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Autore: Terre_del_Nord    26/06/2010    17 recensioni
Sul finire del primo millennio, i quattro più potenti Maghi del tempo, Salazar Slytherin, Rowena Ravenclaw, Godric Gryffindor e Helga Hufflepuff, raggiungono il Regno di Alba per fondare Hogwarts, una scuola in cui insegnare Magia. Attraverso lotte, amori e naufragi, tradimenti e Magia, realizzeranno il loro progetto; per uno di loro, però, ritornare ad Alba significa anche altro: mantenere una promessa mancata e riappropriarsi del proprio passato.
1. Prologo di "THAT LOVE IS ALL THERE IS - SLYTHERIN'S BLOOD" (si può leggere anche senza aver letto l'altra), la storia tratta personaggi e trame in buona parte originali.
2. Con "Nuovo Personaggio" ho indicato la presenza di vari personaggi rilevanti per le vicissitudini dei protagonisti.
3. Ho introdotto l'avvertimento "Violenza/Contenuti forti" per la presenza di scene di guerra e situazioni in linea con la vita dell'epoca.
4. La storia è in corso di revisione
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'That Love is All There is'
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NOTE INTRODUTTIVE

GENERE

Avventura, Drammatico, Romantico, Guerra.
RATING
Arancione per le scene più drammatiche.
PERSONAGGI
I quattro Fondatori di Hogwarts, gli "antenati" degli Sherton e la Confraternita del Nord (i miei personaggi originali).
DESCRIZIONE
Spin off di That love is all there is, narra le vicissitudini dei quattro Fondatori e la nascita di Hogwarts, parla della Magia delle Terre del Nord e dei legami di Salazar Slytherin con la Confraternita e gli Sherton.
NOTE
1. Nel 2013 ho cambiato il mio nickname EFP da Meissa_s a Terre_del_Nord.
2. Ringrazio tutti coloro che leggeranno, commenteranno e/o metteranno tra i preferiti questa fic e naturalmente coloro che l'hanno già fatto...
3. Potete trovare info relative alle storie della serie That Love sulla mia pagina autore in EFP e su FB dove esistono una pagina e un gruppo dedicati alle mie storie.
DISCLAIMER
1. I personaggi e la trama di questa storia mi appartengono, a eccezione dei personaggi e delle vicende "canon" di Salazar Slytherin, Rowena Ravenclaw, Godric Gryffindor e Helga Hufflepuff, che sono di proprietà di J.K. Rowling.
2. Storia scritta per divertimento, non a fini di lucro.


That Love is All There is

Terre_del_Nord

Old Tales

Terre del Nord - I.001 - Aed di Glower

ary yuna


Regno di Alba, anno del Signore 962

I pochi sopravissuti emersero dalle nebbie sul far del mattino, simili a pallide ombre provenienti dal regno delle anime: stremati, avevano camminato per trenta giorni e trenta notti, lasciandosi la costa alle spalle, la spiaggia di Cullen disseminata di morti e di feriti, abbandonati alle maree. Erano contadini, servi, non soldati, erano stati chiamati dal loro signore a difendere la loro terra e si erano ritrovati tra orrori che avrebbero desiderato dimenticare, senza poterci mai riuscire. La battaglia era stata feroce: amici, figli, fratelli, tutti erano caduti. Persino re Indulf aveva perduto la vita. Ora il nemico proveniente dal mare era stato sconfitto, l’invasione scongiurata. Tutti temevano, però, che fosse solo una questione di tempo: la popolazione era sfinita, denutrita, afflitta dalle malattie, decimata. Stava perdendo la speranza. E con essa, la Fede. Tra le retrovie, alcuni dicevano che persino il devoto Áed mac Taidg, signore di Glower-o'er-em, avesse tradito il Crocefisso per affidarsi alle pratiche antiche e per questo, ora, fosse punito con la più feroce delle penitenze: aveva perso in battaglia Máel, il suo unico figlio maschio, e questo aveva fatto sì che la vittoria, per lui, diventasse la più amara delle sconfitte. Áed aveva avuto solo un pensiero, in quegli ultimi trenta giorni, ricondurre a casa ciò che restava dei suoi uomini e adesso, in sella al suo frisone nero, muto, a capo chino, lo sguardo perso nel vuoto, era arrivato al termine del suo viaggio. La colpa era sua, solo sua, lo sapeva bene: non era necessario confessarsi col cappellano su, al maniero, sapeva che quella era la punizione di Dio, per aver perduto la Fede, anni prima, e aver agito come il peggiore dei pagani. Mentre l’alba rischiarava i contorni delle colline e si specchiava nelle acque scure appena increspate di Loch a'Mhuilidh, mostrandogli di nuovo la malinconica bellezza del suo mondo, non riusciva a tollerare quel dolore, la rovina di tutto ciò che era e possedeva, preda d’immagini che non avrebbe dimenticato più: aveva sotterrato suo figlio, aveva visto sparire per sempre nella terra gelida i capelli color del grano del suo Máel e in quel tragico frangente aveva compreso come la sua avidità fosse la causa di tutto. Ora gli restavano anni vuoti, da dedicare al dolore, alla solitudine e al rimorso. E alla vendetta. Un’insana, inutile, disperata vendetta.

    «È tutta colpa tua, dannata Strega!»

Colpì, feroce, i fianchi del suo cavallo, costringendolo a riprendere il galoppo, illudendosi che fosse possibile correre lontano dai ricordi e dal dolore. Era colpa sua, sì, e di quella maledetta adoratrice del demonio.

*

Erano passati oltre sedici anni dalla prima volta che l’aveva vista.
Si trovava a Fonn Abhuinn, appena oltre il confine delle sue terre, per vendere i velli appena tosati alla fiera delle lane, quando aveva visto quella donna, con il moccioso appeso al collo: l’aveva notata subito, bella, con i capelli corvini sciolti sulle spalle, una tunica color verde scuro, diversa da quelle grigie e sporche che portavano tutti i servi. Appena i suoi occhi si erano posati su di lei, per la prima volta nella sua vita, Áed mac Taidg, signore di Glower-o'er-em aveva dimenticato il pudore che si richiede a un uomo timorato di Dio, aveva provato un desiderio ardente per una donna che non fosse sua moglie, aveva bramato stringere a sé quelle forme morbide e piene, avviluppare, con le sue, quelle labbra vermiglie. Aveva iniziato a seguirla tra i banchi del mercato, folle, smanioso di contrattare il prezzo di quella "carne", consapevole in cuor suo che sarebbe stato capace persino di prenderla contro la sua volontà, nel buio di qualche vicolo malfamato, se si fosse sottratta ai suoi bisogni. Quando, però, si era avvicinato a lei, furtivo, non erano serviti gesti o parole, era stato sufficiente lo sguardo penetrante della donna a confonderlo. Non ne aveva mai incontrata nessuna, fino a quel momento, ma già dall'infanzia era stato avvertito che esistevano donne capaci di piegare l'altrui volontà con un unico sguardo, e quella che aveva davanti doveva possedere quel potere. La donna aveva sorriso, gentile: era molto più giovane e persino più bella di quanto avesse notato da lontano, si era avvicinata senza timore e gli aveva chiesto una moneta d’oro, una singola moneta d’oro, per comprare cibo per suo figlio, in cambio gli avrebbe svelato il suo destino, la via per ottenere successo, amore, fortuna, tutto ciò che un uomo potesse desiderare. Nonostante gli ammonimenti, Áed non aveva mai creduto a quelle pratiche antiche, certo che se qualcuno avesse avuto capacità simili, le avrebbe sfruttate per ottenere ricchezza e potere per se stesso, non avrebbe continuato a vivere nella miseria, mendicando favori e denaro dal prossimo. Da quando era diventato il signore delle terre ereditate da suo padre, perciò, aveva denunciato spesso indovini e mendicanti, rei di approfittarsi dell’ingenuità del popolo e offendere la verità del Cristo, eppure quel giorno…
Non si riconosceva più, l’unica cosa che desiderava era poter continuare a fissare quel volto. La donna aveva sorriso, di nuovo, enigmatica, sembrava avesse letto nei suoi pensieri e conoscesse i suoi dubbi, così, prontamente, si era voltata per allontanarsi: aveva capito che l’uomo che aveva di fronte non era uno stolto qualsiasi, pronto a credere a qualsiasi fandonia, e percepiva quanto la lussuria dilaniasse la sua mente e la sua carne. Era stato allora, mentre si allontanava, che Áed aveva incrociato lo sguardo del bambino, aggrappato alle spalle della madre: aveva due grandi occhi, grigi come il mercurio, che facevano capolino tra i folti capelli scuri e degli strani segni neri sulle nocche della dita, simili a sottili ricami di seta. Non aveva le guance sporche, rigate dalle lacrime della fame, come tutti i mendicanti, non provenivano, dunque, dalle colline circostanti: nei suoi possedimenti, come in quelli confinanti, gli ultimi anni di guerra avevano ridotto alla fame buona parte della popolazione. Áed l'aveva raggiunta, aveva messo mano alla sacca che portava alla cintola e aveva contato tante monete d’argento da fare due monete d’oro, poi le aveva offerte alla donna deciso a prendersi ciò che voleva da lei e tornare subito dopo alle sue commissioni: lei fece no con la testa, c’era fierezza nel suo sguardo, la fierezza di chi non accetta elemosina e non scende a compromessi; Áed l'aveva fissata a lungo, poi, compreso che non c'era modo di soddisfare i propri desideri, aveva ripreso metà delle monete offerte ma aveva lasciato che la giovane gli prendesse le mani, per leggergli il suo destino.

    «Sei un uomo ricco e potente, mio signore, ma non hai ancora trovato la tua pace e la tua strada, non sai come lasciare un segno su questa terra… Vorresti qualcosa di più di un gregge che pascola florido tra le colline. La tua linea della vita dice che puoi ottenere ciò che vuoi, per te e la tua stirpe, se avrai a cuore la tua terra e la tua gente. È scritto nel tuo destino, Áed di Glower: tu sarai un cavaliere. Presto verrà un nuovo re che ti darà un compito e tu lo porterai a compimento. Entrerai nella sua casa e il tuo nome sarà ricordato nei secoli. Sempre che tu lo voglia...»

Era vero, Áed aveva sempre sognato di essere qualcosa di più, non desiderava passare la sua vita senza lasciare un segno, avrebbe voluto conoscere il mondo, legare il suo nome alla leggenda, contribuire a far nascere un regno importante nella sua terra. Invece, fin dalla nascita gli altri avevano scelto ogni cosa al suo posto, la sua vita era fatta solo di quelle inutili pecore e quegli odiati contadini, era stato destinato a sua moglie ancor prima di venire al mondo. E tutto questo per cosa? Solo per ottenere una famiglia fatta di troppe figlie femmine da sistemare.

    «Non c’è futuro, senza figli maschi…»
    «La linea della vita lo dice chiaramente, mio signore, la stirpe dei mac Taidg non si esaurirà con te e tu sarai amato e ricordato dal tuo popolo… vieni al limitare del bosco di Am Monadh, la notte di Litha… ti darò un filtro per tua moglie. Dopo nove lune, avrai il tuo erede… ma ricordati... perché il tuo destino si compia, occorre che tu voglia il bene della tua terra...»

L’aveva vista sparire con il figlio al collo, tra la gente che trattava merci al mercato. Era ritornato a casa, aveva ripreso la sua vita, ma all’avvicinarsi del Solstizio d’Estate, la donna aveva popolato sempre più spesso i suoi sogni, invitandolo a ricordare il loro appuntamento. La notte di Litha, perciò, aveva preso il cavallo e, da solo, aveva percorso il lungo sentiero scosceso fino a una radura circondata da querce: la Strega era uscita dalla boscaglia, accompagnata da un imponente cane nero, appena la luna si era alzata tra gli alberi e aveva iniziato a proiettare la sua luce dal centro del cerchio di fronde; Áed aveva tremato di paura, credeva che quel cane fosse l’incarnazione del demonio, ma la donna si era avvicinata solo il tempo di dargli un sacchetto di erbe selvatiche e un filtro da mescolare il mattino seguente nell’acqua della moglie, poi, insieme al cane, era sparita. Áed aveva fatto come gli era stato ordinato e nove mesi più tardi, il giorno dell’equinozio di primavera, la sua famiglia era stata benedetta dalla nascita di un figlio maschio: Máel.

*

Non era stata quella, però, l’ultima volta che Áed aveva incontrato la Strega.
Un lugubre, freddo, mattino di novembre di quasi dieci anni più tardi, il signore di Glower era nella piazza del suo villaggio, per assistere all’esecuzione di un gruppo di delinquenti comuni condannati a morte: quel giorno toccava a cinque ladri, un parricida e un adoratore del demonio, che gli era stato raccomandato da Gregorius, il suo cappellano. Ora che la sua vita era completa, ora che aveva ritrovato la pace e la serenità attraverso suo figlio, Áed riteneva giusto assistere a tutte quelle esecuzioni, così come alle funzioni religiose: riteneva fosse suo compito rendere merito a Dio dell'infinita generosità mostrata nei suoi confronti, aiutandolo a mantenere in piedi un regno fatto di giustizia, anche in quella valle di lacrime che era la vita terrena. Si era seduto al suo posto, stretto nel suo mantello di calda lana, aveva visto, come innumerevoli altre volte, il boia accompagnare sul patibolo, uno dopo l’altro, i condannati, passare i cappi intorno alle loro teste e far scattare la botola ai loro piedi, aveva sentito uno dopo l’altro quei colli spezzarsi e quelle vite spirare, e non aveva battuto ciglio di fronte alla disperazione dei parenti, alle acclamazioni del popolo, ai pianti dei condannati, pur sapendo di aver sentenziato la loro morte senza nemmeno controllare che le accuse mosse corrispondessero al vero. Aveva piluccato dal vassoio la sua frutta, impassibile, per tutto il tempo, davanti agli occhi della sua gente, incavati dalla miseria e dalla fame. Quando era stato portato sul patibolo l’ultimo condannato, però, le cose non erano andate secondo le previsioni: un grido alto e incomprensibile aveva attraversato la folla, facendola dividere, sbandare di paura, aprirsi come una ferita nella terra, e mentre la botola scattava e il collo dell’adoratore del demonio non si spezzava come quello di tutti gli altri, perché l’uomo scompariva di colpo nel nulla, Áed rischiò di strozzarsi con il boccone che stava mangiando, vedendo emergere dalla folla la chioma corvina della Strega, i capelli appiccicati al volto dalla pioggia che aveva iniziato a sferzare tutti loro con violenza. Áed diede l'ordine alle guardie di fermarla, ma accanto alla donna, visibilmente incinta, comparve dal nulla il cane nero che, digrignando i denti, tenne lontani tutti coloro che cercavano di ostacolarla, mentre si avvicinava al palco su cui il signore di Glower-o 'er-em assisteva alle esecuzioni.

    «Áed mac Taidg, perché ripaghi la tua terra e la tua gente, della fortuna donata, con l’ingiustizia? Il tuo destino si compirà solo se tu lo vorrai, questo ti dissi... Cambia i tuoi passi, signore di Glower, sei ancora in tempo... o ti avverto, la maledizione degli Antichi perseguiterà te e la tua stirpe, fino alla fine dei tempi…»

Era sparita subito, con il suo cane, in una nuvola di zolfo, dissero i presenti, proprio come era apparsa, lasciando tutti spaventati e confusi.
Da allora, per quasi due anni, Áed era vissuto nel terrore e nell'inerzia, non comprendendo in quale direzione dovesse muovere i propri passi per non scatenare contro se stesso quella misteriosa minaccia, poi, pur guardingo, la vita e gli anni avevano via via cancellato dai suoi pensieri il ricordo della Strega e della maledizione, fino al giorno in cui aveva visto Máel spirare tra le sue braccia, durante la battaglia. Non aveva pensato alla Strega nemmeno quando, evidentemente, il destino promesso aveva iniziato a concretizzarsi: appena un anno prima, il nuovo re, Indulf, aveva fatto visita alle sue terre, per chiedergli di contribuire alla guerra contro gli invasori vichinghi in cambio del cavalierato e di un titolo nel nuovo Regno. Preda dell’ambizione e dei sogni di gloria, Áed aveva ridotto alla fame la sua gente per offrire i raccolti all’esercito di Alba, poi aveva messo nelle mani del re la propria vita e quelle di suo figlio e della sua gente, imponendo ai suoi contadini di lasciare la terra per andare in battaglia. I mac Taidg erano partiti con scarsi mezzi, ma avevano avuto fortuna, avevano accumulato ricchezze, fama e onore: Máel si era distinto per forza e coraggio e aveva ottenuto a tal punto il favore del re, che gli era stata promessa la mano di una sua nipote, la sua protetta. Dalla vita del signore di Glower-o 'er-em, improvvisamente, erano sparite greggi e campi incolti, per aprirsi un inaspettato futuro, fatto di ricchezza, avventure e opportunità: il sogno della nobiltà e del prestigio era finalmente a portata di mano. Tutto era invece finito contro la gelida lama di una spada. Tutto era diventato buio e freddo, la morte aveva preso suo figlio e con lui aveva portato via anche tutto il resto.

*

    «Mio signore… siamo arrivati al bivio per Fonn Abhuinn...»

Kenneth mac Maìl, il fido scudiero del signore di Glower si era avvicinato cautamente, sulle vesti ancora la polvere e gli schizzi di sangue rappreso, sul volto le lacrime che non avevano ancora smesso di sgorgare.

    «Che gli uomini proseguano verso il castello... vai con loro, avvisa mia moglie, poi torna qui con uomini freschi, cani e il cappellano... prima di tornare a casa, abbiamo ancora un dovere da compiere…»

Kenneth guardò il suo signore e annuì, pensava che volesse lavarsi al fiume prima di presentarsi a sua moglie e parlarle del loro figlio, ma non capiva a cosa gli servissero uomini e cani... lo guardò di sottecchi, lo sguardo vuoto di Áed, oltre a una profonda tristezza, gli trasmise una strana inquietudine. Mentre l’armata sfilava lenta e senza più un ordine preciso verso il maniero, Áed osservava il suo mondo, respirava a fondo, come una bestia che fiuta l’aria in cerca della preda: davanti a sè, la valle ai piedi di Fonn Abhuinn appariva circondata da dolci colline che si disponevano simili a una corona, chiusa verso ovest dal massiccio di Am Monadh, una terra impervia, cui nessuno si avvicinava, perché popolata, si diceva, da spiriti antichi e malvagi. Era sicuro che la Strega vivesse lì. Ne era più che certo. Com’era certo che non avrebbe trovato pace finché non gliel’avesse fatta pagare, finché non avesse visto la terra bere il suo sangue immondo. Solo così, liberando il mondo da una creatura malvagia e pericolosa, avrebbe dimostrato al Signore che non avrebbe più ceduto al peccato, alla superstizione, che avrebbe messo la sua spada al servizio di Dio... e Dio, allora, forse, l’avrebbe perdonato.

    «Andremo nei boschi di Am Monadh, Kenneth, voglio trovare la donna che mi ha letto la mano…»
    «Mio Signore… io non credo che…»
    «Voglio catturarla, Kenneth, voglio catturarli tutti…. Li giustizierò, taglierò loro personalmente la testa nella pubblica piazza, darò al mio popolo la giusta vendetta, liberando la terra da quei figli del demonio e… solo allora il Signore riprenderà a proteggere la nostra devota terra…»

Kenneth guardò preoccupato e spaventato il suo padrone, non aveva alcuna intenzione di entrare dei territori di Am Monadh, si diceva che chiunque ci provasse, ne uscisse impazzito. Un brivido di terrore gli percorse la schiena e si aggrappò con tutte le sue forze al pensiero della sua famiglia, che l’attendeva a casa, e del Crocefisso che portava al collo.


*continua*



NdA:
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, aggiunto alle liste e/o commentato.
Un grazie speciale a Ary Yuna, artista ufficiale di That Love, per avermi concesso di utilizzare l'immagine che vedete a inizio capitolo. Potete trovare i suoi lavori anche nella pagina artista FB. Un bacione.

Valeria



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