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Autore: Sleeper    05/06/2010    2 recensioni
Lo stesso evento, diversi punti di vista. Artemis Fowl è cresciuto, non più il ragazzino dal QI più alto d'Europa. Ora è un ragazzo di diciassette anni, ma la sua capacità di finire in guai grossi, non è svanita con l'età. Questa è la storia di un furto: Stephen Mayer, famoso criminale americano, sottrae il Libro del Piccolo Popolo per decifrarlo, allo stesso modo in cui Artemis aveva fatto, esattamente cinque anni prima. Questa volta tocca proprio a lui, affiancato da reclute scelte della LEP, recuperare il Libro, per proteggere non solo i suoi interessi, ma anche quelli della popolazione del misterioso mondo sotterraneo.
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’urto dell’ esplosione lo costrinse ad aggrapparsi a Leale con tutte le sue forze, per non cadere a terra. L’omone grugnì, avvolgendo fra le grosse braccia fasciate di nero il padroncino. Schegge di vetro e cocci ovunque. Si chinarono fra la polvere, la fronte bassa, le ginocchia schiacciate contro il pavimento di marmo. L’aria era satura di grida e tonfi, una dozzina di ombre passarono a pochi metri dai due, ancora accucciati contro le gambe in mogano del loro tavolo. Artemis si maledisse una volta di più: avrebbe volentieri evitato una seccatura del genere. Si guardò attorno, oltre Leale, gli occhi che lacrimavano fra la polvere. Un silenzio improvviso era sceso sulla sala, evacuata in tutta fretta, pochi attimi prima dell’ esplosione.
"Avanti Fowl, è inutile giocare a nascondino!”
Quella maledetta voce squillante gli faceva venire i nervi, sbuffò, spolverandosi le spalle dello smoking, alla ricerca della sagoma di Spinella Tappo. “La tua stessa arroganza ti sta portando nella tomba, ragazzino. Se avessi lasciato perdere la ricerca del Libro da subito, ti avrei risparmiato..” Non stava mai zitto? Non riusciva a pensare con quel blaterare di sottofondo. Artemis Fowl non aveva alcun interesse nelle parole di quella mezzatacca di un ladro, ma doveva ammettere che, quando qualche mese prima, si era ritrovata un paio di agenti della LEP sotto casa ad accusarlo di averli nuovamente derubati del Libro del Piccolo Popolo, era stato colto da un certo senso di angoscia, fatto raro per lui. Estrasse il palmare dal taschino della giacca scura. Osservò i puntini rossi sullo schermo: Spinella si trovava a qualche metro da lui, sulla sinistra, Bombarda si trovava, secondo i piani, a qualche metro sottoterra. In compenso aveva perso il segnale di Mandorla, si augurò che non fosse rimasto vittima dell’ esplosione. Quel contrattempo non ci voleva proprio: secondo i suoi piani lo gnomo avrebbe dovuto piazzare le cariche sotto le sedia di quel bastardo, perché il pavimento franasse, portandosi con sé la sua spocchia ed i capelli pieni di gel, volgarmente americani. “Spinella, mi senti?” Bofonchiò nel microfono dissimulato fra le pieghe dell’ abito da cerimonia. La risposta gli giunse un paio di secondi dopo, nell’ auricolare.
“Sì, Artemis ti sento, questo pazzo ha fatto saltare in aria il posto di sua iniziativa, cosa si fa?”
Chiese nervosa, la voce leggermente metallica. Artemis si grattò il mento ricoperto di ispida peluria: infelice tentativo di farsi crescere la barbetta. “Probabilmente ero io il suo bersaglio, ma stupido com’è deve aver sbagliato i calcoli..” La voce profonda, non più da ragazzino, raggiunse il soldato Tappo, accucciata dietro ad una colonna beige. “Ascolta, non ci resta che temporeggiare, almeno finche Sterro non sarà riuscire a piazzare l’esplosivo sotto i piedi di questo stronzo..” Commentò, in un exploit tutt’ altro che fine. Non c’era tempo per un piano B, avevano bisogno di recuperare il Libro, prima che fosse occultato per sempre, e l’unico a sapere dove fosse era proprio Stephan Mayer, il ladruncolo che aveva sfidato la LEP e lo stesso Artemis, rubando il codice del Popolo. “Bombarda ascolta! Il GPS di cui sei dotato dovrebbe segnalarti la posizione di Mayer, piazza le micro cariche in maniera che ricoprano un’ area di almeno cinque metri.. Non dobbiamo ucciderlo, solo incastrarlo nel suo stesso sfarzo pacchiano..”  Un grugnito poco convinto lo informò che lo gnomo aveva ricevuto le istruzioni. Si augurò che non decidesse di darsela a gambe proprio in quel momento.

“Leale, vai a cercare Mandorla, non vorrei che gli fosse successo qualcosa…” Quella piccola recluta era proprio una palla al piede! Lento, svogliato ed inesperto.. Se non fosse stato affidato a Spinella per il suo apprendistato lo avrebbe rispedito a Cantuccio, prima ancora che avesse il tempo di spiccicare parola.
La nebbia si era completamente diradata e la luce, prima timidamente filtrata dall’ aria densa e grigia, investì nuovamente la sala. Artemis scorse il profilo di Stephan, in piedi, rittò al centro del salone. Il solito megalomane.. Quella posizione era perfetta per metterlo nel sacco e il giovane ladro decise che non gli avrebbe permesso di muoversi.  “Hai proprio ragione Mayer, avrei dovuto farmi gli affari miei..” si alzò, tronfio nel suo abito costoso, le scarpe lucide e fazzoletto nel taschino. La chioma corvina, ribelle, pettinata all’ indietro, in un disperato tentativo di disciplinarla. Stephan Mayer ghignò, scoprendo i perfetti denti bianchi, appena vide Artemis comparire fra le macerie dei tavoli.. “Scortese da parte mia, rovinare il matrimonio di tua figlia, piombando qui.. Con la pretesa di riavere il Libro, conquistato così astutamente da un uomo abile come te..”  L’ allampanato americano sorrise, arrogante, il petto gonfio e la mascella contratta. Stava cadendo nella sua trappola verbale con una facilità quasi esilarante. Probabilmente avrebbe fatto più fatica a derubare un bambino delle sue caramelle.
“Sono contento che tu abbia finalmente guardato la realtà negli occhi. Mi sembrava strano che l’ erede della prestigiosa casata Fowl fosse così ottuso! Cosa pensi di fare ora…?” 
Un sibilo lo deconcentrò per un paio di secondi “Artemis, cosa diavolo vuoi fare?” La solita, ferrea voce di Spinella Tappo, sorrise fra sé, fingendo di lisciare i pantaloni impolverati. Non rispose e riprese a parlare con Stephan, come se nulla fosse; ora arrivava il piatto forte: “Uniamoci Stephan! Insieme potremo divenire i più grandi ladri di tutto il mondo.. E come tu ben sai, non solo. Dopotutto gli unici geni in grado di rubare il Libro del Popolo siamo noi due.. No?” Chiese, facendo qualche passo verso destra, curando ogni gesto delle mani, ogni espressione. Se non avesse seguito le tradizioni di famiglia, avrebbe fatto l’attore. Spinella imprecò forte nell’ auricolare: come al solito non aveva alcuna fiducia nelle mosse di Artemis. Mayer, nel frattempo, cominciò a tormentarsi gli affascinanti riccioli dorati, come se pensasse intensamente alla risposta.. Un sorriso beffardo increspò il viso del criminale americano: “Beh, Fowl quello che dici sembra allettante..” Artemis ammiccò, sicuro di averlo in pugno. “Ma non ci penso nemmeno ad unirmi a te, stupido ragazzino pieno di spocchia!” La rabbia e la cattiveria inondarono il volto e la voce di Stephan, che punto una pistola contro Artemis. La situazione si era fatta improvvisamente complicata. Il giovane sbiancò, sfidando la sua carnagione, già di avorio. Alzò lentamente le mani, il cervello che elaborava frenetico una soluzione.. Si chiese a cosa servisse un Q.I. così maledettamente alto, se poi si ritrovava con le mani sopra la testa e la canna di una pistola puntata alla sua fronte. “Non fare cose di cui potresti pentirti… Andiamo Stephan, a cosa ti servirebbe uccidermi?” Chiese, sforzando la voce, perché non trapelasse il filo di panico che lo aveva improvvisamente colto. Il ladro, una nota di follia, rise: “Avanti Artemis, hai paura di morire forse?” Lo schernì, agitando la pistola, senza perdere di vista il ragazzo. Un roco rantolo all’ orecchio lo fece sussultare, leggermente: “ Fowl, ci sono, le cariche sono state correttamente piazzate.. Meno dieci secondi all’ esplosione..” Artemis rilassò le spalle, impercettibilmente, era quasi fatta. Ora doveva evitare che Mayer gli piantasse una pallottola fra gli occhi. “Di addio alla tua misera vita, Artemis Fowl..” Rantolò l’americano, con il suo accento volgare. Meno cinque. Artemis indietreggiò leggermente. Quattro. Stephan prese accuratamente la mira, un sorriso beffardo sulle labbra carnose. Tolse la sicura. Tre. Le dita erano posizionate sul grilletto. Non posso morire così, non posso. Due. Mamma, ti ho sempre voluto bene.. Rimase disgustato dai proprio pensieri sdolcinati. Uno. Stephan premette il grilletto e, come se fosse una causa di quel semplice, minuscolo, gesto, il marmo sotto i suoi piedi cominciò a franare, rapidamente. Il rombo dell’ esplosione sotterranea coprì lo schiocco mortale della pistola. Il giovane si preparò a morire, l’urlo di Stephan Mayer: una eco nelle orecchie. Improvvisamente qualcosa lo colpì, gettandolo a terra. Il pavimento gli venne incontro minaccioso. Tutto divenne nero.      

  
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