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Autore: Vale11    06/06/2010    4 recensioni
Angelo è un bel nome. E' un nome che sta bene soprattutto a chi non lo merita.
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The payback is here

Take a look, it’s all around you

You thought you’d never she’d a tear

So this must astound, must confound you

 

Ultimamente penso poco. Cammino. Respiro. Rispondo se mi fanno qualche domanda. Non inizio mai una discussione di mia spontanea volontà. Non inizio mai una comunicazione di mia spontanea volontà. Non sono triste, semplicemente non mi interessa. Prima non era così, anzi. Prima ero uno di quelli che parlavano parecchio…forse troppo. Comunque tanto. Poi…ho deciso che non mi interessava. Era fatica sprecata, è controproducente. E tutto ciò che è controproducente non vale la pena dello sforzo. E sono confuso. Sono vivo, e sono confuso.

Perché non dovrei essere vivo, fino a pochi giorni fa il mio orizzonte era un lastrone di pietra di mezzo quintale. Ed ero morto. E sapevo che quello era un punto fermo. Forse il primo della mia vita. E ora sono vivo, e sto pensando a quanto sia ridicolo rimpiangere la morte in quanto punto fermo. Solitamente i miei punti fermi soffrono di mal di mare. E non ho pagato per quello che ho fatto. Potrebbe dispiacermi, dovrebbe dispiacermi, ma al momento i miei centri nervosi di produzione emozionale sono scollegati. E non piango da anni. Non mi piace il sapore.

Buy a ticket for the train

Hide in a suitcase if you have to

This ain’t no singing in the rain

This is a twister that will destroy you

 

Ad Atene non piove quasi mai. Mai. Forse ogni tanto. In Sicilia ogni tanto arrivava una bordata d’acqua che spazzava l’orizzonte, cancellava il mondo, e quando finiva era tutto pulito e fresco. Vedevi le montagne più lontane, e ti sembravano a due passi. Mia madre cantava quando pioveva, diceva che era una benedizione per la nostra terra, che era una cosa buona. Mi ricordo il rumore della pioggia, e il suono della sua voce. Ma mi sono dimenticato il suo viso. Una voce senza un viso. Da quando è morta non ho più cantato, ho iniziato a scappare dalla pioggia. Diciamo che Atene, meteoreologicamente, è un buon compromesso.

Una voce senza un viso, è spiazzante. E più cerco di ricordarmi qualcosa, gli occhi, gli zigomi, più tutto si fonde. Mia madre è fatta di cera, nella mia testa. Nella mia testa ci sono vortici che mi distruggono, se mi fermo a guardarli. Fortunatamente non è il mio hobby.

 

You can run but you can’t hide

Because no one here gets out alive

Find a friend in whom you can confide

Julien, you’re a slow motion suicide

 

Avevo 10 anni quando l’ho conosciuto, era una di quelle persone che solitamente scansavo come la municipale il sabato sera. Non mi fido di chi sorride troppo, e lui sorride troppo. L’ho capito solo dopo che quel sorriso terribilmente bello era anche terribilmente pericoloso.

Quanti anni hai, 30?

Avevo 10 anni, ne dimostravo 20. Altro che occhiaie, le mie sono borse della spesa. Il Sesto senso a me fa ridere “Io vedo la gente morta”? Comico. Ridicolo. Stupido. Io vivo coi morti, e devo dire che a volte faccio fatica a distinguerli dai vivi. Ci sono anime talmente forti, anche da morte, che…mi fanno paura. Facevano. Fanno. Fate voi. Non puoi scappare, li vedi anche ad occhi chiusi. Puoi correre, ma non puoi scappare. Se chiudo gli occhi li vedo ancor più chiaramente. Immaginate di andare in bagno e di trovarlo più affollato che mai. Ho reso l’idea? E non posso nemmeno chiedere “Scusate, vi scoccerebbe uscire? Avrei una cosa da fare”

Quanti anni hai, 30?

No, ne avevo 10, non 30. Ma ero già stanco, e terrorizzato a morte da quei fantasmi che vedo da quando sono nato. Ora no, ho smesso. Non di vederli.

E come ti chiami?

Ringhiai quando me lo chiese, ancora non avevo un soprannome valido. Avevo solo il mio nome.

Angelo.

Oh, Angelo è un bel nome. Mi rispose quello zuccherino alzando un sopracciglio. E’ un nome che sta bene soprattutto a chi non lo merita. Ghignai, senza lasciare che il mezzo sorriso arrivasse ai miei occhi rossi da demone assonnato.

Dovresti dormire di più, Angelo, hai la faccia di uno che si sta suicidando al rallentatore.

Ok, poteva restarmi simpatico. Avrei fatto lo sforzo. Lo feci. È uno dei pochi esseri umani che non mi fanno ridere appena aprono bocca.

 

Fallen angels in the night

And every one is far from heaven

Just one more hit to make it right

But every one turns into seven

Now that’s it’s snowing in your brain

Even ten will not placate you

This ain’t no cure for the pain

This avalanche will suffocate you

Eravamo cavalieri di Atena. Siamo cavalieri di Atena. Dev’essere una dea miope, oppure troppo fiduciosa. Però ha avuto la sua prova del nove quando siamo morti per far passare quei cinque ragazzini iperattivi attraverso il muro del pianto. Siamo morti da morti. Nemmeno con la mia fantasia macabra avrei potuto arrivare a tanto. Siamo lontani da quell’ideale di perfezione cavalleresca che le leggende vogliono attribuirci almeno quando Lucifero lo è dall’ideale di perfezione angelica di cui parlano le scritture. Lucifero, l’angelo ribelle cacciato dal paradiso. Splendido, adorabile, intelligente, ironico e umano, più di quanto lo sarà mai Dio stesso. A sua immagine e somiglianza? Se somiglia a me non avrete molte speranze, ragazzi. Se io non fossi me, mi starei decisamente alla larga. A volte ci provo, a starmi alla larga, ma una cosa del genere è tanto possibile quanto una…pioggia ripulitrice ad Atene. Qui non si ripulisce niente, si accumula tutto. Come disse qualcuno: “Gli amici passano, i nemici si accumulano”. E a volte fa quasi male. Quasi.

You can run but you can’t hide

Because no one here gets out alive

Find a friend on whom you can rely

Julien, you’re being taken for a ride

You can run but you can’t hide

Because no one here gets out alive

Find a friend in whom you can confide

Julien, you’re a slow motion suicide

 

Un nome che sta bene soprattutto a chi non lo merita. Ha sintetizzato il mio essere in undici parole, non ci ero mai riuscito nemmeno io. Ma non voglio prendermi in giro, io non mi analizzo. Mai. Ho quasi paura a farlo, vi immaginate? Resterei incastrato in me stesso come un pettine sulla testa incasinata di Milo. Mai. E ora sono stanco, chiudo gli occhi. Posso correre, ma non posso nascondermi…sono sempre qui, dietro i miei occhi. E non sono solo fantasmi normali, ci sono anche i miei qui in mezzo, hanno un odore tutto loro. E li vedo ridere quando si accorgono che fingo di non riconoscerli.

 

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Ok, la canzone è Julien dei Placebo, l'idea malsana è mia, la dedica è per Ayay, che adora Aphro e Death Mask...anche se lo yaoy non rientra nelle mie intenzioni per questa fic. Ma ognuno è liberissimo di vederci cosa preferisce!

 

 

 

  
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