I
wouldn’t have imagined my life without you…
Ciao raga eccomi qui
con una nuova fic! Questa volta è ispirata a
Holly e Benji e vorrei precisare che è la prima che scrivo
su questo anime
quindi non so come sarà e il titolo non so precisamente cosa
c’entri con tutto
il resto ma a me sembrava così carino…
Cmq protagonista
è Benji e
la storia è ambientata durante il primo campionato mondiale,
quello in Francia.
Volevo anche dirvi che, per motivi di copione, le età dei
nostri beniamini
varieranno lievemente da quelli nell’anime (Anche
perché io non ho mai capito
molto bene quanti anni hanno…) e che gli spoiler saranno
veramente pochini
perché io non ci so fare
molto…^__^’’
Poi…ah,
si. I personaggi di questa storia sono tutti del loro papi
Yoichi Takahashi e solo Mie è inventata da me.
Penso che sia tutto,
un bacione e buona lettura!
CHAPTER
SEVENTEEN
Una
strada periferica di Amburgo, malamente asfaltata, scivolava sotto le
ruote
della moto scura di Benji; il vento era freddo e, nonostante Mie avesse
un casco
integrale, lo avvertiva chiaramente, sotto la visiera. Si stringeva
forte alle
spalle di Benji, grandi, forti, dietro le quali provava
ripararsi dal vento. Sentiva un qualcosa
rigenerarsi dentro; si sentiva di nuovo felice, sapeva quello che stava
per
fare, lo sapeva e non se ne pentiva.
«Andiamo
via, solo io e te, l’ultima sera. » Le aveva
sussurrato sulle note della loro
canzone, dolcemente, come temendo di rompere un precario incanto.
«Si
» aveva risposto quasi senza pensarci.
Benji
le aveva chiesto di cambiarsi; con quell’abito lungo e i
tacchi sarebbe stato
impossibile per lei salire in moto. E così, sotto lo sguardo
incuriosito di
Patty, Mie era salita in camera per cambiarsi ed aveva indossato un
paio di
comodi jeans, una maglietta e la giacca a vento. Si era precipitata di
nuovo in
sala, dove Patty aveva cercato di fermarla, di avere una qualche
spiegazione per
quel tanto concitato movimento. Ma quando Mie scosse la testa,
chiedendo il
silenzio, precipitandosi poi verso la scala principale, quella che
portava
all’uscita, Patty la seguì con lo sguardo. Le
bastò un attimo solo, un sorriso
troppo ampio, il rossore profuso sulle guance, per capire.
«che
c’è? » chiese Olly avvicinandosi, «dove va Mie? »
Patty
scosse la testa. Lo baciò dolcemente sulle labbra.
«va dove le menzogne e il
rancore non la
toccheranno più. Dove
potrà essere felice, di nuovo. »
Mie
si guardò intorno ancora un po’ spaesata mentre si
toglieva la giacca e la
poggiava sulla panca all’entrata.
L’appartamento
di Benji era così accogliente, così caldo. Fece
pochi passi alla penombra,
lentamente. Chiuse gli occhi e assaporò il profumo di Benji,
tutto, intorno a
lei ne era intriso; dolci ricordi riaffiorarono alla mente; il primo
bacio, la
vittoria del campionato, tutti i momenti più importanti che
avevano vissuto
insieme e quel bacio, nella camera dell’albergo, la notte
prima. Riassaporò
quella sensazione, un misto di gioia, attesa, disperazione; sentiva
tutto
ancora sulla sua pelle, come se le stesse vivendo in
quell’istante. Improvvisamente
le sembrò di essere a casa. Nel luogo dove avrebbe sempre
dovuto essere.
«è
stato Olly. » la voce di Benji la riportò alla
realtà. Stava di spalle,
appoggiava le mani su di un grande tavolo in salotto, il capo chino.
«Non
avercela con lui, ero disperato; avrà avuto pena per me.
» rise amaramente. «
voglio che tu sappia che
Marshall aveva
torto, non avrei mai abbandonato il mio sogno, e non ti ho mai tradita.
Nessuna
poteva sostituirti, nessuno avrebbe potuto essere più bella
di te. Non potevo
amare nessun’altra. »
«Benji…
»
«So
che, tecnicamente, non stavamo più insieme, ma, ogni volta
che una ragazza mi
sfiorava, capivo che non avrei mai più provato quel calore
che solo tu sapevi
darmi, nessuna mi avrebbe dato le stesse cose…nulla sarebbe
stato più uguale. »
Il
ragazzo si voltò lentamente, aveva lasciato rifluire le
parole alla rinfusa.
Aveva cercato di aprirle il suo cuore, di dirle ciò che in
quegli anni gli era
mancato di più.
Mie
si teneva il volto tra le mani; con grande stupore di Benji, stava
piangendo.
«io ti amo, Benji, » singhizzò
« non ho mai smesso di farlo, te lo giuro! Non
potevo. Ci ho provato; lui, lui mi ha fatto credere che per te sarebbe
stato
meglio, che solo così avresti realizzato il tuo
sogno…ma ogni giorno che
passava, stavo sempre peggio, senza di te, non sarebbe mai stato lo
stesso…Ed
ha provato a farmi cambiare idea, ma non
odiarlo…è stato buono con me, ha avuto
pazienza, mi ha amata in modo dolce…ma io non sono mai stata
in grado di
ricambiarlo, io gli volevo bene, ma non lo amavo come lui desiderava.
la mia
testa mi diceva di ricambiarlo, che magari lui avrebbe potuto lenire le
mie
ferite. Ma stare con lui non faceva altro che ricordarmi quanto tu mi
mancassi
e, invece di cancellarle, non ha fatto altro che farmi soffrire ancora
di più…
e l’altro giorno quando mi hai baciata…»
In
pochi passi Benji annullò la distanza fra loro due.
«Lo so, » mormorò
accarezzandole il viso, asciugando quelle lascrime che poco le si
addicevano. «lo
so… quando mi hai lasciato il mio mondo è finito.
Perdonami se l’altro giorno
ti ho mancato di rispetto…ma non ce la facevo più
a starti lontano, io…»
Mie
lo zittì, sfiorandogli le labbra con le dita. «
è stato il momento più bello
della mia vita,» mormorò « ritrovarti,
toccarti di nuovo, non dimenticherò mai
quell’istante… baciami…baciami
Benji…»
Fu
forse la forza della disperazione a tenere in piedi Mie. Quando Benji
toccò le
sue labbra, il mondo intorno a loro si annullò, il cuore
batteva talmente veloce
da sembrarle impazzito, le gambe tremavano, sotto il peso di
un’emozione che
non pensava di poter provare di nuovo.
Fece
correre le sue mani sulle braccia forti di Benji e, passandogli una
mano tra i
capelli, lo attirò di più a se.
Non
voleva perdersi nemmeno un’istante, voleva che il sapore di
Benji, il suo
odore, restassero impressi a fuoco nella sua mente e sul corpo. Questa
volta,
non oppose resistenza quando, dolcemente, Benji le sfiorò le
labbra con la
lingua, invitandola ad abbandonarsi a lui. Schiusa le labbra, lasciando
che
fosse lui a guidare il gioco più antico del mondo. Non
immaginava che Benji
sapesse essere tanto sensuale. Le sue mani, il suo respiro, il suo
calore;
tutto, voleva sentire tutto di lui.
Un
brivido le percorse la schiena quando, con delicatezza, Benji
abbandonò le sue
labbra per dedicarsi al suo collo bianco; inizialmente si
limitò a sfiorarlo
con le labbra, poi, i suoi
baci si
fecero più bramosi e intensi e le sue mani, grandi e
vigorose, scesero lungo la
schiena, esplorando le curve armoniose di lei.
Mie
desiderava Benji più di ogni altra cosa. Aveva avuto la
conferma che lui era
solo suo, suo e di nessun’ altra, tutto di lui gli
apparteneva. Ora, lei voleva
ricambiarlo, voleva donargli tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo
corpo.
«Benji…» gli sussurrò con
timidezza, financo con timore «fa l’amore con
me…»
Benji
si abbandonò con una sorta di incoscienza
a quella richiesta tanto dolce e, al contempo, disperata,
tanto da
sembrare una preghiera.
La
delicatezza, la dolcezza dei baci di poco prima, lasciò
spazio a una sete
insaziabile delle labbra di lei, mentre le sue braccia la stringevano
con
vigore, contro quel corpo forte, ma ormai schiavo di lei. Nessuna,
nessuna gli
avrebbe mai fatto provare quelle sensazioni ancora una volta, nessuna
gli
avrebbe mai trasmesso quel calore; la desiderava, eppure aveva timore a
toccare
quel corpo esile e sottile che si stringeva al suo.
«non
temere. » mormorò lei, «non
puoi farmi del male, non puoi ferirmi, poiché il mio unico
dolore, adesso,
sarebbe lo strazio del mio cuore se ti allontanassi da me.»
stavolta fu
Mie a pretendere le labbra di Benji, a
cercare la sua lingua, il suo palato. Si aggrappò a lui con
tutta la passione e
la disperazione di quegli anni passati a guardare una parete rimasta
vuota,
dopo che tutte le foto di Benji erano state riposte in soffitta;
passati a
piangere, sola in bagno, ogni volta che, distrattamente, lasciava che
alcuni
dei suoi ricordi, quelli più belli, i più
intensi, fluissero nella sua mente;
passati a sperare che un giorno, il senso di vuoto e di nulla che le
albergava
dentro si attenuasse. Non si aspettava che potesse essere colmato, ma
che,
almeno, smettesse di fare così male.
Quante
notti aveva maledetto Marshall? Quante notti se stessa, per non essere
in grado
di essere quell’eroina che lui tanto aveva decantato?
Ma
ora, tra le braccia di Benji, nulla aveva più importanza,
era valsa la pena di
aspettare, se la ricompensa era lui. « Ho
pianto troppo, Benji; ora, fammi felice…»
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È
passata mezzanotte…si disse guardando
l’orologio. Una fitta pioggia
cadeva fuori della finestra del soggiorno, incorniciata da una semplice
tenda
bianca. Lentamente, con le labbra, sfiorò l’incavo
fra il collo e la spalla
della ragazza che, beata, giaceva al suo fianco, abbandonata tra il
sonno e la
veglia; lei sorrise impercettibilmente. Il ragazzo si
allotanò con cautela, per ravvivare il
fuoco del camino che, poco lontano da loro, era stato l’unico
testimone del
loro amarsi, del donarsi l’un l’altro, teneramente.
Non aveva mai pensato a
quanto struggente potesse essere ricevere l’amore altrui.
C’era qualcosa di
commovente nel modo in cui Mie si era data a lui. Totalmente, senza
esitazione.
E lei
se ne stava lì…sdraiata sul tappeto, ai piedi del
divano, coperta fino ai
fianchi da un
lenzuolo bianco, ignara di
avergli regalato i momenti più intensi, i più
belli della sua vita. Sentiva di
poter anche piangere in quell’istante, tanto forte era la
felicità che provava.
In un attimo, mentre con lo sguardo percorreva la sua pelle bianca, gli
sembrò
che tutta la sofferenza che avevano dovuto affrontare fosse
improvvisamente
sparita, come se non ci fosse mai stata.
Mie
si mosse; allungò il braccio, toccando il posto al suo
finco, come se cercasse
Benji. Non trovandolo si risolse ad aprire gli occhi e si
sollevò puntellandosi
su un gomito. «che fai lì? » gli
chiese dolcemente. «stammi accanto ogni secondo
stanotte, non
allontanarti. »
Il
ragazzo sorrise con tenerezza, si sdraiò di nuovo accanto a
lei e, dopo averle
baciato la fronte fresca, si adagiò sul suo petto,
respirando il suo profumo.
Marshall
era un ricordo lontano; quegli anni, erano un ricordo lontano. Ora
c’erano solo
loro due. E niente avrebbe mai cambiato le cose.
«Mie…
» mormorò Benji con la
voce già rapita dal sonno.
«mmm…»
«non
avrei immaginato la mia vita senza te…»
Mie
lo strinse più a sé e lo cullò
dolcemente fin quando lui non si addormentò.
Se mi
fosse
data la possibilità di scegliere,
rifarei
tutto
da capo, esattamente come è stato.
Non
sono mai
stato perfetto,
ho
fatto cose
che vorrei non aver fatto.
Non ho
avuto
fiducia in lei, non ho fatto nulla per impedirle di lasciarmi.
Eppure,
ora,
con il senno di poi, so che
Se le
cose
fossero andate in modo diverso,
non
sarei
quello che sono.
E non
potremmo vivere in modo così intenso i nostri sentimenti.
Ti amo
Mie.
Ti amo.
E
mentre le
tue mani accarezzano la mia pelle,
so che
provi
la stessa cosa.
Fine.
Eccoci finalmente giunti alla fine.
Voglio prima di tutto chiedere scusa se questa
storia, iniziata ben 6
anni fa, ha conosciuto il finale solo ora.
C’è stato un periodo in cui
non mi andava più di scrivere. Ma vorrei
ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito e mi hanno fatto capire
di amare
questa storia
In particolare vorrei ringraziare benji79, che mi
ha chiesto di
continuare questa storia
È grazie a lui/lei se mi è
tornata la voglia di scrivere, non solo
questa storia ma anche le altre.
Quindi un grazie a tutti voi.
Vi mando un bacio. Mi raccomando, commentate,
è una cosa che vi toglie
poco tempo, ma rende felici, molto felici, noi scrittori.
Alla prossima.