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Autore: Terre_del_Nord    02/07/2010    17 recensioni
Sul finire del primo millennio, i quattro più potenti Maghi del tempo, Salazar Slytherin, Rowena Ravenclaw, Godric Gryffindor e Helga Hufflepuff, raggiungono il Regno di Alba per fondare Hogwarts, una scuola in cui insegnare Magia. Attraverso lotte, amori e naufragi, tradimenti e Magia, realizzeranno il loro progetto; per uno di loro, però, ritornare ad Alba significa anche altro: mantenere una promessa mancata e riappropriarsi del proprio passato.
1. Prologo di "THAT LOVE IS ALL THERE IS - SLYTHERIN'S BLOOD" (si può leggere anche senza aver letto l'altra), la storia tratta personaggi e trame in buona parte originali.
2. Con "Nuovo Personaggio" ho indicato la presenza di vari personaggi rilevanti per le vicissitudini dei protagonisti.
3. Ho introdotto l'avvertimento "Violenza/Contenuti forti" per la presenza di scene di guerra e situazioni in linea con la vita dell'epoca.
4. La storia è in corso di revisione
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'That Love is All There is'
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That Love is All There is

Terre_del_Nord

Old Tales

Terre del Nord - I.002 - Cuilén



Le urla di dolore di sua madre infransero di nuovo il silenzio della notte e Cuilén si fece ancora più piccolo nella sua pelle d'orso, sotto gli occhi divertiti del fratello, seduto impassibile davanti al fuoco. Il bambino non capiva: come poteva Dòmhnall rimanere così buono e tranquillo, a intagliare quel suo stupido pezzo di legno, mentre quell'uomo, il loro padre, faceva del male alla mamma? Sarebbe intervenuto lui stesso, se non fosse stato appena un bambino. E, soprattutto, se non fosse stato terrorizzato a morte da quell'uomo. Sì, Cuilén era a dir poco terrorizzato da suo padre, perché era grande e grosso, con quegli enormi occhi scuri che sembravano scrutarlo dentro, fino all'anima, e quella terribile cicatrice in faccia, che si vedeva nonostante la folta barba da orso. E non era gentile, mai, con nessuno di loro. Cuilén ne aveva così tanta paura che a volte... a volte arrivava a pregare che suo padre non tornasse più. Era molto più felice quando Cormacc Mac Artgal non c'era, quando portava suo fratello Dòmnhall a caccia, restando via per settimane. Era felice perché, quando suo padre era lontano, Cuilén smetteva di avere paura e perché, rimasti soli, la mamma gli permetteva di dormirle accanto, attorno al fuoco, e, d'inverno, persino nella tenda di pelli con lei, davanti a Habarcat, la fiamma verde. Appena suo padre tornava, invece... Se solo si avvicinava a sua madre, lo afferrava per la collottola e lo scacciava: non voleva che le stesse attaccato alle sottane e, soprattutto, non voleva che gironzolasse attorno al loro giaciglio e alla loro tenda, anche perché, non importava se fosse estate o inverno, giorno o notte, quando suo padre era nella radura con loro, stava quasi sempre chiuso nella tenda con sua moglie e, per quelle che a Cuilén sembravano ore interminabili, tutto sembrava riempirsi dei loro misteriosi gemiti e al bambino non restava che nascondersi nella sua pelle di orso o allontanarsi nel bosco, avventurandosi lungo il sentiero che portava al fiume. Una notte, l'inverno precedente, nascosto nel suo giaciglio, aveva preso coraggio e si era girato verso la tenda, aveva aperto gli occhi e li aveva spiati: proiettate sulle pareti della tenda dal freddo fuoco verde che restava sempre acceso là dentro, vide le ombre dei suoi genitori che si baciavano; quando, però, suo padre si era avventato su di lei e l'aveva costretta a terra, come una belva, aveva subito richiuso gli occhi e si era nascosto nella sua pelle d'orso, spaventato a morte.
Quello che stava accadendo nella tenda in quel momento, se possibile, era anche peggio. Sì, molto peggio: suo padre le stava facendo del male, molto più del solito, non aveva mai sentito la mamma lamentarsi così... E durava da troppo, sì… da troppo ormai. Cuilén non riuscì a trattenere una lacrima, che gli andò a rigare la faccia, già sporca di terra mista alle lacrime precedenti, terrorizzato al pensiero che suo padre potesse arrivare ad ucciderla: l'aveva visto lucidare e affilare con cura il pugnale che teneva legato alla cintola, l'aveva visto mentre lo passava e ripassava sul fuoco, poco prima di entrare nella tenda. E lei non poteva nemmeno difendersi, non sapeva che cosa le fosse successo, ma erano ormai due giorni che non usciva più da là dentro.

    «Smetterai mai di frignare? Che cosa dovrei dire io, allora? Ho già una piaga come te di cui occuparmi e ora ne arriverà anche un'altra... »
    «Che cosa... vuoi dire... Dòmhnall?»

Cuilén lo guardò sconcertato, mentre suo fratello, divertito e esasperato, faceva di no con la testa: che cosa c'entrava lui col fatto che la mamma...

    «Tu non hai idea di che cosa stia succedendo là dentro, vero?»

Il bambino negò con la testa, afflitto, ma al tempo speranzoso, perché ancora una volta, anche in un momento spaventoso come quello, sembrava che suo fratello avesse la situazione sotto controllo, una spiegazione valida per tutto.

    «Ti ricordi la primavera scorsa, quando ti ho detto di stare zitto e osservare una cerva? L'abbiamo spiata mentre dava alla luce il suo cucciolo, ricordi?»

Cuilén annuì, ritornando indietro con la memoria a pochi mesi prima, ricordando la quiete del bosco, l'odore fresco dell'erba umida di rugiada, il manto fulvo della cerva percorso da uno strano brivido e, infine, il cucciolo, che giaceva a terra umido e tremante e subito si metteva in piedi sulle sue zampette sottili. Era rimasto affascinato e perplesso, quel giorno, perché non capiva come qualcuno fosse riuscito a mettere un cucciolo lì dentro... Si era anche chiesto se la cerva avesse provato dolore e se... Le sue domande, come al solito, avevano suscitato le risate incontenibili di suo fratello. Dòmhnall, concentrato, continuava a intagliare con il coltello il pezzo di legno, un'espressione ironica sul viso: probabilmente stava ridendo, tra sé, ricordando a sua volta quelle domande. Cuilén si chiedeva come suo fratello potesse parlare di cervi, sogghignare e giocare col suo stupido coltello, mentre la mamma aveva bisogno del loro aiuto, perché se lui era troppo piccolo e spaventato, Dòmhnall al contrario era ormai quasi un uomo e avrebbe potuto soccorrerla.

    «La mamma in questo momento sta facendo la stessa cosa di quella cerva, Cuilén, sta mettendo al mondo nostro fratello o nostra sorella... Hai visto quanto era cresciuta la sua pancia nelle ultime settimane? Non ti sei mai chiesto il perché? Quindi ora smettila di piangere, non ce n'è motivo. E promettimi che nei prossimi giorni non la infastidirai come fai sempre. Lei non avrà nemmeno il tempo di riposarsi, perché dovrà prendersi cura del bambino, non potrà pensare a te... Tieni, questo è tuo, ma solo se mi prometti che non le darai noia... »

Il giovane si rigirò il pezzo di legno in mano un'ultima volta, per studiare il lavoro, soddisfatto degli ultimi dettagli, una fila di sottili Rune incise sull'impugnatura, a formare il loro nome, poi lo tese al fratello e Cuilén, nel palmo aperto, riconobbe un richiamo per uccelli: Dòmhnall, da anni, ne aveva uno simile, fatto dal loro padre, e il bambino moriva dalla voglia di prenderlo e imparare a usarlo, ma suo fratello non glielo avrebbe dato mai, nemmeno ora che non lo usava più.

    «Quando sarai cresciuto, non ne avrai più bisogno nemmeno tu, perché conoscerai come me altri metodi per farti ascoltare dalla natura ma, per ora, questo potrebbe servirti… E vedi di non perderlo, perché non te ne farò un altro e, di certo, non ti darò mai il mio... »

ll bambino annuì e sorrise, rigirandosi tra le mani il dono del fratello: notò subito che era persino più bello e elaborato di quello che aveva sempre sognato, e fu preso da un tale entusiasmo che avrebbe voluto fosse già mattino, solo per andare a provarlo. Un nuovo grido, più sofferente e prolungato, lo riportò invece al presente, all'idea che sua madre stesse correndo un pericolo e alle mille domande che lo turbavano: perché lei urlava e suo padre era entrato con un pugnale? La cerva di certo non ne aveva avuto bisogno...

    «... La mamma... »
     «Te lo ripeto, non ti devi preoccupare per lei: sanno tutti e due cosa devono fare... altrimenti tu ed io non saremmo qui, adesso, non trovi? Domani mattina potrai vederli, sia lei, sia il bambino... è una promessa... »

Dòmhnall sorrise rassicurante, i grandi occhi color del mercurio fissi e sinceri, come sempre: il giovane, da un po' era spesso taciturno e scontroso, ma quando gli faceva una promessa, Cuilén poteva essere sicuro che l'avrebbe mantenuta a costo della sua vita. Lo guardò, ammirato, era più grande di circa undici anni, presto sarebbe stato pronto per lasciare la famiglia e per vivere la sua vita: come aveva paura e sentimenti contrastanti verso suo padre, trovava in suo fratello l'esempio da seguire, voleva diventare come lui, un giorno. Alla fine dell'estate, però, Dòmhnall l'avrebbe lasciato solo, perché sarebbe partito per un lungo viaggio, lontano dai territori di Am Monadh, diretto nelle Terre del Nord, la Terra della Confraternita, la loro gente, di cui sentiva parlare, nei racconti e nelle favole, fin da quando era ancora nella culla. Lì avrebbe preso parte ai riti, al termine dei quali gli sarebbero state imposte le Rune della maturità, le Rune con cui la Confraternita segnava i giovani di sedici, diciassette anni se riuscivano a superare delle prove. Un giorno, ancora molto lontano, sarebbe toccato anche a Cuilén: al suo collo era già stata impressa la Runa che indicava la sua appartenenza a uno dei clan della Confraternita, e le dita delle sue mani e dei suoi piedi erano decorate di sottili ricami, simili a seta nera: erano le “Parole del Nord”, tracciate da suo padre con un inchiostro fatto di erbe magiche, a cui aveva mischiato il proprio sangue. Non ricordava quando gliele aveva fatte, né se aveva provato dolore, sapeva solo di averle sempre avute. Tutti, nella sua famiglia, avevano quei ricami, quel fitto susseguirsi di Rune, che raccontavano una storia e una tradizione che nascevano nella notte dei tempi: la tradizione degli Antichi. I suoi pensieri si interruppero di colpo, tutto intorno, l'intera radura fu pervasa da un silenzio irreale, i lamenti della madre si erano fermati e al loro posto, improvviso, era scoppiato un pianto, un suono nuovo, simile al miagolio di un gatto. Subito dopo, Cuilén sentì la voce debole e commossa della mamma e la risata forte e liberatoria di suo padre. Dòmhnall emise un sospiro: si era mostrato forte e distaccato per tutto il giorno, per non spaventare con la sua ansia il fratello minore, ma aveva temuto anche lui per la madre. Si alzò, spazzando via i trucioli di legno che aveva addosso e con essi le ultime preoccupazioni, spense il fuoco di erbe magiche che aveva tenuto acceso ininterrottamente da quando il padre era entrato nella tenda e finalmente stese la sua pelle d'orso vicino a quella del bambino, davanti al falò.

    «Hai sentito, moccioso? È nato... Ora vieni qui, stenditi accanto a me, e cerca di dormire, almeno domani mattina possiamo partire presto e provare il tuo richiamo... »

Cuilén lo guardò, in parte deluso: aveva sperato di poter vedere il bambino subito, ma sapeva che, quando suo fratello gli dava un ordine, doveva eseguirlo, come se l'avesse ricevuto da suo padre. Si alzò, superò i pochi passi che li separavano e si stese accanto al corpo forte e caldo di suo fratello, che gli scansò i capelli dagli occhi e con un movimento leggero della mano gli pulì la faccia: a Cuilén piaceva quel gesto, simile a una carezza, grazie al quale si ritrovava subito pulito senza dover usare l'acqua. Odiava l'acqua, non sapeva perché, ma ne aveva talmente paura che non riusciva a seguire gli altri di là del fiume, per questo sua madre o suo fratello dovevano prenderlo in braccio, per farglielo attraversare, e per questo suo padre si arrabbiava moltissimo. Una volta era persino riuscito a strapparlo dalle braccia della madre per poi gettarlo in acqua, impedendo alla donna di aiutarlo e urlando a suo figlio che, se voleva ancora sedersi attorno al fuoco con loro, doveva imparare, e presto, a superare le sue paure. Il bambino, però, non ci riusciva, per questo, quando Cormacc era a casa, Cuilén era costretto spesso a restare da solo, lontano dalla sua famiglia, al limitare della radura: suo padre ormai sapeva quanto fosse spaventato e per questo insisteva nel costringerlo a seguirlo al fiume, dove inevitabilmente il bambino si metteva a piangere e lui lo puniva, nonostante l'intercessione della madre. Un giorno, però, Cuilén sarebbe stato capace, come Dòmhnall, di vincere le proprie paure e fare le magie: non vedeva l'ora, perché quando fosse arrivato quel giorno, sarebbe stato finalmente simile a quel fratello che ammirava tanto e... sarebbe finalmente fuggito lontano da suo padre.

    E la mamma? Come potrei lasciarla sola con quell'uomo?

Si voltò, così da avere davanti agli occhi la tenda dei suoi genitori, sospirò, sollevato che non fosse successo nulla di male, come aveva temuto, e al tempo stesso sentì un sentimento strano, nuovo, per quel bambino che, al contrario di lui, aveva il diritto di stare nella tenda con sua madre.

    «Dòmhnall... »
     «...Dormi... »
     «... Credi che smetterà mai di farle del male?»
     «Male? Non le fa del male, Cuilén, sei tu che sei piccolo, troppo... e non puoi capire... Pensa a dormire... »
     «Per favore... spiegami... tu non hai mai paura per lei? Non hai paura che lui possa farle troppo male?»
     «Ascolta, Cuilén... Devi smettere di avere paura di nostro padre, tutto quello che fa, lo fa perché la ama... perché ci ama e vuole proteggerci... tutti... Devi imparare ad ascoltarlo, invece di temerlo... E per quanto riguarda la mamma... beh... te lo assicuro... Non devi avere paura per lei, ma di lei, non dimenticarlo mai… Ora dormi... domani parleremo per tutto il tempo che vorrai... »
     «Me lo prometti?»
     «Certo, te lo prometto... »

Cuilén, pur senza capire, si sentì rassicurato, si sistemò meglio la pelle d'orso addosso e scivolò rapidamente nel sonno, sereno. Dòmhnall invece rimase a lungo a fissare le stelle, che facevano capolino tra le fronde. Non riusciva a dormire, una sensazione strana lo turbava, guardava suo fratello accanto a sé e, ancora una volta, si chiese fino a quando sarebbe stato in grado di mantenere le sue promesse, come aveva fatto finora. Non poteva immaginare che avrebbe trovato molto presto quella risposta...



*continua*



NdA:
Ciao a tutti/e, per prima cosa vi ringrazio per le letture e le recensioni e grazie per la fiducia a chi ha aggiunto ai preferiti/ seguiti, ecc ecc. Per le atmosfere mi sono fatta "suggestionare" un po' da "Il Signore degli Anelli" e da "I Pilastri della Terra", ma questo spin-off resta connesso, nonostante ci sia quasi un millennio di distanza tra le due storie, a "That Love" e al mondo di Harry Potter, quindi i personaggi principali sono più che altro Maghi e Streghe e i rapporti con il mondo babbano sussistono solo perché il Trattato di Segretezza Magica sarà stipulato non prima del 1689. I riferimenti alla religione cristiana presenti e futuri in questa ff non rispecchiano/rispecchieranno i miei pensieri sull'argomento e non hanno intenti polemici, ho solo cercato e cercherò di descrivere l'atmosfera di questa epoca che, come sappiamo, è stata divisa tra un forte teocentrismo e un'altrettanto forte tendenza alla superstizione. Questo prologo darà modo a chi legge di ambientarsi, conoscere con calma i personaggi e come si relazionano tra loro: non tutti i personaggi che vedremo in questi primi appuntamenti ci seguiranno nel resto della storia, al contrario se ne aggiungeranno degli altri solo in seguito. Anche se i nomi non vi sono familiari, la famiglia di Maghi che vive nella radura sono gli antenati degli Sherton (leggete il nome della Strega e capirete come nasce questo cognome così poco "gaelico").
Tutti questi nomi, come i nomi di luogo e di persona dell'altro chap, non sono di mia invenzione ma li ho scovati andando a leggermi siti che trattano dell'antica Scozia (in particolare, la battaglia di Cullen nel 962 è realmente avvenuta e re Indulf di Alba è morto nel tentativo di respingere gli invasori Vichinghi in quell'occasione). Piccolo promemoria:
Cormacc Mac Artgal: il padre, l'abbiamo visto nel capitolo precedente nelle vesti umane di condannato al patibolo in quanto adoratore del demonio (Cormacc in antico gaelico significa "figlio di dissacratore") e nelle vesti del cane nero che protegge la Strega;
Sheira nic a' Thon: la Strega, vedremo la sua presentazione ufficiale nei prossimi chap;
Dòmhnall: è il bambino che stava in braccio alla Strega nello scorso capitolo, ora ha circa 16/17 anni, essendo di qualche mese più grande di Mael, il figlio morto di Aed;
Cuilén: nell'altro capitolo la Strega era incinta di suo marito e aspettava questo figlio, ha sui 5/6 anni.
A presto.
Valeria



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