick senza che io potessi rendermene conto o opporle resistenza.
-    Cazzo!-  strillò, facendo un balzo come se una tigre avesse appena cercato di morsicarle le dita.
-    Fatela finita! – grugnì la ragazza che stava dormendo nella stanza adiacente alla nostra.
Né io né Alice ci degnammo di risponderle a tono. Anzi, io non mi ero nemmeno accorta che quella voce scocciata e impastata dal sonno si fosse rivolta a noi.
-    Oh… cazzo… - continuavo a ripetere attonita e stordita.
Alice gettò il test di gravidanza con la striscia rossa-davvero troppo rossa, così rossa che faceva male agli occhi e avrebbe rovinato la vista a un daltonico- a terra, e mi si avvicinò scrollandomi le spalle con violenza.
-    Sei incinta!
Ma io non ero capace di reagire. Sì, Alice, scrollami ancora, aiutami ad ingranare le rotelle di questa mia testa fottutamente idiota, pensai.  
Non era possibile ciò che stava accadendo. Non. Poteva. Essere. Punto.
Quello stronzo aveva usato il preservativo, ne ero sicura.
Mi portai una mano alla bocca, sconvolta.
-    Cazzo… sei incinta! – ripeteva Alice disperata. Che consolazione avere al proprio fianco un’amica che vedeva i bambini come una minaccia, una che dichiarava di voler figli a quarant’anni, se in lei fosse mai nata la remota possibilità di desiderarne uno.
-    Sì, grazie. L’ho notato anch’io… - la rimbrottai con il tono di voce basso quanto un ultrasuono.
La mia prima volta… con uno di cui non ricordavo neppure il nome. La mia prima volta… ci ero rimasta fregata. Io, Isabella Swan, studentessa della più prestigiosa accademia universitaria degli Stati Uniti d’America, l’Harvard, eterna timida e riflessiva pensatrice, avevo donato una parte di me… buttandola, macchiando la mia dignità e distruggendo le fantasticherie che mi ero creata su un avvenimento così importante della mia vita durante l’adolescenza.
Aveva usato il preservativo, vero? Forse ero stata troppo impegnata a fare altro per potermene accorgere…
-    E adesso come fai? Bella!
Alice mi afferrò il viso e me lo girò in modo che i miei occhi si trovassero a fissare dritto nei suoi come se avesse voluto svitarmi la testa dal collo. – Abbiamo un problema, signorina Swan. – annunciò con tono grave.
-    Ma dai… -
Sì che aveva usato il preservativo…
Qualcuno bussò alla porta. Solo allora mi accorsi che dal corridoio proveniva il tipico brusio degli studenti che, usciti dalle loro camere, si ammassavano lungo il corridoio diretti alla mensa chiacchierando tra di loro.
-    Ragazze? Quanto ci mettete? –
La voce musicale e tranquillizzante del mio migliore amico mi riscaldò lievemente. Ma in quel momento non fu sufficiente per confortarmi del tutto.
- E- ehm… sì! Sì, sì! Cinque minuti e arriviamo! Tu intanto vai! – rispose Alice.
-    Va tutto bene? – insistette lui, la voce sospettosa.
Era tipico di lui farsi delle premure nei nostri riguardi: per noi, le donne più importanti della sua vita, come ci ricordava spesso che fossimo.
-    Edward, va tutto alla grande! Ora vai, ti raggiungiamo tra cinque minuti! – strillò Alice, cercando di trattenere l’agitazione e lo sgomento.
-    Bella è lì? –
Incrocio di sguardi disperati tra me ed Alice. Denegai col capo.
-    E’ in bagno. – rispose Alice.
-    D’accordo. Allora ci vediamo tra poco. E muovetevi! -  
Solo quando fui certa che Edward si era allontanato dalla porta della nostra camera, mi trascinai sul letto e mi ci lasciai cadere a peso morto, distesa supina.
Che giornata fantastica, pensai, erano le sette e mezzo di mattina ed ero in camera con indosso una canottiera dalle spalline cedute- a causa della violenza di qualcuno a cui non volevo assolutamente pensare- e degli slip, dovevo prepararmi psicologicamente ad affrontare un’estenuante giornata di lezione e studio, mentre un test di gravidanza colorato di rosso- di un rosso troppo rosso per i miei gusti- gettato sul pavimento mi fissava perfidamente; il mio migliore amico era appena venuto a chiamare me ed Alice per informarci che eravamo in ritardo ed io avevo appena scoperto che un fottuto spermatozoo stava allegramente nuotando dentro di me per farmi rimanere incinta a diciannove anni.
Doveva aver usato il preservativo. Ma, in ogni caso, cosa importava allora?
Un momento… Non lo aveva usato.
Yuppie! La scoperta del secolo.
Mi coprii il volto con le mani. – Io non vengo a lezione oggi. – annunciai.
-    Cosa? Senti Bella, adesso muovi quel deretano dal letto, ti lavi, ti vesti, e porti il tuo qui presente signor deretano dritto in mensa! Hai una giornata da affrontare, sveglia! – mi rimproverò Alice.
Ma perché si comportava da bambina solo quando le pareva a lei? Perché doveva comportarsi da madre quando a me non andava a genio che lo facesse?
-    Alice… sono… ti rendi conto che sono incinta? –
Scattai in piedi e in un impeto di rabbia afferrai il test di gravidanza e lo scagliali nel cestino. Se l’era voluta lui, dopotutto, continuava a fissarmi sfacciatamente ridendosela di gusto.
Okay, fermati un momento, Bella, qui la situazione inizia a diventare grave se ti sembra che un test di gravidanza ti stia prendendo per il deretano.
-    L’ho visto! Ma troveremo una soluzione, te lo prometto! Riuscirò a portarti dal dottore e lui ti darà la pillola. Non disperare, non è ancora tutto perduto. –
Ma com’è potuta succedermi una cosa simile? Io sono Isabella Marie Swan, la ragazza pura e casta che non farebbe mai l’amore con uno qualunque!
-    Sono nella merda - dichiarai, agitando le braccia e scuotendo la testa.
Camminai avanti e indietro lungo il perimetro quadrato di quel buco di stanza.
-    Sono nella merda! – ripetei enfatizzando il concetto.
-    Bella, ora fai quello che ti dico: punto primo, ti calmi; punto secondo, ti lavi e ti vesti; punto terzo, io e te andiamo a lezione. – ordinò Alice con tono perentorio, l’espressione del viso che iniziava a farsi davvero minacciosa.
In fondo cosa potevo fare chiusa in camera tutto il giorno? Alice aveva ragione, dovevo affrontare la giornata e in qualche modo sarei riuscita ad andare dal medico per prendere la pillola.
-    Va bene, mi preparo. – decisi smettendo di fare avanti e indietro.
Alice mi si avvicinò e mi abbracciò. – Stai tranquilla, amica mia. Vedrai, quel bastardo non la passerà liscia. –
Ma in quel momento non m’importava di lui. Ricambiai l’abbraccio della mia migliore amica e presi un grosso respiro.
Quel giorno mi ero svegliata senza verginità, avevo fatto l’amore per la prima volta a diciannove anni con uno di cui non ricordavo nemmeno il nome, ed ero fottutamente incinta.
Isabella Marie Swan, in bocca al lupo se sopravvivi!
  
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