Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: GoldSaints    12/06/2010    10 recensioni
“Mi è successa una cosa orrenda”.
“…adesso? Anche tu troppo wasabi, mh? Dovevo dirtelo che è come benzina sulla lingua”.
“No, Milo. Il wasabi non c’entra”.
Scorpio alzò lo sguardo su di lui, serio.
“Che cosa c’è?”.
“L’altro giorno sono finito in un mondo parallelo”.

Milo e Aphrodite vanno a cena fuori, una sera d'estate. Tra un boccone di sushi e l'altro, discutono di massimi sistemi kurumadiani.
Genere: Commedia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pisces Aphrodite, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



“Su di noi avranno anche fatto un manga giapponese, ma io le bacchette non ho ancora imparato a usarle”

NEXT DIMENSION

 

 

(by Gold Saints Milo & Aphrodite)

 

 

 

 

“Su di noi avranno anche fatto un manga giapponese, ma io le bacchette non ho ancora imparato a usarle”.

“Beh, dai. C’è da prenderci la mano, non le usavi mica in Svezia”.

“Se è per questo nemmeno in Groenlandia”.

“Figurati io in Grecia”.

Il ristorante giapponese era tiepido e accogliente, i paraventi di carta riflettevano la luce soffusa delle lampade e le portafinestre di vetro lasciavano entrare le immagini del giardino immerso nella sera.

Aphrodite accavallò le gambe e s’impegnò: il successivo tentativo di acchiappare con le agili hashi decorate il sushi al salmone andò a buon fine. Lo masticò con evidente soddisfazione.

Milo sogghignò.

Quella sera Aphrodite aveva avuto voglia di salmone. Un’insopprimibile, devastante voglia di sushi al salmone.

Chiederlo a Shura, neanche a parlarne: tutt’al più gliel’avrebbe affumicato secondo la lunga tradizione delle Asturie. O gli avrebbe cucinato una paella.

Di nuovo.

Portare al sushi-bar DeathMask sarebbe stato come spostare l’Himalaya sul Pacifico: Cancer aveva un’idea – più o meno condivisibile – della cucina sana. Era sua convinzione che le cose da mangiare risultassero via via meno commestibili man mano ci si allontanasse dal Mediterraneo.

E il Giappone era molto, molto lontano dal Mediterraneo.

Milo si era dimostrato più che entusiasta e dal momento che Camus era impegnato da un’udienza con il Sommo Shion, Scorpio e Pisces si erano ritrovati da soli nelle stanze arredate di preziosa ceramica raku e tavolini bassi.

Nel prendere il tovagliolo, Milo sfiorò inavvertitamente la mano di Aphrodite.

Gli venne da ridere.

“Ti immagini cosa succederebbe se ci vedessero le fangirl?”

Aphrodite alzò le sopracciglia e sogghignò, appoggiando le hashi sulla ciotola della soba.

“Non dirlo nemmeno. Sai che cose tremende scriverebbero?”

“Eh. Ho letto fanfiction in cui praticamente non ti ho mai visto, no? Anche se viviamo al Santuario insieme da quando abbiamo sei anni”.

“Ah si?”

“Giuro. In queste fanfiction tu hai due anni meno di me…”

“Ma è il contrario!” oltraggiato, Aphrodite si accomodò meglio per ascoltare, dall’alto dei suoi due anni in più che lo separavano dallo stuolo degli altri mocciosi che erano la metà dei Gold Saint del Tempio.

“Lo so. Ma non in queste fanfiction”.

“Hai ripetuto fanfiction tre volte in tre frasi. Devono averti colpito molto, sei traumatizzato”.

“Senti”. Milo si sporse in avanti. “In queste storie io ti incontro sulle scale. Tu mi guardi con gli occhi grandi come tutta la faccia e ancheggi”. Lo imitò, sulla sedia, con risultati imbarazzanti.

“Ancheggio”.

“Sì. Io mi lecco le labbra e ti spalmo contro una colonna”.

“Sulle scale”.

“Sì.”

“Ma non ci sono colonne sulle scale”.

“Già”.
Esasperato dall'immagine, Aphrodite si agitò leggermente sulla sedia.

“E’ comunque orribile”.

“Sì. Per Athena, sei un bel ragazzo, te l’ho sempre detto, ma no”.

“No, proprio no”.

La cameriera, che si stava avvicinando, preferì fare un giro più lungo nel vedere le loro facce disgustate e andò a strigliare il ragazzo in cucina. Che diavolo aveva messo nella soba per nauseare i clienti in quel modo?

“Se fossimo in una di quelle fanfiction, Phro” continuò Scorpio sottovoce, “adesso staremo scopando dietro uno di quei paraventi”.

Ne indicò alle proprie spalle uno particolarmente brutto con un panda che si ingozzava di bambù.

“D’altra parte il sushi ha proprietà afrodisiache”. Aphrodite masticò, assecondandolo sornione.

“Seh. Guarda, siamo due persone orribili”.

“Lì, sul tavolo, magari”.

“Eh, con le bacchette in testa come due geishe”.

“Che persone davvero orribili, orribili”.

“Proprio le due puttane del Santuario”.

La discussione giunse a una pausa spontanea quando entrambi mandarono giù due sorsi d’acqua.

“Milo?”

“Mh?”

Aphrodite lasciò che Scorpio lottasse qualche istante col wasabi senza disturbarlo, poi sospirò.

“Mi è successa una cosa orrenda”.

“…adesso? Anche tu troppo wasabi, mh? Dovevo dirtelo che è come benzina sulla lingua”.

“No, Milo. Il wasabi non c’entra”.

Scorpio alzò lo sguardo su di lui, serio.

“Che cosa c’è?”.

“L’altro giorno sono finito in un mondo parallelo”. Secco, Pisces concluse la frase addentando senza pietà un nighiri al tonno, implacabile.

Ci fu un’altra pausa, meno spontanea.

Milo sbatté le palpebre.

“Phro, non abbiamo nemmeno preso il sakè, ancora”.

“No, parlo sul serio”.

“Un mondo parallelo”.

“Sì, Milo”.

“Puoi spiegarti meglio, ti dispiace?”

Aphrodite si sistemò contro lo schienale. Doveva essere comodo per raccontare quello che gli era successo. Si riavviò i capelli.

“Stavo scendendo le scale, al Santuario, ero quasi alla Decima Casa”.

“Mh mh”. Milo tornò alla lotta col wasabi.

“Sembrava una mattina come tutte le altre. Dalla scalinata, intanto, stavi salendo tu”.

“Beh, capita spesso, no?”

“Non in questo modo”.

“Che modo? Camminavo sulle mani? Strisciavo?”

Aphrodite lo guardò come si guarda della soba scotta.
”Mh. Mi hai avvicinato e mi hai infilato la lingua in bocca”.

“Che accidenti stai dicendo?”

“Mi hai accarezzato il fianco, stretto a te e hai cominciato a sussurrare sdolcinatezze irripetibili”.

Milo lo fissò, basito, uno spaghetto umidiccio a metà strada tra la ciotola e la bocca.

“…non guardarmi con quella faccia! Pensa a come ci sono rimasto io!”

“E tu cos’hai fatto?”

“Ti ho ribaltato, cosa vuoi che abbia fatto!”

“…ma è assurdo”.

“Te ne sei andato borbottando qualcosa a proposito del fatto che se non avevo voglia potevo venire giù più tardi”.

“…ah”.

“Ma il peggio deve ancora venire”.

“Peggio di così?”

“Sì. Pensavo fossi solo diventato particolarmente stupido”.

“Ah, bene!”

“Sì, che mi stessi prendendo in giro, magari per qualche scommessa cretina. Invece no”.

Milo rabbrividì.

“Vai avanti”.

“Sono sceso fino alla Decima. Sai, per raccontare a Shura quanto tu fossi diventato idiota”.

“Fottiti, Pisces” svogliatamente, Milo si riempì il bicchiere di tè verde. “Continua”.

“Agli ordini, Boss.” Una smorfia ironica.
Poi Pisces aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse. Tentò di nuovo, ma riuscì solo a scuotere la testa piano.

“Beh…?”

Aphrodite esitò.

“Pensi di riuscire a comunicarmelo verbalmente oppure vuoi farmi un disegnino sul tovagliolo?”

L’altro aggrottò le sopracciglia sottili, valutando l’idea. Poi estrasse dalla giacca una penna e scarabocchiò sul tovagliolino un dettagliatissimo resoconto di quanto aveva visto.

Scivolandolo sul tavolo, lo posizionò davanti al naso di Scorpio.

Milo rimase in contemplazione abbastanza a lungo perché il tè verde raggiungesse una temperatura bevibile. Poi sollevò sul compagno d’arme uno sguardo in grado di sciogliere il Cocito.

“Dì a Capricorn di tenere le zampacce giù dal mio Aioria!”

“Che c’entra? Era Aioria che teneva le sue sul mio Capricorn”.

“Non dire sciocchezze, Aioria è etero. E Shura non è una donna”.

“Certo che non è una donna!” Aphrodite impallidì solo al pensiero.

“Sta di fatto che Aioria non avrebbe mai…!”

“Nemmeno Shura avrebbe mai!” lo scimmiottò Pisces. “Ma non è questo il punto, non capisci? Tu, Shura, Aioria… non eravate davvero voi”.

“Mh”.

“Eravate voi, ma eravate diversi!”

Milo sospirò. Bevve il suo tè.

“Pensi che io sia pazzo, Scorpio?” non sembrava particolarmente preoccupato, a dire il vero.

“No. E’ successo anche a me”.

Fu il turno di Aphrodite per sbattere le palpebre.

“Ah, davvero?”

“Il mese scorso mi sono iscritto a Facebook”.

“Bravo. Cosa c’entra?”

“C’entra. Mi sono iscritto: Milo di Scorpio, Atene, Grecia…”

“Sì, è il tuo nome”.

“Eh, grazie. Ma ce n’era già un altro”.

"Capirai, sarà stato un fan che si è iscritto come se fosse te. Sai che è pieno."

"Non credo. Abbiamo litigato in chat, in proposito. Così ci siamo incontrati: ci siamo dati appuntamento davanti alla Casa di Mu: ero sicuro che non sarebbe arrivato affatto, dal momento che i civili non sono in grado di trovare il Santuario."

"Aha. Mu sarà stato contento."

"Eh. Comunque, questo qua è arrivato."

"Oh. Un soldato?"

"Un me! Uguale a me, in tutto e per tutto. Un Milo di Scorpio."

"Che impressione." Gli occhioni azzurri di Pisces adesso erano davvero grandi come tutta la faccia. "E che cos'è successo?"

"Abbiamo parlato: era come essere davanti ad uno specchio, come se noi due fossimo ai due lati opposti di una superficie che rifletteva in modo diverso due luoghi uguali. Era molto triste: mi ha descritto il Santuario come un luogo che Athena aveva abbandonato, un luogo che era solo macerie distrutte e prive di santità. I Cavalieri d'Oro erano dispersi per il mondo, nessuno aveva più in onore il proprio compito di sacro guerriero."

Aphrodite serrò le labbra: la mancanza di senso del dovere era quanto di più irritante potesse immaginare in un Saint.

"Non esisteva più niente per cui vivere e per cui lottare, mi ha detto. Solo lui restava lì, ancora, ma presto se ne sarebbe andato. Gli ho detto che non era così: dopo la Guerra Santa, Athena aveva sollevato ancora la testa sulla sacra acropoli, ancora la presiedeva, ancora la governava con coraggio e sapienza. E noi guerrieri ancora eravamo con lei, stretti come prima, forse di più. Gli ho detto che c'è la pace, non disordine: che l'armonia che regna si fonda sugli equilibri ottenuti con le battaglie nel nome della Giustizia. Ho visto il suo volto, che era il mio, fissarsi nello smarrimento, nella nostalgia. Mi ha confessato che sarebbe stato bello essere da questa parte dello specchio."

"Ce lo vuoi far venire?" Colpito, l'altro cercò di sdrammatizzare, osservalo serio.

"Col cavolo, Phro!"

Aphrodite si morse il labbro inferiore, nervosamente, mentre rifletteva: "Come pensi che sia possibile?"

"Io ho una teoria, in proposito."

"Prova a dirmela, avanti."

“Immagina il fumetto che il Signor Kurumada ha fatto su di noi: racconta la nostra storia, no?”
“Sì, a grandi linee. E disegnata male.”
“Ehi, a me piace!” Milo si ficcò in bocca il primo pezzo di sushi a portata di bacchette, senza nemmeno guardare.
“Tu hai dei gusti orrendi. Comunque, il fumetto, sì.”
“L’hai letto?”
“Non per intero, ma ce l’ho presente.”
“Hai detto bene: a grandi linee. Ha raccontato i fatti descrivendoci il tanto che basta per andare avanti con la storia. Senza starsi tanto a dilungare, nonostante si sia aggirato per anni fra le rovine dell’acropoli con quello stupido berrettino da pescatore, ti ricordi?”
“Purtroppo sì, non lo si scollava da quei cento metri quadri, ci è voluto Aioros per convincerlo a levare le tende.” Il Gold Saint più grande sospirò, ricordando i tempi passati.
“Sì, dopo deve essersi trasferito a Tokyo. Comunque.”

Finito di consumare il pasto, Milo fece una pausa, sbracciandosi, per chiamare la cameriera. Le fece un sorriso smagliante, e se le fangirl l'avessero visto avrebbero subito preso spunto per una struggente fanfiction con Mary Sue.
“Allora?” Aphrodite, lasciato a metà di una frase, pretese di nuovo l'attenzione dell'altro.
“Nel suo fumetto, lui ha tracciato le linee guida. Però adesso immagina: chiunque può prendere in mano quel fumetto e attraverso questi pochi dettagli farsi un’idea su di noi. In che posizione dormo, se tu metti lo zucchero nel caffè – e tu ne metti tanto -  se Aldebaran colleziona puzzle di Monet. Oppure, che ne so, se Shura usa Excalibur per tagliare l’ananas.”
“…ma è assolutamente inconcepibile! E trovo che invada anche parecchio la nostra privacy.”

“D’accordo. Però succede. Pensa se ogni lettore, nel momento in cui ci immagina, creasse con quel pensiero una dimensione in cui i personaggi diventino davvero reali.”
“Ma in questo modo ci sarebbero milioni di nostre copie. A fare cose decisamente improbabili come iniziare a strusciarsi sulle scale. È al limite del fantascientifico.”
La cameriera, con un sorriso identico a quello di Milo, solo vagamente più rigido, arrivò fluttuando dal fondo del locale per intascare il malloppo del conto nella tasca del grembiule. In cambio, regalò loro due portachiavi assolutamente inutili e una manciata di caramelline colorate, particolarmente gradite dal cavaliere della Dodicesima Casa.
“Lascia perdere lo strusciarsi. Esisterebbero comunque milioni di dimensioni costruite tutte su quelle stesse linee guida, ma riempite delle più diverse interpretazioni. Questo spiegherebbe le strane cose in cui ci siamo imbattuti.”
“E anche il perché ora ho voglia di andare a Tokyo a fare una chiacchierata con Mr. Kurumada.”
“Non osare minacciare Masami! Ring ni kakero è bellissimo!”
“Non so di cosa tu stia parlando. Ma per colpa di quel giapponese superficiale adesso c’è gente che pensa io sia velenoso, capisci? Insomma, che passi per una puttana mi interessa relativamente, ma il veleno proprio non lo capisco.”
“Beh, c'è perfino qualcuno che pensa che io e Camus non stiamo insieme, o che io e Aioria non ci possiamo vedere! Saranno deficienti?”
“Sì, se è per questo considerano anche Shun un dolce agnellino inoffensivo. Shun. Quello che mi ha  massacrato gridando non volevo, non volevo farti del male, mi hai costretto a farlo!” Alzando il tono di voce di un'ottava, Pisces dimostrò di non aver ancora del tutto superato il trauma del primo incontro con il giovane Bronze Saint.
“Ma senti, Phro…”
“Cosa?”
“Ma se tutto questo è vero, secondo te. Noi siamo gli originali? O soltanto una di queste dimensioni parallele?” La ragazza, finito di raccogliere gli spiccioli, stava per girare sui tacchi e tornare al suo lavoro, ma era ancora abbastanza vicina per sentire lo stralcio di conversazione. Sconvolta, aumentò l'andatura per scomparire il prima possibile dietro i paraventi.
“Scorpio, ma ti sembra una domanda lecita? È assolutamente ovvio che siamo gli originali.”

Aphrodite chiuse gli occhi in estasi, succhiando la sua caramella al lampone.
“E anche se non lo fossimo, siamo di sicuro la miglior interpretazione possibile.”

 

 

 

 

Angolino!

Tutti gli esempi di universi alternativi citati sono realmente esistenti, e provengono tutti da fanfiction di autori che amiamo: gli intrallazzi fra Milo e Aphrodite sulle scale sono tratti da una storia nella sezione protetta di Stardust Way . Visitate il sito di PerseoeAndromeda!
Il presunto ménage fra Shura e Aioria scarabocchiato da Aphrodite su un tovagliolino è un omaggio allo shipping sfrenato della nostra Ruri.
Il clone di Milo di Scorpio è stato da quest'ultimo davvero incontrato su Facebook, dove è presente uno dei più vasti e orrendi giochi di ruolo su Saint Seiya esistenti sulla rete.
L'idea che Phro sia velenoso letteralmente e non solo a parole la dobbiamo a Beat, nella sua bellissima serie Red Roses, anche se sarebbe doveroso citare anche Shiori Teshirogi, autrice di Lost Canvas.
Volevamo citarne altri, ma sarebbe diventato un pasto eccessivamente lungo.
È un omaggio a questi autori e ad un fandom tanto splendido che offre una così ampia molteplicità di visioni diverse.


   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: GoldSaints