Assenza che
togli il respiro
Non so quanto
tempo è passato da
quando ho chiuso gli occhi e
ancora la sensazione di calore e torpore mi annebbia piacevole la mente
anche
se il fruscio delle lenzuola attira la mia attenzione.
Apro gli
occhi e tu sei lì, seduto sul bordo di
questo letto e mi dai le spalle.
Hai i capelli
alla rinfusa, che non ne vogliono
sapere di stare al loro posto nemmeno quando provi ad importi su di
loro con
una mano, la stessa mano che poco prima ha accarezzato la mia pelle e
sollevato
l’orlo del mio candido vestito estivo.
Sussurro il
tuo nome e la mia voce è ancora
impastata dal sonno me la tua schiena rimane curva in avanti e i tuoi
gomiti
non si staccano dalle ginocchia.
Lo so che mi
hai sentito.
Mi sollevo a
sedere anche io, coprendomi
pudicamente lembi di pelle nudi ed esposti che hai già visto
e già toccato
altre mille volte, e ti scruto sentendo quel famigliare svolazzare
all’altezza
dello stomaco.
Cerco di
distinguere i tuoi lineamenti nel gioco di
luce aranciata e ombra che crea il tramonto e provo a sussurrare il tuo
nome
ancora una volta.
Avverto io
stessa l’angoscia malcelata nella mia
voce, impossibile che tu non te ne accorga.
E infatti
volti appena il capo verso di me così che
io possa scorgere solo il tuo profilo e notare che la linea delle tua
labbra
sottili e disegnate perfettamente è piegata il un sorriso
storto che mi
trasmette solo malinconia e dolore.
Vorrei
chiederti cosa ti succede, il perchè di quel
sorriso tirato e triste ma tu non me ne lasci il tempo.
Distogli
ancora una volta lo sguardo, ritornando a
guardare dritto davanti a te, poi ti prendi la testa tra le mani e il
mio cuore
manca un battito.
Ti alzi con
fatica, quasi sentissi sulle spalle
anni e doveri che non si addicono ai tuoi 24 anni, e cominci a
rivestirti in
silenzio, ignorando il mio sguardo... ignorando la mia presenza e sento
lo
sfarfallio cessare e lo stomaco chiudersi.
Ti chiamo
ancora con l’apprensione di chi non
capisce cosa sta succedendo e tu finalmente ti fermi, mi guardi e
sospiri in un
modo così doloroso che sento le spalle tremare mentre ti
avvicini a me, seduta
su questo letto impregnato dell’amore che abbiamo compiuto,
coperta solo da
questo lenzuolo candido che ora emana il profumo del tuo dopobarba.
Ti siedi
accanto a me, ma quell’aria disperata non
abbandona mai i tuoi occhi nonostante il sorriso che ora piega le tua
lebbra, e
alzi una mano per scostarmi alcune ciocche di capelli scuri che mi
pendevano
davanti agli occhi, portandoli dietro al mio orecchio con una
delicatezza che
pochi ti riconoscerebbero.
Mi accarezzi
il viso fermando il tuo palmo caldo
sulla mia guancia, accarezzando con il pollice la mia pelle, che si
sarà
lievemente tinta di rosa, come a voler togliere un’invisibile
lacrima.
Lacrima che
per ora non solca il mio viso ma che
presto mi inonderà gli occhi.
Sussurro
ancora il tuo nome, come in un singhiozzo,
ma tu sei gia’ calato sulle mie labbra baciandomi con un
irruenza che non mi da
scampo... quello e’ un bacio d’addio.
E non posso
che aggrapparmi a te con le poche forze
che questa consapevolezza mi ha lasciato, facendo scivolare via il
lenzuolo che
mi scopre il seno e senza dargli importanza continuo a baciarti
sperando che
non finisca mai.
Perchè
non eravamo pronti a questo, non eravamo
pronti ne’ all’amore ne’ tantomeno
all’addio, ma tu hai avuto il coraggio di
fare il primo passo... che si è riscoperto ultimo.
Mi separi da
te con una forza che non ha nulla di
violento ma che mi ferisce dritto al cuore, trapassandolo da parte a
parte, e
gemo per il dolore.
Lo so che
e’ sbagliato, lo so che tu non puoi
essere mio e io non posso essere tua, so che avremmo potuto esserlo ma
abbiamo
sbagliato e ora e’ tardi. . . ma e’ stato davvero
così sbagliato sperare in noi
fino all’ultimo?
Ti alzi dal
letto con uno scatto allontanandoti
dalla mia pelle, e dove prima avvertivo il contatto con il caldo della
tua mano
ora sento solo un gelo pungente.
Lo sguardo mi
si annebbia a causa delle lacrime
mentre ti guardo afferrare velocemente la tua giacca e avvicinarti alla
porta
della stanza da letto.
Rimani fermo
ad un passo dall’uscita e afferri lo
stipite della porta come a volerti reggere, ruotando la testa verso di
me e mi
guardi con gli occhi lucidi e una tristezza che si taglia tanto
e’ tangibile.
E io scatto
in piedi e mi getto verso di te,
aggrappandomi alla tua schiena, cingendoti la vita e dando sfogo a
quella
disperazione che mi ha circondato il cuore come una nuvola di tempesta
che copre
il sole in estate.
Piango e ti
imploro di non lasciarmi come non ho e
non avrei mai voluto fare ma tu stringi lo stipite della porta e ti
allontani
con forza, spingendo i tuoi passi verso l’uscita del mio
appartamento,
lasciandomi senza forse e senza speranze.
Apri la porta
ed esci non senza guardarmi per
un’ultima volta e io imprimo a fuoco nella mia mente questa
immagine, i tuoi
capelli scompigliati, gli occhi nocciola oscurati da un velo di
rassegnazione.
. .
E quella fede
al dito. . .
Chiudo gli
occhi nel sentire la porta che sbatte e
anche se è piena estate il gelo mi sovrasta facendomi
tremare, e mentre il mio
corpo vibra dalla mia gola esce un rantolio straziato, rantolio che
vorrebbe
trasformarsi in un grido disperato ma sento che sarebbe troppo faticoso.
Può
l’assenza farti mancare il respiro?
Cado a terra,
reggendomi allo stipite della porta
su cui appoggio la testa, e sento che l’ossigeno viene pian
piano a mancarmi e
mi domando se e’ possibile che la mancanza di qualcuno possa
farsi sentire così
velocemente e in modo tanto forte?
Sono rimasta
lì a piangere in silenzio, con la speranza
che presto o tardi saresti tornato ma non lo farai, lo so che non
succederà mai
ma vorrei tanto sbagliarmi. . .
Infondo tutto
e’ nato in modo sbagliato, era
naturale che finisse nel medesimo modo.
Ci siamo
amati fino in fondo, fino a corroderci e a
diventare polvere di un amore che non doveva nemmeno nascere.
Ora ne
paghiamo le conseguenze, sia io, sia tu, e
dobbiamo farcene una ragione pian piano ma soffrendo in un silenzio che
ucciderà quel poco che di vivo ci resta.
E di vivo
dentro me rimane ben poco ma ora, seduta
sul freddo pavimento della mia gelida casa, circondata da ricordi
dolorosi e
dal profumo del tuo dopobarba, posso piangere tutte le lacrime che non
vedevano
l’ora di scivolare fuori dai miei occhi stanchi che non hanno
più la forza di
guardare ad un futuro mentre la portiera della tua auto si chiude e il
motore
si accende.
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Lo so,
sbuco dal nulla e dopo un
sacco che non postavo qualcosa, beh, spero solo di non essermi
arrugginita e
spero che vi piaccia ovviamente!! ^^