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Autore: kishal    02/06/2010    2 recensioni
Perchè essere diversi, spesso, non vuol dire essere soli. C'è sempre qualcuno pronto ad accompagnarci nelle nostre quotidiane difficoltà. Anche se questo qualcuno è il nostro peggior nemico. Non è vero, Damon?
Genere: Avventura, Dark, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eva – La Prima Figlia

 

 

Capitolo 2: La Straniera

 

 

Quel giorno aveva accolto il suo risveglio alle luce dell’alba; di norma era difficile si svegliasse così presto, eppure quel mattino così era stato… e si sentiva addirittura di buon umore.

Aveva iniziato fin da subito a prepararsi per la giornata di scuola che l’attendeva. L’obiettivo era mantenere un basso profilo, quindi doveva trovare un abbigliamento che la facesse confondere tra la massa.

Dopo aver vagato a lungo per la stanza guardaroba, l’unica ancora ordinata in quanto semplice luogo di raccolta abiti (che poi, una volta smessi, andavano ad accrescere la disordinata pila nella camera da letto), optò per un paio di jeans chiari, magliettina country colorata, morbidi stivali di pelle di daino.

Scegliere lo stile da adottare era stata la parte del piano più facile da attuare. Ma, entrata in bagno, ebbe iniziò quella più complicata: a malincuore, infatti, si tolse i tre piercing che aveva in viso. Si era affezionata a quel trio di piccole sfere metalliche che le segnavano una linea perfetta dal labbro inferiore fino al limitare più basso del mento, passando per il suo centro; le aveva fatte anni prima, un po’ per sfizio e un po’ per ribellione, e le ricordavano affettuosamente la sua turbolenta adolescenza da ragazzina scapestrata. Non appena li tolse, i fori si riassorbirono completamente: se li avesse voluti di nuovo, avrebbe dovuto bucare un'altra volta la pelle….

Sorrise lievemente pensando che no, non se li sarebbe mai rimessa. Quei piercing erano stati una tappa del suo sviluppo, e oramai il loro momento era finito. Lei era cresciuta… e crescere significava guardare avanti, lasciarsi il passato alle spalle. Era lì a Mystic Falls proprio per quello, in fondo, no? E poi, cos’erano un paio di gingilli in confronto alla quiete personale che avrebbe guadagnato in cambio?

Per quanto riguardava il tatuaggio, invece, non si poteva fare nulla. Era lì per un motivo specifico, e doveva rimanerci. Per fortuna era abbastanza discreto, sebbene attraversasse proprio il centro della fronte con la sua linea di simboli incomprensibili e arzigogolati.

 

Si guardò allo specchio. Era solo in biancheria, ma non aveva bisogno di particolari accorgimenti per risultare decisamente fantastica.

Pelle perfetta, fisico da top model, viso incantevole.

Sì, Eva Marion Addams sapeva di essere decisamente hot. Ma l’attrazione che gli altri provavano per lei era un evento talmente abitudinario da essere ormai dato per scontato, e passare dunque in secondo piano. Era sempre stata particolarmente egoista, ma mai egocentrica. Non le importava essere al centro dell’attenzione, non le interessava che tutti la adorasse al suo passaggio. Le bastava avere ciò che voleva quando ne aveva bisogno. Per il resto, il mondo poteva pure andare in malora.

 

 

Elena uscì di casa sorridendo al ragazzo che, poggiato sul cofano di una fantastica fuoriserie, attendeva solo lei. Il giorno, diversamente dalla norma, non era in ritardo, e ciò significava – ancor più che la puntualità a lezione – potersi coccolare un po' prima di arrivare a scuola.

Stefan era un uomo d'altri tempi, in tutti i sensi. Ma, mentre ciò non trapelava dal suo giovanile aspetto, i suoi modi di fare, di sentire, di esprimersi, tradivano quell'antica educazione che gli era stata impartita 145 anni prima. Era bello, con un fascino maturo e quieto che la travolgeva semplicemente guardandolo, e quando la abbracciava la faceva sentire sempre a casa, sempre protetta, sempre amata.

“Buongiorno!” Disse lei avvolgendogli le braccia al collo, gli occhi già persi nei suoi.

“Buongiorno” Replicò lui, elegante e composto come sempre, calando con dolcezza sulle sue labbra. “Dormito bene?”

“Magnificamente!”

“Sì vede, sei raggiante!” Sussurrò, ricordandole, come ogni giorno, quanto fosse bella ai suoi occhi.

Lei sorrise. Sì, quel dì si sentiva decisamente in forma! “E tu?”

Il moro fece un'espressione affranta. “Diciamo che ho passato notti migliori… Damon è tornato tardi, ed era parecchio nervoso.” Mugugnò, lasciando intendere quanto un Damon nervoso risultasse rumoroso.

 

Quelle parole tuttavia ebbero un cattivo effetto su Elena che, ormai abituata dalla vita a trovarsi davanti sempre il peggio, si preoccupò immediatamente. Non disse quel nome, ma Stefan glielo lesse addosso, impresso nella sorda paura che luccicava nei suoi occhi, e si affrettò a quietarla.

“No, no. Non è per lei. Catherine non centra niente... stai tranquilla.”

“Ne sei scuro?”

“Se così non fosse, me l’avrebbe detto. “

Lei rimase un attimo pensierosa, poi assentì col capo, scacciando fra le braccia del ragazzo il pensiero di quella donna infernale. “Cosa sarà successo allora?”

“Non lo so esattamente. Ieri notte avrebbe dovuto fare il suo turno di vigilanza con lo sceriffo Forbes… credo che qualcuno gli abbia fatto saltare i nervi!”

“Beh, se salterà fuori un cadavere in questi giorni, sapremmo chi è stato l’imprudente!”

 

“Oh, suvvia, Elena! Queste cose non le faccio più, ormai dovresti saperlo! Sono cambiato!” Esordì una ben nota voce ammiccante, costringendoli a voltarsi nella sua direzione.

Ed eccolo lì, il fantastico dongiovanni, l’uomo – o meglio, il vampiro – più seducente, sagace e scaltro di Mystic Falls. Almeno a suo avviso. Di certo, agli occhi di tutti dimostrava di essere un provocatore nato; non a caso le sue parole il più delle volte erano affidabili quanto una boccetta di acqua ossigenata riempita col veleno: seppur per forma apparissero attendibili, era meglio non testarne mai la veridicità.

La bella mora preferì non approfondire con lui quel discorso, mancando di ricordargli quanto il detto “Il lupo perde il pelo ma non il vizio” gli calzasse a pennello. Scelse dunque di cambiare argomento, prediligendone un altro ben più interessante. Già, perché la presenza di quel guastafeste là a quell'ora era un vero mistero. “E tu che ci fai qua?”

“Sono venuto a darti il buongiorno!” Replicò, dolce come il miele.

Damon…” Lo ammonì il suo consanguineo, che aveva in mente lo stesso dubbio della ragazza.

“Fratellino, non ti preoccupare, il mio è un buongiorno più platonico del tuo! … Anche perché quel tipo di cose preferisco lasciarle per la buonanotte…” Ammiccò birbante e sensuale, facendo decisamente irritare Stefan.

Elena alzò gli occhi al cielo, trattenendo il suo ragazzo per le braccia. Non era proprio il caso di cedere alle provocazioni di quel briccone già di primo mattino.

 

“Damon, avanti, parla chiaro. Perché sei qui?” La giovane Gilbert si sforzò di tenere un tono tranquillo. Non odiava quel ragazzo... non al momento almeno, contrariamente al passato. Ora si era creato tra loro un profondo legame, che definire amicizia era allo stesso tempo troppo e troppo poco. Troppo perché Damon, nonostante avesse effettivamente cambiato atteggiamenti nei loro confronti, era un tipo particolarmente lunatico, e l'equilibrio raggiunto poteva spezzarsi da un istante all'altro. Senza contare che Stefan lo riteneva pericoloso per la loro relazione, per cui lei preferiva non starci troppo assieme. Troppo poco perché, nonostante tutto, un filo invisibile legava i loro spiriti; più di ogni altro lei riusciva a capirlo, a trovare le causa dietro ogni suo comportamento, anche il più strampalato... Riusciva perfino nell'impossibile, ossia a vedere il suo dolore, la sua tristezza, dietro quella maschera sfrontata e menefreghista che non toglieva mai. Ma capirlo non significava giustificarlo, e Damon aveva l'abitudine di fare errori troppo grandi e difficili da perdonare.

“Come sta il fratellino?” Chiese invece lui, portando la conversazione dove preferiva, com'era sua abitudine.

 

Al pensiero di Jeremy Elena sorrise lievemente, mentre gli occhi scuri le si riempivano di contentezza. “Migliora a vista d’occhio. Ormai ci riconosce ad ogni visita… Passa ancora la maggior parte del tempo a dormire, ma i dottori sono molto ottimisti, dicono che entro questa settimana il suo organismo avrà smaltito tutti le scorie di quel veleno, e potremo riportarlo a casa.”

Raccontò, stringendo più forte la giacca di Stefan, che le baciò la fronte e accarezzò i lunghi capelli bruni, come a darle sostegno.

 

Avevano avuto tutti molta paura per Jeremy. Quando, quella terribile notte di due lustri prima, l’avevano trovato steso sul letto, freddo come il ghiaccio e altrettanto pallido, avevano creduto seriamente che fosse morto… e che in casa ci sarebbe stato un nuovo vampiro, vista la boccetta colma di residui della rossa sostanza in cui erano incappati poi. Ma Damon – sì, proprio quel disgraziato – gli aveva praticato velocemente un salasso, e l'aveva trasportato poi d’urgenza all’ospedale, dove i medici avevano ultimato il suo salvataggio.

Da quasi due mesi ormai era chiuso in clinica di rianimazione, ma il periodo di segregazione era agli sgoccioli.

“Fantastico!” Sorrise entusiasta Damon. “E zia Jenna come va? Tutto bene? Nuove tresche con individui poco rassicuranti all'orizzonte?”

 

A tal quesito, Elena alzò entrambe le sopracciglia, mentre Stefan corrugava la fronte. Sebbene le loro due espressioni fossero estremamente differenti – e complementari – il pensiero era lo stesso. Forse era credibile che Damon si interessasse alla salute di Jeremy, ma di Jenna non si era mai curato minimamente. Di conseguenza, porgeva quei quesiti non per interesse, ma per temporeggiare.

“Non ci hai ancora detto perché sei qui, Damie...”

Per tutta risposta, quello sorrise malandrino.

 

Neanche un attimo dopo un clacson suonò, spingendoli a voltarsi dall'altra parte.

Matt e Caroline, insieme in macchina, stavano parcheggiando proprio vicino a loro.

“Salve ragazzi!” Salutò la bionda allegramente.

“Cosa c'è qui, una riunione di prima mattina?” Chiese Matt, ugualmente di buon umore.

“Incontri fortuiti... almeno credo!” Replicò Elena, lanciando uno sguardo bieco al caro cognato.

“Tieni Elena, queste sono le dispense di Sociologia che mi hai chiesto! Ma che è successo, te le sei sognata?! Mi hai mandato quel messaggio alle tre di stanotte!” Chiese la bella Forbes, sporgendo in sua direzione un vasto insieme di fogli, libri e quaderni.

“Sociologia?” Ripeté Stefan, fissando la ragazza. “Da quando segui Sociologia?!”

“Non... non la seguo infatti!” Replicò allibita lei, non ricordando di aver mandato alcun messaggio alle tre di quella notte. “Caroline, sei sicura che quel messaggio ti sia arrivato dal mio numero?”

“Ma si, certo!” Disse lei, poggiandosi in grembo l’ammasso di carte e prendendo subito in mano il cellulare per sfogliare la lista dei messaggi ricevuti. “Ricordo di averlo letto più e più volte, incredula! Tu non chiedi mai appunti, sei capacissima di prenderli da sola! Eppure... ora non lo trovo...” Aggrottò le sopracciglia, proseguendo comunque nella ricerca.

Nel frattempo, Elena si era voltata a fissare di traverso Damon: di sicuro quella era opera sua. Ma trovò il ragazzo intento a scrutare con attenzione davanti a sé. Seguì il suo sguardo, e subito individuò l'oggetto del suo interesse: una figurina graziosa usciva, infatti, dalla villa davanti alla sua.

 

“Mah, l'avrò cancellato!” Concluse Caroline, mettendo a posto l'aggeggio tecnologico. Quando alzò lo sguardo sui suoi amici, tuttavia, vide che questi erano concentrati su qualcos'altro. Subito si voltò, illuminandosi all'istante. “Ma quella è la nuova arrivata!”

“Non sapevo vivesse qui!!” Esclamò Elena, stupita. Si era accorta che White Crown, la tenuta davanti alla sua, era di nuovo abitata da un mese a quella parte… ma aveva avuto modo di vedere solo una robusta signora nera fare su e giù per il viottolo padronale.

“Io l’ho scoperto ieri! Ma guardatela, è proprio carina... e ha decisamente cambiato stile da ieri! Sbaglio o è venuta a scuola conciata da Black Angel?”

Black Angel?” Chiese Stefan.

“Ma sì, quel vecchio telefilm con Jessica Alba...” Spiegò frettolosamente la bionda, troppo intenta a studiare ogni minimo particolare della straniera per poter dare maggiori notizie riguardo l’abbigliamento dell’eroina di quella serie televisiva (che tra l’altro non le era mai particolarmente piaciuta, troppo dark e poco love).

“Non sembra un tipo socievole.” Aggiunse tuttavia Matt. “Ieri sembrava facesse di tutto per non entrare in contatto con nessuno.”

 

 

Eva attraversò il vialetto di casa col suo veloce passo felino.

Sorrideva al ricordo delle esclamazioni di gioia di Rosie che, nel vederla vestita in quel modo, si era illuminata tutta. Aveva perfino accettato senza fare storie di riordinarle la camera, evento eccezionale visto che principio base della tata era sempre stato “a ciascuno il suo”, ossia i suoi casini doveva risolverli da sola.

Quella donna le voleva davvero un gran bene, tanto da desiderare di vederla sempre perfetta, sempre bellissima così come lei la reputava. Non aveva mai accettato che lei oscurasse la sua bellezza con abbigliamenti cupi e trasgressivi. In passato rimproverava spesso perfino sua madre quando le permetteva di uscire conciata poco canonicamente, e non la finiva di lamentarsi fino a quando, devastata, quella non si rinchiudeva nel suo laboratorio, dicendo che aveva da fare.

Alla sua mamma invece non era mai interessato tanto il suo abbigliamento. Passava le giornate chiusa in quel gigantesco stanzone tecnologico che era il suo studio, facendo calcoli, esperimenti, annotando appunti, teorie, conclusioni raggiunte. Le molecole che componevano il suo guardaroba erano sempre state di ben poco interesse scientifico per lei. Ma non mancava mai di chiederle come stesse, di correre al suo capezzale quando stava male, di accudirla nei momenti di crisi.

 

Deglutì, mentre occupava la sua mente col pensiero di un gigantesco cartello con su scritto STOP. Stop, basta pensare al passato. Era un metodo di cui aveva sentito parlare tempo prima in una trasmissione televisiva sulle crisi di panico, e provando ad applicarlo al suo caso, si era accorta che funzionava per davvero.

La mente si svuotava, i vecchi cassetti polverosi si richiudevano, celando al suo cuore il loro contenuto. Così, lei poteva riprendere la sua vita spensierata.

 

Come arrivò in strada, si accorse che i pensieri di prima l’avevano distratta troppo dalla realtà concreta. Non si era accorta, infatti, che dall’altro lato del viale un gruppo corposo di compaesani la stava fissando.

Non fu difficile riconoscere la sua vicina di casa, la sexy modaiola, prontamente incollata al suo nobile cavaliere, e Caroline Forbes, l’unica del gruppo di cui ricordasse il nome e di cui seriamente si preoccupasse. Lo sguardo che le stava rivolgendo era un po’ troppo entusiasta per risultare rassicurante… vestirsi in quel modo era stato come darle l’invito a banchettare con un terzo grado da favola a sue spese.

Del biondo al suo fianco, ne ignorava perfino l’esistenza. Dalla giubba però si poteva evincere si trattasse di un giocatore di football. Che coppia cliché... la bella e la bestia, il capitano e l’ape regina, l’arrapato e la lupa. Come minimo lei era pure una cheerleader.

Era colpa di individui del genere se la vita alle volte diventava così banale. Perlomeno lo era la loro: lei aveva un’esistenza abbastanza fuori dal normale per potersi permettere di cadere in luoghi comuni, e di certo la loro vicinanza non l’avrebbe cambiata di mezza virgola.

 

Ma la vera sorpresa fu scorgere fra le fila nemiche il disgraziato della sera precedente, il bel faccino che aveva tanto raffinatamente invitato ad andare al diavolo. Non che lo reputasse un amico, in effetti lo sopportava meno della bionda, ma non avrebbe mai immaginato di trovarlo in compagnia di quel gruppo. Beh, quant’era vero che “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”, ora che sapeva come stavano le cose sarebbe stata ben attenta a rifuggire il contatto con ciascuno di loro.

Quel mattino tuttavia l’espressione del giovane scavezzacollo era priva di ogni traccia di gioco. Il suo sguardo severo la sondava senza pudore, come in cerca di risposte.

Se un fatto del genere fosse accaduto a Los Angeles, avrebbe reagito in modo ben più esplicito, magari con una doppia alzata di dita medie, com’era sua abitudine. Ma qui non poteva dare nell’occhio. Si sarebbe tuttavia volentieri dilungata a dargli maggiori indicazioni sulla strada da percorrere per inoltrarsi negli abissi infernali… Magari, per esplicitargli meglio il pensiero, prossimamente gli avrebbe potuto donare perfino una copia della Divina Commedia di Dante Alighieri. Solo dell’Inferno, però: non doveva venire a conoscenza della possibilità di uscita dai meandri dell’oltretomba dannato.

 

Un sorriso poco rassicurante le comparve sulle labbra, mentre allungava la mano destra e rivolgeva un carezzevole saluto al suo grande amore, spiazzandolo decisamente. Il pensiero di attirarsi troppo l’attenzione addosso l’aveva inizialmente bloccata, ma un’occhiata al gruppo le aveva fatto capire che non era il caso di mettersi problemi del genere: da quanto si deduceva dai loro sguardi curiosi, avrebbero continuato a parlare di lei per molto a lungo.

 

 

Caroline aspettò solo i pochi istanti necessari alla nuova arrivata per svoltare l’angolo, prima di chiedergli famelica: “La conosci?”

Damon, che aveva ancora l’amaro in bocca per la sfrontatezza di quella giovane pulzella, si sforzò di sorridere e apparire tranquillo. “Sono stato io a portarle l’invito per la festa!” Disse, parlando come un vero pettegolo e facendo venire l’acquolina in bocca alla famigerata gossip girl.

“No!”

“Oh sì!”

“NO!”

Ooooh, sì!”

“Oh, quanto t’invidio! Io non le ho ancora neanche rivolto la parola!”

“Non credo che nessuno l’abbai fatto, a parte qualche professore. Sai qualcosa sul suo conto?” Domandò Matt.

“Purtroppo ben poco! Si chiama Eva Marion Addams, ha 17 anni e viene da Los Angeles!”

“Wow, si è fatta un bel viaggetto dall’altra parte della costa a qui!” Commentò Elena, stupita.

“Esatto! Io mi chiedo cosa l’abbia spinta ad abbandonare quella splendida città piena di interessanti negozi per venire qui, a Mystic Falls, fra le sperdute campagne della Virginia! Ma scherziamo?! Io non l’avrei mai fatto! Quella ragazza deve avere qualche rotella mal funzionante nel cervello!”

“Può darsi, ma senza dubbio in compenso ha le tasche piene di soldi: White Crown non è esattamente una delle ville più economiche della zona…” Aggiunse Matt.

“A proposito! Sapete cosa mi ha rivelato mia madre? Che l’atto di compravendita l’ha firmato lei! La casa è SUA!”

“Nessun genitore?” Domandò Stefan, sorpreso.

“Assolutamente no! E per di più la donna che sta con lei non è la madre, ma una sorta di governante domestica! Ah, quanto vorrei avere anch’io qualcuno che mi accudisse in tutto!

Comunque, tutto lascia presumere che si tratti di una ricca californiana orfana da poco!”

“Perché orfana?” Chiese Stefan.

“Non lo so, sono le parole esatte che ha pronunciato mia madre quando l’ho interrogata a riguardo!

Oh, che mi venga un colpo!” Esclamò poi, d’improvviso, facendo spaventare tutti “Sono quasi le otto e mezza! Ragazzi, si parte a scuola!”

 

Sentendo l’orario, la placidità del gruppo si sciolse repentinamente, e mentre Matt e Caroline sfrecciavano via velocemente, Elena e Stefan si accingevano a salire in macchina.

“Se credi di passarla liscia ti sbagli di grosso!” Pronunciò minacciosamente Elena in direzione di Damon. Aveva capito che non era arrivato nessun messaggio all’amica quella notte, ma era stato il vampiro a manovrare la sua mente affinché, quella mattina, si trovasse esattamente a quell’ora davanti a casa sua.

“Poi mi spieghi perché ti interessa tanto quella ragazza!” Rincarò la dose Stefan, facendo manovra. Era chiaro che Caroline gli servisse per sapere qualcosa in più sulla straniera senza dover stare a ficcare il naso in giro di persona.

“Chi, Caroline? – pronunciò lui, facendo il finto tonto – Suvvia ragazzi, è già fidanzata! Non mi interessano di certo le ragazze già occupate!” Aggiunse, un’allusione che fece saltare qualche nervo al povero fratellino.

“Parlavamo di Eva, Damon, non fare finta di niente!” Lo redarguì Elena.

“Oh, non ti preoccupare baby: nel mio cuore c’è spazio per una donna sola!” Altra allusione, contrastante la prima. Come risposta ottenne solo il rombo del motore della macchina di Stefan, e lo stridio delle sue gomme sull’asfalto.

 

Una volta rimasto solo, il vampiro sorrise lievemente. Scherzando si può dire tutto, anche la verità… l’unica pecca era che non si veniva creduti.

 

 

 

 

Ci sono momenti - particolarmente intensi - in cui riesci a percepire la vita che ti circonda con ogni tuo senso: i colori ti appaiono più vividi, i rumori della natura sembrano seguire una comune melodia, i profumi rivelano l’essenza stessa delle cose, e il tatto diventa quasi un mezzo di comunione del proprio io con l’altro.

Non c’era niente di più affascinante dello spettacolo della natura. Un paesaggio al tramonto, l’odore dell’erba appena tagliata, l’arcobaleno di pinne multiformi di mille e mille pesci che danzano tra le onde dell’oceano… questi erano alcuni dei tesori che avrebbe sempre portato con se, memorizzati nel cuore e nella mente. E per arricchire questa sua collezione interiore si sentiva pronta a partire e abbandonare tutto ciò che di materiale possedeva, perché era convinta che, conservando in sé il sentore di cotanta bellezza, un po’ di tal splendore si sarebbe riflesso anche in lei.

 

Imparando a guardare davvero la natura, ad immedesimarsi con essa, aveva appreso molte cose, prima fra tutte che il cosmo non è altro che un’enorme rete che lega a se tutti i suoi più piccoli componenti. Tutto è connesso, anche se spesso questi legami sono difficili da vedere. Ma quando si riesce in tale ardua operazione, ci si rende conto di essere partecipe del continuo divenire delle cose: uno spicchio della poesia dell’universo s’incarna in ognuno di noi.

Ed è sempre per via di queste esperienze, di quella traccia indelebile che lasciano nel nostro spirito che, prontamente, in occasioni come quella si generavano importanti interrogativi.

 

“Che ne dici di venire a vedere gli allenamenti delle Cheerleaders questa sera? Abbiamo un posto vacante, e stiamo cercando qualcuno in grado di occuparlo! Mi sembri piuttosto atletica, sai? Ah già, quasi dimenticavo: stai parlando col capitano del gruppo!”

 

Cos’era Carolina Forbes? Un errore? O un’aliena? Dov’era la poesia in lei?

Ammetteva che fosse particolarmente abile nell’abbinare differenti sfumature di colori all’interno del suo look modaiolo, ma l’accoppiamento cervello-bocca le era ancora sconosciuto. O meglio, il primo non lo usava affatto, la seconda anche troppo.

Non si ricordava esattamente come l’avesse accalappiata, ma erano quindici minuti che stava fra le sue grinfie malefiche.

 

“Mi spiace, ma sono anemica, e anche emofiliaca. Gli sport posso solamente guardarli da lontano!” Capiva improvvisamente il disegno divino, comprendeva il perché fosse stata creata con tante carenze: il Signore, nella sua immensa generosità, le aveva voluto risparmiare la fatica di trovare una scusa per rifiutare quel terribile invito.

“Oh, quanto mi dispiace!” Disse la bionda, in tono lamentoso

“Anche a me!” Replicò veramente affranta Eva.

“Ma cosa significa esattamente emofiliaca?” Chiese poi Caroline, dubbiosa.

“Il mio sangue ha problemi di coagulazione.”

“…”

“Se mi taglio rischio il dissanguamento.” Non era proprio così nel suo caso, ma l’obiettivo al momento era demotivare l’interesse sportivo dell’aliena nei suoi confronti.

“Oh! Oh, che cosa orribile! Non sai quanto io odi la vista del sangue! Mi fa letteralmente entrare in panico!”

“Sì?” Alle volte, vincere era davvero facile.

“Decisamente!

Ora è tempo che vada, il team mi aspetta! Quando guarisci fammi sapere, potrei comunque trovarti un posto nel gruppo!”

“Grazie Caroline! Buon allenamento!”

 

Quando guarisci fammi sapere. Forse gliel’avrebbe dovuto ripetere anche lei… chissà se almeno così avrebbe capito che la sua malattia era incurabile tanto quanto la sua.

 

 

 

Elena, i libri in braccio, era appena uscita dall’ultima lezione quando si avvide della presenza dell’affascinante cognato nel parcheggio scolastico.

Vagamente inquietata dal suo atteggiamento di quel giorno, gli si avvicinò. Lui stava appoggiato sulla carrozzeria della sua decapottabile, braccia conserte e gambe incrociate, a fissare un gruppo di studenti in lontananza. Non la guardava, ma lei sapeva che aveva percepito la sua presenza: i sensi dei vampiri sono molto più sviluppati di quelli di un comune umano.

 

“Damon” Lo chiamò.

“Elena” Replicò lui, piatto, voltandosi a sorriderle.

“Cosa ci fai qua?”

“Non fai altro che chiedermelo oggi! Non sei felice di vedermi?” Chiese, sbattendo le ciglia più volte.

Certo… ma ti sto vedendo troppo spesso per i canoni abituali, in posti – per giunta – dove non dovresti essere. Stai perseguitando Eva?”

“Eva?”

“La nuova”

“Forse” Mugugnò, rivolgendo altrove l’attenzione. Elena levò gli occhi al cielo: quando Damon facevo lo sfuggente, aveva qualche idea malsana che gli vorticava per la mente. Che fosse la Addams poi il centro dei suoi pensieri, oramai era assodato. Anche in quel momento stava fissando lei che si allontanava fra le schiere degli altri compagni.

 

“Beh, è una ragazza molto carina…”Iniziò, tentando di carpirgli qualcosa, e studiando ogni sua reazione. “Mora, occhi verdi, corpo da sballo…” Niente, pareva una statua di sale. “Insomma, si può sapere perché ti interessa?”

“Tesoro su, non fare la gelosa! Basto per tutte!”

Quella spalancò gli occhi, indignata. “Finiscila! Voglio sapere il motivo di tanta attenzione! Mi hai già fatto capire che non è il suo fisico ad averti abbagliato! Allora cos’è? Cosa sta succedendo? ”

 

“Elena!”

I due si voltarono, vedendo giungere verso loro il più piccolo dei fratelli Salvatore. Sicuramente aveva udito tutta la conversazione, perché non smetteva di fissare Damon con la fronte corrugata. Questo, dal canto suo, iniziava a spazientirsi: perché non lo lasciavano progettare in pace?

“Se hai percepito un pericolo dovresti dircelo.” Sussurrò Stefan, stringendo un braccio attorno alle spalle della ragazza.

 

A Damon non sfuggì quel semplice gesto… e non sfuggì neanche il modo in cui lei si adagiò al suo fianco, di nuovo rilassata e tranquilla. Era così lontano dal modo in cui si comportava con lui, che si stizzì ancora di più. Sapeva che probabilmente Elena non sarebbe mai stata sua, ma doverselo ricordare ogni volta che li vedeva assieme era quanto di più logorante ci potesse essere.

“Il mio sguardo con lei non ha funzionato.” Si sbottonò, d’un tratto. Forse era il caso di rivelare anche a loro quanto sapeva, almeno perché si rendessero conto che era meglio prestare attenzione nei rapporti con la tipa.

“Cosa? Perché hai tentato di ipnotizzarla?!” Chiese invece Elena, scocciata.

“Magari assume verbena.” Rispose tranquillo il fratello.

“Uno: mia cara Elena, mi spiace ferire il tuo cuoricino sensibile ma io ipnotizzo chi voglio. Due: fratellastro, non ti sembra strano che una fanciulla che non ha radici a Mystic Falls assuma verbena? Perché sa dei vampiri?”

“I vampiri non esistono solo qua…

“Ma qua sono molti a sapere della loro esistenza!”

“Anche là fuori qualcun altro c’è! Se ritiene che assumere verbena sia una garanzia in più per il suo benessere, a noi cosa dovrebbe importare? Non credo proprio che faccia male!”

 

“Altro particolare: i piercing”

“Cos’hanno?” Chiese Stefan.

“Oggi non li aveva più…” Ricordò Elena.

“Qualcuno ha visto buchi? O cicatrici? Io no! E che io sappia, guarigioni così veloci non sono naturali! A meno che non si tratti  di un mezzo demone, ovviamente!

E, ancora: cos’è quello strano tatuaggio che ha sulla fronte?”

“Non è strano, é solo un tatuaggio!”

“Ragiona bellezza! Una vanesia del genere non si sarebbe mai fatta rovinare indelebilmente quel bel faccino per un capriccio adolescenziale!”

“Aveva anche tre piercing sul mento, non so se te ne sei già scordato…

“Ma i piercing, com’è stato già dimostrato da lei stessa, possono essere levati senza problemi!”

 

“Perché l’hai definita vanesia? Che ne sai tu della sua vanità? Damon, quanto conosci questa ragazza? Stamani ti ha pure salutato!” Indagò allora Stefan.

“Abbastanza da sapere che si tratta di un’odiosa viziatella maleducata, piuttosto lunatica e con un pessimo senso dell’ordine.”

“Senso dell’ordine?!”

“Dopo esserti recato a casa sua per darle l’invito e averci litigato, per ripicca ai tentato di ipnotizzarla per entrare in camera sua e non ci sei riuscito, è così?” Realizzò Elena, arrabbiandosi. “Ecco perché era così nervosa ieri notte, Stefan!”

 

Damon alzò gli occhi al cielo, stufo. Ne aveva davvero abbastanza di quei due scettici incompetenti. “Siete due esseri inutili.” Asserì, aprendo lo sportello, pronto ad andarsene.

Le parole di Elena, pronunciate con un tono più accomodante – forse per scusarsi dell’acidume di poco prima – lo trattennero ancora per un attimo. “Non é successo niente di negativo da quando lei è qui, Damon, chiunque o qualunque cosa sia non credo sia pericolosa. Se hai dubbi comunque, e non vuoi aspettare fino a domani, potresti andare tu stasera da Bonnie… lei può vedere nelle persone.”

“Cosa succede stasera?” Le chiese Stefan, all’oscuro.

“Zia Jenna mi ha mandato un messaggio poco fa… dice che questa mattina i dottori le hanno dato il permesso per portare via Jeremy! Andiamo a prenderlo come torno!” Esclamò, entusista, gli occhi lucidi per la felicità.

Mentre Stefan l’abbracciava, Damon salì in macchina, sorridente. “Fai i miei auguri a quel disastro. Prima o poi verrò a trovarlo.” Le disse, andandosene. Era il suo modo per farle sapere che era lieto che fosse felice; era il suo modo per farle capire che, anche se non era Stefan, anche lui teneva a lei.

 

Per strada, si concentrò sul prossimo passo da compiere. Aveva già pensato che i poteri della strega sarebbero potuti tornargli utili; dubitava seriamente, tuttavia, che lei fosse pronta a metterli a sua disposizione.

Doveva mettere in moto il suo machiavellico cervello e trovare una soluzione. Niente e nessuno sarebbe riuscito a convincerlo a mollare: era sicuro che dietro Eva ci fosse un mistero, e voleva sapere quale.

 

 

 

 

 

 

Ringrazio nacchan e juju210 per le recensioni al precedente capitolo, e anche tutti coloro che l’hanno semplicemente letto! Spero che anche questo sia di vostro gradimento!

Fatemi sapere J

 

Kishal

 

Ps: Sapete se e come si possono postare immagini su fb? Volevo mostrarvi il volto prescelto per la nuova protagonista! Grazie in anticipo! J

   
 
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