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Autore: ellephedre    27/05/2010    14 recensioni
Raccolta di episodi erotici legati alla mia saga di Sailor Moon.
1 - Rei/Yuichiro I, continuazione della scena nella parte 12 di 'Verso l'alba'
2 - Usagi/Mamoru I, tra Interludio scena 3 e prima di 'Verso l'alba'
3 - Ami/Alexander I, tra le parti 11 e 13 di 'Verso l'alba'.
4 - Rei/Yuichiro II, l'estate precedente a 'L'indole del fuoco'.
5 - Usagi/Mamoru II, all'interno del quarto capitolo di 'Oltre le stelle'.
6 - Rei/Yuichiro III, tra la parte 13 e 14 di 'Verso l'alba'
7 - Ami/Alexander II, prima della parte 13 di 'Verso l'alba'
8 - Usagi/Mamoru III, un anno dopo Oltre le Stelle
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Mamoru/Marzio, Rei/Rea, Usagi/Bunny, Yuichiro/Yuri | Coppie: Mamoru/Usagi, Rei/Yuichiro
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Red Lemon

Red Lemon

 

Autore: ellephedre
 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

1 - Rei/Yuichiro I

Seguito della scena Rei/Yuichiro nel capitolo 12 di 'Verso l'alba'

«Hmm...»

Non aveva mai emesso suono più soddisfatto.

Espirò piano, rilassando la schiena inarcata fino a riappoggiarla sul futon, sentendosi meravigliosamente spossata, incredibilmente viva.

Vitale era il suo respiro ancora irregolare, il calore del peso premuto contro il suo torso, la gamba abbracciata a quella di lui e la mano che era risalita a massaggiargli una spalla. Addirittura vibrante era il soffio caldo sotto l'orecchio, sulla sua pelle appena umida, ancora in grado di farle ricordare l'ultimo degli spasmi che le avevano fatto aprire la bocca in un muto lamento di piacere. O forse era rimasta in silenzio solo metà delle volte.

Ora sapeva che il bollore, nato e cresciuto dove continuava la migliore delle unioni, si era espanso dentro di lei fino a toccare la punta di ogni suo singolo dito, spingendola a dissolversi in un mondo paradisiaco di pura freschezza dei sensi. Certo, poteva essere il freddo generato dalla mancanza di coperte a creare l'effetto, ma per lei era fresco e gradito anche il calore che persisteva, intenso, sopra il suo corpo e dentro il suo corpo.

Avrebbe potuto vivere per sempre in quel modo, preda di contrastanti temperature, una cosa unica e sola con l'amore della sua vita.

Il romanticume della smanceria mentale la fece sorridere, ma non come il bacio che arrivò sulla sua guancia.

Usò le mani per incorniciare il volto di Yuichiro. Si riempì di un sorriso pigro, di un sussurro ricco di sensazioni. «Perché le mordevi tanto?» Sollevò la testa, di quel tanto che bastava a posare un bacio leggero sulle labbra di lui, più scure proprio a causa del tormento subito. Colpita da un nuovo brivido, vi indugiò più di quanto avesse voluto, ma Yuichiro ricambiò.

«Per farmi un po' male.» Parole soffiate contro la bocca ancora sensibile. «Per distrarmi.»

Distrarsi? «Da me?»

Lui scosse piano la testa. «Da questo.» Premette in avanti le anche.

Rei trasformò il respiro mozzato in un sorriso ma Yuichiro non fece in tempo a imitarla: spalancò gli occhi di colpo, infilando una mano tra di loro e scostandosi rapidamente.

Rei si sollevò sui gomiti. «Cosa c'è?»

«Questo.» Le mani di lui trafficarono con la protezione che aveva usato, sfilandola. «Avrei dovuto farlo subito.»

«Bisogna farlo subito?»

Lo osservò mentre si dirigeva verso il cestino all'angolo della stanza.

«Sì, altrimenti...» Prima di tornare indietro, lui rimase a guardare la propria mano. «Non ti ho fatto male, vero?»

«No» sbuffò lei. Quante volte doveva ripeterlo?

Yuichiro si sfregò le dita preoccupato, poi si diresse verso la scrivania. Nel momento in cui iniziò a usare un fazzoletto, Rei comprese il problema; saltò in ginocchio e fissò il punto del futon su cui si era sdraiata. Le scappò una smorfia.

Lui tornò indietro. «Non è niente.»

Non era quello il problema. «Diventerà qualcosa se rimango sdraiata.» Gonfiò le guance per contenere lo sbuffo. «Che noia!» Si allungò a prendere i vestiti dal pavimento. 

Yuichiro fu cauto. «Cosa?»

Lei si buttò addosso la felpa. «Dovermi alzare adesso!» Avrebbe voluto riposare beata! Tornò in piedi e cercò la gonna a pieghe, trovandola alle sue spalle.

Per solidarietà, Yuichiro iniziò a sua volta a raccattare i propri indumenti.

«No, tu sta' qui.» Rei allacciò la gonna. «Vado in bagno e torno.» Finì di dirlo e rimase a guardare il futon non più immacolatamente bianco. Sospirò, scocciata e quasi depressa.

«Lo cambio.» Yuichiro sorrideva, con l'ovvio intento di consolarla. «Ne ho un altro.»

«Va bene» disse lei, aggrottando la fronte. Uscì a passi pesanti nel corridoio.

Certo che era davvero una noia! Come si poteva essere costretti a pensare a cose tanto materiali in momenti come quello? Fino a poco prima aveva ignorato il mondo intero, proprio come doveva essere e ora... Roteò gli occhi al cielo. Uffa. Era stata così bene sotto le coperte, al caldo. Invece ora era fuori a congelarsi le gambe nude.

«Aspetta.»

Si girò e trattenne una risata. Senza l'hakama, la tunica era un capo di vestiario piuttosto ridicolo. Yuichiro la teneva unita con una mano sul fianco. La raggiunse in quello stato. «L'ho già trovato.»

«Cosa?»

«L'altro futon.» 

Lei emise un sospiro sconsolato. «Non è quello il problema. Mi ha dato fastidio doverci interrompere.»

Attese di sentirlo concordare con lei, ma non udì altro che silenzio. Cercò il suo sguardo e trovò un'espressione dubbiosa.

«... ci siamo interrotti?»

Rei rese gli occhi sottili. «Stupido.»

Lui si irrigidì. «Scusa.»

«Non sai neanche per cosa ti stai scusando!»

«Per averti fatta arrabbiare.»

Lei serrò gli occhi. No, non voleva arrabbiarsi adesso. «Vado in bagno.»

Fu trattenuta per un polso. «Mi dispiace.»

Lui ancora non aveva capito niente e forse fu per quello che il suo pentimento le sembrò particolarmente onesto. «Sei fortunato solo perché sono ancora di buon umore.» E perché lo doveva a lui.

Lo circondò con le braccia, premendosi felicemente contro la sua tunica slacciata. Si ritrovò a desiderare di non avere addosso la felpa. «Dammi un bel bacio e ti perdono.»

Con le labbra piegate all'insù, lui unì la bocca alla sua.

Il bacio fu lento, languido. Tenero, tutto quello che lei avrebbe voluto nella pace dei sensi di poco prima, loro due stanchi e ancora uniti, a riposare insieme sotto un'unica coperta.

Lo perdonò completamente, ma proprio perciò lo bloccò appena tentò di allontanarsi da lei. «Pensavo più a un bacio come quelli... di prima.» Tirandolo giù per il collo, iniziò a dimostrare cosa intendeva.

A Yuichiro tornò l'acume adoperato con grande ingegno nella sua stanza, sul futon. Nel bagno, qualche giorno addietro. Sul letto di lei, coi vestiti ancora indosso. Le infilò la mano sotto la felpa e non perse tempo a toccarla esattamente dove le serviva.

Rei mordicchiò le sue labbra, le leccò. «Sembra quasi troppo facile.»

«Che cosa?» Lui fece andare il pollice avanti e indietro sullo stesso giustissimo punto, sfiorandola di proposito con l'unghia.

Lei serrò gli occhi, mangiandosi un gemito. «Sai da quanto volevo che lo facessi?» Lui aveva una minima idea di quanto le fossero sembrati lunghi i mesi trascorsi a desiderare che le sue mani la toccassero dappertutto?

«Da agosto.» Yuichiro si fermò e sorrise trionfante.

«Dalle vacanze?»

Lui annuì. «Da quella volta sulla spiaggia. Ho immaginato tante volte di poterla continuare.»

Rei fece entrare una mano dentro la sua tunica aperta. Passò le dita sulla sua schiena. «Anche io, però... no. Lo volevo da prima.» Per quanto fosse stato quell'episodio ad amplificare l'intensità del suo bisogno.

Stringendola forte per la vita, a diretto contatto con la sua pelle, Yuichiro riprese il bacio e la carezza. «Dall'inizio?»

Non proprio, ma l'ombra del pentimento che aveva agognato di sentire quasi la convinse a dire di sì. La verità era un'arma migliore. «Avrebbe potuto succedere dall'inizio. Non avrei detto di no.» O un rifiuto si sarebbe trasformato in un assenso nel giro di un'ora al massimo.

Yuichiro rilasciò un lamento. Abbandonò la sua bocca solo per andare a tormentarle la mascella. Vicino all'orecchio le premette i denti sulla pelle, vorace.

Rei si morse le labbra. «Anche prima.»

«Cosa?»

Le scappò un sorriso. «Solo in un momento di assoluta pazzia, però...» Prese il suo viso tra le mani: voleva vedere la reazione di lui fin nella più piccola sfumatura. «Una notte ho fatto questo strano sogno. Un anno fa, più o meno, in estate. C'ero io che dormivo nel mio letto e mi svegliavo perché qualcuno era con me e mi stava... toccando. Sotto il pigiama. Non sapevo chi, non m'importava.»

Yuichiro aggrottò la fronte in un'espressione talmente gelosa da strapparle una breve risata.

«Su, era un sogno. Continuava con lui che mi accarezzava dove non avrei fatto mettere le mani a nessuno. Forse per questo era così... eccitante.» Un sogno erotico in piena regola, che lei non aveva né cercato né voluto, giunto dal nulla.

Lo aveva capito anche Yu, ma continuò ad ascoltarla ritroso. Non era certo di voler sentire la storia fino alla fine.

Lei era talmente sicura che la conclusione gli sarebbe piaciuta che decise apposta di accentuare la piccola tortura. «Sai, l'ho lasciato fare. Anche quando si è messo sopra di me: volevo che continuasse. Persino nel sogno trovavo incredibile che stesse per succedere sul serio.» Prima di allora non si era mai addentrata con tanto dettaglio nell'esperienza del sesso o, quantomeno, nelle sensazioni che avrebbe potuto provare nel mentre; nel sogno erano state oniricamente impalpabili e, proprio perciò, particolarmente intense.

Yuichiro strinse la labbra tra loro. «Vuoi dire che il giorno dopo sarebbe stato facile avvicinarti?»

«No. Voglio dire che quando lui ha... iniziato, è stato fantastico.»

Il braccio che la teneva per la vita s'irrigidì con chiara impazienza.

Il divertimento di lei crebbe di un altro grammo. «Così tanto che finalmente ho voluto vederlo in faccia e... be', eri tu.»

Yuichiro perse ogni tensione. «Come?» Il sorriso crebbe fino a prendergli metà faccia.

«Io non ridevo. Mi sono svegliata di colpo, con un'incredibile voglia di prendere a schiaffi prima me e poi te. Ma te più forte.» Infatti il giorno seguente lo aveva trattato talmente male da farlo scappare dal tempio prima dell'ora di pranzo.

In quel momento invece lo colpì al petto con l'indice. «Non gonfiarti troppo. Avrò scelto te perché mi stavi sempre intorno e non mi dispiacevi.» Se l'era spiegato in quel modo per tantissimo tempo e, oggi come allora, era ancora convinta che fosse la verità, salvo una piccola parte che nascondeva un'altra spiegazione. Un anno addietro per lei era stata insignificante, ma adesso quella ragione che non aveva voluto vedere era diventata la sua realtà.

Yuichiro aveva ancora l'espressione di uno che aveva scalato l'Everest. «È successo una volta sola?»

«Be'...»

Lui nascose una risata contro il suo collo, riprendendo a stuzzicarla su quel punto ma soprattutto sotto la felpa.

Rei spezzò un sospiro. «Un'altra volta solamente. E non siamo andati tanto in là.»

«Ma ci andremo dopo. Di nuovo.»

Quella sì che era una buona idea.

Si librò un'aria un gorgoglio di protesta.

Yuichiro si staccò da lei, ma si beccò lo stesso una spinta giocosa.

«Tu e il tuo stomaco!»

Lui si massaggiò la nuca, colpevole. «Ho fame.»

In fondo anche lei era un po' affamata. «Allora vai a servirci da mangiare.»

«Agli ordini!» Yuichiro portò la sua allegria oltre l'angolo del corridoio.

Serena, lei si diresse con calma verso il bagno.

Dopo mangiato, si sentiva una Rei nuova.

Sistemò nel lavello le ciotole sporche e tornò in salotto, stiracchiandosi sulla soglia. Strofinò un polpaccio nudo con l'altra gamba: aveva indossato gli slip ma le calze le erano sembrate superflue. «Dormiamo nel mio letto stanotte. Anche se è stretto, è più comodo.»

«Va bene.» Yuichiro si era sdraiato, la schiena contro il pavimento e le braccia dietro la testa. Per lui quella era la posizione del relax. Aveva legato senza troppa attenzione la tunica al petto e si era rimesso i pantaloni.

Lei andò a sedersi accanto a lui, le gambe incrociate. Con dita leggere, giocherellò con la frangia disordinata sulla sua fronte. «Davvero non trovi scomodo il tuo futon?»

Lui chiuse le palpebre, sereno. «No. Però se vuoi posso comprarne uno più imbottito.»

Sarebbe stata una mossa sfacciata. «Il nonno troverebbe sospetto vedertelo cambiare all'improvviso.» Il pensiero della reazione la fece sorridere.

Yuichiro annuì, divertito quanto lei ma per fortuna non più tanto preoccupato di fronte a quell'eventualità. «Forse sì» le disse.

Rei si sporse sopra di lui, facendogli ombra. «Come pensi di fare quando tornerà?» Naturalmente avrebbero dovuto usare maggiore discrezione, ma sperava di evitare momenti di frustrazione come quelli dei giorni precedenti. Anzi, voleva assicurarsene già ora.

Pensieroso, Yuichiro sollevò entrambe le sopracciglia. «I pomeriggi?»

La domanda di lei era stata più ampia, ma la mente di lui si era chiusa su un'unica questione. Sin da prima, sorrise.

«Cos'ho detto?»

«Niente.» Si sdraiò accanto a lui e per comodità sollevò le gambe, sistemandole sopra il tavolo basso.

Osservò il soffitto. «È un peccato non poter dormire sempre insieme.» Come aveva scoperto solo da poco, potersi addormentare stretta a lui era particolarmente riposante per lei, nonostante la durezza del pavimento sotto il futon. Forse voleva troppo dalla vita, ma doversi limitare in desideri tanto naturali le sembrava insensato.

La vera insensatezza, si rese conto, stava nel non voler tener conto del resto del mondo.

Yuichiro si girò su un fianco, circondandole lo stomaco con un braccio. «Abbiamo questi giorni.»

Questo sì.

«E poi una vita intera.»

Anche quello sì.

Eppure, riuscire a pensare con tanta tranquillità a quanto mancava perché quel giorno arrivasse... «Certo che ne hai di pazienza.» Ma di che si stupiva? Lui era campione nell'attendere.

Yuichiro abbassò la fronte sulla sua, gli occhi chiusi. «Fino ad ora pazientare mi ha portato le cose migliori.»

Lei, loro. Sì. Il meglio.

Nelle narici le entrò l'odore del viso di lui: non aveva mai tentato di paragonare quell'essenza a niente, poiché nulla le faceva provare l'impulso di strofinare il naso e... aspirare; chiudere gli occhi e aspirare, felice solamente di poterlo fare.

Gli sfiorò il naso col proprio. «Perché hai aspettato?» Persino in assenza di promesse, di speranze.

No, le cose non erano andate proprio così. «È vero che all'inizio ti avevo fatto capire che c'era... qualcosa. Ma dopo no. Non più.» Per niente, o quasi. «Perché hai continuato ad aspettare?»

A lui bastò una breve riflessione. «Pensavo di essere quello giusto.»

Lei inclinò la testa.

«Sentivo che... Vedevo che con me stavi bene, Rei. Quando parlavamo. Quando non dicevamo niente. Tu eri quella giusta perché ti capivo. Sentivo di comprenderti e di sapere quello che provavi, sempre. Non quello che sentivi per me, ma tutto il resto... sì. Ho aspettato perché...» Le liberò la fronte dai capelli. «Mi cercavi. Per dirmi com'era andata la tua giornata, per chiedermi com'era andata la mia. Non era niente di importante, però eri contenta di poterlo fare, di avermi con te. Ti rendevo felice. Continuavo ad aspettare perché pensavo che nessun altro ti avrebbe reso così felice e... be', era più realtà che fantasia, ma io la trattavo come una fantasia irraggiungibile.»

Rei gli accarezzò la guancia. «Non è più una fantasia.»

«No.» Sereno, lui tornò ad appoggiarsi sul fianco, usando un braccio per portarla con sé. «Poi... c'era un'altra cosa. Volevo essere quello che ti avrebbe convinto.»

Convinto? «Di cosa?»

«Volevo convincerti che non dovevi fare niente per farti amare, che potevi fare tutto il contrario: sgridarmi, arrabbiarti o ignorarmi e io non ti avrei mai trattata nello stesso modo.»

Poche parole che le aprirono un mondo di chiarezza. Ricordando, sospirò. «Mi faceva male quando ti arrabbiavi con me, anche solo un poco e... ti allontanavi.» Piuttosto che farlo notare a qualcuno, se stessa compresa, a quel tempo avrebbe preferito la morte. Non si era detta che era stata lei a provocare una qualsiasi reazione di fastidio in Yuichiro, aveva sempre dato la colpa a lui: la colpa di averle dimostrato che era in grado di non tenere più a lei, anche di pochissimo, proprio come lei aveva sempre sospettato... temuto. Però...

Modellò la mano su un lato del suo viso. «Era... assurdo accontentarti di sacrificarti in quel modo.»

«Già. Non andava bene, per questo verso la fine avevo iniziato a deprimermi.»

Da lì era nata la rabbia del momento del loro quasi saluto, quello che avrebbe potuto separarli per sempre e farle più male di quanto avesse potuto immaginare. Il pensiero di rimanere da sola - perché le era sembrato di rimanere da sola - era diventato un focolaio di tristezza che si era nascosta con coraggio, pronta ad affrontare la partenza di lui, a rispettare ciò che aveva deciso per il futuro che gli apparteneva.

Yuichiro non aveva spostato lo sguardo da lei. Più che un sorriso, le sue labbra increspate le ricordarono una lontana amarezza. «Tu avevi iniziato a uscire con altri e io avevo cominciato a sentirmi tradito, anche se non ti avevo mai chiesto nulla.»

«Basta.» Lo baciò. «Non dovevi sentirti così, perché qui» gli prese una mano e se la portò sul petto, premendola, «qui c'era posto solo per te. Quando sono stata tanto stupida da provare a farci entrare qualcun altro, non ha funzionato.» Amava molte persone, ma era innamorata di una sola di loro.

A lui spuntò in volto quel misto di sorpresa e assoluta gioia nato solo in pochi altri momenti. Quello stessa sera ad esempio, dopo che lei gli aveva detto...

"Quando non sei con me, mi ricordo di quello che fai o dici e penso... 'quanto lo amo'."

Yuichiro accoglieva frasi come quella come se fossero una continua rivelazione, un dono.

In realtà l'unico regalo lo aveva ricevuto lei, per la fortuna di avere lui nella sua vita.

Ogni frase melensa, romantica e sdolcinata che avesse mai immaginato smise di avere una minima qualità negativa: le sentì sulle labbra come fossero parte di lei. «Sarà vero per sempre.» Catturò la sua bocca, immergendosi in loro due, staccandosi solo un momento. «Ti amo, ti amerò sempre.» Infilò le mani dentro la sua tunica, scostandola di forza, per toccarlo e sentirlo sotto le mani e le dita, caldo e vero e lì, . «Non smetterò mai ed ero felice solo perché c'eri tu-» Non riuscì più a parlare, la bocca intrappolata, consumata d'amore.

Mi fido e non voglio che mi provi più niente.

Lo schiacciò contro il pavimento, sotto di sé, mentre le braccia di lui coprivano per intero la sua schiena nuda, sfilandole poi di fretta la felpa da sopra la testa.

Lei affondò i fianchi contro il suo bacino e gli ricadde sopra, i seni contro il suo petto, i seni nelle sue mani, l'ansito nella sua bocca e di nuovo i fianchi premuti forte verso il basso, contro di lui.

Ti appartengo e tu sei mio.

Tenendola salda, Yuichiro fece scattare le anche verso l'alto. Non le abbassò più, usò le mani aperte per muoverla contro di lui, la presa salda sui suoi fianchi. Rei usò il proprio peso per sfregare più forte e meglio e di più, ancora. Prigioniera delle sensazioni, gli passò una mano su e giù per lo stomaco teso. Le sue dita, rese esperte dal bisogno, lo graffiarono appena, si diressero di sotto, a slacciare un dannato bottone - o per caso era più semplice abbassare la cerniera?

Con un colpo di reni, Yuichiro girò entrambi di lato. Trafficò da solo, ancora sdraiato su un fianco, fino a che non scattò in ginocchio per levare l'impaccio dei pantaloni. Sembrò sul punto di abbassarli solo a metà coscia quando d'improvviso la vide lavorare alla propria gonna; usò quell'attimo per sedersi e liberare completamente le gambe.

Si scontrarono a metà strada, ma a Rei sfuggì la volontà di lottare e si abbandonò all'indietro. Lo catturò per la vita con una gamba, massaggiò la parte bassa della sua schiena, sul centro, scese di poco e aprì il palmo su ciò che era completamente suo.

Lui si spinse contro le sue gambe, e se non fosse stato per la stoffa sottile degli slip- Non ci fu più, ci furono le sue dita, dentro, che la trovarono pronta, ardente e stretta, tanto stretta perché due sole bastarono a farla sentire così-

Tolsero insieme l'impedimento degli slip, le gambe di lei prime sollevate in alto, quindi piegate e poi aperte.

Si afferrarono l'un l'altro con le braccia, si tennero stretti. Con un affondo si completarono.

Rei abbandonò la testa all'indietro, il respiro perso, il bassoventre in fiamme. Era così diverso da prima, tanto più spontaneo, il contatto tra loro finalmente diretto, senza alcun ostacolo a-

Si irrigidì come una tavola. Iniziò a dimenarsi, acquisendo rapidamente convinzione.

Yuichiro si sollevò sulle braccia tese, allarmato. «Cosa?»

Lei gli piantò i palmi sul petto. «Togliti!» Tentò di scivolare all'indietro, ma ci riuscì solo quando fu lui a spostarsi.

Yuichiro rimase a fissarla, il respiro veloce e gli occhi sgranati.

«No, non-» Col fiato corto, lei agitò una mano tra loro. «Non stavamo usando-» Chiuse la bocca aperta, inspirando un'ultima volta. «Niente.» Che idiota!

Lui si raggelò. Come attraversato da una scossa, scosse convulsamente la testa. «Mi dispiace! Non ci ho pensato, veramente!» Inorridì. «Non l'ho fatto apposta!»

«Finiscila, lo so!» Rei si premette le mani sugli occhi, piegandosi in avanti e rannicchiandosi nel tentativo di fermare il tremolio che partiva in mezzo alle gambe. Era quasi doloroso. «Che frustrazione!» Sbatté un pugno sul pavimento.

Yuichiro si lasciò sfuggire una risata stentata. 

«Cos'hai da ridere?!»

Lui si allungò ad afferrarle un polso. «Niente, corriamo. Di là.» Si alzò in piedi, senza lasciarla andare.

Rei si ostinò a rimanere seduta. «Ora sì che ci siamo interrotti! Non sarà la stessa cosa!» Lei rivoleva il momento di prima, dannazione!

Lui sorrise apertamente. Indietreggiò piano, quasi trascinandola. «Sarà meglio, vedrai. Per te subito, prometto. Devi solo alzarti.»

La stava prendendo per stupida? «Dovremo ricominciare daccapo!» Si alzò, riprendendosi il braccio con uno strattone. «Non sarà come qui.» E lì era stato perfetto, senza inibizioni e pensieri, puro bisogno e amore. «Cavolo» sbuffò sconsolata. Gli girò attorno e uscì mestamente nel corridoio.

Yuichiro le camminò davanti, i lembi della tunica aperta che gli svolazzavano intorno. «In ogni caso vinci tu, non vedi? Potrai dimostrarmi che hai ragione, ma se lo dimostrerò io sarai più contenta.»

«Come fai a essere così allegro?» Non sentiva anche lui il dolore fisico dell'interruzione? A guardarlo pareva di no. 

«Facile.» Yuichiro accelerò il passo. «Tempo un minuto e riprendiamo da dove ci eravamo fermati!» Sparì oltre l'angolo del corridoio, quasi di corsa.

Tra la risata e l'esasperazione Rei scelse una via di mezzo. Avanzando si sfregò le braccia con le mani, tentando di proteggere il corpo nudo dal freddo del corridoio. A pochi metri dalla stanza di lui pregò che Yuichiro avesse ragione, perché lei aveva un'insaziabile necessità di una singola volta dove non ci fosse una sola interruzione - né prima, né dopo, e di certo non durante.

Oltrepassò la porta della camera, trovandosi davanti la luce spenta e il futon vuoto. Girò la testa di lato e sussultò, placcata di sorpresa. «Ah-!»

«Presa!» Yuichiro la afferrò per la vita e non fece nulla per fermare lo slancio.

Ricaddero entrambi sul futon, su un fianco. A lei uscì l'aria dal corpo.

Appena ritrovò il respiro, lei riuscì solo a ridere. «Quanto sei stupido!»

Anche lui era scosso dalle risa. «Sì.» Le lasciò scivolare la coda bassa dalle spalle e si avvicinò. «Stupido per sempre» sussurrò, prima di serrarle le labbra con le sue.

Rei si dondolò contro di lui, pervasa più dall'affetto che dall'eccitazione. Ugualmente, non si stupì di non sentirsi più scontenta.

Si sentì prendere una mano, piano. Lentamente, Yuichiro se l'appoggiò sul petto. «Anche qui ci sei solo tu.»

Fu dolce il calore che iniziò a riversarsi dentro di lei. La portò ad accarezzare la pelle sotto le sue dita col solo tocco dei polpastrelli.

«Da tanti anni e per tanti anni ancora.»

Anche nella penombra riusciva a vedere che Yuichiro stava cercando altre parole. La luce fioca si rifletté su una sua piccola scrollata di spalle, sui denti scoperti da un sorriso. «Sono solo contento che mi ami anche tu. Mi sento lo stupido più fortunato dell'universo.»

Macché stupido, sorrise lei. Aveva ricostruito l'atmosfera di prima. «Voglio farti sentire ancora più fortunato.» Sfregò una gamba contro la sua.

«Sì.» Lui le accarezzò la schiena, dal collo fino alle natiche, creando una scia di brividi. «Però devo dirti che non aspetterò per questo.»

Ma certo che no. «Non aspettare.»

«No, non ora. Sempre. Il resto, parole e gesti, li aspetterò per sempre. Voglio aspettarli, ma questo no.»

Rei non comprese del tutto, ma sentì il sangue scaldarsi.

«Di questo ho bisogno.» Yuichiro la fece ricadere sulla schiena, con tanta naturalezza da farle pensare di averlo deciso da sola. Ma fu una totale sorpresa, un rapido e felicissimo trauma, sentirlo entrare dentro di lei fino in fondo e senza pause, quasi fosse semplicemente tornato al proprio posto. L'unione non fu più diretta, ma per lei fu difficile rendersene conto. Ansimò e appoggiò un lungo bacio sulla mascella di lui.

Alle parole di Yuichiro mancò l'equilibrio, il respiro. «Che idiota ad aspettare.» Nascose il viso nei suoi capelli e non si allontanò, si limitò a spingere piano, a premere.

Rei sentì ogni muscolo vibrare, tendersi e agognare. Fissò le piante dei piedi sul futon, tentando di trovare un appoggio per- Essere preceduta di nuovo fu favoloso.

Per errore un bacio di lui le arrivò sul naso. «Questo è vivere.» Sulla bocca. «Quando prendo te, prendo noi.»

Rei non desiderò altro che appropriarsi di quello che creavano insieme, sensazioni a cui non furono più necessarie parole.

Abbandonando la testa di lato, si torturò il labbro inferiore, trovando un ritmo lento e intenso per le proprie anche che si sollevano, ogni movimento un'esplosione controllata dei sensi. Le deviazioni improvvise dall'ordine le causavano scosse interne di tale potenza da spingerla a creare sorprese proprie.

Giocarono uniti e giocarono bene, così meravigliosamente che per lunghi istanti lei si ritrovò a ridosso di quell'orlo che prima aveva sfiorato. Non andò avanti, ma soprattutto non tornò indietro e la tensione pronta a sciogliersi, stretta e rovente dentro il suo corpo, rimase lì, a permetterle di godersi il massimo piacere possibile a mente ancora lucida. Yuichiro tentò di farla saltare oltre, ma lei si affezionò talmente a quel momento da aggrapparvisi inconsciamente: era fantastico poter assorbire e gustare anche la più forte e intensa delle ondate, sapendo che ci voleva un niente per andare più in là. Ma ancora no, non ancora.

Yuichiro le soffiò sugli occhi una domanda incerta. «Va bene?» Non smise di premere contro il suo corpo.

Muta, lei si limitò ad annuire velocemente, persistendo nel sollevare i fianchi contro i suoi.

Lui si fermò all'improvviso, alzandosi sulle braccia e allungandosi di fianco.

Rei gli artigliò la schiena. «Nonono...» Basta interruzioni, basta per favore.

«Un attimo.» Ansimava anche lui, il fiato corto e il respiro difficoltoso. Le trascinò qualcosa prima accanto e poi sotto il bacino, cercando di sistemarlo sotto le sue natiche.

«Che cosa-?» Col solo scopo di riprendere subito Rei lo aiutò a farle sollevare i fianchi sopra il voluminoso cuscino, ma quando vi si appoggiò trovò scomoda la nuova posizione, il baricentro del suo corpo sbilanciato. «No» si lamentò, mentre lui tornava a modellarsi sopra di lei.

«No?» si sentì chiedere, proprio quando i vantaggi della nuova angolazione divennero chiari.

Non gli rispose a parole; puntò le dita dei piedi sul futon e tirò su il ventre. Il piacere acuto e infinito uscì nel gemito di un'unica sillaba. Sentendosi precipitare, si afferrò al corpo sopra il suo con entrambe le braccia.

Con un disperato ansito di sollievo e puro godimento, Yuichiro si incastrò dentro di lei più a fondo, in modo quasi sconosciuto. Si ritrasse e poi trovò di nuovo il centro ignoto, ma soprattutto il punto sopra e fuori, che massaggiò involontariamente con l'intero corpo e peso.

Dentro di lei si bloccò ogni funzione, sopra di lei ci fu il suono di denti che scattarono a stringersi.

Yuichiro prese a muoversi come se volesse plasmarla, spingendo in continuazione senza più strategia, ordine o pensiero. Ne dimostrò un ultimo solo quando le afferrò confusamente l'incavo di un ginocchio, spostandolo verso l'alto e fuori.

«Ah-Ahh...!» Rei si tenne al pavimento sotto il futon, entrando nel mondo dove contava solo che fosse , così e più forte e di più, perché al diavolo la roba di prima, ora lei doveva andare oltre. Doveva arrivare là sopra, annegarci, pulsare non più dentro in fondo ma dentro -

Si tese con tutto il corpo e catturò il primo spasmo con un grido sordo, un sussulto improvviso. Gli altri catturarono lei, incatenandola a se stessa su un unico punto, fino a che non la intrappolò di forza anche il braccio sotto il suo bacino, quello che la tenne ferma per spinte che assecondarono, vinsero e conquistarono ogni singola contrazione, con indomabile certezza.

Le ci volle qualche lungo istante di indimenticabile piacere per tornare a udire il respiro imprigionato nel petto di lui, per capire che Yuichiro aveva semplicemente iniziato a perdersi in lei. Lo circondò con le gambe alte, godendosi le ultime fitte di delizioso oblio, donandogli se stessa.

Lo accolse, prese lui e prese loro, insieme. Domò l'impeto di entrambi, lo visse appieno fino all'ultimo momento.

Già stretto com'era tra le sue braccia, lui non le cadde addosso. Fermandosi, rimase semplicemente nella stessa posizione, stremato.

Lei si dissolse nel calore della calma. Lasciò scorrere lentamente il naso sulla guancia di lui, inspirando. Inspirando e sorridendo.

Sollevando la testa, Yuichiro le regalò un'espressione felice e stremata, ma fece pressione sulle braccia e si allontanò come la prima volta.

Delusa, Rei ne comprese il motivo. Si aspettò di vederlo in piedi, che attraversava la stanza, ma lui non si alzò: si limitò a girarsi di fianco, verso il lato opposto del futon. Seguì un suono di plastica e di carta leggera e poi... basta. Yuichiro tornò da lei.

Rei fece rivivere il sorriso. «Che hai fatto?» 

Lui terminò di sdraiarsi. «I fazzoletti. Prima li avevo messi per terra.»

Oh. Ottima soluzione.

«Così non mi devo alzare.»

Lei lo abbracciò. «Così non dobbiamo più interromperci.»

Per qualche attimo lui rimase in silenzio. Infine, gli nacque una risata bassa nel petto. «Allora intendevi questo.»

Eh, già. Gli sfiorò la bocca con un bacio. «Eh, sì.» Lo strinse più forte e riposò accanto a lui, sazia, quietata.

Nel silenzio della stanza giocò a sfiorarlo con le dita sulla parte alta del braccio, disegnando piccole curve senza significato. Dopo un po' cominciò a tracciare le linee degli ideogrammi del suo nome, riempiendosi d'amore alla fine di ogni breve segmento.

Come riscuotendosi, Yuichiro inspirò con improvvisa energia. «Posso dormire?»

La scosse una risatina bassa. «Come?»

«Mi è venuto sonno, ma tu sembri sveglia...»

Sì, ma non voleva quel sacrificio sciocco da parte sua. «Dormi.» Gli scostò la frangia dalla fronte

Le palpebre di lui si serrarono, serene.

Stringendolo, Rei posò le labbra su una sua spalla.

Dormi, lasciami vegliare.

E ringraziare, perché sei qui.

 

 

«Ehi, sei qui.»

Yuichiro si voltò verso l'ingresso del bagno. Sulla porta stava Rei, con indosso una tunica bianca.

«Ti sei svegliata.» Si mosse verso di lei nell'acqua calda.

Rei avanzò nella sua direzione. «Non credevo di addormentarmi.»

«Non hai dormito.» Lui stesso non aveva riposato per più di mezz'ora.

Rei si sedette sullo sgabellino del bagno. «Credevo che mi sarei svegliata sentendo lo stomaco pesante invece... no.» Ridacchiò. «Abbiamo mandato giù la cena con la ginnastica.»

Gli allenamenti nella strada verso un'aldilà di pace? Sicuro.

«E tu?» Rei appoggiò i gomiti sul bordo in ceramica della vasca. «Come mai hai deciso di farti un bagno?»

L'aveva avuto in mente da prima. «Pensavo di farmi una doccia, ma poi... ho voluto rilassarmi.» E fare qualcosa mentre lei riposava.

Rei fece dondolare un dito nell'acqua. «Te la prendi sempre comoda...» Sorrise. «Ma è bello fermarsi, concordo.»

Lui lo sapeva bene: pur essendo molto attiva, Rei si riservava lunghi momenti di tranquillità in ciascuna giornata, per fermarsi a riflettere e pensare. Forse lo stava facendo anche ora: aveva posato gli occhi calmi sull'acqua chiara, sulle increspature che causava coi movimenti lenti della mano. Le contemplava serena.

Lui contemplò lei, i capelli che le erano sfuggiti alla coda e che incorniciavano con leggerezza il suo viso, le labbra rese ancora più rosee e soffici dal vapore della stanza, le guance che parevano quasi lucenti sotto la luce, gli occhi viola brillanti di pacata gioia. Le stava davvero bene la sua tunica: Rei l'aveva allacciata alla vita con più cura di quanto non avesse fatto lui quella sera, ma per lei era larga e lo scollo sul petto era molto ampio. Lasciava intravedere le curve rotonde dei suoi seni, una vista su cui lui si era concentrato spesso negli ultimi mesi. Ma li aveva tenuti d'occhio da così tanto che avrebbe saputo dire con esattezza com'erano cambiati negli ultimi quattro anni, come si erano lievemente ingrossati, come lei avesse preso ad andarne più fiera col passare del tempo, tanto da lasciarne intravedere le linee e le curve più di frequente, soprattutto in estate.

Rei aveva fatto un paio di sogni su loro due, ma non aveva la minima idea di quante notti avesse passato lui in quel modo, a immaginare che gli fosse permesso di vederla, di toccarla, di adorarla. Finché non si erano messi insieme, lui aveva indugiato nella fantasia impossibile di lei che gli permetteva una sola volta di baciarla, un'azione che la stupiva e la portava ad abbandonarsi in maniera irreale. Eppure, persino la Rei dei suoi sogni era sempre rimasta lei: aveva continuato a negarsi a ogni passaggio. Il suo io immaginario, infinitamente più coraggioso di quanto era stato lui, era sempre riuscito a convincerla ad andare avanti.

In quella lontana sera di aprile perciò era stato straordinario e sconvolgente scoprire che a Rei bastava davvero un semplice bacio. E che lei non si negava; al massimo esitava, ma soprattutto dava e si donava.

«Mi fai venire voglia di entrare» gli disse Rei, mordicchiandosi un labbro.

Entrare? Il pensiero lo fece diventare rigido al bassoventre.

Lei si tirò indietro e si alzò, sedendosi sul bordo della vasca. «A cosa stavi pensando mentre mi guardavi?» Accarezzò un lembo della propria tunica, sul petto. «Non mi hai già visto?»

«Non mi stancherò mai.» O forse solo tra mille anni e un momento, ma giusto perché sarebbe passato a miglior vita.

Lei inclinò la testa, sorridendo. «Perché sono molto bella?»

«Sì.» Bella, perfetta.

Rei lo fissò con occhi divenuti scuri, caldi. Portò una mano alla vita e iniziò a sciogliere il grosso nodo improvvisato.

Lui si tese, tentò di anticipare la vista, ma nulla lo preparò all'immagine di lei seduta sulla vasca, la tunica aperta a rivelare ogni cosa: seni soffici e turgidi che pregavano un tocco, pelle candida e morbida sulla vita sottile, sulle gambe; era proprio una di quelle a nascondere l'ombra scura che lui aveva conosciuto solo quella notte.

Rei lasciò cadere una mano pigra nell'acqua. «Pensavi a me così?»

Lui non articolò parola, ma lei lo osservò in faccia solo per un attimo. Trovò la risposta più sotto, dentro l'acqua trasparente.

«Hai mai pensato a me così?» Si sfiorò lo stomaco.

Gli mancò l'aria. «Sì.» E quella cosa sulla realtà che superava la fantasia? Era vero, lui non aveva che conferme.

«E...» Gli occhi di Rei si riempirono di curiosità. «Che cosa facevi?» Si spiegò ulteriormente con una sola occhiata nella giusta direzione. «Smettevi di pensarmi?»

Quella era una soluzione a cui era stato costretto a ricorrere migliaia di volte. Ma un altro migliaio... «No.»

Lei si riempì di un silenzio... interessato. «Fammi vedere.»

Farle vedere?

Lo disarmò un sorriso timido. «Vorrei imparare. Per te.»

L'implicazione minacciò di non rendere necessario il minimo contatto per farlo arrivare al culmine. La sincerità venne in suo aiuto. «Io vorrei solo che tu entrassi in acqua.»

Gli occhi di lei divennero pozze profonde. «Anche io.» Rei si levò in piedi e lasciò scivolare la tunica bianca a terra.

Fu un istante, ma lui trovò ugualmente il tempo di memorizzarla per sempre nella sua testa.

Rei entrò nella vasca con un brivido; si lasciò affondare nell'acqua calda, vicino a lui. Sorrise, dolce e provocante. «Non toccarmi, va bene?»

«Cosa?» Se non la toccava subito sarebbe morto.

«Mi distrai.» Rei posò il palmo aperto su una sua spalla. «In modo fantastico, ma mi distrai. Adesso voglio pensare a te.» Gli stuzzicò la bocca con le labbra. Più che un bacio, una tortura. Rei la fece proseguire lungo tutto il suo collo; con la mano era scesa al centro del suo petto, facendolo tremare. Lei lo saggiò coi polpastrelli, lo stimolò con la punta delle unghie. Scese piano, inesorabilmente. Con un pollice saldo disegnò la linea più bassa del suo ventre. Vi passò sopra il dito una seconda volta, indugiando, graffiando pianissimo. Yuichiro seppe che non avrebbe resistito, che- Si sentì prendere. No, avrebbe resistito.

Rei guardava in basso, sorpresa. «È così... strano.» Lo accarezzò piano, troppo piano. «Diverso da quando sei dentro di me.»

Lui strinse i denti e cercò di immobilizzare i muscoli di tutta la parte inferiore del corpo. «Non dirlo.» Simili immagini - simili ricordi - rischiavano di portarlo a una rapida e ingloriosa fine.

Lei rimase a guardarlo. Sorrise impercettibilmente. «Faccio e basta?»

Prima di poter annuire lui recuperò il respiro.

Rei si sporse in avanti, gli occhi bassi, concentrati. «Provo.»

Provò con successo. Ogni suo tocco - per quanto inesperto - fu presente, nuovo, volenteroso e fu quello, quello, a spingerlo a chiudere gli occhi, felice di poter sentire ogni cosa e impazzire.

Rei fu più esigente di lui: provò e imparò. Studiò le sue reazioni, percepì e capì. La carezza di lei si fece totale, salda, lunga nel movimento.

Yuichiro ansimò contro la sua tempia e, dopo altre due carezze piene, lo fece anche Rei. «Scusami.» Allontanò la mano e si scostò di fretta.

L'interruzione lo lasciò di sasso. Rei si stava sporgendo oltre il bordo della vasca.

«Che...?»

«Ora lo trovo.» Lei trafficò con una mano sul pavimento. «Eccolo.» Scivolò nella vasca, tornando da lui. Gli lanciò un'occhiata e scosse velocemente la testa. «Mettilo tu.» Piantò sul suo petto il quadrato di plastica, lasciandolo andare solo quando lui lo prese in mano, più per riflesso che per convinzione.

«Scusami» gli ripeté lei, contrita. «Non ce la facevo più. Per favore, mettilo.» Gli fece spazio. «Poi continuo io, sul serio.»

Fu quella frase a risvegliarlo. «Continui tu?» Si sollevò fino a non stare più nell'acqua, appoggiandosi alla parete.

Si alzò in piedi anche lei e con gli occhi gli mostrò tutto il suo bisogno. «Sì, sopra.»

Lui scivolò con un piede, riuscendo a mantenersi dritto solo grazie all'appoggio del braccio sul muro. Conobbe un attimo di smarrimento prima di riprendere a funzionare. Espirò e dovette guardarsi le mani per strappare la confezione senza romperla. Fortunatamente, indossare l'involucro fu veloce e automatico.

Appena terminò, Rei appoggiò le mani sulle sue spalle, premendo verso il basso. Scivolarono entrambi nell'acqua, di nuovo, lui per metà sulle ginocchia. Rei si affrettò a circondargli le spalle con le braccia, salendogli sopra. «Il fatto è che ti immaginavo...» Cercò di posizionarsi contro di lui, riuscendo solo a strofinarsi deliziosamente. Per un istante, bastò a entrambi. «Ti immaginavo qui» concluse lei. Gli permise di catturarle la bocca, ma la staccò subito. «Aiutami.»

Lui iniziò a farlo e Rei cercò di assisterlo con una mano, ma rinunciò nel momento stesso in cui non fu più necessario. Con le labbra lievemente aperte, si abbassò piano su di lui, aprendosi, inglobandolo.

Yuichiro la intrappolò per la vita, trattenendosi a stento dal gettare la testa all'indietro. Fu la stessa reazione di lei e per questo, alla fine, Rei serrò le palpebre e gemette contro la sua bocca. Lui scese a baciarle il collo, la leccò sotto l'orecchio.

Le mani di Rei cercarono contemporaneamente di scostarlo e di tenerlo fermo. «Adesso...» le tremò la voce, «provo.» Le mancò la forza per sollevarsi fino a che non trovò l'appoggio giusto, le mani posate sulle sue spalle. Si tirò su. E tornò giù, rimanendo cauta solo fino a metà spinta.

Lui si morse un labbro: la pressione, la pressione della stretta che si apriva lo avrebbe ucciso. Era dannatamente- di nuovo, nuova.

Rei iniziò ad abbandonarsi con movimenti intensi non sufficientemente ritmati, non abbastanza incisivi.

Lui separò le mani sui suoi fianchi, afferrandola, per tentare di controllare la direzione.

Lei scosse la testa. «No, ci penso io, non toccare.» Quando si abbassò di nuovo, lo strinse coi muscoli, di proposito.

Lui sussultò sul posto e si rassegnò. «Scusami, no.» Un po' la tenne per la vita, ma soprattutto fece forza sulle ginocchia piegate e spinse verso l'alto.

Se mai le era venuta voglia di protestare, sparì in quel momento; Rei spinse di rimando contro di lui e in quel modo trovarono un ritmo immediatamente.

Yuichiro nascose la faccia contro il suo collo.

Non sarebbe durato più di un altro minuto, anzi, trenta secondi, e lei non era ancora- Per nulla certo che avrebbe funzionato, infilò una mano tra loro e cercò a caso quel che gli serviva. Lo aiutò a capire un fremito inconsulto di lei. Continuò a stimolarla con un dito e finalmente seppe di non dover più aspettare.

Aprì gli occhi e si concentrò su di loro, sul corpo di lei, bagnato e smanioso, che tremava e si muoveva per averlo dentro, sui suoi stessi fianchi che si fondevano con lei, con Rei che era davvero lì nell'acqua con lui a- Esplose. E lo fece anche lei e fu come svuotarle l'anima dentro. Si mosse violentemente e senza controllo, tra i brividi, per darle tutto e non avere più nulla da dare.

Rei tremò dappertutto, le guance arrossate, la bocca che non riusciva a rimanere chiusa, le palpebre abbassate.

Per lui baciarla fu un modo per cercare di saziarsi completamente di lei.

Alla fine, fu lei a spostarsi verso l'alto, piano, e poi indietro. Si rannicchiò, affondando nell'acqua. Rise. «Pensavo che niente avrebbe battuto il cuscino.»

«Niente batte te.» Quella per lui era l'unica verità, e vederla sorridere in quel modo - ancora preda della soddisfazione - gli fece venire voglia di riprenderla tra le braccia e... non lo sapeva, aveva mille idee. Le mise tutte in pausa quando si ricordò di doversi disfare di quello che ancora indossava. «Perché ne avevi uno?» Mentre iniziava a togliere la protezione, scorse la carta igienica non lontano dalla vasca.

Rei nascose il viso tra le ginocchia. «Non volevo più essere impreparata, ma non avevo intenzione di usarlo qui. Stavo solo andando in camera mia a rivestirmi.»

I suoi piani erano stati stravolti. «Per fortuna ti sei fermata a trovarmi.»

«Per fortuna.» Il sospiro felice di lei si tramutò in confusione. Rei girò la testa e si lasciò sfuggire un ansito. «No! I capelli.»

«Cosa c'è?»

Lei tirò su la coda zuppa d'acqua, sciogliendola dal nastro. «Si sono bagnati. Devo lavarli di nuovo o sembreranno paglia.»

A lui sembrava un fastidio insignificante. «Ti aiuto.»

Lei annuì, come se fosse scontato. Andò verso il bordo della vasca e afferrò il primo shampoo che si trovò davanti. «Ah... 'Scusami, no'?»

Lui preferì fissare l'acqua. «'Scusami' lo hai detto anche tu.»

«Eh, già.» Rei ridacchiò di nuovo e colmò la distanza tra loro come se non potessi stargli lontana. Lui si sentì navigare nella felicità.

«Vedi cosa mi fai fare? È perché sono pazza di te.»

Lo beccò mortalmente da qualche parte dentro il petto.

«Tu non sei pazzo di me?»

La sua Rei. La strinse più forte. «No, io sono lucido. E vivo per te.»

Lei si intenerì deliziosamente. «Tu devi solo vivere con me.» Sotto l'acqua, una sua mano cercò e trovò quella di lui. La tirò su. «Per sempre.» Rei intrecciò le loro dita. «E sempre. Prometti.»

«Prometto.»

Lei si commosse. «Allora ci dichiaro innamorati.»

Nell'abbraccio, Rei si dondolò contro di lui e Yuichiro la tenne stretta e vicina - la sua Rei, a cui voleva dare tutto e non far mai mancare niente.

Lei si allontanò incerta, cercando di non fargli vedere la patina lucida negli occhi. Si voltò. «Come prima cosa, aiutami coi capelli.»

Lui li accarezzo. «Agli ordini.»

FINE.


NdA - ...uhh. Prima un'analisi tecnica? :D

In questa storia ho provato a confondere un po' la voce narrante interna-esterna con una specie di discorso diretto (in certe particolari parti che avrete sicuramente notato :D). L'avevo già fatto altre volte, qui l'ho trovato ancora più appropriato per via del forte accento sulla passione.

Io non sono affatto un'esperta e non so neanche il nome della tecnica che sto usando (né se la uso bene), però è questo che voglio fare con queste scene lemon: esercitarmi a descrivere la passione. Ovviamente mentre scrivo non lo vedo in sé come un esercizio, però alla fine imparo mentre cerco di farvi vivere questi momenti :) Imparo cosa tralasciare, quali particolari menzionare, cosa non dire o come far capire senza essere specifica, come strutturare le frasi per mantenere il ritmo... In fase di stesura mi vengono in mente sempre nuovi problemi e soluzioni, sta lì l'apprendimento. Mi piace :)

E ora basta con la lagna e passiamo a cose più divertenti.

Primo. Sapete che per scrivere alcune frasette io ho chiuso gli occhi e ho lasciato che fossero le dita da sole a digitare? (non per la prima volta, ho fatto così anche per altre scene 'rosse' di mia creazione) :D Giusto un paio di brevi passaggi, ma questo per farvi comprendere quanto sono scema :D Non per forza nei momenti più caldi, ma proprio quando usavo certe espressioni che mi sembravano un po' troppo audaci o palesi.

Secondo. Se vi state domandando dove abbia imparato Yuichiro certi trucchetti la risposta è abbastanza semplice: la storiella del cuscino la deve alla sua prima ragazza, quella più grande di lui, che cercava di facilitarsi le cose con un metodo che per lei funzionava bene e che dava qualche risultato con un ragazzino che non ne sapeva nulla. In ogni caso, chiusa questa parentesi, sappiate che il povero Yu sta consumando tutte le sue cartucce all'inizio :D

Il suo bagaglio di conoscenze l'ha illustrato praticamente tutto a questo punto della sua esperienza con Rei quindi imparerà assieme a lei d'ora in poi (l'idea gli fa lanciare urli di gioia). La sua fortuna in tutto ciò sta che per certe questioni l'importante è essere coinvolti (amarsi aiuta parecchio) ed essere un po' disinibiti (per Rei come si è capito non è un problema).

Perciò, come diceva ggsi, mia fedele recensionista, il tempio è diventato davvero un Moulin Rouge :D:D:D:D

Per quanto riguarda i prossimi episodi, ho in mente due scene specifiche. Una per Usagi e Mamoru (da collocarsi in effetti prima di Verso l'alba) e una per Ami e Alexander (una delle famose volte a casa di lei che poi causeranno sudori freddi).

Ero partita con questa specie di raccolta con l'idea di scrivere scene molto meno contestualizzate e lunghe, quindi può essere che le prossime siano più incentrate solo su... ehm, quello. :D

Spero che abbiate gradito. Se sì o se avete critiche o perplessità, fatemi sapere, sapete che amo qualunque opinione.

Alla prossima!

ellephedre

   
 
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