Andrea arrivò all’ospedale e andò alla stanza numero 27.
Erano le sei e trenta del pomeriggio.
Mary era vicino alla finestra e aveva la testa appoggiata al
vetro mentre osservava ciò che accadeva fuori.
Ad un tratto vide il riflesso del poliziotto nel vetro e tutto
le tornò in mente: il riflesso, il lampo, il volto del ragazzo, il dolore e poi
l’ospedale al suo risveglio.
Si voltò di scatto verso Andrea.
- Ora ricordo che cosa ho visto!- esclamò la ragazza.
- Che cosa hai visto?- domandò Andrea.
- Un volto di un ragazzo!
- Puoi descriverlo?
- Aveva un cappello grigio in testa, aveva gli occhi neri, un
naso piccolo e un viso lungo; sono riuscita a vederlo perché c’è stato un
lampo.
- Sei sicura di averlo visto bene?
- Sì, al 100% sicura.
- Grazie, ora devo andare.
Andrea tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca e
chiamò l’ispettore.
- Avanti, rispondi!- esclamò Andrea, ma il telefono squillava
a vuoto.
Il poliziotto tornò di corsa alla macchina e si diresse verso
la casa dei Sandri.
Arrivò davanti alla casa e mise la mano sulla pistola, pronto
ad estrarla.
Bussò due volte alla porta.
Venne ad aprire Mattia, il fratello maggiore di Maicol.
- Salve.
- Ciao, tuo fratello è in casa?
- Sì, ma i miei genitori sono a lavorare. Deve farci qualche
altra domanda?
- No, solo una: l’altro poliziotto che era con me è venuto
qui?
- Ha perso il suo amico, eh?
- Non fare il furbo con me! Rispondi alla mia domanda!
- No, non è venuto.
- Altra domanda: tu ieri sera non eri con tuo fratello vero?
- Sì che ero con lui! Lo sta forse accusando di qualcosa?!
- Faccio solo il mio lavoro. Tanto io lo so che non era con te
quindi smettila di proteggerlo!
- Era con me!
- Come mai ho un testimone che dice il contrario?
- Io… lui… va bene, mio fratello non era con me ieri sera ma
non vuol dire che…
- Dov’è?
- In sala.
Andrea entrò in casa guardò la sala: era vuota.
- E’ scappato!
Il poliziotto si precipitò fuori dalla casa, si guardò intorno
e vide Maicol che correva sulla stradina dietro la casa.
Si mise a correre dietro di lui.
Tra loro c’era poca distanza, ma improvvisamente Maicol svoltò
per un’altra stradina.
Andrea fece lo stesso, perdendo terreno.
- Fermati!- gridò ansimando – non voglio farti niente!
Maicol non si fermò. Continuò ad andare avanti e sbucò in
un’altra strada.
All’improvviso una macchina della polizia tagliò la strada del
ragazzo, facendolo cadere a terra.
Andrea lo afferrò mentre dalla macchina uscì l’ispettore con
la pistola in mano puntata verso il ragazzo.
- Che diavolo è successo Andrea?- domandò l’ispettore,
piuttosto arrabbiato.
- E’ lui che ha ucciso Dylan e Gianni!
- Come fai a saperlo?
- Mary si è ricordata e mi ha fatto una descrizione del viso
che corrisponde esattamente a lui- disse indicando Maicol.
- Io ho scoperto che non è andato al minimarcket quando Gianni
è stato ucciso.
- Si mette male per te, ragazzo!- esclamò Andrea.
Maicol era nella stanza degli interrogatori con il suo
avvocato.
L’ispettore iniziò a fare le domande.
- Sappiamo che hai ucciso tu quei due ragazzi, è vero?
- Non rispondere- suggerì il suo avvocato.
- Non fa niente, voglio rispondere. Sì, li ho uccisi io.
Contenti?! L’ho fatto per mia sorella; non è stato un incidente, quei due
l’hanno investita apposta! Comunque ora sono contento di averli uccisi, ma
forse dovevo fare fuori anche la ragazza.
- Ti avremmo incastrato lo stesso. Ora potrai rinfrescarti le
idee in prigione, ti troverai bene. Portatelo via.
L’ispettore uscì dalla stanza e andò da Andrea.
- Come stai?
- Bene.
- Dovevi chiamarmi prima di andare la.
- E’ quello che ho provato a fare, ma non hai risposto!
- Adesso che ci penso, mi sembra di aver lasciato il telefono
da qualche parte.
- Nel tuo ufficio?
- Sì, deve essere li. Non male come primo caso, ma vediamo
come te la cavi con il secondo!
- Cosa? Adesso?
- Stavo scherzando! Andiamo a mangiare qualcosa.