Quando sentì la porta aprirsi e chiudersi con il
suo sospiro familiare, Draco non ebbe nemmeno la forza di tirare su la testa dal
buco del lettino.
-Oh, Eric. Finalmente.- bisbigliò. Inspirò un’altra volta
fino in fondo ai polmoni gli aromi che aleggiavano nella cabina. C’era qualche
ingrediente nuovo. Un po’ più… frizzante. Ma era comunque piacevole.
Sentì
l’olio gocciolare sulla schiena, freddo. Rabbrividì e ridacchiò.
Mormorò di
piacevole aspettativa, quando arrivarono le mani.
-Uhm, Eric, ma che hai
fatto questa settimana? Hai le dita più dure del solito.-
Sospirò.
Una
mano all’attaccatura delle natiche, una tra le spalle. Scivolarono fino in
centro, poi si divisero verso l’esterno e tornarono indietro, in circolo, due
volte.
-Oh, sì, mi ci vuole proprio questo, oggi… Non sai che settimana ho
avuto! Terribile.- Ridacchiò. –Beh. In senso buono.-
Le mani si invertirono e
ricominciarono da capo.
-Ieri è stata davvero una giornata assurda. Assurda,
ti giuro. …beh. Ti ho raccontato di Potter, no? Che ora siamo colleghi.
…Continuo a pensare che il mio lavoro possa farlo anche una scimmia cogli
occhiali, ma da quando sono arrivato abbiamo risolto già tre casi freddi,
assieme, probabilmente non sono del tutto inutile, no?-
La sinistra scivolò
verso il suo sedere con quella deliziosa alternanza di pressione tra dita e
palmo. La destra arrivò colla punta delle dita alla sua cervicale e
improvvisamente s’incanalò nel solco della sua colonna vertebrale fino a
raggiungere l’altra.
Draco espirò serenità. E ricominciò a parlare.
-E… -
ridacchiò. –Oh, scusa se sembro una ragazzina, oggi. Ma un po’ mi sento così,
sai. Non mi capitava una cosa del genere da… beh. Stando da questa parte, non mi
era mai capitato. Oh, beh, ti spiego meglio, lo so che sembra che deliro, ogni
tanto…-
Intanto le mani scorrevano sulla sua schiena, dalle natiche alle
spalle, sulle braccia, da sole o assieme, poi di nuovo in circolo. Avanti e
indietro, come una specie di onda.
Poi l’uomo si spostò davanti alla testa di
Draco, senza staccare le mani. Camminarono sulla sua colonna, lavorarono sulle
sue braccia e sulla cervicale.
-Uhn, lì sotto sono un po’ contratto,
vero? Un paio di giorni fa mi faceva un male la scapola… che non ti dico! Uhn…
Ma aspetta: ti stavo palando di Potter, giusto? UUUUH!- Ululò, quando
sentì le sue mani *entrargli* nei muscoli. Il suo verso si spense in
un uggiolio senza forze.
-Ouch… Grazie…- sibilò.
L’uomo riprese i
movimenti dolci di prima. Draco ebbe bisogno di un momento per
riprendersi.
-Eeh… Venerdì. Cioè. Ieri. Sai, il fine settimana non lavoro. Ma
non ho idea di che turni lui faccia. Finivo alle tre. Alle due e quarantacinque…
Oh, fallo ancora… Uhn. Alle due e quarantacinque mi bussa e mi mette la testa in
ufficio. E mi fa: “Ciao Malfoy.” E io – stavo litigando ancora col computer,
ovviamente, per me è il mio campo magico che cozza col suo campo
elettromagnetico, ma pazienza – e io lo guardo male, giustamente. Sono quattro
mesi che lavoriamo insieme e non mi ha neanche mai chiesto alla macchinetta se
volevo un caffè, e ora mi viene a cercare in ufficio? Poi, scusa: “Ciao
Malfoy!”, come dire “Che bello vederti!”. Ti sembra normale a te? Beh, mi chiede
se può entrare e io lo faccio entrare e poi mi fa: “Domani è il tuo
compleanno.”. E volevo dirgli: “Lo so che domani è il mio compleanno. Sono
trent’anni che è il mio compleanno, me lo ricordo”, ma mi sembrava troppo
maleducato, visto che lui sembrava voler essere gentile. Così ho annuito e lui,
lo so che non ci crederai, ma te lo giuro, mi fa: “Posso invitarti a
bere qualcosa?”. Cioè!, lui… sì scusa, sto fermo.-
L’uomo rimise le mani
sulla schiena di Draco. Aspettò che lui si rilassasse di nuovo, prima di
ricominciare il massaggio. Draco sospirò.
-Beh, mi chiede di bere qualcosa,
OK. Capisco l’etero fallito che va dall’esponente più gay di tutti i gay del
dipartimento Auror, ma Harry Potter che va da Draco Malfoy? Se fossi un pelo più
bastardo – e credimi, io sono molto bastardo, bastardo quanto tutti i gay del
dipartimento Auror messi insieme – potrei andare, che ne so, dalla Skeeter e
stenderle il resoconto delle sue avventure amorose da questa parte del fiume. E
non è ancora uscito un articolo sul suo divorzio, immaginati il polverone. Ecco,
questo è più o meno quello che ho pensato quando mi ha chiesto di bere qualcosa.
Lui mi fa: “Quando vuoi, eh. Quando finisci. O sta sera. O domani. Se non sei
impegnato.”-
Draco non aveva perso il talento di imitare le voci. Aspettò la
risata dell’uomo, ma non arrivò.
Forse era troppo impegnato a tracciare
riccioli col pollice alla base della sua schiena. D’altronde Draco sapeva di
avere una schiena deliziosa. Ovvio che catalizzasse tutte le attenzioni.
Poi,
lui gli tolse l’asciugamano dai fianchi.
Per la sorpresa, Draco contrasse
addominali e natiche.
-Cioè… prego!-
Sempre, ad un certo punto del
massaggio, Draco si ritrovava a culo nudo. Ma Eric aveva di solito la buona
educazione di avvertirlo.
Non arrivarono scuse, ma olio sulle gambe, e
l’incavo tra pollice e indice delle sue mani che scorreva dalle caviglie alle
ginocchia. Draco lo perdonò.
-Uhr…- Sorrise. Gli si arricciava la lingua
quando gli venivano massaggiati i piedi.
Il tocco di Eric gli sembrava
diverso dal solito. Ma non ci fece troppo caso, doveva finire di raccontargli la
sua storia.
-Dov’ero rimasto? Ah, sì, quando volevo. Mi son detto: voglio?
Insomma, Potter è un gran pezzo d’uomo, immagino concorderai con me. Nonostante
i tuoi gusti. Insomma, non c’è bisogno di essere omosessuali per ammettere che è
fatto bene. E io che lo conosco da quando era un ragazzino ti posso assicurare
che non era affatto detto che crescesse così. Quindi alla fine ho deciso che
volevo, accidenti, e che un drink con Potter di sicuro non mi avrebbe rovinato
la giornata, anzi. Così ieri sera siamo usciti assieme. Adesso. Non pensar male.
Lui andava coi piedi di piombo, io andavo coi piedi di piombo. Se noti, ho i
polpacci gonfi.-
Ridacchiò da solo per la sua battutina.
Poi fu come se si
fosse reso conto di qualcosa di enorme.
-Cioè, io ieri sera sono uscito con
Harry Potter! Mi ha offerto da bere! Fino a un mese fa era sposato e ieri
flirtava con me! Tu come immagini uno come Potter a corteggiare? Se devo dire la
verità, pensavo peggio. Sì, all’inizio era un po’ imbarazzato… e, devo essere
sincero, neanche io ero proprio a mio agio, sai, abbiamo certi trascorsi… Però è
stata una bella serata. È… audace. E sfacciato. Quando si scioglie un po’. E
sembra un tipo caldo. Uno che ti salta addosso quando meno te lo aspetti. Ma
d’altra parte chi si aspettava che mi chiedesse di uscire? … Mi ha detto che mi
avrebbe fatto un regalo di compleanno, sai? Forse era un po’ ubriaco. Beh,
eravamo un po’ ubriachi entrambi.-
Le dita dei suoi piedi s’arricciarono. Ma
l’uomo gli stava massaggiando le cosce e non gli diede fastidio.
-Se te lo
stai chiedendo… - Draco fece una pausa un po’ più lunga, un po’ più imbarazzata,
e deliziata, e inebriata. -Sì. Ci siamo baciati.- concluse, con un filo
emozionato di voce.
Quando se ne reso conto, Draco se la schiarì.
Intanto
i movimenti del massaggio si erano accorciati. Se prima comprendevano natiche e
cosce, ora le mani esperte (ma… diverse. Draco se ne accorgeva, dopo un anno di
massaggi) impastavano, sempre con la loro distaccata indolenza, solo i
glutei.
Draco corrugò le sopracciglia. Riconosceva l’importanza di quei
muscoli, certo. Ma… Eric ci si stava dedicando da un po’ troppo tempo.
Si
schiarì di nuovo la voce, questa volta per un certo nervosismo. -Sai, Eric, se
non sapessi che sei un professionista, potrei pensar male.-
Il
“professionista” insisteva sulla natica destra, colle dita verso il fianco,
tirava la pelle coi pollici, finché arrivò ad accarezzargli inequivocabilmente
il coccige.
-Ehm…- Tentò Draco, di nuovo.
L’uomo gli premette le mani
sotto i glutei e spinse in su. Sempre coi pollici si infilò tra le due natiche e
Draco non ebbe dubbi su dove volesse arrivare.
Si issò sulle braccia.
-Ma
insomma, Eric!- urlò, guardandolo ad di sopra della spalla.
E rimase
impietrito.
-Ciao, Malfoy.-
Draco boccheggiò un paio di volte.
Tra
l’altro, lui non si era fermato. I suoi polpastrelli seguirono indisturbati la
loro scivolosa strada dal perineo al coccige. Draco quasi urlò ancora.
-P.
Potter!- soffiò sconvolto. –T. Tu!-
-Sorpresa! Ora fai il bravo e
sdraiati.-
-Ch. Io. Cosa. Ma. Tu.-
Harry si chinò verso di lui senza
spostare le mani dal loro sodo appiglio. –Sdraiati, Malfoy. T’avevo promesso un
regalo. Accontentati che a farlo sia un “etero fallito”.- Ironizzò.
Più che
sdraiarsi, Draco s’accasciò sul lettino.
-OhMerlino.- espirò
velocemente.
Poi, il regalo di Potter si fece così intenso che Draco non
riuscì più a parlare.
Solo a vocalizzare.
Un quarto d’ora dopo, quando uscì dell’edificio del centro benessere, vestito e cogli occhiali da sole calcati sul naso, e nel cortiletto un giamaicano di un metro e novanta e qualcosa con scritto “Eric” sul cartellino gli fece l’occhiolino, Draco era completamente afono.