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Autore: SakiJune    28/06/2010    1 recensioni
In "Fly Little Wagtail" avevamo lasciato Clarissant risvegliata ad una nuova vita e ad un nuovo amore. Qui ritroveremo Bedivere, Lucan, Amren ed Eneuawc; conosceremo Elyan e quel bacchettone di suo padre Bors, Garanwyn e le sue canzoni. E con i loro occhi vedremo il mondo disfarsi, la gloria farsi vergogna, la realtà vacillare."Guardando i propri figli inginocchiati davanti al re, mentre pronunciavano il loro giuramento, Bors e Bedivere sorridevano. Ma non confondete, ecco, questi due sorrisi, badate. L'uno significava dominio, orgoglio, sollievo; l'altro tenerezza, partecipazione, amore."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Itonje reloaded'
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THISTLES AND ROSES









Capitolo Uno - Gli strambi figli della pace.


Sir Bors, primogenito del clan de Ganis e genitore suo malgrado, richiamò il giovane con impazienza.
- Insomma, Elyan, dobbiamo far aspettare Sir Lancelot? Cosa fate lì imbambolato?
- Nulla, padre, ho visto una fanciulla... - rispose l'altro, con fare sognante.
Più tardi, comprese di non aver usato la parola giusta. Quel pomeriggio di primavera, alla vigilia della propria investitura, non aveva visto una fanciulla, l'aveva guardata. E lei aveva guardato lui.
Bors capì dove voleva andare a parare e lo precedette: - E dunque? Anch'io ne ho viste molte in vita mia.
Elyan tacque. Sapeva quanto suo padre fosse insofferente al romanticismo.
Da lui aveva ereditato i capelli folti e biondi e la tendenza a stringere poche, ma solide amicizie. Di sua madre Claire, figlia di Brandegoris, aveva il fascino un poco orientale e il carattere non sempre condiscendente. Era d'animo pacifico, ma curioso e testardo. Nato da un magico inganno, benché credesse in Dio non poteva proclamarsi contrario alla vecchia religione: sarebbe stato come ripudiare se stesso.
Lo seguì, voltandosi indietro non meno di quattro volte nel frattempo e rischiando di inciampare prima in un cespuglio, poi in un cane.
- E fate attenzione, avete forse preso l'abitudine di zoppicare dal vostro... come si chiama... buffo paggetto?
Elyan strinse i pugni. Fino ad allora non aveva mai, mai permesso a chicchessia di denigrare il suo amico Garanwyn. Ma non poteva ribellarsi a suo padre, mostrargli ingratitudine proprio ora! Lui, nipote illegittimo del misconosciuto sovrano di Estangore, sarebbe diventato cavaliere della Tavola Rotonda... tutto questo in un tempo così breve che non aveva ancora avuto occasione di provare nostalgia, o rimpianto, o... confusione. No, non si sarebbe dimostrato ostile a tanta generosità, e avrebbe fatto di tutto per meritare l'onore che gli si concedeva. Ma doveva ancora orientarsi, capire. E non sarebbe stato facile se si fosse lasciato trasportare in chissà quali fantasie dai begli occhi di una giovinetta appena incontrata.
Eneuawc dei Coritani di Lindsey - così si chiamava l'oggetto del suo desiderio - era piccola di statura, come le donne del Nord, e aggraziata come una damina francese. Sembrava non stancarsi mai di sorridere, specialmente mentre conversava con il ragazzo che teneva per mano. Che fossero sposati, Elyan non l'aveva creduto nemmeno per un istante; sembravano avere la sua stessa età. Dovevano essere parenti, anche se non potevano somigliarsi di meno. Lui, il ragazzo che l'accompagnava, era tutt'altro che piccolo e aggraziato. Era di statura media e piuttosto muscoloso, ma aveva il volto sghembo e affilato di un folletto. Aveva begli occhi scuri e vivaci ma ahimé, era chiaro che nessuna fanciulla l'avrebbe mai degnato di uno sguardo.
Seppe più tardi che erano gemelli. Erano figli di un alto ufficiale di corte, a quanto sembrava, nonché parenti di re Arthur per parte di madre. Amren, questo il nome del giovane, si era presentato senza troppe formalità, ed per Elyan era così forte la gioia di avere trovato un amico, che aveva deciso di rimandare un eventuale approccio galante con sua sorella. Discorrendo, scoprirono di essere entrambi destinati a ricevere l'investitura lo stesso giorno, di lì a una settimana.

E venne la notte, la più lunga nella vita degli uomini del loro tempo. Elyan pregava meccanicamente, e tuttavia non era insincero; mille pensieri trovavano ora la via per affollargli la mente. L'indomani avrebbe giurato fedeltà a re Arthur Pendragon, e avrebbe conquistato un posto ambito alla sua corte; si sarebbe dovuto adattare alla mentalità di suo padre e non procurargli noie o dispiaceri... ma come, se persino un accenno alla bellezza femminile scatenava la sua irritazione? Doveva diventare cavaliere oppure monaco di clausura?
Poi c'erano i suoi coetanei, di cui in principio aveva istintivamente cercato la compagnia: credeva davvero che Amren di Lindsey fosse la regola e non l'eccezione. Ma gli altri giovani incontrati sino a quel momento erano dei grossi palloni gonfiati, nientemeno.
Ispidi attaccabrighe, capaci solo di snocciolare i nomi dei loro illustri parenti e di menare le mani. E dire che alcuni di loro di spade, ancora, non ne portavano, ma già si credevano cavalieri fatti e finiti. C'era Melehan, scortato dal fratello minore (ma più alto e grosso), che aveva preso subito a canzonare Garanwyn e annunciare ad entrambi che "con lui non c'era da scherzare, il re era suo nonno". E poi c'erano i figli di Sir Gawain e il resto della cricca di Lothian, interessati principalmente a raccontarsi storielle sconce e strillare canzonacce.
Aveva già compreso che Camelot era un luogo sconcertante dove vivere: una contraddizione continua, dove convivevano purezza e volgarità, passione e indifferenza, gloria e decadenza.

In quella stessa condizione, Amren era invece perfettamente sereno. Anche lui pregava, ma soppesando ogni parola con meraviglia e gratitudine. Nemmeno lui era particolarmente devoto, no, ma sapeva dare ad ogni cosa il giusto valore. Non era ansioso né si sentiva in dovere di compiacere qualcuno, perché era già sicuro e onorato della fiducia di coloro che amava. E di chi non lo amava, non voleva e non aveva bisogno di curarsi. Teneva in nessuno o poco conto l'aspetto esteriore, sia nelle persone che negli oggetti. Si può osservare che se uno così poco estetico si fosse dichiarato un esteta, sarebbe risultato ridicolo, e ve lo concedo - ma passiamo oltre, perché nulla era ridicolo in lui. Fin qui ho lasciato intendere una certa bruttezza, eppure non bisogna pensare ch'egli fosse sgradevole. Era soltanto privo del fascino irresistibile di cui tanti cavalieri traboccavano fino ad incendiare i cuori di legittime spose e fidanzate altrui, e troppo giovane per crucciarsene. Non si turbava che per le ingiustizie e le meschinità. Veder maltrattare un cane, un servo o un bambino era per lui angoscioso e ben più di una volta aveva rimproverato i suoi cugini per certi comportamenti balordi, senza nessun risultato, com'è naturale. Essi lo trattavano come un chierico in visita, pur sapendo che un giorno avrebbe perso la pazienza.
C'era il virgulto di un sentimento in quel cuore limpido? Una fogliolina in boccio, di un colore ancora inespresso? Non posso ancora rivelarlo, perché nemmeno lui ne parlò a se stesso in quelle ore, non durante la preghiera - so che una curiosità viva si era impadronita di lui in quei giorni... e non era cosa da trascrivere per i posteri o narrare di corte in corte.

Guardando i propri figli inginocchiati davanti al re, mentre pronunciavano il loro giuramento, Bors e Bedivere sorridevano. Ma non confondete, ecco, questi due sorrisi, badate. L'uno significava dominio, orgoglio, sollievo; l'altro tenerezza, partecipazione, amore. "Guarda, Signore, il frutto del mio peccato Ti servirà" ragionava Bors parlando a Dio, e un balsamo scese sui suoi sensi di colpa; ma Bedivere pensava soltanto "Questo è il mio ragazzo" e si commosse come un uomo sa fare. Nessuno dei presenti alla cerimonia, pur conoscendoli bene, avrebbe potuto notare questa differenza, perché gli occhi di entrambi erano velati di lacrime, e apparivano egualmente emozionati. Ma la differenza era pur grande, non credete?


L'amicizia tra i due giovani non si era dimostrata un miraggio, era anzi cresciuta in confidenza e stima; Elyan non era ancora riuscito a parlare ad Amren dei suoi sentimenti per la bella Eneuawc, ma aveva introdotto il suo fidato Garanwyn nelle grazie di lei, che doveva necessariamente provare pietà e tenerezza per la sua condizione. L'idea riuscì, ma non per i motivi ch'egli credeva - e questo non potè che aumentare l'ammirazione che Elyan provava per lei. Eneuawc, infatti, non era incline a commiserare i suoi simili, ma ad apprezzare le loro qualità; ella amava suonare l'arpa sopra ogni cosa, e fu questo a suscitarle simpatia per quel ragazzo.
Elyan avrebbe senza dubbio barattato la propria bellezza per avere in cambio una famiglia unita e affettuosa come quella di Amren. Lo invidiava, in questo, senza però portargli risentimenti di sorta; lo considerava un compagno ideale, da cui attingere la saggezza necessaria a sopportare i periodi d'umor nero e l'inflessibilità del padre che talvolta troppo gli pesava - a questo proposito è inutile precisare che quando Bors partì per la Cerca del Graal, non sentì la sua mancanza...
Anche Garanwyn, in maniera opposta ad Elyan, non soddisfaceva i desideri del padre, il rude ed impietoso Sir Kay. Stanco di sentirsi chiamare con epiteti come "femminuccia" e "nullità", aveva l'intenzione di lasciare nuovamente quell'ambiente ostile. Ma la fedeltà ad Elyan e la quieta gentilezza di Amren lo frenavano nei suoi intenti, incatenandolo senza che riuscisse ad ammetterlo.
Gli altri due sapevano che con tutta probabilità non gli sarebbe mai stato permesso di ricevere l'investitura, eppure lo incoraggiavano lo stesso ad allenarsi. - Mio padre ha aiutato re Arthur a sconfiggere il gigante di Mont-Saint-Michel con una mano sola - gli ricordava Amren, orgoglioso. E sempre Garanwyn replicava: - Invece il mio si è fatto sconfiggere da Sir Gareth che era alto la metà di lui... - e a quel punto tutti e tre scoppiavano a ridere, perché la scena doveva essere stata divertente davvero.
- E che dire di mio zio Sagramore? Non era forse tra i migliori, nonostante la sua malattia? - faceva spallucce Elyan.
- Tutti abbiamo le nostre debolezze, ma non devono impedirci di credere in noi stessi - concludeva Amren. Garanwyn sorrideva con gratitudine, e le sue guance pallide si coloravano un poco.

- Lincoln. No, non è un posto grande come Camelot, niente a che vedere, ma era nostro. - Eneuawc sfiorava le corde pensosa, mentre condivideva con Garanwyn i suoi ricordi d'infanzia. - Non erano tutti nervosi come qui. Mi manca quella tranquillità... E d'estate andavamo a Grainthorpe, sulla costa. Fa freddino là, ma mia madre deve per forza passare qualche mese all'anno al mare, altrimenti sta male.
- Quindi vi piacerebbe tornare a casa?
Eneuawc negò decisamente. - Non esiste casa senza una famiglia. Credevo di essere felice, però mi mancava mio padre. Ora siamo di nuovo tutti insieme, e non m'incomoda più di tanto essere circondata di tanti sciocchi.
Era un'occasione perfetta per spingere in quella direzione. - Il mio signore... Sir Elyan, intendo... considerate anche lui uno sciocco?
- Certo che no! Amren non gli vorrebbe bene se lo fosse. Non posso fare a meno di amare ciò che i miei cari amano, e questo non per dovere, al contrario! Avete mai pensato, per esempio... che non è un caso se si nasce in una famiglia e non in un'altra?
Era un terreno poco gradevole per lui, e rispose con franchezza. - No, anzi, credo piuttosto il contrario.
- Mi dispiace, non avevo intenzione...
Gli chiese di parlarle della sua vita, così come lei aveva fatto con lui, e fu accontentata.
- Io sono nato qui a Camelot. Penso di aver deluso molto mio padre per via della mia gamba, e insomma... non posso dargli torto. Quando avevo nove anni, re Brandegoris capitò qui per non so quale affare e lo convinse a prendermi come paggio. Ero spaventato, ma non lo diedi a vedere. E poi, in qualunque posto fossi finito, non poteva essere peggiore di questo...
- Forse vostro padre aveva capito che qui non avreste avuto un futuro, che in un'altra corte vi sareste sentito utile.
- Forse - ammise Garanwyn. - Ma non attribuitegli una lungimiranza che non rientra tra le sue doti.
Andò avanti a raccontare. Cresciuto quindi a fianco di Elyan, aveva condiviso con lui le lezioni e persino i rudimenti della spada, nonostante il suo difetto fisico. Aveva manifestato prestissimo il suo talento per la musica ed il canto; andava d'accordo con tutti e suscitava tenerezza tra le dame. Ma con il tempo il re aveva  iniziato a trovare delizioso il suo parlare schietto nonché le sue canzoni, e sempre lo voleva accanto a sé, incoraggiandolo a rispondergli per le rime e divertendosi un mondo.
- Mi stava ammaestrando per farmi diventare buffone di corte.
Non avrebbe potuto rifiutare, se proprio allora Sir Bors non fosse giunto a reclamare suo figlio; in quel frangente Elyan aveva insistito per portare l'amico con sé a Camelot e il nonno, che mai gli aveva negato un desiderio, aveva acconsentito.
Kay non era stato entusiasta di rivedere quel figlio tanto inutile ai suoi occhi, ma i due si ignoravano cordialmente, e tanto bastava.
Un altro dei crucci di Garanwyn era la sorella maggiore, chiamata in segreto la Dea. E non certo perché fosse divinamente leggiadra, anzi, ma perché somigliava ad una statua dell'isola di Avalon: possente, dalla voce di tuono, Celemon comandava a bacchetta chiunque. Persino Sir Kay la temeva un poco e si chiedeva perché non fosse nata maschio e viceversa...
- A volte dice: "Sì signore, ho un maschio di nome Celemon e una figliola di nome Garanwyn...". E poi bestemmia, ma non è cosa che voi possiate sentire, madamigella Eneuawc.
- Fa così ridere? Vi piace che vostro padre vi consideri un buono a nulla?
- No, però è buffo che mia sorella sembri un uomo in tutto e per tutto. Riprendete a suonare, prego: mi sembra un motivo adatto per una nuova canzone.

Il cardo ha spine e tu non l'accarezzi
segui il profumo di una rosa rossa
ma poi si spegne quella vita breve
e sai che amor non è colore e luce
l'amore vive anche se lo disprezzi.



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Questa storia non è altro che un seguito/versione alternativa di Fly Little Wagtail. Per ora non è necessario averla letta per godere questa fic, ma più avanti le due vicende potrebbero "fondersi" in qualche modo. Potete comunque trovare un agevole riassunto della storia precedente *qui*
   
 
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