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Autore: Mikayla    31/05/2010    1 recensioni
Elizabeth ha una lista di cose da fare e le depenna una dopo l'altra.
Ora è arrivata all'ultima voce.
[Scritta per l'AngstFest su fw.it]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quattro Amici e un Caffé'
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L’alba arrivò presto, il cielo prima nero e trapuntato di stelle si tinse di tinte chiare. All’orizzonte, sopra lo specchio del mare placido, si affacciò la luce tiepida del Sole, pronto a continuare il suo tragitto nel cielo rosa e sempre più azzurro.
«Non avevo mai dormito in spiaggia» sbadigliò Elizabeth stropicciandosi gli occhi con le mani, faticando a tenerli aperti.
Era una bella aurora, quella che le si presentava davanti, e se la stava godendo in ogni singolo modo, con ogni senso. Il tepore dei raggi del sole sul viso, il fresco della brezza mattutina sulla schiena, l’odore della salsedine, il rumore del mare, la sabbia calda nelle profondità ma gelida sulla superficie e la mano di Michael intrecciata alla sua.
Lui annuì, parco di parole.
Elizabeth parlava per quattro, quindi non si era mai sentito in obbligo di aiutarla nelle conversazioni. Le rare volte che avevano avuto una conversazione degna di questo nome lei aveva dovuto cavargli a forza le parole di bocca, centellinate.
«Sì, lo so che in questi pochi anni è normale non aver fatto delle cose… ma, ehi!, sono riuscita perfino ad andare ad Atlanta da sola in macchina. E guidare per diciotto ore consecutive non è così semplice come pensavo...» ridacchiò tra sé e sé.
Con le dita dei piedi affondò maggiormente nella sabbia, godendosi la bella sensazione. Se avesse saputo che non serviva andarsene lontano da casa per avere qualcosa di così meraviglioso forse avrebbe speso il tempo in modo differente.
Appoggiò il capo sulla spalla di Michael e inspirò a fondo «La faccia di Kate è stata impagabile: vorrei aver avuto la prontezza di spirito di scattarle una foto!» continuò a raccontare, certa che lui la stava ascoltando con attenzione.
Era una narratrice nata. Da sempre amava raccontare storie a chi voleva ascoltarla, fregandosene di passare per una bugiarda cronica.
«Lo rifarei subito, se non fosse che non mi piace fare una cosa due volte» rifletté smorzando l’allegria del ricordo con un tono serio «Credo che sia stata questa filosofia a portarmi a finire gli studi, altrimenti sarei ancora nella classe del barbagianni Miles a sbattere la testa su chimica.»
«Chimica ti piaceva» aprì la bocca per la prima volta Michael, parlando con tono neutro.
Elizabeth annuì convinta, sorridendo apertamente al Sole ormai alzatosi «Controllavo se mi ascoltavi. Mi piace metterti alla prova, di tanto in tanto» confessò con il tono di una bimba che ammette d’aver mangiato le caramelle senza permesso, ma per nulla dispiaciuta d’averlo fatto, ancora con il buon sapore d'arancia sulla lingua.
Michael le lasciò la mano, andando a posarla con l’altra sulla sua fronte. «È per questo che sono qui?» domandò dopo qualche istante, con tono basso e mortalmente serio.
Lei scosse il capo, togliendo i piedi dalla sabbia «No» rispose altrettanto seria. «No, non è un test: volevo davvero provare a dormire sulla spiaggia, una volta. E volevo farlo con te.»
Rimasero in silenzio, ascoltando la risacca dell’onda.
«Ho mentito quand’ho detto che non faccio nulla due volta» confessò con amarezza, alzandosi dal telo da mare e togliendosi la sabbia residua dal costume «Da quando ho conosciuto voi ho iniziato ad apprezzare le cose per quello che sono.»
Stagliata così, contro il sole nuovo, la brezza che dal mare sospingeva il pareo verso di lui, a Michael parve dovesse spiccare il volo da un momento all’altro, lasciandolo indietro, lì, da solo. Represse l’istinto di prenderla e stringerla a sé, impedendole di abbandonarlo.
«Mi mancherà la vostra compagnia, ma sono sicura che arriverete nel momento in cui dovrete arrivare, né prima né dopo» mormorò dolcemente.
Si voltò a fronteggiarlo, un sorriso malinconico e dolce, terso di limpida purezza e innocenza «Andrò avanti, Michael, nient’altro: una volta lì sederò tranquilla e vi aspetterò per tutto il tempo necessario.»
Il cuore del ragazzo si spezzò, stringendosi nel petto, contorcendosi non per il dolore, ma per la malinconia che sarà costretto a provare d’ora in avanti. Era una ben magra consolazione sapere che lei li avrebbe aspettati.
«Elizabeth...»
«Non avevo accettato di dovermene andare finché non ho ottenuto l’ultima cosa che c’era nel mio elenco» raccontò con occhi velati dalla tristezza. Non c’era rimpianto, dipinto in quelle iridi, ma nostalgia per ciò che era passato ed ormai era lontano e sfuggevole. «Ho fatto tutto quello che volevo fare.»
Michael scosse il capo. Lui l’aveva letta, quella stupida lista, e l’aveva aiutata a compilarla assieme a John, Andrew e William. «Non volevi un famiglia?»
Nell’esitazione della risposta il ragazzo colse quel rimpianto che Elizabeth evitava con tutta sé stessa, impedendosi con ogni mezzo di lasciarsi sopraffare da esso. Non voleva rimpianti come non aveva avuto rimorsi.
«Non così tanto, infine» riuscì a dire con un sorriso di cartapesta. Non era in grado di fingere, non ci era mai riuscita «Non credo che sarei mai stata una bella madre, né una buona moglie: sono troppo egoista per avere una famiglia» rifletté con tono amaro.
Da bambina aveva voluto una famiglia, una di quelle che vivono felici in una casetta in periferia, con lo steccato bianco e il tetto spiovente rosso. E voleva la porta verde smeraldo, i nani in giardino e dover sgridare il suo bambino di non tirare i capelli alla propria sorellina mentre giocano in cortile. E voleva sedere con la coperta sulle gambe, quando la sera è già calata, sul dondolo in veranda accanto all’uomo che aveva reso realtà il suo sogno.
Raggiunse il bagnasciuga, lasciandosi carezzare i piedi, per la prima volta con un groppo in gola che le impediva di parlare e raccontare le sue storie.
Non c’erano lacrime, nei suoi occhi. Non c’era rimpianto, sul suo viso.
Solo quel velo di malinconia le aleggiava attorno, come il vento sui vestiti.
Michael la raggiunse, colmando il vuoto tra loro con quel velo leggero. La strinse tra le braccia con gli occhi chiusi, inspirando il suo profumo misto alla salsedine.
«Era così importante venire qui? Così tanto da lasciarti accettare quello che sta succedendo?»
Lei scosse il capo, lentamente. Si voltò nell’abbraccio, trovandosi faccia a faccia con lui e gli posò la mano sulla guancia irsuta.
«Non vi ho mai detto quale fosse l’ultima voce della lista» confessò con un sorriso, vero questa volta «Temevo mi avreste presa in giro, come per la casa dei miei sogni...»
Si strinse leggermente nelle spalle, con espressione un poco colpevole «Vuoi provare a indovinare?» gli chiese. Ma il vero significato di quella frase era un altro: lo vuoi davvero sapere?
Michael fece cenno di no, dandole il beneplacito di rivelarglielo.
Il sorriso di Elizabeth si accentuò, prendendo una connotazione dolce «Prima di morire volevo innamorarmi» soffiò delicatamente sulle sue labbra, ringraziandolo per aver coronato il suo desiderio con un bacio.
Fu quel bacio, in quel solo istante, a rivelare a Michael che non avrebbe mai avuto consolazione.




[Prompt: m/f, consolazione]
   
 
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