Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: La Fleur    17/06/2010    5 recensioni
Allysia è una giovane strega a cui manca poco per diventare maggiorenne e liberarsi completamente dalle restrizioni che la famiglia e la scuola privata le impongono. Per frenare la sua esuberanza, eccessiva in una famiglia d'alto rango come la sua, i genitori la allontanano dalle "cattive compagnie" e dalla Scozia, e la mandano a vivere a casa del cugino Ephram(niente poco di meno che in America), che è destinato a succedere al padre come capofamiglia: peccato che la sua vita nel mondo come noi lo conosciamo risulterebbe tutt'altro che limpida agli occhi dei suoi parenti! Come capofamiglia è destinato infatti a sposare una persona di sangue magico, non con una semplice umana... Ma Ephram è innamorato di Charlotte, con cui intreccia una storia romantica, e che non sa nulla della sua "abilità" magica, né della famiglia da cui lui proviene e a cui è destinato a tornare un giorno. Boone è il fratello di Charlotte ed è un buon amico di Ephram nella vita normale, Andrew è l'ultimo dei coinquilini della grande casa che i personaggi della storia si dividono; ha un carattere allegro e piuttosto particolare, che gli frutta reazioni differenti da ognuno degli altri inquilini. Gli altri personaggi (e sono molti) verranno presentati man mano nella narrazione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'La Serie dei Maghi di scozia, ovvero, Allysia e dintorni!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Inconsapevole

Non ho ancora capito perché tu te la sia presa.
Allysia sbuffò e tirò su i baveri del giubbino, le sopracciglia aggrottate e il passo reso più cadenzato dall’irritazione. Si arrestò alla fermata del suo autobus sbattendo rumorosamente contro il marciapiede il tacco quadrato
degli stivali.

Andiamo, Ally!
Ally gonfiò le guance, trattenne il respiro per dieci secondi e lo rilasciò, attirando l’attenzione di un paio di persone che aspettavano il suo stesso bus. Lanciò loro un’occhiata truce e batté il piede per terra ancora più velocemente.
Andava tutto bene, maledizione! Ero in un angolo, il posto migliore per non essere notata! Non è giusto, non è giusto, non è …
La Voce era perplessa.
Ally strinse i denti e fece un cenno all’autobus perché si fermasse, vi salì velocemente per accaparrarsi un posto a sedere. Sfilò lo zaino solo una volta seduta, e lo abbracciò stretto, lo sguardo verde cupo ostinatamente fisso fuori dal finestrino. Accavallò le gambe e scosse il capo, per schiarirsi le idee. Si era talmente infuriata che non aveva nemmeno aspettato Lin per fare insieme il viaggio di ritorno. Sospirò e cercò di concentrarsi sulla strada, per non perdersi e anche per calmarsi. Riuscì a scendere per un soffio e quasi scivolò sulla banchina umida di nevischio.
Rinfilò lo zaino con qualche difficoltà.
Attraversò la strada e svoltò nella traversa successiva, e prese a percorrere il viale pieno di alberi spogli e carichi di neve.
Colse un bagliore argenteo in lontananza e vi si avvicinò quasi correndo, sperando di non esserselo immaginato. Una volta sotto l’albero, sorrise appena e allargò le braccia in un muto invito.
<< Ciao, Coon. >>
Lo salutò a voce bassa, quando le balzò addosso: era talmente grande che Ally stringeva tra le braccia solo le zampe posteriori e l’addome, mentre la parte anteriore del gatto poggiava sulla sua spalla destra.
Le si strusciò sul viso col pelo morbido e caldo, affettuosamente, facendo allargare il suo sorriso.
<< No … - rispose – Tu hai sicuramente avuto una giornata migliore della mia. >>
Ovviamente non aveva sentito nessuna domanda, però poteva intuire le curiosità del gatto dal suo atteggiamento. Come Ephram, il suo gatto badava più ai gesti che alle parole, e il fatto che fosse venuto a prenderla, poco distante dalla sua fermata d’autobus, era una prova del fatto che suo cugino si preoccupava per lei.
Si avviò al cancello con passo più leggero, lo spinse con la punta di uno stivale cercando contemporaneamente di non scivolare sulla neve e attraversò il giardino bianco, salì il gradino che la separava dalla soglia di casa e sbuffò. Troppe porte! Abbassò la maniglia di quella di casa col gomito e fu accolta dall’allegro scampanellio dello scaccia spiriti che serviva ad annunciare il rientro dei coinquilini -  sicuramente un’idea di Charlotte, visto l’ironia intrinseca della cosa.
<< Mieeeeew!>> il suono delicato della voce di Famiglio le scaldò il petto.
<< Ciao, Ally!>> gridò la voce di Charlotte dalla cucina.
Ally ridacchiò tra sé. In quella casa c’era un sacco di calore. Posò Coon e prese al volo Famiglio, per posargli un bacio in cima alla testa. Era leggerissimo in confronto.
<< Ciao!>> gridò di rimando.

Sei seccata. Convenne il micio, sbirciandola con l’occhio azzurro strusciandosi comunque contro il suo mento e ronfando dolcemente.
Sì, sono seccata. – Ally s’imbronciò appena – La professoressa Kildanen mi ha cambiato di posto a coro. Dice che la mia voce è diventata più vibrante. Non riesco a crederci!
<< Che faccia! Hai avuto una brutta giornata?>> Andrew fece capolino dal salotto.
Ally si strinse nelle spalle. << Un po’ >>
Il ragazzo assunse un’espressione perplessa e chinò la testa di lato. Si avvicinò fino a toglierle Famiglio dalle mani, lasciandole togliere il giubbino e riporlo nell’armadio dei cappotti nell’entrata, dove erano ancora fermi.
Ally non riusciva a capacitarsi di tanta partecipazione. Scosse il capo e si riprese il gatto, ringraziando Andrew con un cenno e seguendolo in cucina.
<< Solo un piccolo … inconveniente con l’unico corso per cui non mi sembra di essere tagliata.  Canto. >>
<< Ally! Ciao! – Ephram la accolse appena entrò in cucina, un sorriso gentile sulle labbra – Tutto bene a scuola?>>
<< Ha avuto problemi a canto! >> lo informò Andrew prima che lei potesse aprir bocca.
Ephram si allarmò immediatamente, ma Charlotte sopraggiunse con un gran sorriso sul viso, gli occhi grigi che brillavano di tenerezza.
<< Per prima cosa, va’ a toglierti le scarpe e indossa dei vestiti asciutti. Poi scendi e ti darò qualcosa di caldo. E parleremo dei tuoi problemi a scuola, okay, piccola? >>
Ally annuì riconoscente.
Boone non si vedeva in giro, ma Ally sapeva che gli faceva piacere essere pensato. Per cui salì le scale velocemente e attraversò il pianerottolo per bussare alla sua porta prima di andare a cambiarsi d’abito.
<< Ally, entra pure!>> sentì gridare. Sconcertata, scambiò un’occhiata con Famiglio e spalancò la porta.
<< Come facevi a sapere che ero io?>> chiese, sorpresa.
Il ragazzo sollevò lo sguardo dai suoi libri e le sorrise, un po’ ironico: << Conosci qualcun altro che si prenda la briga di bussare quando entra in camera mia?>>
Ad Ally sfuggì un sorriso:<< Giusto. – si fermò, prese fiato e poi chiese – Senti … Charlotte mi sta preparando qualcosa di caldo. E … io sto andando a cambiarmi … Perché non scendi anche tu? Sono già tutti al piano di sotto … >>
Strinse di più Famiglio sotto lo sguardo sorpreso del ragazzo. Con quegli occhialetti le sembrava più vecchio, e ancora più serio.
<< Certo. >> si sentì rispondere, in tono poco convinto. Ally aspettò che dicesse qualcosaltro, ma non accadde e annuì tra sé. Chiuse la porta e si fiondò in camera propria, scalciando gli stivali appena si chiuse la porta alle spalle. Famiglio scese a terra e si leccò una zampina con impegno.

Sembra che tu l’abbia sbalordito. La Voce sembrava di buon umore, come sempre quando c’entrava Boone.
Di recente Ally lo stupisce molto. Sei più disinvolta. Non se lo aspetta. Ho sentito che ne parlava con Charlotte, ma a quel punto Andrew ha ridacchiato e Boone si è incupito e nessuno l’ha più visto e …
Felide! Taci!
La Voce interruppe quel riassunto senza pause. Peccato. Ad Ally interessava.
In quel momento stava lottando con le due lunette che chiudevano il reggiseno, mentre in suo maglione giaceva sul calorifero ad asciugare, un po’ sbilenco visto come ce l’aveva scaraventato. Aveva questo problema con la biancheria intima dei Normali: era convinta che ne usassero troppa, e di superflua. Riuscì a sfilare quell’ accessorio scomodo e sciolse le spalle un po’ rigide. Scoprì che i suoi due compagni di pensieri stavano ancora litigando e per un attimo si preoccupò. Di recente riusciva ad estraniarsi molto più facilmente dagli interventi di Famiglio e della Voce, però mai quando si trattava di informazioni importanti.  Questo la rassicurava.
Scelse un maglione lungo e largo di lana intrecciata che sporgeva dal cassetto lasciato aperto dalla mattina, color terracotta, e un paio di pantaloni di velluto molto aderenti, neri. Infilò delle babbucce comode e si voltò verso Famiglio.

Dicevate?  Mormorò distrattamente.
Non hai sentito?  Famiglio miagolò forte.
Parlo dalla tua testa!  Gemette la Voce, scandalizzata.
<< Ero distratta. >> Ally si strinse nelle spalle. Scostò un ciuffo corvino dalla fronte e riprese Famiglio al volo, come sempre.

 

°°°

 

<< Ehi, Ally, hai visto come è diventato bello il nostro nuovo amico? >>
Sorrise a Charlotte e poi al gattino. << Pensi che dovremo trovargli un nome? >>
Teneva tra le mani una tazza di tè, seduta sul divano con Famiglio in grembo e Coon poggiato contro una coscia.
Il cucciolo trovatello miagolò e Lotte rise.
<< Chiamalo Belzebù. >> propose Andrew da una poltrona.
<< Stupido. >> commentò Boone, dall’altra.
<< “Stupido” mi piace! >> ridacchiò Ephram, andandosi a sedere vicino al suo gatto.

Umorismo da due soldi Fu il commento a caldo del gatto in questione, nella testa del suo padrone.
E allora perché stanno ridendo tutti? Lo rimbeccò Ephram. Gli pizzicò la schiena e Coon ruotò su se stesso per premersi contro di lui. Ephram sorrise: sotto sotto, era un vero coccolone.
Charlotte sedette a gambe incrociate sul tappeto del salotto. << Per favore! >> sbuffò.
<< Che senso ha dargli un nome, Charlotte! – protestò Boone, trovandosi addosso gli occhi di tutti – E’ un randagio, e tra qualche mese se ne andrà. Non puoi tenerlo in casa … Se gli togli la libertà lo ucciderai. >>
Ally sussultò. Qualche goccia di tè trasbordò dalla tazza andando a bagnare Famiglio, che si tirò su di scatto e prese a leccarsi furiosamente il punto colpito. Poi sollevò il visetto per contemplare gli occhi pieni di tristezza e compassione della sua Ally.
<< Ma Coon e Famiglio restano qui. Perché non può farlo anche lui? >>
<< Ha ragione tuo fratello, Lotte – mormorò in un sospiro Ally – Dovremo salutarlo. Non è la stessa cosa di Coon e Famiglio. >>
Ephram si sporse in avanti per dare un buffetto sulla testa della sua ragazza in incognito. Oh, quanto avrebbe voluto abbracciarla!
<< Coon e Famiglio sono due creature a parte, Lotte. Quando ho  conosciuto il mio gatto è stato una specie di … amore a prima vista. Ero appena arrivato al Lago Eire … >> raccontò.
Ally si voltò a guardarlo:<< Giusto, non ce l’avevi quando sei partito! Credevo l’avessi trovato per strada … >> rifletté a voce più bassa. Coon fiutò qualcosa e andò ad accovacciarsi tra le gambe incrociate di Charlotte,
premendo il capo contro quello del gattino.
<< Anche io pensavo lo avessi da tanto … >>convenne l’interessata, accarezzandolo lungo la schiena con tocchi lievi, facendolo ronfare beato.
<< In che senso “per strada”? Non sei venuto qui in aereo, Ephram? >> Andrew sembrava perplesso ed Ephram si tese appena.
<< Certo. – borbottò, aggiudicandosi un’occhiata intensa di Charlotte – Ma da qui all’aeroporto la strada è lunga. >>

Bugia. Charlotte assottigliò gli occhi, ma Boone non fece caso al suo sguardo assottigliato.
<< Abitate in un piccolo centro, vero? >>
Ally annuì, digrignando appena i denti. Sentiva la tensione del cugino, e sapeva di dover stare all’erta. E c’era anche il dolore: se non era sola con Charlotte, non aveva voglia di ricordare.
<< Le vostre famiglie abitano vicine? >>
Ally sospirò e scosse il capo:<< Non esistono famiglie … Quello dei McNamara è un ceppo unico dominato dal ramo maschile della famiglia. Che è una famiglia unica, quindi. >>
Ephram le scoccò un’occhiata, ma sembrava stare bene. Era solo un po’ adombrata e tesa. Le massaggiò una spalla leggermente, poco più di un buffetto. Non ci teneva proprio a vederla soffrire. Coon lo capì e miagolò dal suo posto.
<< Sembra una specie di famiglia nobile! >> esclamò Lotte divertita, accarezzando la testa al gattino. Seguì un silenzio significativo, durante il quale tutti li guardarono.
Charlotte sbiancò << Sei un nobile! Non ci credo! >>
Ephram sgranò gli occhi e mise le mani avanti << Anche Ally! >> esclamò frenetico.
Sua cugina gli rivolse uno sguardo severo. Ma com’è che sembra una colpa, più che un merito, da queste parti? Si chiese. Sorbì un sorso di tè.
<< Tu di più, conte. – lo prese in giro – E sei anche il futuro capo del castello … >>
Andrew fischiò << Hai capito!? Incredibile! >>
<< Il castello?! >> strillò Charlotte. Aveva gli occhi fuori dalle orbite.
L’unico che manteneva un certo contegno era Boone, a cui non interessava di nobili e castelli. Ally si stava sciogliendo un po’: c’era una vaga presa in giro nel suo tono di voce, e sembrava che Ephram non se ne fosse accorto.
<< Ally, non ti piace appartenere ad un casato? >> la interrogò, curioso. Curioso chissà perché, poi.
La vide incollare gli occhi ai suoi nello spazio di un battito di ciglia. C’era un certo dolore, in quel colore scuro. E la forza di non cedervi. La vide schiarirsi la voce: << Non ci penso da un po’, a dire il vero. Adesso sono qui in America … e la mia vita è diversa … >>
Ephram scrollò la testa e le diede un altro buffetto << La ragazza che mi ricordo io, era la più irriverente del mondo. Soprattutto a scuola. >>
Ally sprofondò nel divano e s’imbronciò. Era un’altra vita, un altro mondo. E lei non era quella di prima.
<< Non c’eri mai – gli ricordò – E se fossi ancora quella dei tuoi ricordi, oggi la Kildanen non mi avrebbe cambiato di nuovo di posto. Non ci avrebbe neppure provato. >> sbottò.
<< Ancora? – Ephram sollevò le sopracciglia – Non capisco perché la cosa ti metta di malumore, Ally! Se dice che la tua voce è più sonora allora devi stare dove ognuno possa sentirla, no? >>
Ally chinò il capo sulla sua tazza.

E’ proprio questo il problema.
Boone continuava a non stancarsi di osservarla. Era ancora a disagio? Sembrava molto più sciolta da un paio di giorni a quella parte, ma indossava quel maglione pesantissimo senza che ce ne fosse bisogno, col riscaldamento acceso, e ancora non l’aveva vista uscire di casa da sola, se non per andare a scuola. La scuola, poi, sembrava che fosse il suo unico scopo nella giornata. Non riceveva telefonate, non parlava dei suoi amici. Se ne era fatti? O stava solo con loro?
Scoccò un’occhiataccia ad Andrew. Non che gli andasse a genio che uscisse con lui.
Il ragazzo biondo si accorse di essere osservato e lo guardò a suo volta, alzando le sopracciglia interrogativamente.
<< Che ho fatto? >> si lagnò. Attirarono gli sguardi di tutti e Boone sentì un certo calore affluire dal collo. E ora, come giustificarsi?
<< Ma non studi mai, tu? Come fai a mantenerti al college? >> sbottò.
<< E questo cosa c’entra? – ululò Andrew, stupito al massimo – E poi ho lavorato tutta l’estate per pagarmi la retta e l’affitto! >> si offese.
Ally strinse appena le labbra, colpita. Ephram e Charlotte sembravano sorpresi da quell’attacco improvviso immotivato.
<< A quanto pare, l’unica che grava su di voi, sono io, allora … >>
I due litiganti si volsero a guardarla simultaneamente.
<< No! >> esclamarono in coro.
<< No, Ally – confermò Ephram – Per me e te paga il casato. >> le ricordò.
<< Sì, ma tu hai vinto una borsa di studio, no? >> chiese. Si era alzata per andare a posare la tazza vuota in cucina. Tornò a sentire la risposta.
<< La uso per le mie spese, non per lo studio. Ti ci ho arredato camera, con quei soldi.  >> si morse la lingua quando la vide aggrottarsi ulteriormente.
<< Ah. >> disse seccamente Ally.
<< E poi, Ally, tu sei ancora minorenne – Charlotte si alzò dal tappeto, dopo aver sollevato Coon con delicatezza – fino ad allora puoi rilassarti. >>
<< Non vedevo l’ora di avere 18 anni, prima! – esclamò – Accidenti! >> sgranò gli occhi e si portò una mano alla bocca.

No, non l’ho detto a voce alta! Non a voce alta!
Famiglio saltò dal divano e corse fuori dal salotto. Ally lo seguì a ruota, cercando di trattenere la mortificazione. E il dolore. Quella frase aveva riaperto scorci di un tempo lontanissimo, in cui lei aveva delle possibilità. E faceva malissimo.
Corse su per le scale e si chiuse in camera, trattenendo un singhiozzo. Si prese la testa tra le mani. Le doleva terribilmente.

 

°°°

 

Tutti fissavano sbigottiti la porta da cui Allysia era uscita. Charlotte sedette esitante accano ad Ephram e gli posò una mano sul braccio, perché aveva una faccia scura e triste che le faceva stringere il cuore nel petto.
<< E’ tutta colpa tua, Boone! >> esclamò Andrew, balzando in piedi.
<< Cosa?! >> si alzò anche lui, e si fronteggiarono.
<< Se tu non avessi tirato fuori l’argomento soldi, ora Ally non si sentirebbe di peso! >> e uscì anche lui, lasciandolo di sale.

 

°°°

 

Ally affondò il viso tra le ginocchia, cercando di inspirare. Una sensazione di apnea si era fatta strada dentro di lei, fino a farla cadere su se stessa. Si teneva stretta le gambe e lottava per respirare, mentre Famiglio la guardava con gli occhi spalancati, le pupille così dilatate da non riconoscere quasi le iridi spaiate. Ansimava così forte che quasi non sentì bussare alla porta.
Si tirò indietro di colpo, battendo la schiena contro il legno diafano. Era caduta appena si era chiusa la porta alle spalle. Allungò il collo, affamata d’aria. Le vibrava la schiena per i colpi che la porta stava subendo. Sbatté di
nuovo la schiena contro la porta, si aggrappò alle ginocchia e cercò di tirarsi su.
Si passò le mani sul viso, non sulla bocca né sul naso, se le passò sugli occhi per eliminare le tracce di lacrime, tenne alte le spalle per non perdere il ritmo del respiro e si voltò.
<< Chi è? >> ansimò.
<< Sono Andrew – la voce era attutita dal legno – Posso entrare? >>
Al di là del sollievo per essere uscita da quella crisi di panico, Ally era sorpresa. Socchiuse l’uscio e si affacciò.
<< Andrew … Che c’è? >>
<< Fammi entrare. >>
Scosse il capo e uscì sul pianerottolo, chiudendosi bene la porta alle spalle.
Andrew ci rimase male, per quel rifiuto deciso, ma cercò di non darlo a vedere.
<< Non devi sentirti di peso in questa casa, okay? Boone voleva solo un buon motivo per prendersela con me, nient’altro. >>
Ally era basita. A bocca aperta. Poi le sfuggì un sorriso.
<< Ma Andrew, io non me la sono affatto presa per quel che ha detto Boone! Era riferito esclusivamente a te. – alzò le spalle, e riuscì a renderlo un movimento elegante – E poi Boone non ti odia, fa solo un po’ il burbero. Sa che siete diversi, ma ti vuole un gran bene. >>
Andrew alzò le sopracciglia così tanto che sembrava che gli stessero per sparire al di là dell’attaccatura dei capelli, stupito fino all’inverosimile da quel fiume di parole.
<< Ma allora perché te ne sei andata … ! >>
Ally si fece seria e si abbracciò il busto, cercando di reprimere la voglia di prendere a testate il muro, o di soffocarsi di lacrime fino a sprofondare nell’oblio.
<< Sai … - rispose infine, guardandolo mestamente – Io sono cambiata moltissimo. La persona che sono stata … Anche se Ephram mi vuole bene, anche se c’è Famiglio con me, anche se tutti voi sembrate apprezzarmi … se n’è andata. E’ un cambiamento che continua a sconvolgermi, a ferirmi ogni volta. Non è colpa tua, o di Boone, o di chiunque altro. Sono le cose ad essere cambiate. C’è … c’è come un grosso muro, dentro di me, con dentro ciò che ero. E picchia forte anche più di te prima alla mia porta. E fa un gran male, davvero. Non riesco ad andare oltre, non ci riesco! >>
Le sfuggì un singhiozzo e chinò il viso.
<< Ally … >>
Una voce ferita si spinse fino a loro, e la ragazza oltrepassò Andrew con lo sguardo appannato. Dietro di lui, si accorse appena le lacrime le scivolarono via dagli occhi, appena un gradino più in giù rispetto al piano, c’era Ephram.
<< Scusami tanto, Cugino Ephram – bisbigliò una voce che non era la sua, ma una diversa, che sembrava venire dal suo petto – Non ce la faccio. E’ così che vanno le cose. >>
Il viso le si contrasse con forza per il dolore, per il pianto. Aprì la porta e se la chiuse dietro prima che chiunque potesse fermarla. Sentirono solo la chiave girare più e più volte nella toppa.
 


°°°

 

<< Oggi sei proprio l’immagine della felicità, Ally! >> considerò Lin a voce alta, con palese ironia.
Gin, Ken e Don interruppero la loro conversazione su un serial TV che la sua amica aveva candidamente ammesso di detestare e rimasero a fissarle in silenzio.
Solo allora Ally sollevò lo sguardo dal suo piatto e aggrottò le sopracciglia.
<< Il sarcasmo è la più bassa forma di umorismo. >> replicò acida.
Sbuffò, abbassò lo sguardo e sbuffò di nuovo.
Tornò a fissare Lin, che la stava guardando in paziente attesa.
<< Okay, okay. – continuò - Ho solo avuto dei problemi a casa, tutto qui. Non è il caso di scaldarsi tanto. >> concluse in tono polemico.
Ken, che Ally aveva scoperto essere il diminutivo di Keanu - peraltro le andava molto più a genio come nome - prese un boccone dal proprio piatto e rispose.
<< Non capisco come tu faccia ad avere tanti problemi. Se io vivessi lontano di miei sarei la persona più rilassata del mondo. >>
<< Anche io pagherei per essere nella tua situazione. - gli diede man forte Gin – Il divorzio è stressantissimo, ma per me, mica per i miei! >>
Don s’interessò subito del problema di Gin e i due ripresero a parlare fitto fitto.
<< Tuo cugino ti ha chiesto di fare qualcosa che non vuoi, tipo uscire, divertirti? >> Lin continuava ad usare un tono ironico, mentre Keanu (non c’era storia, le piaceva molto più di Ken ) la fissava a bocca aperta.
Ally si appoggiò ad una mano e sorrise contro voglia
<< Eh … No, non ancora almeno. E’ solo che gli è arrivato all’orecchio un mio pensiero poco felice e temo che l’abbia ferito. >>
Lin si morse un labbro.
 << E non ti puoi scusare? >> chiese col tono dell’ovvio, ma Ally scosse il capo.
<< No. E’ la verità e non c’è un modo più carino per dirla. >>
Ken si schiarì la voce << Non puoi farti perdonare in nessun modo? >>
Le ragazze lo fissarono entrambe, un po’ stupite. Per Ally era strano che qualcuno si inserisse nelle sue conversazioni con Lin. Eppure quel ragazzo sembrava attendere proprio una sua risposta.
Sospirò.
<<  Non credo debba perdonarmi nulla. Cioè … era una conversazione sul mio modo di … vivere … Che lui conosce … E come potrebbe perdonare tutta la mia vita? >>
Ken sembrò paralizzato dalla serietà della questione e si voltò in cerca di Lin, che era senza dubbio più abituata di lui ai quesiti amletici di Ally.
La ragazza orientale stava sghignazzando bellamente.
<< Sempre più melodrammatica, Scozia ! Per me la terapia dell’abbraccio funziona alla grande su tuo cugino! Testala ancora! >>
Ally rise improvvisamente. Lin aveva un modo di sgonfiare le sue preoccupazioni e i suoi drammi, semplicemente saltandoci sopra a tutto peso, che la faceva sentire sempre più leggera, un attimo dopo aver parlato con lei.
Poi posò una mano sul braccio di Keanu << Non farci caso, ragazzo mio – gli raccomandò l’orientale – Ally sembra sempre sul punto di buttarsi giù dal cornicione, ma le basta un po’ di saggezza Zen per rimettersi in sesto! >>
<< Saggezza Zen? – Ally sgranò gli occhi – Ma lo sai, di che cosa stai parlando? >>
Ken posava lo sguardo ora sull’una, ora sull’altra.
<< Ragazze. – le chiamò – Io non ci sto capendo nulla! >>
<< Bene. >> approvò Lin.
<< Oh … L’ora di mensa è finita. >> osservò Ally.
Lei e Lin si alzarono e Ken le seguì, mentre Gin e Don rimanevano a parlottare tra loro.
La Voce rimase in silenzio per tutte le lezioni del pomeriggio, lasciando ad Ally la possibilità di concentrarsi facilmente. Si sottopose all’ora in più di canto con estremo stoicismo e, infine, riuscì a tirare il fiato. Lin la precedeva di un passo e non esitò a trascinarla per una manica fino al parcheggio. La accompagnò fino al cancello bianco con la sua vecchia auto, mentre Ally notava quanto fosse bella, alla luce del cruscotto, che si era accesa appena lei aveva aperto lo sportello per scendere.
<< Grazie – soffiò -  Mi tiri sempre su di morale! >>
La compagna le lanciò un’occhiata di sfuggita e sorrise. << E a cosa servono gli amici, se no? – chiese retorica – Hai presente quel proverbio, “il vero amico si riconosce nel momento del bisogno”? – attese che lei annuisse – Bene, dimenticalo. I veri amici sono quelli che ti illuminano le giornate, non quelli che ti lasciano piangere. Tu … sei una persona triste, Ally. Per ora il tuo cielo non risplende. O meglio. Sei tu che non vedi il sole. Io sono … - Lin smosse la mano sul volante – Sono il tuo lavavetri personale. Serve una bella smerigliata alle tue finestre, temo. Finora riesco a far entrare il sole solo a spiragli. >>
Ally ridacchiò e scosse il capo, ma Lin le prese una mano, bloccandole in gola la risata.
<< Dico sul serio, Scozia. Devi sforzarti di essere più felice di così, altrimenti non ne uscirai mai. Sei forte abbastanza. La forza fa parte di te, sei tu che non la vedi. Ma io me ne accorgo. Anzi, sono convinta che tutti se ne accorgano. Credici anche tu. >>
Ally si morse un labbro e guardò le loro dita strette tra loro. << Però … >> sospirò, la voce un po’ più grossa del normale, perché era già sul punto di piangere.
<< Però cosa, Ally? >>
<< Se non trovassi la forza, Lin! Sarei destinata a soccombere, allora? A morire? >>
<< Secondo il mio popolo – Lin la guardò negli occhi con un’intensità frastornante, eppure serena – Non è la quercia a resistere alla furia della tempesta. Non è la quercia, ma il giunco flessuoso, che si piega ai colpi del vento senza spezzarsi mai – sorrise e tornò la ragazza un po’ matta di sempre, assolutamente compiaciuta di quello sfoggio poetico. Scrollò le spalle – La forza è una qualità che cambia da individuo a individuo, e si modifica nel corso della vita – strinse di più le dita tra le sue – Tu non soccomberai. >>
Ally le rivolse un sorriso lacrimoso << Grazie, Lin … >>
La ragazza scoppiò a ridere e allargò le braccia << E vai con la terapia dell’abbraccio! >> la incitò strillando, stringendosela forte al petto e scuotendola, facendola ridere tra le lacrime.
La tenne a sé per un minuto, poi la allontanò.
<< Passa un bel finesettimana, Scozia. Ok? Fai la pace col cuginetto e stai serena. >>
Ally annuì.
<< E ora sbrigati a scendere, mi si stanno congelando le chiappe con quello sportello aperto! >>
Ally scattò fuori dall’auto e obbedì di corsa. Le fece ‘ciao-ciao’ con la mano attraverso il vetro appannato.
Risero entrambe, poi Lin si allontanò. Ally la guardò svoltare l’isolato, poi inspirò l’aria gelida dell’inverno, si voltò verso il cancello ed espirò.

Forza e coraggio! Sospirò la Voce, ammazzando un po’ la tensione.

 

°°°

 

Contrariamente al giorno precedente, solo i tre gatti la accolsero. Era venerdì pomeriggio e , considerò, forse erano usciti tutti. I Normali avevano un senso del finesettimana spiccato, alcuni sembravano addirittura vivere solo per quei momenti, senza godersi il resto della settimana. Salì le scale lentamente e guardò per qualche secondo la porta di Boone, indecisa se bussare. Era sicura che lui fosse in casa, e non voleva disturbarlo se stava studiando. Non che non lo chiamasse già a sufficienza. Però quel pomeriggio era più che convinta che lo avrebbe infastidito, tutto lì. Perciò abbassò la maniglia della porta di camera propria con un gomito, poi ricordò di aver chiuso a chiave e dovette posare anche Famiglio, per rovistarsi le tasche. La trovò, aprì la porta, fece entrare il gatto e se la richiuse dietro, senza che dalla stanza di Boone venisse alcun segnale che l’avesse sentita, o che si sarebbe affacciato, l’avrebbe salutata e avrebbero parlato un po’, così magari Ally gli avrebbe confessato che le era mancato quel mattino, ma proprio non era riuscita ad affrontare nessuno e per questo era uscita prima, e che aveva aspettato al freddo fuori per non essere accolta freddamente da lui o dagli altri.
Deglutì e avanzò nella stanza, posò il gattino sul letto, dove Famiglio si acciambellò.
Si abbassò sulle ginocchia e gli grattò la testa con un dito.
<< Non c’è proprio nessuno, vero? >>
Famiglio le rispose prontamente.

Charlotte è andata a studiare da una collega d’università, Boone non si è fatto vedere in giro dopo che te ne sei andata. E’ sceso appena tu hai chiuso la porta di casa, ha aspettato guardandomi tutto il tempo e poi è risalito su, e ha urlato dietro a tutti quantiche si dessero una mossa, perché lui non avrebbe svegliato nessuno quel giorno, così ha svegliato Andrew che è uscito da camera sua mentre Boone si sbatteva dietro la sua e lui mi ha preso e mi ha portato a letto con lui e si è riaddormentato. Ephram ha raccomandato a Coon di tenerci compagnia, ma Coon non mi ha spiegato dov’è andato. E’ uscito senza dire niente.
Sintesi, felide, sintesi!
Lo rimbeccò la Voce. Ally contrasse le labbra in un sorrisino.
<< Ecco, appunto. >> sospirò, riferendosi a Boone. Scalciò gli scarponcini e finì col sedere a terra. Si bloccò e riprese a togliersi furiosamente i calzini, poi il maglione e i jeans, con un po’ d’impegno e sollevando i fianchi goffamente. Fortuna che il parquet non era freddo e che la stanza era riscaldata. Andò all’armadio e scelse un lungo abito nero di lana intrecciata stretta, se lo drappeggiò intorno e annuì, quindi infilò un accappatoio e le babbucce da casa. Lasciò socchiusa la porta di camera sua, per il gatto e si chiuse nel bagno “delle ragazze”, che lei e Charlotte dividevano al primo piano. I ragazzi erano stati obbligati da tempo immemore ad usare quello al piano terra da una caparbia Charlotte, i primi tempi della loro convivenza. Si diresse verso la vasca, dato che non tollerava la doccia nel modo più assoluto. La faceva sentire in trappola.
Riempì d’acqua la vasca e versò contemporaneamente Sali e bagnoschiuma, quelli che Ephram le aveva fatto comprare. Erano quasi finiti e fece una smorfia, perché sicuramente il cugino l’avrebbe costretta ad andare con lui a ricomprarli. Il solo pensiero di uscire … Scosse il capo e sciolse il nodo dell’accappatoio. Lo appoggiò sul ripiano degli asciugamani. Sapeva benissimo che Lin aveva ragione. Solo … non riusciva ad accettarlo.
Scivolò nell’acqua con un sospiro di piacere e si lasciò andare contro il poggia schiena. La sensazione dell’acqua calda era meravigliosa, e la schiuma una novità piacevole del Nuovo Mondo. Si massaggiò le braccia e le cosce coi granuli dei sali non ancora sciolti, e poi prese a insaponarsi con impegno, un sorriso rilassato e inconsapevole sulle labbra rosse.
<< Ehi! >> la voce di Charlotte le arrivò col rumore della porta che si apriva, e subito dopo la raggiunse un refolo di aria fredda.
Ally si limitò a scivolare di più sotto il livello della schiuma, arrossendo penosamente.
<< Cha – Cha – Charr – lotte!>> gemette abbracciandosi le ginocchia per coprirsi meglio.
La ragazza più grande le rivolse un gran sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
 << Ero venuta a fare la doccia – spiegò con noncuranza, posando i suoi vestiti – Disturbo? >>
Ally era sempre più imbarazzata.
 << N- no. >>
Non le sembrava gentile rispondere altrimenti, ma non si era mai lavata con qualcuno nella stessa stanza. Tranne le Ninfali. Ma non erano propriamente persone.
<< Vuoi che ti dia una mano con la schiena? >>
Charlotte si era accorta della vergogna che arrossava il viso di Ally, ma aveva deciso di gettarsi a testa bassa nell’impresa di rendere un po’ più disinvolta e fiduciosa quella strana ragazzina. Anche a costo di farla passare attraverso le esperienze più imbarazzanti che le venissero in mente. E poi, che c’era di male a farsi un bel bagno con qualcuno accanto? Non era che non avesse mai visto una ragazza nuda, e non c’era niente di cui vergognarsi.
<< No! – gridò Ally – C - cioè, ci dovrei arrivare … >>balbettò, quasi fioca dopo lo strillo. Era senza respiro.
Charlotte inarcò un sopracciglio e la fissò pensierosa, poi si avvicinò a grandi falcate e tirò su le maniche dell’allegro maglione rosso che indossava.
Sghignazzò davanti alla sua faccia scandalizzata e si allungò a prendere spugna e sapone. Con un sorriso estremamente sadico, ordinò: << Tirati su, Ally … >>
<< M – Ma … >> provò ad obiettare la sua vittima.
<< Suvvia, Ally, non ti mangio mica! >>
Non le restava che rassegnarsi. Si abbracciò le cosce e strinse i denti, allungandosi per esporre spalle e schiena.
Teneva gli occhi chiusi in attesa che Charlotte la toccasse. Nessun essere umano, a parte sua madre, l’aveva mai vista nuda.
<< Hai una belle bellissima. >> si complimentò Charlotte, passandole delicatamente la spugna sulle spalle e la nuca.
<< Grazie. >>
Charlotte sospirò e le sollevò i capelli e si arrestò quando la vide sobbalzare.
<< Che c’è? Ti ho tirato i capelli? >>
<<  No … No. – Ally sollevò gli occhi verdi, sorpresa. Era stato insolito, ma non le aveva fatto male – Sto … Sto bene. >>
Charlotte le sorrise.
 << Bene. Com’è andata oggi? >> chiese, come avrebbe fatto se fossero state in cucina, in salotto, a fare altre cose. Come se fosse normale farsi lavare la schiena da una mano amica, diversa dalla propria.
<< Normale … - sussurrò Ally, riappoggiando il mento sulle mani, convinta che Charlotte avesse un dono per far rilassare la gente – La mia compagna Lin mi ha accompagnata in auto. >>
<< E ti è venuta voglia di un bel bagno caldo … >>
<< Non … - Ally sporse un po’ di più il collo, senza volere – Non c’era nessuno e io ho pensato che non avrei dato fastidio … >>
Charlotte aggrottò le sopracciglia.
<< Oh, povera piccola! – esclamò, soffermandosi su una sola parte della frase – Devi esserti sentita abbandonata, io odio vedere questa casa vuota! Ma Boone? Lui doveva essere qui a studiare! Scommetto che non si è nemmeno fatto vedere! Ah, ma appena lo vedo gli farò una sfuriata indimenticabile! Per fortuna sono tornata a casa! >>
<< No, no! – Ally si tirò su e mosse le mani – Lascia stare Boone, per favore! Sono io che non ho voluto disturbarlo, e … e poi … c’erano Famiglio e Coon! E il gattino randagio! Non ero sola! Davvero! >>
Charlotte la fissava con uno strano sguardo. Sorrise piena di compassione.
<< Ally … - disse – tu lo sai che non sei affatto un disturbo, vero, piccola ? >>
Quella frase, detta con quel tono e quello sguardo, le chiuse la bocca.

Oh, adesso basta tacere! Questa ragazza mi piace, Ally! – la Voce era entusiasta – Non quanto suo fratello, però … Accidenti, conosce le parole giuste!
<< Non disturbi. – continuò dolcemente – Tutt’altro. A noi fa davvero piacere averti intorno, ed Ephram ti vuole così bene! Si sente responsabile di te. E lo stesso tutti noi. Boone più di tutti. Oggi aveva un diavolo per capello, e solo perché non ti ha visto a colazione, lo so. Secondo me gli piaci. E anche ad Andrew piaci. >>
Ally aveva le guance talmente rosse da sentirle incandescenti, e a Charlotte fece tenerezza. Come aveva fatto ad essere gelosa di una creatura tanto delicata? Era stata un mostro. Scostò un ciuffetto dalla fronte bianca della ragazza, e questo sembrò scuoterla.
<< Oh. >> riuscì solo ad esalare.
Lotte sorrise divertita.
<< E poi – disse scherzando – ti sembra che strofinerei la schiena a chicchessia? >>
Scosse la spugna e fece una linguaccia ad Ally, che sorrise timidamente.
<< Grazie, Charlotte. Grazie. Dopo Ephram, tu sei la persona più gentile che conosca. Grazie … >>
Ma già sull’ultima parola, la sua voce si spezzò in un singhiozzo e chinò il capo di lato, senza riuscire ad arginare le lacrime.
<< Ma … ma … Oh, Ally! >> sospirò Charlotte abbandonando la spugna nella acqua e abbracciandola stretta, nonostante il maglione. Prese ad accarezzarla con delicatezza sul collo e sui capelli umidi.
<< Sc – scusa, L – lotte, t – ti sto bagn – bagnand – oo. N- non ri- esco a smet – tere. S- cusa. >>
<< Non smettere. – mormorò Charlotte – Sfogati. Non c’è alcun bisogno di tenersi sempre tutto dentro … >>
Qualcosa, dentro Ally, sembrava non aspettare altro. Si lasciò stringere e cullare finché l’acqua non si raffreddò inevitabilmente, continuando a singhiozzare disperatamente. Ad un certo punto le sue mani trovarono il maglione di Lotte ed Ally vi si aggrappò come ad un’ ancora di salvezza. Alla fine sentiva brividi che le correvano su tutto il corpo, e Charlotte si sporse a stappare la vasca e a prendere il tubo. Regolò l’acqua con difficoltà, perché Ally continuava a starle aggrappata addosso, e prese a sciacquarla maternamente, lavandole i capelli con uno shampoo al basilico che Ally aveva comprato chissà dove. Si distrasse appena il tempo di chiedersi dove accidenti potessero mai vendere uno shampoo al basilico e riprese a massaggiarle piano il capo. La allontanò solo per il tempo di spogliarsi anche lei e infilarsi nella vasca. Ally sembrava spossata, e si lasciò lavare come una bambina addormentata, solo che i suoi occhi verdi erano bene aperti, spalancati. Ma sembrava non vedessero niente che potesse essere guardato anche con occhi diversi dai suoi. Charlotte dovette stringere i denti per non farsi prendere dal panico. Aiutò la ragazza ad uscire dalla vasca e la avvolse nel suo accappatoio, sistemandole un asciugamano sulla testa.
<< Adesso devi strofinare, Ally. – le impose – Strofina anche se senti di non volerti più muovere, mi sono spiegata? >>
Si diede una ripulita veloce nella vasca, sempre tenendola d’occhio, mentre Ally strofinava a scatti e non riusciva a seguire un ritmo costante. Ma strofinava forte, convinta. I suoi occhi non si staccavano dallo specchio del bagno.
<< Cosa guardi? >> le chiese con finta noncuranza mentre si drappeggiava un telo intorno al corpo.
<< Gli occhi … >> si sentì rispondere con voce soffocata.
Charlotte aggrottò la fronte.
<< Ti darò una crema per il rossore, non ti preoccupare. – mormorò, sentendo un brivido di sollievo correrle sulla schiena – Per così poco … >>
La ragazza tacque e sedette sul pouf quando la più grande ve la trascinò. Lotte tirò fuori la spazzola e l’asciugacapelli da uno stipetto.
Solo che Ally non si riferiva al rossore che dominava nel suo contorno occhi e sul suo naso. Ally aveva gettato un’occhiata distratta allo specchio, e le era sembrato di vedere … Non lei. Allysia. I suoi occhi scintillanti, cangianti.
Aveva strofinato forte per sperare di non stare sognando, ma a che serviva, se lei non sognava più. Aveva strofinato forte e non era più riuscita a distogliere lo sguardo, troppo spaventata di veder sparire quel riflesso. Gli occhi di Allysia sul suo viso strapazzato dal pianto. La prendeva una strana ansia di tornare a guardarsi, e , quando Charlotte la fece sedere, ritrovò anche quegli occhi. Poté notare, quindi, che non erano proprio gli stessi. Ma c’era qualcosa di Allysia nei suoi occhi, un brillio, un’ombra di ciò che Allysia stava per ore ed ore a fissare nello specchio. C’era, dentro di lei.

In me …
Per poco non riprese a singhiozzare. Di gioia. Le labbra le tremarono e quasi non si accorse del pettine con cui Charlotte stava dando un senso alla sua capigliatura.
<< Hai dei bei capelli. – stava dicendo Charlotte, la lingua incastrata un attimo tra i denti mentre tracciava una scriminatura dritta col pettine – C’è stato un periodo in cui me li sarei voluti tingere di nero, sai? Ma non sarebbero mai stati belli come i tuoi. >> commentò, un pizzico d’invidia tutta femminile.
<< Davvero ?>> la voce naturale che scivolò fuori dalle sue labbra era quasi quella di Allysia. Quasi sicura. Di certo non la sua.

Il coro! Realizzò. Era quella la voce che il canto le tirava fuori? La Kildanen poteva essersene accorta prima di lei?
Certo che sì.
La Voce era rimasta silenziosa per tutto il tempo del suo sfogo.

Ricordi che hai ignorato la conversazione tra me e il tuo famiglio, ieri? Ci sono tantissime cose che di recente ti sfuggono.
Charlotte non si era accorta del suo tumulto interiore e stava continuando a parlare.
<< Sì, proprio così. Ma alla fine non ho mai messo mano alla tintura, Boone me l’ha sempre impedito. >>
<< E perché? >> non poté impedirsi di chiedere Ally, sia alla Voce che a Charlotte. Solo una rispose.
<< Non gli piacciono i capelli tinti. E diceva che il mio è un bel colore. >>
Ally contrasse le labbra in un piccolo sorriso. Le faceva male la bocca.
<< E’ vero. E’ un colore così caldo. I tuoi capelli sono bellissimi. >>
Ally sentiva il getto caldo del phon sulla nuca. E le parole della sua bocca dolente, lei non sapeva se appartenessero a lei o ad Allysia. Un unico corpo, la stessa bocca, gli stessi nei, disposti allo stesso modo, quelli che Charlotte aveva visto, prendendosi cura di lei.
Ma Ally non avrebbe mai pronunciato parole tanto schiette e disarmanti. Però era Ally che aveva conosciuto Charlotte.

Ha valore questo?
Certo che ha un valore, bambina. Ma Allysia sei tu. Non ci sono differenze tra la tua anima e la sua. E io lo so, perché albergo in te. Tu sei rimasta la stessa ragazza generosa e forte di un tempo, è solo che non te ne accorgi, concentrata come sei sul dolore. Ed è comprensibile.

La Voce aveva un tono dolcissimo. Era vero, era diventata molto più indipendente dai suoi sussurri, ma aveva conquistato in cambio una maggiore capacità di percepirla. A tratti sembrava quasi … materna …
Ehi, per chi mi hai preso?! Non sono mica come quel tuo gatto! Ringhiò la Voce, imbarazzata.
Ally non riuscì a reprimere un sorriso. E in quel momento mise di nuovo a fuoco il suo riflesso. Charlotte le stava scostando i capelli dagli occhi e li stava spostando all’indietro. Il sorriso che aveva sul viso era Ally in ogni millimetro, e pieno di una fragilità che in Allysia non esisteva.
Sembrava non esistesse – la corresse la Voce – Tutti conservano una parte più delicata nella propria anima, ma Allysia la serbava anche più gelosamente degli altri, perché non gliela ferissero in alcun modo. E sei tu, Ally. E’ te che Allysia custodiva. Tu sei la scheggia più fulgida della sua anima, quanto di più soffice Allysia aveva in sé. E Allysia ti aveva tenuto nascosta, perché sapeva quanto tu fossi preziosa.

Ma cosa dici?!
Il tono sconvolto aveva interrotto la Voce, e il sorriso aveva abbandonato il suo viso pallidissimo.

Ha ragione la Voce, Ally. Il miagolio di Famiglio giunse attraverso la porta, e Charlotte si sporse distrattamente per aprirne uno spiraglio e farlo entrare. Quel suono le posava come una carezza sui capelli, sulla spalla e su un fianco. Allysia è sempre stata consapevole di tenerti dentro di sé. Non sei un’estranea, per lei, sei lei. Abbi fiducia in me, Ally. Sono al tuo fianco fin dal giorno che sei venuta al mondo. E abbi fiducia in te.
Sentito, Ally?
<< Non abbassare la testa, Ally. Ho quasi finito. >> la riprese Charlotte.
<< Scusa! >>
La più grande sorrise.
<< Prego. Stai meglio? >> chiese con cautela.
Ally si fissò di nuovo nello specchio, e sorrise, felice più di quanto non fosse mai stata da quando era solo Ally.
<< Decisamente. Grazie, Charlotte. >> rispose.
<< Che bel sorriso! – si complimentò Lotte ammiccando – Questo è quello che voglio vedere, solo bei sorrisi sul tuo viso. – posò il phon e le tolse il telo di spugna dalle spalle in un gesto teatrale – Et voila, mademoiselle. La signorina è pronta per essere vestita! >>
<< Merci. – rispose automaticamente Ally prima di sgranare gli occhi – Non ci crederai, ma questa frase me l’hanno detta un mucchio di volte. >>
Si scambiarono uno sguardo sorpreso, poi Lotte aggrottò la fronte.
<< Parli anche il francese, quindi. – borbottò – Avevate proprio tanti servitori, eh? >>
<< Non servitori. - puntualizzò. Ally era indecisa su come descrivere le Ninfali. Non erano persone ! – C’era chi si prendeva cura di noi. Non esiste una cosa del genere in questa metà del mondo, e non può essere spiegato facilmente in ogni caso. Pochissime famiglie possono vantare i servigi offerti ai McNamara. >> si morse un labbro, cercando di spiegare senza tradirsi.
<< C’entra qualcosa un rapporto di protezione ricambiato con devozione? >> fece incerta Charlotte.
Ally la guardò sbigottita << E tu come … come … >>
Lotte non era sicura di poter parlare. E se Ephram si fosse arrabbiato?
Annuì: e che diamine, aveva appena  fatto il bagno a quella ragazza, e l’aveva sentita, vista piangere tra le sue braccia! Era così dolce stare ora a parlare con lei, che Charlotte non avrebbe rovinato le cose negandosi. Si strinse nelle spalle e si buttò.
<< Tuo cugino aveva la stessa avversione per gli elettrodomestici che dimostri tu, quando è arrivato qui. Il classico atteggiamento di chi non hai mai dovuto nemmeno mettere su l’acqua per un tea. E’ stato lui a darmi questa definizione. Solo che all’epoca non sapevo che fosse un aristocratico. Accipicchia! >>esclamò, ancora incredula.
<< E’ una spiegazione corretta. – annuì Ally – Non tutti i nobili sono uguali, Charlotte. E’ un grande privilegio, quello che ci viene concesso. I McNamara sono una famiglia potentissima, con domini in tutte le terre del Sud e perfino del Nord … titoli! – corresse precipitosamente, mordendosi la lingua – Volevo dire titoli. E talmente tanti appellativi che basta aggiungere il nome McNamara per annullarli tutti. Io stessa – esitò – A scuola ero Allysia di McNamara, e tanto bastava per presentarmi a tutti i balli … le feste, cioè. E alle cerimonie, e a tutte le porte che il bel mondo può aprirti in terra di Scozia. >>
<< Santo Cielo. Non riesco nemmeno a figurarmela una cosa del genere! – Charlotte cominciava un certo senso d’inferiorità farsi strada perfino nella sua aperta mentalità yankee – Devono trattarvi alla stregua di divinità! Che cosa ci fate voi tra noi comuni mortali? >>
Ally chinò lo sguardo finché Charlotte non riuscì più a vedere il verde delle sue iridi. Si alzò dal pouf.
<< Per Ephram è stata una specie di promozione. – rispose con un tono del tutto diverso da quello usato fino ad allora. Andò a prendere  il vestito nero. – Per me invece è stata una punizione, un modo per allontanarmi da ciò che mi era caro. Sono due cose diverse – il tono era sfumato in tristezza – ma anche mio cugino soffre >>
Sciolse il nodo dell’accappatoio e infilò direttamente il vestito, poi sollevò la gonna per infilare gli slip. Si era nascosta un po’ dietro lo scaffale degli asciugamani, ma del resto Charlotte aveva già avuto una panoramica integrale del suo corpo.
<< Parli dei giorni in cui è triste, vero? Quelli di quando sparisce dalla circolazione. >>
Ally annuì seccamente, guardandola con una maturità negli occhi che la fece apparire bella in modo indecente.
<< Tiene alto il nome dei McNamara. – rispose amaramente, scoccando un’occhiata a Famiglio, immobile e silenzioso - A suo padre non importa della felicità del suo Primogenito, o che a lui non piaccia affatto. Né Ephram oserebbe dire una cosa simile in pubblico, farebbe vergognare suo padre. – il tono, che era diventato irritato e freddo come una folata di vento invernale, si addolcì – E preferisce tacere piuttosto che tornare. E’ felice qui. Non lo avevo mai visto sorridere tanto in una vita intera, è giusto che rimanga qui. Suo padre ha una pessima influenza su di lui, e su tutti noi. – le sfuggì una risata ironica – E ironico, ma lui dice esattamente la stessa cosa di me. Ephram crede che io sia stata portata qui per essere protetta … invece sono qui perché la mia famiglia non aveva più intenzione di darmi la sua protezione. – le lacrime salirono inaspettate a sfiorarle le ciglia, dispettose – Non dirglielo mai, Charlotte. Non è ancora pronto per sentire cose simili, e per me è troppo presto per spiegarglielo. Non dirglielo … >>
Lotte si stava rivestendo in silenzio. Le mancavano solo i jeans, che stringeva in una mano.
<< Tu con me ne stai parlando … >> iniziò incerta.
Ally contrasse un sorriso.
<< E’ straordinariamente facile dirti la verità. Mi piaci molto, ma sei pericolosa per i miei segreti. Spero di potermi fidare di te. >>

Nessuno aveva mai parlato in termini così seri a Charlotte. Mai. Neanche Ephram, neanche Boone. E nessuno tranne suo fratello era mai stato in grado di cogliere la sua capacità di comprendere, attrarre la verità. Inspirò profondamente. Boone aveva ragione, Ally le sarebbe piaciuta molto, se l’avesse accettata.
E l’accettò.
<< Anche tu, Ally. E. – aggiunse – Puoi fidarti di me, non rivelerò le tue confidenze. Ho proprio bisogno di un’amica come te. >> confessò sincera.
Ally si sentì scaldare in un modo che non c’entrava col suo abito di lana. Tutti amavano Allysia e accettavano Ally. Ma non avevano mai avuto bisogno di lei.

Visto, piccola, quanto sei speciale? Mormorò la Voce, sotto il miagolio delicato di Famiglio.
Ally sorrise smagliante e annuì, e quando Charlotte fece lo stesso risero entrambe.
Poi Charlotte finì di vestirsi, e uscirono dal bagno insieme.

 

°°°

 

Andrew ed Ephram si erano incontrati sulla via di ritorno, ed attraversarono il salotto conversando del più e del meno. Davanti alla porta della cucina rimasero impietriti entrambi.
Con l’ampio grembiule a fiori di Lotte sul vestito nero, Ally stava versando un composto dentro l’impasto di quello che aveva l’aria di essere proprio uno degli sformati di Charlotte. Che, da parte sua, sorvegliava le azioni della ragazza con cura materna.
<< Ehi, ma che succede? >> Ephram spostava lo sguardo dall’una all’altra. Le due ragazze si scoccarono un’occhiata complice, ma fu Lotte a rispondere.
<< Ally ha espresso il desiderio di partecipare ai turni per i pasti, ma visto che al momento non sa cucinare, divideremo il mio. Per le pulizie le ho già spiegato quasi tutto. Le prime volte ci divideremo i compiti, poi farà da sé. >>
<< Cosa?! >> esclamò Ephram stralunato.
Ally alzò lo sguardo su di lui e si paralizzò.
<< Per te non va bene … ? >> chiese, improvvisamente incerta.
Il cugino si affrettò a rassicurarla << Oh, no, piccola, va benissimo! Se vuoi farlo davvero … >>
La vide illuminarsi e annuire << Sì! Sì, davvero. M i fa piacere. >>
Ephram si lasciò sfuggire un sorriso pieno di speranza. Non voleva altro che sua cugina tornasse se stessa.
<< Bene. >>
Sembrava che il pensiero di rimandarla in Scozia l’avesse del tutto abbandonato, e se ne sorprese lui stesso. Ally si era ambientata, e si era affezionata a lui, e ora voleva aiutarlo, e prendere parte alla sua vita, per quanto disgraziata fosse. Forse avrebbe accettato ciò che il suo cuore provava per Charlotte senza condannarlo troppo duramente. Sembrava che tra le due si fosse instaurato un certo equilibrio. La speranza lo infiammava.
<< Andate a mettervi qualcosa di comodo. E chiamate Boone. >>
Charlotte li scacciò con un gesto.
Ephram obbedì con un sorriso, mentre Andrew si attardò un attimo.
<< Voi due … non me la raccontate giusta, sappiatelo! >> esclamò, quando Ephram non fu più a portata d’orecchio.
Ally gli scoccò uno sguardo sorpreso e fissò Lotte in cerca di rassicurazioni. Le giunsero sotto forma di una strizzata d’occhio.
Andrew guardò Lotte a sua volta, chiedendosi se avrebbe detto ad Ally della sua storia con Ephram, prima o poi. Non ce la vedeva a tradire un segreto, ma nemmeno a mentire ad Ally.
Entrò in cucina, tirò una manica di Ally che minacciava di crollare da un momento all’altro e, quando la ragazza alzò il viso per guardarlo, le sorrise.
<< Ricordati che non devi dimostrare nulla a nessuno, va bene? >>
Aveva avvicinato il viso al suo ed Ally arrossì.

Troppo vicino! Strillò la Voce,  oltraggiata, facendo sobbalzare Famiglio il quale, sotto al tavolo, agitato anche dal turbamento di Ally, piantò gli artigli a fondo nella gamba del ragazzo.
<< AHI! – gridò il proprietario della gamba offesa, tirando indietro l’arto e trovandoci ancora Famiglio attaccato – Ehi, tu! Ma che ti è preso! >> ululò.
Famiglio cercava freneticamente di sfilare via gli artigli dai jeans pesanti di Andrew.
Charlotte si rannicchiò per aiutarlo, ghignando senza preoccuparsi di nasconderlo, mentre Ally  guardava ansiosa il gatto senza preoccuparsi di Andrew, ma impossibilitata a prenderlo in braccio, per via delle mani ancora immerse nell’impasto.
Charlotte sembrò comprendere al volo l’agitazione di Ally, e prese Famiglio in braccio per avvicinarlo a lei. Famiglio si fissava gli artigli, l’immagine dello sconvolgimento felino.

Mi dispiace! Miagolò.  Mi sono agitato e poi quella maledetta cosa ha strillato anche nella mia testa … Come ha fatto?
Ben ti sta, felide!
ringhiò la Voce, l’autocompiacimento che trasudava da ogni sillaba scandita.
Non lo so ! Taci, Voce! Non è il momento di scherzare!
<< Andrew, scusa … - si ricordò di lui, mortificata quanto il gatto – E’ stata colpa mia … >>
Charlotte la fissò, attraversata da un insieme di sensazioni stranissime.
Innanzitutto Famiglio, seppure sotto al tavolo e vicino ad Ally, non era stato toccato da nessuno. Inoltre Ally era veramente convinta che la colpa fosse sua.

Qualcosa le diceva che c’era del vero nelle parole di Ally, ma non era affatto logico. Una cosa impossibile.
Non aveva mai percepito tante sfaccettature tutte assieme. Fu distratta da Andrew che le prese il gatto di mano e lo abbracciò delicatamente.
<< Piccolino, cosa c’è? Non ti sono più simpatico? >> gli chiese, sinceramente deluso.
<< Cos’è successo? >> Boone ed Ephram varcarono la soglia della cucina assieme.
<< Cosa ci fa il gatto in cucina? >> chiese Ephram severamente.
<< Si è spaventato e ha infilzato Andrew. >> spiegò Charlotte mentre la voce le sfumava in un tono assolutamente divertito. Era contenta che Andrew non si fosse arrabbiato.
<< Che cosa gli hai fatto? >> chiese subito Boone, avvicinandosi per controllare il gatto, studiandogli le zampette delicate – Non l’avrai pestato? >>
<< No! – s’interruppe – La coda non c’era già da prima, no? >>

Guarda come lo coccolano!  Protestò stizzita la Voce.
Ally scosse la testa. Invidiosa, Voce.
Era imbarazzata.
<< No, davvero, Andrew non ha nessuna responsabilità. Era solo … troppo vicino …>>
I due ragazzi si guardarono e poi guardarono lei, interrogativo il biondo e sospettoso il moro.
Ephram si affrettò a toglierla d’impaccio.
<< L’importante è che Famiglio si sia calmato. Datelo a me, lo porto da Coon e dal randagio. Non mi va che resti in cucina. >>

Nooooo!  protestò Famiglio.
Ben ti sta! Lo rimbeccò la Voce, malignamente.
<< Basta! - esclamò Ally. Tutti la guardarono, e aveva gli occhi un po’ sgranati – Se qualcuno lo tiene in braccio va bene. Giusto, Ephram? Per favore – mormorò scoccando un’occhiata al cugino – Sto già fuori tutto il giorno. Non voglio allontanarmi da lui per niente al mondo. >>
<< Lo tengo io. – si propose Boone immediatamente, senza riflettere – Tu va a cambiarti. >> ordinò ad Andrew prendendoglielo quando accennò a una protesta. Si voltò a guardare Ally. Aveva un’espressione corrucciata, ma sembrava cercare di dominarla. Gli sembrava chiaro: Ally avrebbe preferito che fosse Andrew a tenere il suo gatto. Si sentiva invadere da una cocente delusione. Ma era chiaro che lei preferisse Andrew. Andrew piaceva sempre di gran lunga più di lui.
Ma l’espressione di Ally divenne grata.
<< Oh, Boone, grazie. >> cominciò con tono sincero, salvo interrompersi di colpo.
<< Che c’è, Ally? >> Ephram assunse un tono improvvisamente allarmato. E se l’agitarsi di Famiglio fosse stato connesso al suo legame con Ally? Fu lui quello che si avvicinò maggiormente alla verità. La ragazza scuoteva il capo, mentre Famiglio arruffò di colpo il pelo.

Basta Voce, per favore! Mi stai facendo male!
La Voce stava rimbrottando Famiglio duramente. S’interruppe quando il dolore di Ally si riflesse su di lei, annichilendola.

Oh, per tutti i Maghi! – esclamò, improvvisamente conscia di ciò che stava combinando – scusa! non avevo mai, mai provato un tale desiderio di essere …
Al posto mio? – Famiglio fu stranamente comprensivo, in un modo che ad Ally sfuggiva.
Sì …
Il gatto si calmò istantaneamente, e anche la ragazza si rilassò.
<< Sto … sto bene. Ho avuto un capogiro. >> mentiva, e Charlotte se ne accorse.
<< Vuoi riposarti? Per favore, Ally, non ti stancare. >> fece il cugino, assolutamente preoccupato.
<< No, sto bene, ti dico. Voglio finire qui. Boone, siediti, per favore! Qui, vicino. >> rispose con aria stanca.
Tanto valeva cercare di accontentare anche la Voce. Che era commossa dalla loro comprensione.
Boone obbedì docilmente, con sorpresa di tutti, e Charlotte si lavò le mani per aiutare la sua apprendista cuoca, colpita dall’espressione ansiosa di Ephram.
Si schiarì la voce.
<< Ora devi chiudere … okay … no, aspetta, deve combaciare con l’altro foglio dell’impasto. Sì, brava. – le sorrise – E’ fatta! >>
La ragazza annuì e scostò un ciuffo dalla fronte sfregandolo via con un braccio. Rivolse un sorriso a Boone e Boone lo ricambiò senza quasi rendersene conto. Non si era mai sentito così spinto verso quella ragazza, attratto come nell’orbita di una stella.
Quando infine Ally infornò la pirofila con lo sformato e si lavò le mani, Charlotte li scacciò allegramente dalla cucina, sfilando con destrezza il grembiule alla ragazza mentre li spingeva in direzione del salotto.
Si accomodarono sul divano, mentre Ephram veniva trattenuto per apparecchiare la tavola, e Boone le cedette Famiglio, che si sporse verso il viso della ragazza, guardandola con assoluta adorazione. Ally lo abbracciò con affetto.
<< Tutto bene? >> le chiese Boone con gentilezza.
Ally annuì. << Sì, grazie. Sei stato gentile ad aspettare di là. >>
<< Non mi è dispiaciuto affatto. – rispose sincero – Sono contento che tu … ecco … che tu vada d’accordo con mia sorella. >>
Ally lo guardò prima di tornare con gli occhi al suo gatto.
<< E’ così … dolce. E trascinante. Lei … mi ricorda, in un qualche modo, ricorda molto … - Me, avrebbe voluto dire. Scosse il capo – Sto bene con lei. – aggrottò leggermente le sopracciglia – Ha delle idee assurde, ma finiscono  sempre col funzionare, chissà come. >>
<< Ah, non ti puoi neanche immaginare quante ne pensi. Lotte sarebbe in grado di sconvolgere la vita a chiunque. – le sorrise – Mi fa piacere, Ally, davvero. – le sorrise – Ti vedo più serena. >> E più bella, avrebbe voluto aggiungere. Si vergognò di sé: faceva mille ramanzine al giorno ad Andrew che Ally era ancora una bambina, e lui invece la studiava, guardava senza poterselo vietare il bel viso ancora arrossato dallo sforzo, la maniera in cui quell’abito così particolare lasciava scoperto il collo e l’attaccatura della clavicola.
<< E’ stata una bella giornata. – concesse Ally con un sorriso, guardandolo negli occhi – Ho scoperto che ci sono persone che credono in me. Questo mi fa sentire un certo calore, nel petto. Non pensavo – si portò una mano al cuore – Che sarebbe successo di nuovo. >>
Famiglio si rannicchiò di più contro di lei, che lo baciò sulla testolina tonda.
Boone era rimasto affascinato da quelle movenze. E dalla maniera in cui gli occhi socchiusi lasciavano intravedere un bagliore irresistibile. Si sporse verso di lei.
<< Ehi, siete qui! – Andrew si sporse sul divano e rise – Meno male che Lotte era distratta, altrimenti avrebbe messo a sgobbare anche me ! >>
Ally alzò gli occhi verso di lui e gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli.
 << Che scansafatiche! >>
Boone si adombrò. Andrew scherzava e rideva, e questo senza dubbio ad Ally piaceva molto. Andrew si era seduto accanto a lei dal lato opposto rispetto a Boone ed accarezzava Famiglio.
<< Preferisco stare qui con te, Ally, cosa vuoi farci? >>

Vuoi un altro graffio? Lo provocò la Voce. Ally scosse il capo, un sorrisino sulle labbra color ciliegia.
<< Allora perché non mi dai una mano con chimica, più tardi o domani? Mi servirebbe proprio. >> sospirò.
<< Tutto quello che vuoi. >> le concesse, suadente.
Boone si alzò, attirando i loro sguardi. Incrociò gli occhi di Andrew per un secondo, poi raggiunse Coon e il trovatello sul tappeto. Non c’era posto per lui su quel divano.
Andrew continuò a seguirlo con lo sguardo e contrasse le sopracciglia. Si sentiva un po’ in colpa nei confronti di quel suo amico tanto ombroso. Poi tornò a guardare il viso sorridente di Ally. Anche lei stava guardando Boone con una certa luce negli occhi.

Qui sta succedendo qualcosa … Ghignò tra sé. Vediamo se posso accelerare un po’ gli eventi … Circondò le spalle di Ally con un braccio, con un movimento disinvolto, e accentuò il sorriso quando Boone, nel voltarsi, sobbalzò e tacque, visibilmente a fatica.
Vedi un po’ che ti combino, caro il mio bacchettone …! Ridacchiò tra sé, e abbassò la voce tenendosi molto vicino ad Ally quando le chiese quali fossero le nozioni di chimica che non aveva chiare.

 

°°°

 

In cucina, Ephram stava facendo di tutto. Be’, tutto tranne apparecchiare la tavola. Aveva tirato su Charlotte contro il muro e la stava baciando con genuino entusiasmo.
<< Ehi … Ephram … Ephram, asp … mmh … se entra … tua cugina? >> gli chiese Charlotte col fiato corto, tra un bacio e l’altro.
<< Credevo non glielo volessi tenere nascosto. >> rigirò la frittata Ephram con un sorriso pieno di desiderio. Le morse delicatamente il mento.
Charlotte aveva lo stomaco pieno di farfalle.
<< Non glielo voglio nascondere. Ma credevo che tu lo volessi. Per proteggerla. >> gli rispose seria, sottraendosi a fatica da quell’assalto delicatissimo e terribilmente dolce. Non riusciva a capire perché Ephram avesse cambiato idea. E questo le importava moltissimo.
Quelle parole lo fecero immediatamente rabbuiare. Ephram guardò le labbra carnose e un po’ gonfie della ragazza che amava, dolci e succose come frutta tropicale. Inspirò profondamente e la lasciò andare, staccandosi da lei.
<< Quando migliorerà – disse serissimo, il tono accorato che le fece mancare un battito – Io vorrei dirglielo. Sta così bene con te! Vorrei che stesse bene. Correrei il rischio … >>
E s’interruppe di colpo, mentre un piccolo frammento del suo cuore si crepava, perché il rischio era troppo, troppo alto, e Charlotte troppo indifesa. E lui, davvero, avrebbe voluto che Ally stesse bene, e avrebbe voluto che Ally capisse, e avrebbe voluto tantissime cose tutte impossibili, perché Charlotte non era come lui e non meritava una vita in clandestinità, né di sentirsi dire bugie su bugie.
Ally era una strega di Sangue Puro. Una McNamara, per giunta.
Charlotte era una Normale, che di lui non sapeva nulla. Non delle cose importanti, almeno. Non delle cose … che avrebbero potuto influire sulla loro storia. Perché Charlotte sapeva quali fossero il suo colore e il suo tipo di cioccolata preferiti, i suoi gusti musicali, le idee filosofiche e … e anche come piegava i vestiti, come sospirava ai suoi baci e sapeva tutto, ma lui sapeva che non era sufficiente, non quando c’era così tanto a dividerli.
 La verità era che, se Ally si fosse davvero ripresa, lui avrebbe solo dovuto combattere contro un nemico in più.
Guardò Lotte, la sua così fragile Lotte, con occhi pieni di dolore.
<< Non importa, Lotte – biascicò – Dimentica tutto. >>
Le diede le spalle e prese a ordinare i recipienti e gli utensili che erano ancora sul tavolo, che le ragazze avevano usato per lo sformato, impilandoli in un contenitore più grande per toglierli dal tavolo.
<< McNamara! – esclamò Charlotte alle sue spalle, sbigottita e arrabbiata – Voltati, su. Finirai con l’inciampare in quel muso lungo, lo vedo da qui. >> sbuffò, tenendosi stretta la frustrazione sessuale, dato che non era il momento. Quanto è problematico questo ragazzo! Alzò gli occhi al cielo, quando lo vide fare una specie di piroetta su se stesso. Gli tolse di mano il vassoio e lo appoggiò con decisione sul ripiano della cucina. Poi appoggiò le mani sui fianchi, prendendo, senza volere, la stessa posizione di sua madre quando stava per farle una ramanzina. Ephram non riusciva a reggere il suo sguardo.
<< Dimmi cosa c’è, su, muso lungo. >> lo incoraggiò con dolcezza.
Il ragazzo le prese le mani tra le sue e le portò al viso, per baciargliele.

Ehi! Questa si chiama ‘distrazione’! sibilò una vocina ironica dentro Charlotte, ma il resto di lei era tutto soggiogato sotto l’incredibile romanticismo del gesto.
La sentiva tremare appena sotto le sue labbra.
<< Non ti farei mai soffrire, mai. Sei la cosa più preziosa che ho. Piuttosto che perderti … io mi ammazzo, ecco. L’ho detto. >>
La vena ironica di Charlotte prevalse e le fece alzare le sopracciglia  con un’aria vagamente incredula.
<< Io non ti voglio lasciare. Pensi che ti lascerei se tua Cugina sapesse di noi? >>
A quelle parole le scattò un piccolo ‘clack’ nella testa, come un ingranaggio che si inceppa e lotta  per mettersi a posto e continuare a girare nella giusta direzione. Incontrò gli occhi colpevoli di Ephram.
<< Tu! – sibilò, cercando di ritrarre le mani, ma a quel punto fu Ephram a stringergliele per trattenerla – Il problema non è se Ally lo sa, vero? Il problema sono io! Tu ti vergogni di me! – tirò le mani con più violenza, e riuscì a liberarle e a stringerle a pugno – Nobile Ephram – sibilò con scherno – Questa yankee non è abbastanza per te, giusto? >>
<< Non per me! – sussurrò concitato Ephram – Per me tu sarai sempre molto più che abbastanza, per me tu sei tutto e più di tutto! >>
La prese per i gomiti e le piantò in viso gli occhi più sinceri e più tormentati che lei avesse mai visto. Ma non usò il suo Potere su di lei, perché, se lei lo avesse lasciato, sarebbe stata molto più al sicuro che con lui. Avrebbe sofferto, certamente, ma era meglio che le si spezzasse il cuore piuttosto che la testa, di quello Ephram era più che convinto.
<< Tu diventerai capofamiglia e tornerai in Scozia … >> sussurrò Charlotte, e gli occhi le si riempirono, con sua vergogna, di lacrime.
Ephram chiuse gli occhi << Se potessi, resterei qui con te per sempre, Charlotte. Ma non potrò restare in eterno. Se qualcuno dei miei parenti lo sapesse … sarebbe pericoloso. >> tremò a quella prospettiva, e lasciò che lei lo sentisse e si spaventasse a sua volta.
<< Cosa potrebbero farti, Ephram! Diseredarti? Finiscila, non siamo certo Romeo e Giulietta! >> gli rinfacciò Charlotte, caustica.
Ephram sbiancò.
<< Be’, forse. – disse con voce sorpresa, perché a quello non aveva proprio pensato. Si morse le labbra – Charlotte, a dire il vero non credo. Sono troppo importante. Mi punirebbero, mi richiamerebbero in Scozia e non potrei rifiutare di partire. Mi impedirebbero di tornare qui con ogni mezzo! E se anche mi diseredassero, mi toglierebbero il Casato e tutto il mio potere, le mie responsabilità ricadrebbero sulle spalle di mia sorella! Ha solo otto anni, Charlotte! E in più non continuerebbe il nome McNamara e questo segnerebbe la sua intera vita, e io non posso permetterlo. Suze non se lo merita. Per la miseria, non se lo meriterebbe nessuno! – esclamò – Se arrivassero a sapere quanto mi sono compromesso con te … potrebbero anche arrivare a farti del male. Io … ho delle responsabilità precise, verso mio Padre, verso la mia Famiglia  e verso il mio Casato. E devo proteggerti, perché ti amo. Non oso immaginare che razza di pericoli correresti … >>
<< Sei un cretino! – Charlotte sfruttò la sua vicinanza per tirargli un pugno sul petto – Che cosa vuol dire tutta questa storia! Non me ne hai mai parlato! >>
<< Perché solo saperlo è già un rischio per te! >>
Charlotte era a dir poco sbigottita. E riusciva finalmente a capire perché Ephram fosse stato così refrattario a far diventare le cose tra loro più intime, all’inizio. Solo che capirlo non arginava la rabbia.
<< Ti ammazzerei, Ephram! – picchiò un altro colpo contro il suo petto – Perché non mi hai mai detto nulla, avremmo risolto questa cosa insieme! >>
<< Come faccio a spiegarti che non si può risolvere? – Ephram sfoderò un tono esasperato che gli fruttò un altro pugno sul petto – Ehi, mi stai facendo male! >>
<< Sì, perché sei lo scemo più complessato del mondo! Cosa pensi, che io ora ti voglia lasciare? A me non interessa niente della tua famiglia, né i titoli né l’approvazione, mettitelo bene in testa! >> replicò caparbiamente.
Il litigio stava degenerando da un tono drammatico ad uno arrabbiato senza che se ne accorgessero, ed Ephram strinse le labbra.
<< E cosa avrei dovuto dirti? “Charlotte ti amo dal primo momento che ti ho vista, ma non posso essere tuo perché la mia famiglia non consentirebbe un matrimonio”? Io lo so che ti voglio sposare! E che vorrei che i miei figli avessero il tuo viso, il tuo taglio d’occhi e della bocca! Ma guardati, Charlotte! – esclamò – Tu sei … >>
<< Cosa? >> lo sfidò. Si trattenne dal colpirlo di nuovo, sicura che lui gliene avrebbe dato motivo a breve.
Invece lui si addolcì.
<< Sei dolce. E spontanea, e generosa. Sei onesta e sei così libera … La vita con me ti annienterebbe, questa è la verità. >>
<< Anche tu sei libero, Ephram! >>
<< Qui. – rispose il ragazzo – Qui dove posso stare con te. Però un giorno io dovrò tornare. Presto. E non potrò portarti con me. >>
Charlotte sentì la sua voce incrinarsi prima che lui abbassasse la testa e smettesse di trattenerla. Rimase immobile, ora che avrebbe potuto colpirlo liberamente. Rimase ferma, in silenzio, perché c’era una verità ineluttabile nelle parole di Ephram e questo lei non l’aveva messo in conto. Lei che si era sempre pensata come una ragazza aperta e libera dalle convenzioni, lei che si era divertita e qualche volta aveva tenuto il piede in due scarpe, che aveva gestito le sue relazioni con allegria, con sportività ed era in buoni rapporti con tutti i suoi ex fidanzati, e che si era ripromessa di condurre quella storia nella stessa maniera spensierata … lei sentiva che perdere Ephram avrebbe significato morire.
<< Sei solo uno stupido! – singhiozzò – se ti sei innamorato di me da subito e già sapevi che ci saremmo lasciati, perché hai perso tanto tempo? Perché non sei stato con me da subito, perché non mi hai dato più tempo?! >>
<< Cosa? – Ephram la guardava straziato dalle sue lacrime – Charlotte, non piangere! Se vuoi lasciarmi … ti prego, ti imploro, fallo. Se vuoi smettere adesso, io ti starò lontano.
>> 
<< Cretino! – gli strillò, e questa volta lo strillo era piuttosto sonoro – Finiscila di dire queste cose! Sei solo un idiota scozzese! – si morse forte un indice per smettere di urlare e gli sibilò – Io ti resterò accanto comunque, sono innamorata di te! >>
Ephram chiuse gli occhi, sentendo un calore morbido avvolgergli lo stomaco << Tu non pensi proprio mai alle conseguenze, vero? >> mormorò.
<< Per quello basti tu, zuccone. – gli allungò un pugno sulla spalla, ma mollemente, stavolta, mentre con l’altra mano si asciugava il viso dalle lacrime – Io non ti lascerò mai, mai e poi mai! >>
<< Non vorrei disturbarvi, colombi, mentre vi dichiarate eterno amore. – la voce di Andrew li fece sobbalzare – Ma vi pregherei di tenere bassi i toni, se non volete farvi scoprire. Di là c’è ancora Ally e ho dovuto dirle che venivo io a vedere perché stavate urlando. >> mentì.
L’ultima parola coincise con il trillo del forno, segno che lo sformato era cotto.
Charlotte andò a spegnerlo prima che bruciasse, senza dire neanche una parola. Ephram riprese a togliere le cose dal tavolo e si affrettò ad apparecchiare la tavola.
Andrew annuì e tornò in salotto, per avvertire che era ora di cena. Fortuna che aveva chiuso la porta del salotto appena aveva sentito le loro voci. Ed era rimasto ad origliare, a quel punto. Scosse il capo. E i due colombi non si erano accorti proprio di nulla.

Questa storia non mi convince affatto, pensò.

 

°°°

 

Ally guardò lo sformato, concentrata nel tagliarlo e darne una porzione ad ognuno, come Charlotte le aveva detto. Quando estrasse la prima fetta dalla pirofila adagiata sul tagliere di legno, studiò con attenzione gli strati d’impasto. Aveva un bell’aspetto.
Servì Boone per primo e se stessa per ultima, e sorrise quando tutti iniziarono a mangiare senza esitazioni.
<< Ehi, è buono! – esclamò Andrew, sventolando la forchetta come una bandiera – Brava, Ally! >>
Boone annuì << Vero. E’ buonissimo, meglio di quelli di mia sorella. >>  scherzò, ma Charlotte non raccolse.
Ally si voltò verso l’interessata, curiosa di sentire soprattutto i suoi commenti. La trovò assorta e si oscurò.
<< A voi non piace? >> chiese, aggiungendo anche Ephram che era ancora più scuro in volto.
Suo cugino sobbalzò come se qualcuno l’avesse scalciato sotto il tavolo. La guardò in tralice ed esclamò << Scusa, puoi ripetere? >>
Ally aveva le labbra contratte per la delusione:<< La cena – ripeté, la voce più spenta – Non piace né a te né a Charlotte. >>
<< Ma quando mai! – intervenne l’interpellata – E’ buonissimo! >>
Sembrava arrabbiata. Che se la fosse presa per il commento del fratello?
<< E’ vero. – confermò Ephram cadendo dalle nuvole – Sei stata brava, ma del resto hai avuto una buona guida … >>
Charlotte gli scoccò un’occhiataccia tale da farlo ammutolire di colpo. Poi Charlotte si girò per regalarle un sorriso, sincero quanto bastava perché Ally non ci rimanesse ancora più male << Sei stata brava. – aveva una voce poco vivace, assolutamente non da lei, e sorrideva un po’ troppo quietamente – La prossima volta lo farai da sola, va bene? >>
<< Certo. – Ally si affrettò ad annuire. Cos’aveva Charlotte? – Io … volevo dirti grazie. Per oggi. Cioè, anche per … prima, sai. >>
Lotte allargò il sorriso, che finalmente le raggiunse gli occhi << Non c’è niente di cui tu debba ringraziarmi. E mi ha fatto piacere insegnarti, oggi. >>
<< Ally, ma tu non mangi? – intervenne Andrew – Non ti fai una buona pubblicità. >>
<< Giusto – convenne Ephram – Cena con calma, cuginetta! >>
<< E’ una splendida serata, se tutti mi danno ragione. >> sospirò appagato Andrew.
Tutti risero, perfino Boone, anche se non poté trattenersi dallo scrollare il capo. Scoccò un’occhiata inquisitoria alla sorella minore, decisamente sotto tono. Lei ed Ephram evitavano di guardarsi, però si lanciavano occhiate quando erano sicuri che l’altro non li stesse osservando. Guai in paradiso?
Spostò nuovamente l’attenzione su Ally, che in quel momento annuì soddisfatta. Sospirò e sentì una gomitata provenire da Andrew.
<< Pace? >> gli sussurrò.
Per un attimo rischiò che il boccone che stava masticando gli andasse di traverso. Era lui che avrebbe dovuto scusarsi. Scosse la testa e si sporse verso il biondo.
<< Solo se dopo facciamo un giro in moto. >>
Andrew gli rivolse un gran sorriso. Era una cosa che succedeva raramente, perché Boone declinava  quasi tutti gli inviti di Andrew a rilassarsi un po’ . Boone gli sorrise di rimando. Quant’era contento di essere un uomo. Per loro le cose erano più facili: niente abbracci sentiti, niente parole di scuse complicate, niente discorsi a cuore aperto. Si rilassò sulla sedia e sorrise tra sé.
<< Ally, domani ti va di andare per negozi? Dobbiamo comprare incensi e candele … >> stava dicendo Ephram.
La ragazza stava mangiando, per cui pulì la bocca con un tovagliolo prima di rispondere affermativamente.
Charlotte prese nota del gesto. Era così elegante, Ally! Così beneducata, e delicata come il profumo di un fiore. Abbassò il capo. Per quanto io possa sforzarmi, non riuscirò mai ad essere così. Mi chiedo perché ci provo. Non c’è proprio speranza …
<< Così quando torni studiamo chimica. >> aggiunse Andrew.
<< Dovrà buttarti giù dal letto. – convenne Boone, sapendo quanto i due cugini fossero mattinieri – Te ne rendi conto, vero? >>
<< Certo! – esclamò felice Andrew, annuendo e ammiccando ad Ally, che arrossì – Mi sveglierai con un bacio, mia principessa? E la colazione a lett –offf! Ahia, Ephram! - sussultò, tirando indietro la sedia – Ma che avete con questa gamba, stasera! >> prese a massaggiarsi la stessa gamba che Famiglio aveva artigliato.
Ally e Boone scoppiarono a ridere, mentre Ephram sibilava.
<< Voi due studiate in salotto! E se per quando torno non sei ancora fuori dal letto, vengo a svegliarti a suon di legnate, chiaro? >>
Boone nascose il suo ghigno dietro un bicchiere, ma Charlotte se ne accorse.
<< Perché non fai dormire Ally un po’ di più? Per una volta che non ha la scuola, sarebbe meglio se si riposasse, no? >> chiese in tono vagamente nervoso.
Ephram la guardò a bocca aperta. Mi parla?
<< F- forse hai ragione. – deglutì un groppo doloroso in gola – Meglio se ti riposi, Ally. Ti sveglio io. >>
Ally era dubbiosa << Come vuoi … >>
Andrew nascose una risatina dietro un colpo di tosse e Boone si ritrovò a bere un lungo sorso d’acqua per non dover intervenire.
Famiglio, che era seduto su un cuscino che gli aveva sistemato ai piedi della sua sedia, miagolò.
Ally gli sorrise.

Vuoi restare di più a letto?
Se vuoi tu. Potremmo giocare.

E tu, Voce?
E’ meglio se riposiamo.
– rispose dopo un po’, seriamente.
Ally corrugò le sopracciglia. E incrociò gli occhi grigi di Boone.
Il ragazzo era curiosamente attratto da quello sguardo vivo. Si pentì di aver proposto ad Andrew di uscire: voleva, improvvisamente, mandare tutto a monte per restare a casa con Ally.

Possibile che tu debba vivere ogni scelta come un sacrificio? Si rimproverò irritato. Era giusto stare con Andrew quella sera. E poi, nonostante tutte le loro divergenze, si divertiva con lui, e almeno Andrew riusciva a non fargli prendere tutto così seriamente. Fino ad un attimo prima, non aveva affatto pensato di voler restare a casa. Poi un fruscio lo aveva fatto voltare e aveva trovato quegli occhi verdi ad accoglierlo come pozzi infiniti.
E’ solo una bambina – ricordò a se stesso – Hai quanto, sette anni, più di lei? Cosa ti passa per la testa! – studiò quel viso bianco e delicato, e quella bocca dolce – Così indifesa …
Sospirò pesantemente e distolse lo sguardo. Ally aveva mantenuto il suo, invece.

Boone sembra turbato. Stasera è agitato, combattuto … Chissà che cosa prende a tutti quanti.
La Voce assentì vagamente, felice che Ally assecondasse il suo desiderio di tenergli gli occhi addosso.

Sai, Ally – disse dopo un po’ – Sei davvero troppo buona.
Ally stava addentando una mela. Masticò lentamente.

Cosa vuoi dire?
Io lo so.
– esclamò Famiglio – Hai dimenticato cos’è successo prima di cena?
Ah, quello. Ma non era nulla! Sono convinta che tu non lo abbia fatto per cattiveria, Voce.
La Voce tacque, mentre Ally si alzava.
<< Bene, ragazzi. Io sono un po’ stanca. – osservò in tono distratto – Preferirei andare a dormire. >>
Ephram rimase interdetto << Non vuoi il dolce? E’ una torta biscotto, l’ho presa alla cioccolateria tornando a casa … >>
Ma lei scosse la testa << Magari domani, se me ne lasciate una fetta. Buona notte, ragazzi. >>
<< Ciao, piccola. Dormi bene. >> le raccomandò Charlotte allungando una mano verso di lei.
Ally si avvicinò e la abbracciò << Grazie, Lotte! A te devo dei ringraziamenti speciali! >>
<< Ehi! – protestò Andrew – Anch’io voglio l’abbraccio della buonanotte! >>
Fu colpito contemporaneamente da un calcio di Ephram e da uno scalpellotto di Boone.
<< Oooh, ahia, accidenti! >>
Charlotte non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risata acuta, mentre Ally arrossiva.
<< Sei proprio incorreggibile, Andrew! – osservò imbarazzata – Scommetto che esci anche stasera. >>
<< Stasera ancora di più! – la voce veniva quasi da sotto il tavolo, perché Andrew si era abbassato per massaggiare la gamba con una mano, mentre l’altra era andata alla nuca, e per un attimo sembrò che il suo gomito parlasse per lui. Infine si risollevò – Esco con il bacchettone! Un evento da ricordare. >>
Tutti si girarono verso Boone, che stava cercando di fare il finto tonto.
Ally era più che sorpresa, ma annuì in fretta e si mosse con più velocità di quanto fosse necessaria per infilare la porta.
<< Divertitevi. >> disse solo, uscendo e salendo velocemente le scale, con Famiglio alle calcagna.

Che novità sono queste? Stava chiedendo incredula la Voce.
Ally accese la luce di camera sua e chiuse a chiave.
<< E chi se lo aspettava, da Boone! >> esclamò scalciando via le babbucce e allentando il vestito, mentre Famiglio saliva calmo sul letto.

C’è stato un solo giorno, da quando siamo in questa casa, in cui qualcosa non ci ha sorpreso? Chiese allegro.

 

°°°

 

Al piano di sotto, l’attenzione si era spostata sull’uscita affrettata di Ally.
<< Credo che qualcuno debba parlarle. Sembrava piuttosto disorientata >>
<< E’ compito mio. >> Ephram si alzò, cupo.
<< No. – lo interruppe Boone – Salgo io a parlare. In fondo, è per me. >> si alzò ed uscì dalla stanza talmente in fretta che non lasciò a nessuno il tempo di replicare.

 

°°°

 

Boone si sentiva straordinariamente agitato, dietro quella porta. Con l’impulso di entrare senza bussare, prendere Ally per le spalle e scrollarla. E guardarla in quegli occhi verdi come oceani.
Idiota! Si strillò mentalmente sardonico. Ma pensa tu … !
Scrollò il capo e batté due volte le nocche contro il legno.
Ally, da dentro, sobbalzò. Non aveva ancora sfilato il vestito e si stava guardando allo specchio, spiando il luccichio stupefacente che ancora le danzava nello sguardo. A volte rispondeva a Famiglio a voce alta, meravigliandosi della quantità di sfumature che aveva conquistato la sua voce.
<< Chi è? >> si affrettò a chiedere, posando al suo posto lo specchio.
<< Sono Boone! >> si sentì rispondere.

Oh, per tutte le stelle del firmamento! Trillò la Voce, facendo sobbalzare lei e Famiglio.
Ally si affrettò ad aprire, mentre rifletteva sulla sfumatura estremamente femminile che aveva colto nell’esclamazione. Anche il suo udito era più percettivo?
Uscì sul pianerottolo.
<< Cosa succede? >> cercò di darsi un tono. Aveva ancora il vestito allentato, ed era a piedi nudi.
Boone la guardò sgomento << Sembri … - bella, avrebbe voluto dire. – un po’ stravolta. C’è qualcosa che non va? >>
Ally trovò la sua voce molto profonda, ora che erano da soli e non era più distratta da tutti gli altri elementi. Profonda, ma non cavernosa. Gli sorrise, un sorriso nuovo, meno insicuro.
<< Non lo so. – rispose sincera – Sto cercando di capirlo. Credo di avere qualche problema a definire i dettagli della questione. >> ammise.
Boone era perplesso. << Parli del fatto che stasera esco con Andrew?>>

 

°°°

 

<< Hai visto? E’ andato subito al sodo! Mi devi dieci dollari! Uah! – esultò Charlotte a bassa voce – Un deca! >> Lei ed Andrew si erano nascosti ai piedi delle scale, per origliare, appena Boone era sparito al piano di sopra.
<< Non vuol dire niente! >> la contraddisse niente, sempre bisbigliando.
<< Piantatela di origliare! – sibilò Ephram, stizzito – Non … non è corretto! >>
I due gli lanciarono la stessa occhiata intimidatoria, facendolo allontanare da loro. Immusonito, si rifugiò in salotto, e guardò Coon attorcigliarsi protettivo intorno al randagio.

Ho sentito tutto, prima. Lo informò il gatto.
Non avevo dubbi. Ribatté velenoso Ephram.  Spero solo che Ally non dica niente di troppo, o mi toccherà Confonderli tutti quanti.
Dillo, che ti piacerebbe che una certa persona dimenticasse le tue infelici uscite di questa sera.
Ephram si guardò in grembo.

No. Io … E’ meglio se mi odia, se non vuole più stare con me. Se solo potessi proteggerla, sarei comunque felice.
Tu non la vuoi proteggere, la vuoi amare.
Lo rimbeccò Coon. Alla prossima occasione, tornerai a farle gli occhi dolci. Non sei in grado di starle lontano a lungo.
Ephram scattò e mancò poco per gli rispondesse a voce alta. E invece ce la farò! Perché io la amo, ecco perché! Io la amo, e la difenderò sempre da tutti e …

E proprio perché la ami, non riuscirai a non starle accanto. Rispose Coon pacatamente. Proprio perché anche lei ti ama, non rinuncerà a te. E’ così che vanno le cose.
Un giorno dovrà rassegnarsi comunque. Rispose cupo.
Non tanto presto!
Ma cosa pensi! Dovresti volerla al sicuro, come me! Ephram era arrabbiato, e ferito. Perfino il suo animale magico lo contraddiceva!
Tu dovresti voler essere felice, invece. Lo rimbeccò Coon. Non voglio litigare con te, sei troppo nervoso. Chiuso il discorso.
Coon si alzò elegantemente e si diresse fuori dalla stanza, altezzoso.
Ephram gli mandò un accidenti di puro cuore, a cui rispose una pernacchia mentale davvero poco  felina.

 

°°°

 

Ally si morse un labbro.
<< Un po’ mi hai sorpreso anche tu. Perché … In genere tu la notte dormi. – sorrise di nuovo – Però mi è venuto in mente che volessi scusarti con Andrew a modo tuo. In fondo siete amici … e tu ti prendi sempre cura delle persone che ami. >>
Lo guardava con occhi così limpidi da mandargli un brivido giù per la schiena.

Ah! Ma come ha fatto? Boone si sentiva improvvisamente scoperto, di fronte agli occhi acuti della cugina di Ephram, ma non poté fare a meno di annuire. Quanto hai capito di me, Ally? Di tutti noi? Quanto riesci a vedere, quanto in profondità riesci ad andare, con i tuoi occhi verdi?
Ally li teneva rivolti verso i suoi, e senza pensarci Boone li incrociò.
<< E starai attento ad Andrew, stasera. >>
La sentì a fatica. Annuì di nuovo, e si chinò piano, per osservare meglio quella scintilla così affascinante …
Un rumore soffocato li distrasse entrambi. Boone aggrottò le sopracciglia, sospettoso, e fece due passi indietro, verso il pianerottolo. Raggiunse le scale prima che potessero nascondersi.
<< Brutti … - cominciò, interrompendosi subito e notando che erano sul punto di scappare – Non posso crederci, stavate origliando! >>
<< O – oh! >> borbottò Andrew tirando una manica di Charlotte. Esibirono in simultanea un sorriso innocente.
Ally vide Boone scendere precipitosamente le scale e si affacciò dal pianerottolo.
Charlotte le fece ‘ciao-ciao’, facendola ridacchiare. Sedette sul primo scalino e Famiglio, che l’aveva seguita, le salì in grembo, così che potessero godersi entrambi la sfuriata di un Boone furioso e decisamente imbarazzato.
Quando finì di urlare, era accaldato, e rosso in viso.
Ally sorrise ad Andrew << Non fargli fare troppo tardi. – raccomandò – Domani vorrà sicuramente studiare. >>
Il ragazzo le strizzò l’occhio, Boone, che non si era accorto che lei era sulle scale e aveva seguito tutta la scena, la guardò sconvolto, Lotte scoppiò a ridere ed Ephram, che era rientrato dal salotto per sentire il motivo delle urla, rivolse ad Ally uno sguardo benevolo.
La ragazza si alzò per tornare in camera, ma si bloccò appena Boone la richiamò.
<< Ma, Ally! – le gridò dietro – Credi davvero che me ne andrei in giro con Andrew dopo che si è comportato così? >>
<< Certo! >> gli rispose un folto coro, formato da tutti gli umani di casa.

E che diamine! , pensò Boone, indeciso se scoppiare a ridere o offendersi a morte.
Il sorriso di Ally prevalse sugli altri, forse perché non aveva ironia. Solo fiducia. Fu per quello che Boone si concesse una risata rilassata, riprese a salire le scale e urlò dietro un << Muoviti, cialtrone, prima che cambi idea! >> seguito dall’esultanza del biondo in questione.
Mentre attraversava il pianerottolo per andare a cambiarsi per la serata, passò accanto ad Ally. Si fermò, perché non riusciva a passare oltre.
La ragazza lo guardò con quegli occhi sinceri.
<< Buon divertimento. >> gli augurò sorridendo.
<< Grazie. >> le sussurrò.
Ally tornò in camera e chiuse a chiave di nuovo.

E’ andata bene anche stavolta. Osservò serena la Voce.
<< Non c’è nulla che possa andar male, qui. >> bisbigliò Ally, inginocchiandosi per posare un bacio sulla testa di Famiglio.

 

°°°

 

Ephram si rigirò nel letto per l’ennesima volta, pensando all’ effetto butterfly. Se era vero che il battito d’ali di una farfalla in America poteva causare un tornado in Giappone, i suoi continui movimenti avrebbero devastato quella terra irrimediabilmente!
Coon, sdraiato con aria rassegnata ai piedi del lettone, ma dal lato opposto per non prendersi calci involontari, muoveva la folta coda grigia su e giù, scocciato.
Era già notte inoltrata, e non c’era alcuna speranza che il suo Mago si decidesse a dormire, e tutto perché non era andato a supplicare perdono a Charlotte, che non gli aveva più rivolto una parola, dopo che Ally se n’era andata e gli altri due ragazzi erano usciti. Avrebbe dovuto completare alcuni rituali, ma aveva combinato diversi disastri e quando c’era mancato poco che non mandasse a fuoco le tende, si era messo a letto. Poi aveva preso un libro d’università, poi un romanzo, poi le parole crociate. Infine si era accucciato sotto le coperte ed era rimasto immobile per quanto, due minuti? Coon osservava il suo lento dibattersi nel vortice dell’incertezza, quando sarebbe bastato andare da lei. Avvertì un odore particolare e s’immobilizzò. Era buio ed Ephram non riusciva a vederlo, per cui si alzò e sedette su un pouf vicino alla finestra, in attesa.
Un lieve bussare fece sobbalzare Ephram, che si tirò di scatto a sedere.
Coon contenne il divertimento e il sollievo.
<< Chi è? >>
<< Sono io. – la voce di Charlotte era bassa, ma perfettamente riconoscibile – Posso entrare? >>
<< Ce – certo. >> balbettò Ephram, coprendosi il ventre. Si tese ad accendere l’abat jour sul comodino, e la stanza fu invasa da una luce dorata soffusa, mentre Charlotte varcava la soglia, in camicia da notte, e si chiudeva la porta dietro. La vide posare uno sguardo confuso sul disastro di cera che non si era preoccupato di pulire, e poi guardare lui con aria decisa, e insieme esitante.
<< Ho detto che non m’interessa, prima. – disse solo – Io resterò con te … per tutto il tempo … che mi concederai. >>
Ephram allargò gli occhi, cercando di scacciare la speranza, e la gioia, che si facevano largo nel suo cuore.
<< Ne sei sicura ? Sarà una strada terribile, Lotte. E. E io. Non potrò mai dirti tutto. Lo capisci? Davvero puoi essere d’accordo su questo? >>
<< Non sono d’accordo affatto. – la ragazza si avvicinò  sedette sul bordo del letto – Ma morirei piuttosto che staccarmi da te. >> si sporse, e gli posò un bacio sulle labbra, cautamente.
Sussultò quando Ephram la prese per la vita e la tirò bruscamente contro il proprio petto, cominciando a baciarla quasi con ferocia.
<< Ti farai male … - mormorava tra i baci, con voce tormentata – Ti farai male, e io sono così stupido, così stupido a permetterlo … >>
<< Tu devi solo amarmi. >> Charlotte si allontanò appena per spegnere la luce, ma Ephram le bloccò la mano.
<< Lascia così. –  ordinò, e un po’ supplicò – Voglio guardarti … per tutta la notte … >>
Charlotte si arrese con un sospiro, e nascose il viso contro il suo collo << Ti amo. Da morire. >>
Ephram si scostò per prenderle tra le mani quel viso adorato. E cominciò così la loro nuova notte. Non distolsero lo sguardo l’uno dall’altra nemmeno per un secondo.

 

°°°

 

Ally aprì gli occhi, ma era ancora buio pesto. Mosse la testa, occhieggiando intorno, ma non riusciva nemmeno a trovare la finestra, sempre illuminata dalla neve candida. E dov’era la sua radiosveglia? Doveva essere andata via la luce, per questo non la trovava.
<< Famiglio? – chiamò – Voce? >>
<< Ally, sono qui. E’ stretto, questo letto … >>
<< Ma se misuri 15 centimetri in tutto, compresa la coda che non hai ! >>
Ally sussultò: quelle voci sarebbero dovute venire da dentro la sua testa, non da fuori!
<< Famiglio, Voce! – mormorò attonita – Dove siete? Cosa sta succedendo? >>
Qualcosa urtò la sua coscia ed Ally si rannicchiò terrorizzata.
<< Sta tranquilla, sono io. Vieni. >>
Era la voce di Famiglio, e lei si rilassò senza quasi accorgersene. Cercò a tentoni davanti a sé, e sfiorò una pelle calda e delicata. Un viso.
<< Famiglio! >>
Le labbra sotto le sue dita si mossero, e sentì il fiato caldo contro la mano quando le rispose: << Sì, mia strega? >>
La luce si accese di colpo, ma non era accecante, e Allysia guardò il viso contro cui aveva la mano. Si spostò e lo guardò meglio.
<< Famiglio, ti sei trasformato in un ragazzo! >>
Il ragazzo occhieggiò al proprio corpo e sobbalzò, cominciando a toccarsi con le mani i fianchi, il torace, le cosce, il viso.
<< Oh. – osservò Ally – Hai tenuto le orecchie da gatto. >>
Famiglio vi posò le mani con sollievo. Anche gli occhi erano gli stessi, uno azzurro e uno giallo, sebbene avessero un taglio molto simile a quello umano.
Si squadrarono e Famiglio si scostò per permettere di tirarsi a sedere sul letto.
Famiglio da umano era sconcertante. Sottile e pallido, dimostrava non oltre quattordici anni. Il viso era soffuso di rosa in corrispondenza delle guance e sulle labbra, e gli occhi erano ornati da sopracciglia chiare. Aveva i capelli dritti e scompigliati, bianchi, con qualche ciuffo tartaruga nero e rosso, come il mantello della sua versione felina. Le orecchie, le stesse di quando era un gatto, erano proporzionate al suo nuovo viso, grandi e arrotondate. Ally tese le dita verso quelle escrescenze e districò le sue mani unghiute, che avrebbero potuto ferirle.
<< Sei magnificamente bello. – lo lodò, sentendosi meno sorpresa di quanto avrebbe voluto – Non farti male, mio bellissimo amico.>>
Gli accarezzò le mani bianche dalle dita provviste di artigli.
<< Quando la smetterete di farvi i complimenti …>> iniziò una voce sarcastica.
I due si voltarono verso la fonte del suono.
<< Voce! >> esclamò Ally, mentre contemporaneamente Famiglio si strozzava dicendo . << Sei una femmina! >>
In effetti, la Voce mostrava una figura giunonica e decisamente femminile, avvolta da uno spesso velo nero intorno al viso. Il corpo era fasciato da strati su strati di seta nerissima, ed Ally scostò le coperte per scendere dal letto, con ancora la camicia da notte di lana pesante molto pudica con cui era andata a letto. Guardò con circospezione verso il suo gatto – che ora era un ragazzo - scoprendolo vestito di una corta camiciola ed un paio di calzoncini, entrambi bianchi. Erano tutti e tre a piedi nudi. Un movimento nero attrasse il suo occhio, e Allysia si accorse che la Voce – che ora aveva un corpo – si era tirata in piedi, ed era molto più alta di Ally.
<< Usciamo da qui. – propose – Voglio vederci chiaro. >>
Famiglio annuì e si diresse verso la porta << Con cautela. >> disse, ma quasi a se stesso, prima di socchiudere la porta e lanciare un gridolino: << Che succede! >> gridò Ally.
Famiglio lasciò andare la porta e fece un passo indietro.
Un prato, incredibilmente verde e profumato si stendeva, coperto di erica, davanti a loro.
<< La Scozia … >>sussurrò rapito il ragazzino, cadendo in ginocchio.
<< Questo è … un sogno … >>
E nel momento in cui lo disse, si accorse che non poteva essere altro. Ally inspirò profondamente. Il primo sogno dopo … un mese ? Un mese e qualcosa, forse.
<< Ma certo. >> concordò la Voce, oltrepassando Famiglio in uno svolazzo di tenebra.
Ally aiutò Famiglio a rialzarsi. << Meglio seguirla. >>
Il ragazzino annuì, tenendole la mano con delicatezza, per non graffiarla con le unghie a forma di mandorla che spuntavano dalle sue dita sottili.
<< Ally. – bisbigliò commosso – Stai sognando! >>
La ragazza annuì e si scambiarono uno sguardo emozionato.
<< Volete muovervi? Qui è tutto verde !>> sibilò la Voce.
Famiglio affilò gli occhi << Non voglio lamentarmi, ma avresti dovuto sognarla senza audio. >> borbottò, facendola sogghignare ed attirandosi un insulto a mezza voce dalla donna più in là.
Si affrettarono verso il prato verde che si stendeva a perdita d’occhio, punteggiato di datura, lavanda ed erica. La magnifica terra di Scozia si stagliava imperiosa sotto i loro sguardi avidi. Ally non aveva realizzato quanto le fosse mancata, in  tutto quel tempo, e neanche quanto avesse sofferto anche Famiglio, la cui mano tremava forte nella sua. Erano stati così felici, nella verde Scozia. Così liberi.
<< Il Castello McNamara – indicò la Voce – Cosa vuoi fare, Allysia? >>
L’attenzione della ragazza era tutta per una nuvola scura che li stava superando nel cielo.
<< Seguiamola, presto! >> ansimò.
Ally non si ricordava di aver mai avuto tanta forza nelle gambe, ma le sembrava di importanza vitale seguire quella nube grigia. Corse e corse finché fu davanti alla laguna oscura. Lì altre nubi si addensarono, acqua su acqua, e l’immagine le fece dolere il petto.
<< Boone! – singhiozzò – Boone! >>
Cadde in ginocchio e batté i palmi delle mani per terra, per non accasciarsi. Strinse forte le palpebre.
<< Allysia! >> Famiglio le cadde accanto e la strinse forte.
<< Attenta! – gridò la Voce – Stai attenta, Allysia! >>
Ally spalancò gli occhi e, all’improvviso, la laguna era sparita, e anche i suoi accompagnatori.
<< Allysia, c’è qualcosa che non va? >> la voce quieta di Salem era accanto a lei. Volse gli occhi, sgranandoli quando lo vide, i capelli d’argento a sfiorargli le spalle, la casacca da mago lunga fino a metà coscia, dove si apriva rivelando i pantaloni. Ally si graffiò una mano e cadde, cadde, cadde, ma Paqui rallentò la sua caduta fino a farla sedere, e accanto a lei c’era ancora Salem, seduto composto, con una mano tesa verso le sue.
<< Dammi la tua mano. >> le ordinò morbidamente, e sospirò beatamente quando poté chiuderla tra le proprie.
<< Perché ... il tuo profumo è così buono, quando mi Guarisci ? >> gli chiese, sapendo quale sarebbe stata la risposta.
<< Perché mi piace farlo … >>
<< Ah! >>
Ally balzò a sedere sul letto, così velocemente che le vertebre diedero uno schiocco. Aveva il respiro affannoso e rantolante. Famiglio corse verso di lei dal fondo del letto e posò le zampette morbide sul suo grembo. Ally aveva le guance bagnate, e si accorse che stava piangendo.
<< Sei qui! >> gemette, e lo strinse al petto.
I miagolii le risposero.

Sono qui, sono qui con te!
<< Voce? >> singhiozzò.

Presente! La sentì esclamare, con un’ombra di sollievo.
Il primo sogno …
Ally cercò di rilassare le gambe, che sentiva rigide e dolenti.

E’ meglio se dormi, ragazza mia. – mormorò la Voce – Domani ne parleremo.
Ally si distese, tenendo stretto Famiglio. Avvolse entrambi sotto le coperte e chiuse gli occhi, riaddormentandosi di colpo.

 

°°°

 

Charlotte era uscita dalla stanza di Ephram molto presto, quel mattino, per non correre il rischio di farsi cogliere in flagrante, ed era andata a dormire nel proprio letto. Dopo un paio d’ora, fu svegliata da un assurdo trambusto sul pianerottolo. Infilò una vestaglia sulla camicia da notte e uscì dalla stanza, ancora assonnata, trovandolo che bussava forsennatamente alla porta della Cugina.
<< C’è qualcosa che non va? >> chiese andandogli vicino.
Ephram aveva le belle sopracciglia corrugate per la preoccupazione.
<< Ally non risponde e la sua porta è chiusa a chiave. Non so cosa fare! >> esclamò, frustrato.
<< Non ti agitare tanto, starà dormendo … >>
<< No! Senti, è successo qualcosa. Io lo so, me lo sento. Lei non … Ha sempre avuto il sonno leggero, e da quando è qui si è sempre svegliata, di notte >>

E ho ritentato i miei rituali, stamattina, e sta succedendo qualcosa di strano, qui.
Ephram strinse i denti fino a farli stridere.
<< Che cavolo … >> Boone si affacciò da camera sua.
<< Ally non apre ed Ephram sta andando in paranoia. Gli ho detto che probabilmente sta dormendo, ma lui non vuole arrendersi. Notte brava col biondo, mh? >> s’informò.
Boone annuì e si passò una mano sugli occhi, poi uscì sul pianerottolo  con i pantaloni del pigiama e una maglia di cotone grigio a maniche lunghe, che era la sua tenuta per la notte.
<< Mi ha fatto fare un tour dei suoi locali preferiti. >> sbadigliò, mentre Ephram li ignorava e continuava a bussare.
Lotte sorrise: si ricordava benissimo di quando Andrew se la trascinava dietro, prima che lei si mettesse con Ephram. Ed era fa-vo-lo-so.
Aggrottò le sopracciglia: il suo ragazzo stava facendo troppo rumore, adesso, perché Ally non lo sentisse.
Stava per dargli manforte quando sentirono la chiave girare nella toppa e il visetto pallido e assonnato di Ally emerse appena.
Ephram le prese il viso tra le mani e la strattonò, tirandola a sé.
<< Stai bene! – esclamò – E’ da un quarto d’ora che busso, ma che ti è successo! >>
Ally divincolò la faccia, il viso assolutamente adorabile mentre se ne stava lì ancora semiaddormentata, cercando di collegare la lingua al cervello.
Lotte sbuffò una risata mentre la sentiva bofonchiare.
<< Che razza di modi, certo che stavo dormendo. >> e guardò in cagnesco suo cugino, che alzò le sopracciglia.
Boone sentì improvvisamente caldo al collo a quel tono biascicato, che gli regalò un brivido.
<< Scusami. >> balbettò Ephram, mortificato.
Ally continuò a guardarlo male, o forse stava solo cercando di metterlo a fuoco, chissà.
<< Ciao, ragazzi. Bentornato, Boone. – bofonchiò – Non fare quella faccia, non è successo niente. Ci vediamo a colazione. >> e chiuse la porta, senza lasciare loro tempo di rispondere.
I tre si guardarono. Charlotte sorrideva ironica e diede una pacca affettuosa ad suo ragazzo.
<< Tu, un giorno – gli disse solennemente – sarai un padre molto apprensivo. >>
Boone non riuscì a trattenersi dal sorridere, mentre Ephram arrossì.
<< Oddio. >> mormorò solamente, coprendosi il viso con le mani.

Che razza di spavento!




---------------------------------------------------

E rieccomi qua con un capitolo nuovo. Oddio, ho appena dovuto fare il lavoro due volte perchè mi si erano SOLO scaricate le batterie del mouse e non sapendolo ho riavviato il pc mandando in vacca due ore di lavoro! Non è giusto, ci sono un sacco di cose da dire e non posso certo lasciarle passare sotto silenzio!

Innanzitutto, nessuno ha commentato la foto di Charlotte. Credevo avrebbe avuto più successo, io ho avuto una folgorazione appena l'ho trovata googleando! E' Charlotte, in effetti, dal naso agli zigomi ai capelli. Tranne che per gli occhi, che nel racconto sono grigi ... ma anche color cioccolato hanno il loro perchè, che ne dite? Voglio, esigo, pretendo i vostri giudizi, positivi o negativi che siano! Fatemi felice, su! Tanto la ragazza, chiunque sia, appena troverà la sua foto in questo racconto, mi denuncerà per abuso di immagine o che so io, quindi fatemi godere adesso, finchè non dovrò sborsare fior di quattrini o un contratto come attrice nel film che trarranno dal libro appena lo avrò pubblicato! (megalomane...)
Ho trovato le foto di quasi tutti i personaggi, c'è il buio totale solo su Salem : voi come ve lo immaginate? Se trovate qualche giovine di bell'aspetto su google o volete fornirmi dei nomi, sono aperta a tutte le possibilità : io DEVO  trovargli una faccia! Mica è facile, un diciassettenne coi capelli bianchi e gli occhi scuri, e l'aria depressa!

Poi: ho adorato scrivere questo capitolo (un po' meno mi è piaciuto copiarlo su pc, perchè è luuuuuuungo! Ah, udite udite! I capitoli avranno tutti più o meno questa lunghezza, d'ora in poi, così almeno mi perdonate il fatto che non posto mai! ), perchè è pieno di novità e di tanti passetti in avanti che Ally compie per tornare ad essere se stessa. E' un capitolo pieno di speranze, insomma, anche se Ally e gli altri non sembrano accorgersene. Proprio per questo il capitolo si intitola "Inconsapevole", perchè è un aspetto che ho cercato di sviluppare in ogni personaggio: Ally è inconsapevole di come e quanto stia cambiando e stiano cambiando gli altri per lei, Charlotte non sa cosa precisamente le nasconda il suo ragazzo, Ephram non sa che cosa succede alla cugina nè cosa nasconda Charlotte(voi ci avete pensato?), Boone ha scariche ormonali a go-go!(per la mia gioia e per il divertimento di Andrew, pare). Paradossalmente, quello che sembra saperne un po' più di tutti è proprio Andrew (perchè ha manie di protagonismo, e non riesce a smettere di farsi gli affari altrui: NdBoone), forse perchè applica il ragionamento scientifico senza rendersene conto ... in fondo studia chimica, è abituato alle reazioni! Comunque, almeno ho riequilibrato il suo Karma riempiendolo di calci. ^^ (ghigno malefico).

Ephram: ha un'Abilità Specifica Mentale Di Contatto (mamma che parolone!), cioè il suo potere agisce sulla mente in maniera specifica, crea confusione assopendo la volontà; di contatto, perchè può crearla solo attraverso un contatto, visivo o toccando la persona che vole confondere. Per farvi capire, invece l'Illusione, l'Abilità Magica di Allysia, è un'Abilità Aspecifica Materiale Totale, perchè agisce su un qualunque oggetto anche a grandi distanze e non ha nessuno dei limiti che la materia impone. Il casato McNamara è un casato di guerra, l'ho già detto? Prendono un sacco sul serio queste cose!
Tornando ad Ephram, quello del capitolo scorso è semplicemente il suo compito, il famoso Mandato cui fa riferimento la Voce: i Maghi puri, come Allysia ed Ephram, spengono i focolai di Magia che si aprono nel Nuovo Mondo, terra a cui la Magia è preclusa (salvo rarissime eccezioni): è un grande onore (e una solenne rottura di balle) ricevere il Mandato. Il Fronte dell'Intolleranza - che poi è l'intero Stato di New York, dove si trova Buffalo, devo ricordarmi di mettere una digressione - è la zona in cui si verificano i casi maggiori di Normali che usano la magia senza averne il diritto: una Magia Nera, che è contro Natura, come dice Ephram , e che si basa sulla sofferenza e sulla morte, e che per questo è considerata un peccato, appunto, contro il naturale stato delle cose: chi si ricorda di Salem, a questo punto? Il suo potere ha un senso laddove ci siano dolore e sofferenza, per questo i Guaritori sono considerati la feccia del Mondo Magico: sempre per citare la Voce, però, questa è una pecca ideologica del Mondo Magico, spiegherò in seguito perchè.

Infine: grazie a tutti quelli che hanno commentato Il Riconoscimento e la mia one-shot Twilight, Addio a Denali! Grazie, davvero!

Stavolta le foto di Ephram: qui, qui, qui e qui. Fatemi sapere, ragazze, davvero!

E anche Andrew, perchè mi sento buona. Forse questo lo avete già visto in giro: qui e qui, anche se il mio Andrew è più sorridente di così!

E oraaaaaa .... spazio commenti!

Addy: ho riso molto per il tuo commento: sì, Andrew fa lo stupido, di tanto in tanto, ma come vedi si riscatta altrettanto! E Charlotte ha la capacità camaleontica di scordarsi i suoi guai, pur di smorzare i momenti di tensione (soffrirà di disturbo bipolare) E cosa pensi adesso dell'emotività latente nel mio Boone? Non è assolutamente strabiliante con l'aria confusa? Ad Ally fa male la testa per via della tortura che ha subito, e infatti non si fa mai toccare neanche dal cugino. In questo capitolo le cose cambiano, ma ne rimane sorpresa lei stessa. Hai visto che terribile segreto nascondeva Ephram? La scena che ho descritto era abbastanza forte, e devo dire che mi è pianto il cuore al dover mettere animali morti nel mio racconto (mette mano al fazzoletto), però almeno Ephram ha salvato il salvabile! E' il suo lavoro, distruggere la Magia Nera ... anche se scritto così fa tanto Supereroe. Lin è una pazzerella, ma vedi, Ally ha, diversamente da Allysia, la capacità di attorniarsi di persone che sono attratte dalla sua fragilità e dalla sua purezza: finora hanno cercato tutti di aiutarla, ma chissà che qualcuno non tenti di approfittarsene, un giorno! (sogghigna) SWpero di essere stata esauriente! A presto, piccola!

Lucyette: vedo che apprezzi tutti i miei personaggi e cerchi di vedere oltre le apparenze! Si stanno aprendo tutti, con Ally, e io cerco di mostrare sia i loro pregi che i loro difetti (visto che ne hanno un sacco!) Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto!

Giulia91: felice che tu abbia apprezzato la lunghezza, anche questo è lungo come la fame, avrai notato. Come ho già spiegato ad Addy su, Ally non ha una fortuna sfacciata con gli amici, attira persone che sono affascinate dalla fragilità! E' una cosa che non dico mai e potrebbe passare per semplicismo narrativo. Forse dovrei lavorarci su (Uhm). Si è capito che anche a me piace fare la passeggera in moto? ^^ Io ADORO girare con la motocicletta, anche se, di contro, non mi metterei mai a guidarne una. Sono strana, eh?
Andrew è abbastanza bello, sì (vedi la foto su! Era un altro volto introvabile! Ma ieri sera ho avuto un altro colpo di genio! ). La cioccolateria è un luogo di pace cosmica, è chiaro! Ed è anche il luogo in cui Ally scopre di parlare con Charlotte molto più facilmente che con tutti gli altri, per un'attitudine precisa della ragazza: ti consiglio di tenerlo d'occhio, questo dettaglio! Ho seminato qualche allusione qua e là! Sono felice che ti sia piaciuto tutto! spero che questo capitolo sia all'altezza, anche se è decisamente più burrascoso del precedente (litigano tutti!)

BlueSmoke: graziegraziegrazie per gli aiuti tecnici! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, il respiro che senti, anche in questo, ce l'ho messo io, infatti sono in debito d'ossigeno per quanto ho scritto! Boone è un grande, una specie di genio comico represso (questa battuta la incollerò ad Andrew, prima o poi, e gli frutterà qualche altro sganascione): ha un po' paura dei sentimenti, perchè è stato ferito in passato, ma in realtà è sempre stato molto più chiuso della sorella minore. 'Sti maschi!!! In realtà Ally non è a metà tra loro: è solo molto più indietro. Ha praticamente dovuto reimparare a vivere e a a rapportarsi con gli altri, e lo fa a tentoni, come quei bambini piccoli che, anche se gli sorridi, vanno a nascondersi dietro le gambe della mamma. I suoi interessi sono "congelati", in qualche modo, e passano in sordina anche per lei. Però, piano piano, imparerà a fare più chiarezza nei suoi pensieri, consci e inconsci ( hai visto che stoccata quella del sogno?), e quel giorno, potrebbero essere guai per tutti, nessuno escluso (semina spoiler con naturalezza). Allysia non sa quasi niente del Nuovo Mondo! Ma confermo, la calza era DECISAMENTE di pessimo gusto! (che cattiva ad averlo notato!) Per Ephram, è chiaro il paragrafetto in alto ? (hai visto che casino colossale ha combinato stavolta?)

Spero di aver detto tutto, in ogni caso non esitate a farmi domande, anche via e-mail!




 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: La Fleur