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Autore: Ellens    21/06/2010    5 recensioni
Emma Owens è una giovane ragazza che, stanca della solita routine in paese, decide di trsferirsi a Londra
Trova un appartamento poco invitante in uno dei sobborghi della grande città, dividendolo con due strane coinquiline.
Ma la vita è lunga, il tempo della convivenza è tanto, e presto l'amicizia avrà i sopravvento.
Dal primo capitolo
- Ciao, sei la nuova inquilina?-
- Sì, e tu?- Speravo, sentivo, che mi avrebbe risposto: sono la donna delle pulizie.
- Sì-
I miei sogni andarono in frantumi come un bicchiere caduto dal 45° piano di un palazzo in di New York.
- Piacere... Emma. Emma Owens-
- Come quello delle olimpiadi?-
- Ehm, sì, come quello- annuii convinta.
Di che stava parlando? Quali olimpiadi? Io manco sapevo che fosse il calcio.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Capitolo 1

Sperando negli Ufo

 

 

 

Sventolai la mano, le lacrime agli occhi.

Sembravo in uno di quei film diabetici, in cui lui deve fare un viaggio molto, molto lungo, e prima di partire dichiara tutto il suo amore incondizionato alla sua anima gemella.

Sì, sembravo proprio quello, escluso tre minimi particolari:

- Ero donna, fino a prova contraria;

- Nessuno c'era dall'altra parte del treno, in lacrime, che mi urlava " Ti amerò per sempreeeee";

- piangevo per l'allergia al pollone;

 

Però, partivo. Davvero, stavo partendo, finalmente.

Con l'euforia che andava a mille nelle mie vene, feci un salto di classe, uno di quelli che non si dimenticano facilmente.

Per "dimenticare facilmente" intendo: nello slancio sentii un CRACK.

Il che è preoccupante, soprattutto se proviene dalla gonna.

Senza controllare, per il terrore, mi piantai sul sedile accanto a me, come una cozza si attacca al suo scoglio preferito.

Afferrai i braccioli e li stritolai accanto con forza sovrumana.

Venti minuti dopo sembravo Hulk: ero verde dal mal di macchina, e le mani avevano praticamente spappolato il sedile.

 

- Il biglietto, prego- un uomo di circa 340 anni, mi stava davanti, arzillo come Lady D. lo può essere nel 2010.

Osservai, sconcertata la borsa accanto alla valigia, sul portabagagli sopra la mia testa. Se mi fossi alzata, tutti avrebbero ammirato il mio egregio di dietro.

Il che non era allettante.

 

Okay, potevo sempre fare la finta sordomuta.

 

- Signorina?-

Non sento. Non sento.

- Signorina?-

Non sento, ne sono quasi certa.

- Signorina, l'ho vista parlare al telefono, tre minuti fa-

- Be', posso sempre soffrire di sordità istantanea, che ti credi, eh?-

Oh cazzo.

Questo non lo dovevo dire, il mio piano è andato in frantumi!

Uff, perchè non so mai mantenere un segreto? Alle elementari li spifferavo sempre in giro, così alle medie hanno smesso di racocntarmeli.

Uff.

- Si può alzare, per favore, e prendere il biglietto dalla borsa?- sospirò- Se lo ha, ovviamente-

- Certo che ce l'ho!- mi sentii punta nell'orgoglio. Spifferatrice sì, ma mica fessa.

Feci per alzarmi, quando lo strappo nella gonna mi balenò davanti, canticchiando: ti vedranno il culo, ti vedranno il culo, ah aaaaah.

Di conseguenza, come ovvio che sia, mi ripiantai sul sedile.

Il vecchio sogghignò. Avrei messo la mano sul fuoco che voleva vedermi il deretano!

I vecchi sono i più pervertiti, si sa.

- Qualche problema?-

- Ooooooh, sìììììììì! Ho un crampo al braccio- mi guardò malissimo- sì, al braccio, mi parte dal braccio e mi arriva alla caviglia. Fa male, sa?-

Il bigliettaio era a metà tra il ridere e chiamare la polizia.

- Senta, pò fare un atto di galanteria e prendermi la borsa?-

Lento quanto lo potrei essere io, confrontata a Bolt (il che, ragazzi miei, è davvero lento)afferrò la mia piccola, dolce borsettina dimensioni 1 metro x due, e me la passò.

Iniziai a cercare il biglietto, giusto perchè metà vagone mi stava osservando piegato in due dalle risate (esclusa una mocciosetta, che mi credeva l'uomo nero versione donna, pulita).

Mezzora dopo, ormai allo stremo delle mie forze, lo porsi al bigliettaio.

- Signorina, se lo faccia dire, di questo passo mi mandano in pensione- disse, afferrandolo e timbrandolo.

 

 

* * *

 

 

Londra.

Finalmente, grazie ai santi lassù, ero arrivata a Londra.

Oooooh, quasi qausi mi emozionavo: avevo davevro abbandonato quello stupido paese lontano 300 km da questo piccolo angolo di Paradiso.

 

Osservai il bigliettino stropicciato nella mano: Green Avenue 345.

Sì, diciamo che lì non si era proprio nel cuore di Londra, ma andava bene comunque.

Avevo trovato un piccolo appartamento da dividere con altre due ragazze, posate, garbate ed educate, molto gentili, sottolineerei.

 

Quando, dueore e mezza dopo, con l'aspetto di una barbona che cerca l'elemosina, arrivai alla mia nuova casa, la mia bocca prese la forma di una O perfetta.

 

Per intenderci, in senso negativo.

Il palazzo era alquanto vecchio, malandato e, a primo avviso, poco sicuro.

Per poco sicuro, io già mi vedevo sotto le macerie dopo una centrifuga della lavatrice.

 

Bussai alla porta, meditando nel frattempo di darmela a gambe.

Due ore dopo, davanti ai miei occhi comparve una figura.

Una tipa, dai capllei blu, in pantaloncini e maglietta, col caffè in mano e l'aria annoiata.

- Ciao, sei la nuova inquilina?-

- Sì, e tu?- Speravo, sentivo, che mi avrebbe risposto: sono la donna delel pulizie.

- Sì-

I miei sogni andarono in frantumi come un bicchiere caduto dal 45° piano di un palazzo in di New York.

- Piacere... Emma. Emma Owens-

- Come quello delle olimpiadi?-

- Ehm, sì, come quello- annuii convinta.

Di che stava parlando? Quali olimpiadi? Io manco sapevo che fosse il calcio.

- Io sono Linda Wood- mi guardò di sottecchi, poi, notando che ero alquanto orripilata dalla sua capigliatura, rise - Ah, sono tinti, non sono mica un esperimento della natura-

- Oh, sì, certo- Perchè non mi rassicurava, comunque?

In quel preciso istante, una ragazza di colore, i capelli raccolti in treccine sottilissime, comparve dietro la tipa blu.

- Oh, è lei? Credevo fosse una ricca sfondata-

Non sapevo se ridere o piangere: mi avevano scambiata per una col portafoglio traboccante di banconote. Al telefono. Perchè, a quanto pareva, di persona sembravo una poveraccia.

- Sì, ehm, ciao, Mi chiamo Emma Owens-

- Ah, come quello delle Olimpiadi-

Ancora? Ma chi èèèèè, chi lo conosceeee.

- Sì-

- Io sono Andreea Cox, piacere-

- Il piacere è tutto mio- sorrisi.

Sì, come no.

Magari, prima o poi, gli ufo venivano a rapirmi.

 

 

Salveee ^^

Allora, è da molto, moltissimo tempo che volevo postare una storia a capitoli su questa sezione, visto che m'ispira moltissimo, ma non ci sono riuscita per vari motivi tecnici (il pc è una robetta della mutua -.-")

Ma finalmente oggi ce l'ho fatta, yupp xD

Spero che vi piaccia, davvero :)

Al prossimo capitolo

Caramella_rosa_gommosa <3

 

   
 
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