AUTORE: MaxT
FANDOM: W.I.T.C.H.
GENERE: fantasy/avventura
RATING: giallo
Alla fine del millennio
Sotto lo scroscio, i fari di un’automobile si avvicinano
ad una palazzina grigia, un tipico residuo di archeologia industriale riadattato
ad elegante edificio residenziale. Al di là del tetto, due ciminiere
di mattoni si perdono nell’oscurità della sera rigata di pioggia.
L’automobile accosta e si ferma. Sopra il portapacchi
sono fissati alcuni grossi oggetti, avvolti in teli grigi dalle cui pieghe
grondano rivoletti di acqua piovana.
La lucetta interna si accende, mostrando una donna dalla
lunga chioma corvina e un’adolescente dai capelli di un rosso troppo carico
che si tira su il cappuccio della giacca a vento.
Le due escono a passo rapido e aprono il portellone posteriore.
La donna estrae uno scatolone di cartone e lo porge alla figlia. Quando
questa lo afferra dai lati, il fondo si apre. Parecchi libri piombano giù
schizzando sul margine della strada allagato.
Anche se il rumore dello scroscio copre ogni parola,
la madre che abbraccia la figlia desolata è ben visibile alla luce
del lampione.
“Sapevo che sarebbe arrivata, Vathek”, mormora un individuo
alto, intabarrato in una lunga mantella, mentre osserva le due dall’altro
marciapiede. Mentre parla, l’ombra del cappuccio nasconde il suo viso.
“Sì, credo proprio che io e quella ragazza andremo d’accordo, vecchio
mio”. La luce fuggevole di un’automobile rivela un ghigno sul suo viso
giovane e affilato. “Distruggerla sarà un piacere!”.
“Sì, Lord Cedric”. Il suo compagno è un
gigante alto e obeso, avvolto in un impermeabile sformato che, alla luce
artificiale del lampione, sembra grigio come quasi tutto ciò che
lo circonda. La testa massiccia, incassata tra le spalle curve, è
coperta da un cappello a tese, ed il viso è nascosto da una lunga
sciarpa che lascia in vista solo un paio di occhialini specchianti. Se
qualcuno si avvicinasse abbastanza da intravedergli qualche lembo del viso,
penserebbe di essersi sbagliato: non esistono uomini con la pelle azzurrina.
“Ritiriamoci a fare il punto, Vathek. Domani sarà
il grande giorno”.
I due figuri si incamminano verso un vicolo in ombra;
poi, sentendosi al riparo da sguardi indiscreti, svaniscono in un debole
luccichio che si confonde con la pioggia di fine ottobre.
Un istante dopo, il teletrasporto si conclude baluginando
nella penombra di un seminterrato. Attorno ai due, sottili lame di luce
in movimento filtrano dalle tende scure, accompagnate dal rumore di qualche
automobile di passaggio.
A Lord Cedric basta un pensiero: la luce si accende,
rivelando muri grezzi di blocchi di cemento, perlopiù coperti da
scansie colme di vecchi libri impolverati.
“Finalmente al coperto”, sbuffa Vathek, togliendosi lo
sciarpone fradicio dal viso e drappeggiandolo su un appendiabiti. “Il tempo
qui è perfino peggiore che a Meridian!”.
“Non ti lamenterai della tua patria, vero, vecchio mio?”,
chiede l’altro, sfilandosi la mantella sgocciolante. Lunghe ciocche di
capelli bagnati restano aderenti al gilè.
“No, Signore. Però vorrei tanto andare a casa
per cambiarmi questi vestiti”.
Cedric scuote il capo. “Dovrai sopportare. Ogni volta
che apriamo un portale per Meridian, rischiamo che la Guardiana di Kandrakar
piombi qui come un avvoltoio e ce lo sigilli definitivamente con quel suo
talismano”.
Il gigante annuisce amareggiato, togliendosi l’impermeabile,
e una zaffata di sudato pervade la stanza. “Non capisco come faccia ad
accorgersene, quella strega!”.
Cedric scrolla le spalle. Hanno dovuto lasciare inattivi
per molti anni i pochi portali ancora pervii, per non rischiare di perderli
prima del momento decisivo. E ora che questo è quasi arrivato, lui
non vuole cominciare la partita regalandole un punto. “Yan Lin è
vecchissima, ma finché ha il Cuore di Kandrakar con sé è
sempre una minaccia”. Si siede al tavolino. “Ripassiamoci il piano. Domani
dovrà filare tutto liscio come l’olio”.
Dopo aver acceso una stufetta elettrica, il gigante si
siede a sua volta, facendo scricchiolare in modo allarmante la sedia. “Signore,
non ho dubbi sull’identificazione della principessa Elyon, né su
quella della nipote di Yan Lin. Ma posso sapere perché siete così
sicuro che quella Will Vandom e le altre ragazze siano proprio le future
Guardiane di Kandrakar?”.
Cedric esita prima di rivelare informazioni riservatissime,
poi si decide. “C’è una profezia di mezzo. Vathek, tu sai che le
profezie non mentono mai!”.
Il gigante aggrotta lo sguardo, senza osar annuire.
Cedric indovina che ha pensato un attimo alla vecchia
predizione della defunta Regina Adariel: che suo figlio Phobos sarebbe
diventato un tiranno spietato e odiatissimo.
E’ inutile nascondersi dietro un dito, questa
si è avverata alla lettera.
Comunque non c’erano altri, al di fuori di lui, in
grado di prendere il potere a Meridian. E se la tirannia era inevitabile,
è meglio tenere la spada dalla parte del manico, piuttosto che averne
la lama alla gola.
Una volta, si diceva che questa predizione recitasse
anche che il Principe avrebbe tentato di uccidere sua sorella… ma
questo non deve interessare a dei semplici esecutori.
Quando Vathek si schiarisce la voce, Cedric si riscuote
dai suoi pensieri, e riprende: “Questa profezia prevede che la piccola
Elyon avrà come compagne di classe, allo Sheffield Institute, due
ragazze di nome Cornelia e Will. Ora, Cornelia Hale è con lei fin
dalla prima media, mentre Will Vandom è arrivata stasera, e da domani
sarà sua compagna di classe”. Volge gli occhi verso un calendario
appeso alla parete, una delle pochissime cose nuove attorno a loro. “Anche
la data concorda benissimo con la profezia: 30 ottobre 2000, quindi verso
la fine dell’ultimo anno del secondo millennio, secondo il calendario locale”.
Vathek annuisce, facendo un ennesimo atto di fede mentre
si alza a prendere un tascapane con le razioni di emergenza; le sue capacità
di leggere la scrittura terrestre sono piuttosto deboli. “E le altre ragazze?”.
“Un’altra profezia rivela i nomi delle guardiane della
prossima generazione: Will, Irma, Taranee, Cornelia e Hay Lin”, recita
Cedric enumerandole con le dita. “Ora, Hay Lin è la nipote della
vecchia Yan Lin, e le sue migliori amiche sono proprio Irma, Elyon e Cornelia.
L’altro ieri, nella sua classe è arrivata una Taranee, e domani
nella classe di Elyon arriverà Will. Tra l’altro, sono tutti nomi
insoliti”.
“Non può essere una coincidenza!”, ammette Vathek
tornando a sedersi, accompagnato dall’ennesimo gemito della sua povera
sedia. “Secondo voi, la vecchia Guardiana sa già che Elyon
è la principessa scomparsa da Meridian?”.
“Credo di sì. Basta il nome… non è assolutamente
usato, qui sulla Terra. E’ un’antica parola ebraica che significa ‘L’altissimo’,
un attributo associato al Dio unico della Bibbia”. Scuote il viso. “Mi
chiedo perché Miriadel non le abbia cambiato questo nome così
riconoscibile!”.
L’altro alza le spallone mentre inizia ad affettare un
grosso salame con un machete. “Eppure, la consideravamo molto in gamba.
L’astro nascente dei servizi segreti”.
“Ci sbagliavamo!”, sbotta Cedric, infastidito dal ricordo.
“Entro due giorni, la principessa Elyon saprà chi sono veramente
quei traditori che chiama ‘papà’ e ‘mamma’ da quando è nata.
E saprà anche chi è lei stessa, quale è il suo vero
mondo e la sua vera famiglia!”.
“Ben detto, Signore!”, conviene Vathek porgendogli una
fetta di salame spessa due dita, che l’altro rifiuta. “E secondo voi, la
nipote della Guardiana ne sa già qualcosa?”.
“Sono sicuro di no”, risponde Cedric, “Però, ora
che il gruppo è al completo, la vecchia Yan Lin potrebbe passare
le consegne e il Cuore di Kandrakar da un giorno all’altro. Se ha avuto
sentore del nostro arrivo, sa che non ha un istante da perdere”.
Vathek ci pensa un attimo mentre mastica. “Ma Signore,
per noi non sarebbe stato più semplice contattare prima la piccola
Elyon? Le altre cinque ragazzine potrebbero diventare avversarie da non
sottovalutare, se Yan Lin riuscisse a passare loro il suo gingillo”.
Cedric risponde, come cosa ovvia: “Te l’ho già
spiegato, Vathek: una profezia deve realizzarsi per forza. Se avessimo
tentato di allontanare Elyon da loro prima che Will fosse in classe con
lei, avremmo sicuramente fallito”.
Il gigante annuisce oscillando il testone quasi calvo,
vergognandosi di avere fatto una domanda così sciocca. Poi gli viene
un altro dubbio: “Ma Signore: è previsto dalla profezia che quelle
cinque ragazzine saranno le nuove guardiane. Se tentiamo di impedirlo,
non andiamo incontro ad un fallimento annunciato?”.
L’obiezione fa dipingere una breve smorfia di dubbio
sul viso sicuro di Lord Cedric. “L’ideale sarebbe catturarle appena hanno
ricevuto le consegne, ma prima che imparino ad usare appieno i loro nuovi
poteri. Così, forse riusciremmo anche ad impadronirci del Cuore
di Kandrakar”.
Per un attimo, gli occhi gli brillano all’idea: avere
in mano quel talismano significherebbe poter trattare da pari a pari
con il Principe Phobos e con l’Oracolo di Kandrakar.
Mette subito da parte quel pensiero pericoloso: per fortuna
i poteri telepatici di Vathek superano di poco quelli di una zucca di Halloween,
soprattutto mentre sta mangiando, ma se invece il proposito fosse stato
captato da uno dei Mormoranti della corte di Phobos, avrebbe messo certamente
fine alla sua carriera di comandante dei Servizi Segreti.
Il gigante commenta, tagliando altre fette di salame:
“Purtroppo non verranno certo ad annunciarci di averlo ricevuto”.
Cedric annuisce. “Noi ci atterremo al piano originale.
Domani sera ci recheremo alla festa allo Sheffield Institute. Ad Halloween,
perfino tu potrai muoverti senza dare nell’occhio. Io proverò se
i miei poteri teleipnotici funzionano anche su Elyon: la suggestionerò
facendola venire da me, e facendole credere che è stato per sua
iniziativa. Dopo, mi basterà guardarla negli occhi per indurla a
fidarsi ciecamente di me”.
“E io, Signore?”.
“Tu ti occuperai della Vandom, la ragazzina dai capelli
rossi di oggi. E’ l’ultima arrivata, sarà più facile separarla
dalle altre. Prima di entrare nel locale, getterò un incantesimo
sulle tue mani: basterà che tu le stringa un attimo le spalle, e
la potrai controllare col tuo pensiero per un po’. Le ordinerai di nascondersi
da qualche parte nella palestra finché la festa non sarà
finita. Poi, a notte fonda, faremo aprire il portale che si trova proprio
lì, e la porteremo a Meridian. Se saremo fortunati, potrebbe avere
già con sé il Cuore di Kandrakar”. A quest’idea, deve dissimulare
un nuovo fremito di eccitazione. “Comunque, il giorno dopo sarà
ancora più importante: ci occuperemo di tutte le altre, e dei cosiddetti
genitori di Elyon”. All’idea i suoi occhi si stringono in due fessure.
Finalmente avrà tra le mani Miriadel, la traditrice.
La subordinata cui diede fiducia, e che lo ripagò portando via l’erede
al trono, appena nata, e sottraendo a lui l’insostituibile sigillo che
permetteva di aprire nuovi portali verso la Terra.
Il principe Phobos non gli perdonò quell’errore
di valutazione, e in seguito non lo ricevette mai più di persona.
Da quel giorno si manifestò a lui solo attraverso i Mormoranti,
esseri leggiadri e sinistri che lui stesso creò per separarlo dal
popolo della sua città ormai in decadenza.
Il vocione di Vathek interrompe i suoi pensieri. “E poi,
Signore, cosa faremo di quelle ragazzine?”.
Cedric sorride nuovamente a quella prospettiva di vittoria.
“Se avranno già almeno un barlume del Potere degli Elementi, la
cosa migliore sarebbe riuscire a portarle dalla nostra parte. Non è
impossibile, se la loro amica Elyon sarà con noi. Altrimenti,
potremo usarle per ricattare l’Oracolo e Yan Lin perché non ostacolino
i nostri progetti. Se non funzionasse neanche questo, avremmo almeno impedito
il ricambio generazionale delle Guardiane: se è vero che nascono
predestinate, l’Oracolo impiegherà altri quindici anni terrestri
per mettere vicino un nuovo gruppo. E comunque, avremmo tutto il tempo
per conquistare questo mondo, muraglia o non muraglia. E con sua nipote
in mano nostra, sono certo che la vecchia Yan Lin non muoverà un
dito.
“Conquistare…”, ripete Vathek affascinato, “E come faremo,
Signore?”.
Cedric scrolla le spalle. “Il Principe Phobos non mi
ha ancora comunicato i suoi piani, ma posso immaginare che alcuni nostri
agenti con capacità di controllo mentale si infiltreranno nell’entourage
degli uomini più potenti di questo mondo, o addirittura che li sostituiranno
assumendone l’aspetto. Dopo di ciò, i governi della Terra faranno
tutto ciò che verrà deciso da Lui. Forse un giorno Lui stesso
lascerà la nostra città ormai decadente, per trasferirsi
in questo mondo ancora al vertice della sua parabola. Ne diventerà
il vero padrone, forse sotto le mentite spoglie di un politico o di un
capitano d’industria, finché i tempi saranno maturi per rivelarsi
a tutti nel Suo splendore”.
Il gigante azzurrino fa un sorriso triste davanti a quelle
immense prospettive di gloria, come se lo facessero sentire piccolo e inadeguato.
Cedric sa perché: è stato l’accenno
agli agenti in grado di cambiare il loro aspetto. Non solo il suo subordinato
non è in grado di trasformarsi, ma reagisce con veri attacchi di
panico all’idea che il suo superiore possa aiutarlo a fare ciò.
Questa non è una limitazione da poco: la sua mole e il suo aspetto
lo rendono decisamente inadatto a passare inosservato tra i terrestri.
Cedric ha dovuto accontentarsi di insegnargli un incantesimo
che sopprime la curiosità dei passanti verso di lui, ma questo non
basterebbe a renderlo irriconoscibile a chi sapesse della sua esistenza.
Inoltre questo incantesimo non ha effetto sulle immagini registrate da
telecamere e macchine fotografiche, che sono costretti ad evitare come
la peste.
Però, per Cedric, Vathek ha una qualità
che ormai è diventata più importante dell’attitudine ai poteri
magici: la fedeltà. Nei lunghi anni in cui è stato a capo
dei servizi segreti di Meridian, Cedric ha visto disertare agenti e dignitari
di altissimo rango. Il primo a fuggire sulla Terra fu proprio Lord Luksas,
il suo mentore. Cedric doveva tutto a quest’uomo, e scoprirlo un traditore
lo ha amareggiato. E’ ben vero che si è rapidamente consolato quando
è stato nominato comandante al suo posto.
Ripensa ai suoi agenti che riteneva più fidati.
Vatris, mai tornato da una missione di caccia ad altri traditori rifugiati
sulla Terra. Toxhorr, che attivò un portale per fuggire dopo che
il principe Phobos aveva decretato che le operazioni sulla Terra fossero
sospese, lasciandolo aperto e facendolo prontamente sigillare dalla loro
nemica. E soprattutto Miriadel, che lui credeva un’amica, e invece si rivelò
la più grande traditrice del Regno.
Da quella volta, non manca mai di leggere a fondo
i pensieri di tutti i suoi subordinati.
Dopo tante amarezze e delusioni, è certo di
potersi fidare solo di Vathek. Sa che è sbagliato affezionarsi ai
subalterni, ma il gigante è quanto di più vicino ad
un amico lui abbia potuto trovare da molti anni.
Vathek nel frattempo si è alzato in piedi, ed ha
iniziato a togliersi il maglione umido. “Signore, se permettete, ora vorrei
far asciugare i vestiti”.
“Fai pure”, dice Cedric alzandosi e avviandosi su per
le scale. Vathek in mutande, sudato e umido, non è propriamente
uno spettacolo gradevole. “Vai pure a dormire, vecchio mio, domani sarà
una giornata intensa”.
Ora Cedric è nel locale del loro negozio, il “Ye
Olde Bookshop”.
Il luogo è illuminato solo dalla luce dei lampioni
che si fa strada attraverso la vetrina sporca e appannata, proiettando
sul pavimento le ombre delle modanature barocche che impreziosiscono la
sua cornice e dei libri ingialliti che vi sono esposti ormai da tre lustri.
Gli anni di abbandono si vedono tutti, anche con questa poca luce: nella
patina grigia di polvere che copre il bancone e le suppellettili, nelle
ragnatele che adornano i soffitti e le scansie colme di vecchi testi.
Domani mattina ripuliranno tutto; quando la piccola Elyon
verrà qui a cercarlo, l’ambiente le dovrà sembrare attraente
e raffinato.
Questo negozio è la base operativa dei Servizi
segreti da quasi ottant’anni. Per la maggior parte di questo tempo, è
servito perlopiù alla Regina per cercare libri terrestri di ogni
tipo, con il tollerante beneplacito della congrega di Kandrakar. Ora, però,
serve per chiudere definitivamente una partita iniziata nel lontano 1984.
Si distende su una poltrona di pelle, dietro al banco:
domani sarà il grande giorno, ed è troppo eccitato per dormire
subito. Si accorge solo ora delle sue scarpe ancora bagnate che hanno lasciato
impronte luccicanti sul pavimento.
Lui non sente il freddo e l’umido come un normale
essere umano. Né la fame, la sete, la stanchezza. Nonostante l’aspetto
attraente e compassato che sfoggia, sa di non essere una persona normale.
Lui è qualcosa di diverso, qualcosa di più.
Non ricorda il suo nome originale: lo ha dimenticato
senza rimpianti. Apparteneva ad un esserino minuto dal torso di bambino
e dal bacino di serpente, un disgraziato rifiutato dalla sua stessa madre,
considerato un mostriciattolo anche in un mondo dove la parola ‘umanità’
era intesa in modo così estensivo da aver quasi perso ogni significato.
Ricorda vagamente che, per tutta la sua infanzia,
si trascinò sulla coda e sulle mani, leggendo il mal celato disprezzo
anche nel sorriso forzato della brutta donna dal cuore d’oro che gestiva
l’orfanotrofio. Sa vagamente che gli davano appellativi umilianti, ma non
ricorda più quali fossero, come non ricorda più quali scherzi
crudeli gli abbiano amareggiato i giorni e le notti.
Una sera qualcosa cambiò. Dopo l’ennesima crudeltà,
strillò ad un compagno di andarsene all’inferno, con tutta la convinzione
ed il rancore accumulato in quei pochi anni. Ricorda ancora, ed è
il suo primo ricordo chiaro, di quando lo sguardo di costui si fece vuoto
e lo vide uscire lentamente, come in trance, dalla camerata. Non gli è
chiaro che cosa successe poi, ma quel bambino scomparve dalla sua vita
per sempre.
I compagni allora presero a temerlo: gli scherzi si
fecero rari, ma sempre più crudeli e invariabilmente anonimi; in
qualche modo, però, lui riusciva a dare un volto e un nome ad ogni
azione, e altri degli aguzzini scomparvero.
L’alone di paura che si era creato attorno a lui era
tale che, una notte, i suoi compagni cercarono di soffocarlo nel sonno.
Ricorda che si svegliò con un cuscino premuto con forza sul viso,
e mani che bloccavano le sue esili braccia e la coda. Quando la fame d’aria
si fece insopportabile, sentì il fuoco nei polmoni e nel petto.
In quegli istanti disperati fece appello alla sua volontà, e qualcosa
accadde. Il suo corpo crebbe in pochi secondi, ma non ebbe neppure bisogno
della sua nuova forza per liberarsi: attorno a sé vide vesti vuote
afflosciarsi a terra.
I pochi che non gli avevano messo le mani addosso
si ritrassero terrorizzati. Anche loro avrebbero pagato, se la donna dell’orfanotrofio
non fosse accorsa ad implorarlo.
Era incredulo di essersi liberato delle stimmate dell’impotenza,
anche se non da quelle della mostruosità. Il suo corpo, cresciuto
in pochi istanti, era grande, forte, a suo modo perfino bello. Era proprio
come avrebbe voluto essere ogni volta che qualcuno di quei due gambe lo
aveva umiliato!
Prima dell’alba di quella notte di riscatto, un uomo
si materializzò nell’orfanotrofio in un tenue alone di luce. Il
suo sguardo autorevole non mostrò nessuna paura, nessuna esitazione.
Si presentò come Lord Luksas, un fiduciario della Regina venuto
dalla lontana capitale. Costui parlò per ore con lui delle sue paure
e dei suoi rancori. Poi gli disse che gli era data la possibilità
di rifarsi una nuova vita, cancellando il suo orribile passato, se avesse
voluto seguire la sua guida e mettere le sue capacità al servizio
della Luce di Meridian.
Lui accettò subito, entusiasta di questi insperati
riconoscimenti.
Il quel momento, Lord Luksas gli diede il nome di
Cedric, facendogli dimenticare quello vecchio, e sfumando i suoi ricordi
precedenti con un pietoso velo di oblio.
Passò giorni e giorni con lui in un luogo sotterraneo
e segreto, alternandosi con altri istruttori per educarlo al controllo
delle passioni e all’etica del Servizio.
Cedric non volle mai abbandonare del tutto il suo
nuovo aspetto, per quanto spaventoso fosse; era quello che lo aveva salvato,
che lo aveva riscattato da una vita che non valeva la pena di vivere.
Provò dapprima, senza convinzione, a trasformarsi
in un banale ragazzo verde; ma questo aspetto non lo entusiasmava, anche
perché era ordinario come quelli dei suoi compagni di orfanotrofio.
Oltretutto, abituato a strisciare e trascinarsi sulle
mani, era completamente privo delle concatenazioni motorie per restare
in piedi o per camminare, così che per mesi dovette aiutarsi con
stampelle, come un invalido.
La svolta avvenne quando il suo mentore lo fece assistere
a una cerimonia pubblica nella capitale, e lui vide da vicino la famiglia
reale. Erano nobili, distinti… bellissimi! E quella bella pelle rosata!
Ecco un aspetto che avrebbe sfoggiato con soddisfazione!
Cambiare ispirandosi a loro fu facile, dopodiché
raddoppiò i suoi sforzi per camminare e curare il portamento, e
alla fine fu coronato dal successo.
Passò più di un anno prima che Lord
Luksas lo ritenesse pronto per essere presentato ai reali.
Ricorda il sorriso caldo di Adariel, la Luce di Meridian,
che si appassionò subito alla sua storia. Più freddo fu il
principe Phobos, che obiettò subito quanto fosse sconveniente che
qualcuno estraneo alla dinastia assumesse un aspetto fasullo simile al
loro. Dopo qualche discussione, una banda rossa pigmentata sugli occhi
fu considerata un compromesso accettabile, almeno finché si trovava
nella capitale.
Però Cedric non smise mai di amare, al disopra
di tutte le altre forme che il suo lavoro di agente segreto lo costringeva
ad alternare, quella che segnò il giorno del suo riscatto.
I rumori della strada si attenuano a mano a mano che l’ora
avanza, venendo sempre più velati dal monotono, ipnotico sottofondo
della pioggia battente. Le vaghe sagome dei passanti oltre la vetrina si
fanno sempre più rare e frettolose, finché la via resta deserta
nella notte.
Cedric chiude gli occhi, anche se sa che non riuscirà
a dormire. Non stanotte, alla vigilia del suo grande momento.
Ogni istante di questi giorni esaltanti va gustato appieno,
perché ha il sapore della vittoria.
Con il suo lavoro paziente e nascosto, sta per scrivere
una pagina indelebile nella storia di due mondi.
Note dell’autore:
L’inizio di questo racconto prende le mosse da una delle prime tavole di W.I.T.C.H. n.1, il noto e ormai storico fumetto della Disney. Questa sigla riprende le iniziali delle cinque protagoniste: Will, Irma, Taranee, Cornelia, Hay Lin, che prenderanno il posto della vecchia Yan Lin come Guardiane di Kandrakar.
Il personaggio principale di questo racconto è
Lord Cedric, il primo antagonista che le cinque hanno dovuto affrontare.
Di lui il fumetto dice poco: si sa solo che appare come un distinto giovanotto
sui venticinque anni, dai capelli lunghi e biondi, perfido e spietato.
Un altro suo aspetto frequente, spesso usato in combattimento,
è quello di un potente e mostruoso uomo-serpente, ma può
simulare qualunque altra persona, se necessario.
Il personaggio appare come antagonista anche nella
quarta e nella quinta serie del fumetto, al termine della quale muore facendo
l’unica cosa buona di cui abbiamo notizia, cioè cercando di salvare
dal suo complice la ragazza di cui si è innamorato.
Vathek, che in questo racconto gli fa da spalla, è destinato a seguire il destino che ho immaginato per i precedenti collaboratori: abbandonarlo. Non so se un personaggio che passa dalla parte dei ‘buoni’ sia di diritto un ‘buono’ anche lui, o semplicemente un ‘cattivo’ incompleto.
Uno degli scopi che mi sono proposto è di razionalizzare
il più possibile gli avvenimenti della saga originale, che presenta
atmosfere suggestive e personaggi affascinanti, ma anche diversi punti
deboli nella trama.
In particolare, mi sono servito della profezia sulle
compagne di classe di Elyon per motivare la contemporaneità tra
la scomparsa della Principessa di Meridian e la rivelazione di Yan Lin
alle W.I.T.C.H., che altrimenti sarebbe una coincidenza inspiegata.
In questo racconto vengono richiamati, oltre al fumetto,
fatti esposti nella mia long fiction “La Luce al tramonto”, un prequel
che descrive gli avvenimenti culminati nella fuga sulla Terra dei genitori
adottivi con Elyon e con l’instaurazione della tirannia di Phobos a Meridian.
La parte finale dei primi ricordi di Cedric è
estrapolata da un capitolo non ancora pubblicato di questa long fiction.
Per chi fosse interessato, qui si trovano altre parti della storia di Cedric,
dei chiarimenti sulla cronologia degli avvenimenti e molto altro.
Per non appesantire il presente racconto non ho fatto
trattare a Cedric alcuni punti che sarebbero stati attinenti alla trama:
per esempio Galgheita, la compagna di fuga dei genitori di Elyon la cui
identità segreta lui non è ancora riuscito a identificare;
né gli ho fatto considerare cosa sarebbe successo se Elyon fosse
stata già messa in guardia contro di lui dai genitori.
E ora che siamo ai saluti, ringrazio:
- l’amica Silen per aver pazientemente betato questa
storia;
- AkaneMikael per aver indetto il contest che l’ha
ispirata;
- tutti voi che l’avete letta fino alla fine.
Disclaimer: i personaggi citati appartengono a W.I.T.C.H.,
il noto fumetto della Disney. Questo racconto è stato scritto senza
scopo di lucro né l’intenzione di infrangere il copyright.