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Autore: Freya Crystal    11/04/2010    4 recensioni
Prima classificata al contest "A song for a story" indetto da emogirl in pink sul forum di EFP.
Dopo aver attuato la sua vendetta su Royce King e i suoi compagni che hanno abusato di lei, Rosalie si reca ad un lago poco prima che faccia giorno, con ancora indosso il vestito da sposa sporco di sangue. Mentre cerca di fare ordine nella mente, qualcuno la raggiunge.
Ci sono cose che pesano troppo sulla nostra bocca, e a volte, l'unico modo per dar loro voce, è usare la voce del pensiero...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Rosalie Hale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Nick: Barbidoluzza
Genere: Generale.
Avvertimenti: Missing Moment. One Shot.
Titolo: La voce del pensiero
Capitoli: 1
Raiting: verde
Pairing: Rosalie&Edward senso fraterno.
Citazione: "Ho perso le parole eppure ce le avevo qua un attimo fa. Dovevo dire cose che sai, che ti dovevo, che ti dovrei. {Ho perso le parole - Ligabue} 
Dopo aver attuato la sua vendetta su Royce King e i suoi compagni che hanno abusato di lei, Rosalie si reca ad un lago poco prima che faccia giorno, con ancora indosso il vestito da sposa sporco di sangue. Mentre cerca di fare ordine nella mente, qualcuno la raggiunge.



La voce del pensiero 


 


Il riverbero dorato dei tenui raggi del sole che stava facendo capolino oltre la linea perfetta dell'orizzonte illuminava la superficie del lago e risaltava i miei occhi color arancione. Muovevo impercettibilmente i piedi disegnando piccoli cerchi leggeri sull'acqua. Presto la mia pelle avrebbe iniziato a brillare come un gigantesco diamante a forma di dea greca dimenticato sulla riva di un lago qualunque. Presto il mio vestito candido screziato di cremisi avrebbe rivestito il corpo di un povero angelo di cristallo.
Sì, avrei iniziato a brillare, ma non come un angelo, bensì come un demone vendicatore baciato dal sole.
- Non sei un angelo, né un demone vendicatore. Sei un angelo vendicatore. -
Mi voltai. A volte il destino era buffo. Chi avrebbe mai detto che a parlare fosse stato Edward? Chi avrebbe mai detto che fosse venuto a cercarmi proprio lui?
Proprio lui... Era venuto per me.
- Non me ne faccio niente delle tue frasi fatte. - scagliai fuori con il mio solito tono di voce duro e distaccato. Ero sempre stata abituata ad esprimermi in quel modo, probabilmente non sarei mai cambiata, nemmeno nell'eternità; anche quando non volevo, esprimevo a parole un'amarezza che dentro di me non avevo.
Edward rise piano e mi si sedette affianco, appoggiando i gomiti alle ginocchia, lo sguardo che vagava da una parte all’altra. – Ho detto quello che penso, non trovo che tu sia cattiva. Rosalie, sono convinto che se ti sforzi puoi essere meno aggressiva. – Percepii una sottile vene scherzosa dal tono col quale pronunciò l’ultima frase.
– Non ho più voglia di sforzarmi a fare niente, adesso. – ammisi. Ma tanto lui lo sapeva già, lo aveva già letto nella mia mente. Avrei voluto essere immune al potere di Edward, avrei voluto poter essere libera di sfogare i miei pensieri senza il timore di essere spiata. Spesso ero costretta a nascondere i miei sentimenti e a mascherare le mie emozioni per il timore che Edward potesse vederli. Provavo vergogna e fastidio all’idea che lui potesse venire a sapere tutto.
– Come ti senti? –
Voltai la testa per fissarlo dritto negli occhi dorati. – Mi prendi in giro? –
Edward scosse il capo, serio. In quel momento provai un improvviso, intenso livore nei suoi confronti, come non avevo mai fatto prima d’allora: mi ero sbagliata a pensare che i miei occhi somigliassero ai suoi, si era trattato solo di un’altra mia innocente illusione; la luce pura che brillava nelle iridi dorate di Edward era inesistente nelle mie tendenti al rosso. Io non ero pura come lui. Io avevo assaporato la vendetta, testimone il mio sontuoso abito da sposa macchiato dal mio peccato e dalla sete famelica con cui avevo dissanguato sette uomini.
Io ero diversa da Edward, specie dopo ciò che avevo fatto. Lui era il mostro buono, io quello cattivo.
– Hai appena letto i miei pensieri, ogni maledetta parola che mi è passata per l’anticamera del cervello in questo frangente. Quindi non chiedermi come mi sento. – Mi era tremata la voce, nonostante avessi serrato i denti per controllarla.
Edward denegò col capo. – Non l’ho fatto, ma anche se l’avessi voluto, non credo che sarei riuscito a capire molto con tutti i pensieri che ti stanno tormentando. Nella tua testa imperversa un temporale. –
Inarcai un sopracciglio, sospettosa. – Noto solo adesso la tua passione per la poesia. – me ne uscii con tono sarcastico.
Qualcosa si posò sulla mia spalla, trasmettendomi un senso di calore inaspettato.
Non capivo.
Edward non mi aveva mai dato conforto. Perché lo stava facendo adesso?
Era strano percepire la sua mano sulla mia pelle, avvertirlo psicologicamente vicino a me, vederlo disposto a condividere il mio dolore. Del resto, mi dissi, per quali altri motivi poteva essere venuto in quel buco di vegetazione dimenticato dal mondo?
Non avrei mai pensato di trovarmi seduta sull’erba accanto ad Edward nel momento più significativo della mia drammatica esistenza. Proprio accanto a lui.
Era proprio lui ad essere lì.
- Ehi…- mormorai, incerta se continuare quella frase. Quanto ero stata stupida. Quante cose non avevo mai voluto capire in tutto quel tempo. Persino la mia mente si rifiutava di crederci, si rifiutava di pensare quelle parole, forse perché troppo occupata a nasconderle ad elementi esterni.
-Sì – disse Edward.
Fu la parola perfetta, la parola giusta: quella che lui pronunciò per infondermi coraggio, per aiutarmi a tirare fuori ciò che avrei tanto voluto dire, la voce dei miei sentimenti che una forza invisibile spingeva sulla mia bocca, ma che io ricacciavo indietro e facevo morire in gola.

Ho perso le parole
oppure sono loro che perdono me,
io so che dovrei dire
cose che sai, tu, Edward,
che ti dovevo, che ti dovrei….
Ma ho perso le parole
Vorrei che mi bastasse solo quello che ho,
mi posso far capire
anche da te,
se ascolti bene
se ascolti un po'
quello che vorrei dirti, Edward.
Ma ho bisogno
Che tu mi aiuti a farlo.

Quelle parole sgorgarono spontanee nella mia mente, come un lampo d’ispirazione che viene a uno scrittore di canzoni. Feci il possibile per farle sentire ad Edward. Nascosi il viso tra le mani, vergognandomi.
-Non l’avrei mai creduto. – mormorò Edward. Doveva essere insolito per lui essersi sbagliato a giudicare qualcuno. Ebbene, c’era un lato di me che non sarei mai riuscita a rivelargli, che volevo fargli capire, ma che allo stesso tempo volevo tenergli celato.

Ma ho perso le parole
Vorrei che mi bastasse solo quello che ho,
mi posso far capire
anche da te,
se ascolti bene
se ascolti un po'

Apprezzai per la prima volta l’abilità di Edward, perché fu grazie ad essa se riuscii a comunicare senza la faticosa necessità di esprimermi a parole.
– Starò alla larga dai tuoi pensieri. Farò il possibile per controllarmi, vedrai, imparerò. E’ giusto che tu viva il tuo dolore in solitudine, senza che nessun’altro possa ascoltarti. – Edward tolse la sua mano dalla mia spalla e mi rivolse un sorriso appena accennato.
Grazie.
– Forse tra cent’anni proverò rimorso per ciò che ho fatto. Ma adesso tutto ciò che so è che non sono pentita delle mie azioni. L’ho fatta pagare a coloro che mi hanno rovinato la vita e sento una strana leggerezza farsi spazio in me assieme al senso di vuoto che ho dentro. –
Edward non mi avrebbe mai più sentito parlare in quel modo. Lo sforzo che stavo facendo era riservato al solo e irripetibile atto che aveva sancito il vero, definitivo distacco tra la mia prima vita e la seconda: la vendetta su Royce King e i suoi vigliacchi compagni.
– Ti è stata data la possibilità di ricominciare da capo. Non buttarla via.- Edward sospirò, scrutò l’orizzonte dando il benvenuto al sole nascente. – Sai Rosalie, anche io ti voglio bene. –
Quel giorno rimanemmo sorpresi entrambi l’una dell’altro. Eravamo come una sorella e un fratello che si erano sempre scordati di dimostrarsi il loro affetto.
- Finalmente l’ho capito. Mi sei venuto a cercare, consapevole di ciò che avrei fatto. Non farai la spia a Carlisle ed Esme, vero? - assottigliai gli occhi fingendomi minacciosa, tanto lui capiva che quello era il mio modo di essere.
- No. E’ top secret. – Edward mi fece l’occhiolino e mi diede una pacca sulla spalla. Abbozzai un piccolo sorriso, grata.

Ho perso le parole
eppure ce le avevo qua un attimo fa,
dovevo dire cose
cose che sai,
che ti dovevo
che ti dovrei
dire

Sì, avevo perso le parole. Ma forse, chissà, un giorno sarei stata capace di ritrovarle e dirle. Sarei stata capace di dire ad Edward “Ti voglio bene, fratello mio. Grazie di esistere. ” e gli avrei attribuito un’importanza e un significato universale.

*******


Spazio dell'autrice: ci tenevo a riportare il giudizio del giudice.
- Ortografia e grammatica 10/10 (5 per l’ortografia; 5 per la grammatica)
Perfetta, in ogni piccola sfumatura!
- Impressione a primo impatto 5/5
Introspettiva, molto introspettiva. La cosa che mi ha veramente sorpreso, è che non sei caduta nella banalità ed hai mantenuto i personaggi IC. Ottiimo!
- Uso della citazione 20/20
Perfetta, veramente! Mi ha stupito molto vedere che l’hai arricchita con altre parti della canzone. Complimenti!
- Attinenza al regolamento 5/5
Ottimo.
- Forma e stile 10/10
Formidabile, davvero. Faresti impallidire alcune autrici di cui ho avuto la sfortuna di leggere i libri. Le parole scorrono che è una meraviglia, non annoiano, ma ti spronano a sapere e scoprire di più.
- Originalità (10/10)
Molto, molto originale!
Totale: 60/60

Grazie infinite ad emogirl in pink, sono davvero felice del risultato conseguito ^^

  
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