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Autore: Sisya    20/04/2010    7 recensioni
- Conosci la regola. Non cominciare qualcosa se sai di non poterla finire. E io devo essere in ufficio tra un'ora -
(cinque frammenti sparsi sulle principali coppie het) - Dedicato a Lely
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When a Woman loves a Man

Dedicata alla mia Lely,
Perché le voglio un mu-mu-mu di bene x°D
Tanti auguri puzzola, e scusa lo scemp... ehm, il ritardo! <3

Canzoni prese dalla colonna sonora di Into the wild ©






Point of no return
Go forward in reverse
( Setting forth )
Punto di non ritorno
Andare avanti in retromarcia

( Graciel / Hughes )

Graciel è sempre stata una donna forte, sebbene d'indole gentile e premurosa.
Le avevano detto spesso che sembrava nata per essere una mamma. Che sarebbe stata perfetta.
Ma adesso, seduta sul divano con l'album di fotografie in grembo, si sente piccola, indifesa, e neanche lontanamente forte.
Una fotografia non può abbracciarla, né confortarla, non può ridere come faceva lui. E non c'è niente di perfetto nel vuoto che prova dentro di sé.
Ogni giorno un po' di più si ritrova ad aver paura di dimenticare il timbro della sua voce, o quel luccichio speciale che gli accendeva lo sguardo. O la sensazione ruvida della barba contro la guancia, le sue battute fuori luogo, o il modo in cui alle volte lo sorprendeva a guardare la loro Elicia – come se non avesse mai visto niente al mondo di più straordinario. Ha paura, mentre rimane sveglia fino a tardi cercando di tenersi aggrappata ad ogni momento passato con lui; mentre continua a stringere la mano di sua figlia anche dopo che lei si è addormentata, una mano che per quanto minuscola le restituisce calore.
Ha paura di dimenticare cosa si provava ad essere insieme, tutti e tre.

E si ritrova ad aggrapparsi disperatamente a un fantasma, nelle mattine solitarie in un letto troppo grande, desiderando solo di voltare la testa sul cuscino e vedere suo marito al suo fianco. Ha bisogno dell'abbraccio solido e reale di Elicia che si infila con lei sotto le coperte, i piedini freddi, per costringersi a lasciarlo andare. Ricacciando indietro le lacrime, si sforza di sorridere alla sua bambina e per un attimo si sente un po' meno persa. Lui è qui, pensa.
Alza gli occhi alla fotografia sul comodino, e ricorda.
Lo ama ancora.







Sure as I'm breathing
Sure as I'm sad
( No Ceiling )
Certo come il mio respirare
Certo come il mio essere triste

( Winry / Edward )

È strano pensare che la sua schiena che si allontana le sia diventata quasi più familiare del suo stesso viso.
Il ruolo della ragazza che aspetta il ritorno del suo uomo dal fronte non le è mai piaciuto nemmeno un po'. Le sta stretto, la soffoca e la deprime, ma pare che lui glielo abbia appiccicato addosso senza neanche consultarla. Ogni tanto si chiede come abbia potuto lasciare che accadesse, come sia possibile che ormai lei debba vivere la sua vita in funzione di qualcun altro. Ha smesso di contare le volte in cui si è sentita lasciata indietro. Ma non è colpa sua, si ripete. Non lo ha scelto lui, di farla sentire così. Eppure si vede costretta ad accettare le cose come stanno, per vedersi allontanare bruscamente quando Edward ritiene che i sentimenti che provano stiano passando il segno.
Non le permette di stargli accanto, convinto che nessuno possa capire. Dovrebbe saperlo, quello stupido, che non è l'unico a portare delle cicatrici. Solo perché le sue non si vedono, non significa che non ci siano o che non siano altrettanto profonde. Ha già provato cosa vuol dire perdere qualcuno quando i suoi genitori non sono più tornati. Non vuole mai più sentire quel genere di dolore.

La notte scorsa l'ha stretto a sé, fortissimo, gli ha inzuppato la camicia del pigiama di lacrime. Lui però non ha detto nulla.
C'era la sua mano sana a sfiorarle la nuca, quasi una carezza, i suoi occhi forse cercavano perdono, forse comprensione. Si è sentita un'egoista a implorarlo di restare. Ma che importanza può davvero avere, alla fine, se Edward la ama, se però non è mai lì con lei a consolarla quando è triste o a condividere le sue gioie e godersi i suoi sorrisi? Se deve misurare le ore trascorse insieme in base a quando lui sarà di nuovo lontano?
Winry non può farci niente, ma detesta sentirsi così marginale. Lei è quella che deve farsi da parte, che non ha voce in capitolo.
Stamattina si è ritrovata comunque a pregare di essere una ragione abbastanza buona per costringerlo a restare vivo, e tornare.
Perché vuole essere il suo rifugio sicuro, la sua donna, la sua ottima ragione. Anche se non le piace ammetterlo.
Lo ama abbastanza da comprendere quanto sia importante la sua promessa, e ha imparato a rispettare le sue scelte.
Ma sarà meglio per lui che non la lasci aspettare invano.







Why sleep in discontent?
Oh the price of companionship
( Far behind )
Perché dormire scomodi?
Oh il prezzo dell'amicizia

( Rebecca / Havoc )

- Accidenti. Sei cambiato, Jean -
- Ti riferisci alla barba o al fatto che non posso più camminare? -
- Nessuna delle due - risponde lei stringendosi nelle spalle - Credo sia lo sguardo. Non saprei spiegartelo. Sembri maturato. Finalmente cominci a sembrare un vero uomo - Lui rilassa la tensione nelle spalle, smorzando un ghigno. La donna lo fissa, ma non ha l'aria sbarazzina che Jean ricordava. Sembra stanca, per qualche ragione.
- Non era necessario che venissi tu. Potevano mandare qualcun altro. Ti saresti almeno risparmiata il disagio -
- Non sono a disagio - taglia corto Rebecca, troppo in fretta per suonare convincente.
- Allora - riprende lui come se lei non avesse aperto bocca - Dimmi un po' cosa si prova. Intendo, per un danno collaterale come me -
Il tono è aspro, non la guarda negli occhi, ma lei non sembra prendersela. Incrocia le braccia al petto, inclinando leggermente la testa.
- Hai da accendere? - domanda d'un tratto, notando la sua sigaretta spenta tra le labbra.
Lui si acciglia.
- Tu non fumi. Me lo ricordo -
- Hai ragione. Ma tu sì. Andiamo, lo so che muori dalla voglia. Fai pure, tanto non mi dà fastidio -
Havoc annuisce e si accende la sigaretta in silenzio, senza però staccarle lo sguardo di dosso.
- Sai, Jean, puoi provarci finché vuoi, ma tanto non riesci a farmi pena. Nemmeno un po' -
- Ma dai - sogghigna lui - Saresti la prima -
- Che vuoi farci. Sarà perché ce l'ho ancora con te. Sei stato tu a mollarmi dopotutto, no? -
- Beh. - fa lui, esitando giusto un secondo - Sai com'è. La tua cucina faceva davvero schifo -
Rebecca si apre in un leggero sorrisetto, e gli strappa velocemente il mozzicone di bocca.
Jean la osserva divertito pestare la sigaretta con estrema soddisfazione sotto la scarpa.
- Ho cambiato idea. Mi dà molto fastidio invece, signore -
- Fammi indovinare. È un modo carino per dirmi che ti interesso ancora? -
- La prossima volta manderanno qualcun altro come da lei richiesto. Me ne assicurerò personalmente -
La donna fa il saluto ed esce dalla stanza senza voltarsi, sia perché non lo sopporta, sia per non fargli scorgere il sorriso.
Se lo ama? Che sciocchezze. E non ha pensato neppure per un attimo di iscriversi a un corso di cucina per impressionarlo. Proprio no.







She is comfort by my side
When I try to understand
She just opens up her hands
( Hard Sun )
Lei è conforto al mio fianco
Quando cerco di comprendere
Lei apre le sue mani

( Lan Fan / Ling )


Lan Fan giace a occhi aperti sulle lenzuola disfatte e chiazzate di sangue che erano state rimboccate alla bell'è meglio intorno al materasso.
Il giovane principe ha lo sguardo fisso sulla ragazza, pur non osando sfiorarla, e osserva quasi con una sorta di orrore misto a fascino i suoi occhi gonfiarsi, le ciglia arcuarsi lentamente e le piccole perle traslucide che rotolano silenziose sulle guance. Le dita di lei corrono a cercare le sue, stringendone la presa esitanti, e un sottile tremito le attraversa il braccio, mentre la linea del collo s’inarca con una contrazione dolorosa tra i cuscini.
Rimangono a fissarsi, respirando la stessa aria satura di parole non dette.

- Perché, Lan Fan? - domanda infine lui, incapace di trattenersi. Lei gli infila le dita tra i capelli, tirandolo verso il basso fino a far toccare le loro fronti.
Gli occhi di Ling si sgranano, immensi e stupefatti. Non l'ha mai vista così, lo sguardo consapevole ma leggermente annebbiato dai farmaci.
Si rende conto che in realtà è solo una ragazza spaventata, non un ninja, e che ha appena sacrificato una parte di se stessa per lui.
- Stupido - sillabano le labbra esangui, tremando nell'ombra di un sorriso - Lo sai benissimo il perché -
La stretta sulla sua nuca si indebolisce e il braccio le scivola nuovamente lungo il fianco, inerte.
Lan Fan abbassa le palpebre, sprofondando nel sonno.







I knew all the rules
But the rules did not know me
( Guaranteed )
Conoscevo tutte le regole
Ma le regole non conoscevano me

( Riza / Roy )

- Conosci la regola. Non cominciare qualcosa se sai di non poterla finire. E io devo essere in ufficio tra un'ora -
La sua risata assomiglia più a uno sbuffo mentre le mordicchia il collo, scendendo poi sullo spazio scoperto tra nuca e clavicola.
I capelli biondi di Riza si sono sparsi a ventaglio sulle lenzuola disfatte, il profumo dei gerani dalla finestra arriva fino al letto.
Lei nonostante le sue parole si raggomitola contro il suo petto. Lui fa un suono soddisfatto con la gola.

I panni smessi del soldato sono ammassati a terra alla rinfusa, e in lei adesso Roy può permettersi di vedere soltanto la donna, con la curva morbida dei fianchi, il profilo femminile del mento, le mani affusolate. Fa scorrere una lenta carezza, agonizzante, sulla cicatrice, dalla prima vertebra alla base della schiena. Gli occhi di Riza trovano i suoi, e rimangono a fissarsi senza parlare. Stanno dividendo un cuscino, e il gesto è talmente intimo da farlo sentire quasi in imbarazzo. Riza fa scivolare un braccio in avanti e gli traccia con l'indice il contorno del labbro inferiore, sorridendo con lo sguardo. Indipendente e fiera, gli lancia un'ultima occhiata prima di baciarlo e rimettersi a sedere.
- Non mi sono mai piaciute un granché, le regole - risponde lui, sornione.
- Me ne sono accorta, Roy -
Lui si apre in un pigro sorriso, stiracchiandosi.
Riza non può fare a meno di notare che è bellissimo, anche di prima mattina, con le palpebre ancora piene di sonno.
L'espressione rilassata e gli occhi che luccicano, senza ombre, lo fanno sembrare più giovane e inesperto di quanto non sia.
- Oh, dillo di nuovo, ti prego. Mi piace quando mi chiami Roy -
- Roy, mi stai facendo fare tardi -
- Mmh. Un vero peccato -
Riza ridacchia alzandosi dal letto, consapevole di avere il suo sguardo addosso che la accarezza, gentile e divertito.
Si avvolge il lenzuolo intorno al corpo e si ferma a piedi nudi accanto alla finestra. Sta scendendo una pioggerella fitta che acutizza gli odori e le sensazioni.
Sente l'umidità appiccicarsi ai capelli e alla pelle, ma non è qualcosa di sgradevole. Le ricorda l'uomo che le sta cingendo la vita da dietro, il mento sulla sua spalla, come tante altre piccole cose che associa a lui senza neanche pensarci, istintivamente.
Documenti non firmati e macchie d'inchiostro, cappotti che gocciolano, camicie di lino e piccoli baci sul collo, la pioggia d'estate, l'odore di polvere da sparo, lo schiocco secco di un paio di dita e le fiamme che si sprigionano al contatto, angoli bui e luce che scivola attraverso.

Socchiude piano gli occhi, abbandonando la testa all'indietro, la fronte contro la linea della mandibola di Roy. Solo Roy.
Non ci sono mai state regole o giustificazioni che tenessero, non con lui.
Lo ama e basta.


  
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