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Autore: Sheelen_    04/07/2010    2 recensioni
« Forse arriverà quel giorno in cui io e tu scopriremo soltanto di essere degli insignificanti esseri al centro di questa grande illusione chiamata vita. E allora forse tutte queste lotte sembreranno davvero vane. Vampiri e Licantropi non dovrebbero nemmeno esistere, eppure ci sei tu, e c'è tutto il resto. » Si alzò schiodando gli occhi lungo l'orizzonte che le si affacciava, sentendo qualcosa dentro che si muoveva come mai. Dall'altro canto Paul sembrava confuso da tanta filosofia, tuttavia gettò una risata nell'aria avara ridondandola con uno dei suoi modesti pensieri. « Sarà, ma una cosa è assodata: illusione o no, io da licantropo sarò sempre più fico di un branco di sanguisughe. »
E se tutto fosse veramente un enorme illusione? Il mondo è fatto di mille volti come l'intera esistenza, è possibile secondo voi riuscire a scoprire quale sia il suo effettivo volto?
Genere: Generale, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ SEVENTH CHAPTER --
Se la vita è un bene, perchè ci viene tolta?
E se è un male, perchè ci viene data?

-Schopenhauer-
SONG: Alexandre Desplat - The Volturi


Provò a concentrarsi approfittando di quella quieta che aleggiava nel luogo. Aveva avuto il permesso e lei non se l’era fatto ripetere.
Ascoltò ogni singolo frammento di rumore, dalle pesanti falcate che lasciavano i carri su per la strada, dai rombi dei motori in lontananza, lo scorrere incessante dell’acque nella fontana in un ciclo continuo, lo scricchiolio di una porta arrugginita, il cantilenare dell’acqua nelle tubature del castello, la presenza ossessiva della morte ovunque là dentro.
Ma non era questo ciò che le interessava. La sua attenzione si posò sul rumore di tre cuori pulsanti. Battevano all’impazzata, come in preda ad una corsa sfrenata ed erano avvolti dal buio che quella cella oscura teneva imprigionato. Li aveva trovati.
Si avvicinò velocemente ma provvedendo ad essere cauta, non voleva spaventarli più di quanto lo fossero.
« C’è qualcuno? Chi… chi siete? » Una voce, la voce del padre, risuonò nella cella buia. Solo in quel momento delle piccole fiammelle s’accesero. Adornavano i punti alti della stanza a cerchio per permettere una maggior visuale sebbene fosse troppo lieve per la sensibilità umana.
« Shh, non abbiate timore. » La sua voce incantevole avrebbe potuto rassicurarli se solo quell’uomo non fosse stato abituato a quel tipo di trappola, ma non in quel caso. Helena voleva seriamente liberarli, dovevano andare via.
« Papà. Papà.. ho paura. » Una voce minuta, soffocata dalla paura, si fece spazio mentre una sagoma più piccola rispetto a quella dell’uomo si mosse, ancorando il bambino tra le sue braccia.
« Tranquillo, io e mamma siamo qui con te. » Cercò di rassicurare il bambino, porgendo una mano nel vuoto ma sicuro di poter carezzare il viso della sua creatura.
Avvertirono un rumore metallico nell’aria, rapido, e l’apertura della cella fu spostata senza alcun ostacolo nonostante la sua massiccia composizione di marmo e metallo.
Una sagoma incappucciata vi entrò facendo indietreggiare la madre con il grembo il piccolo, mentre il padre sembrava in guardia ma la sua pelle era tesa in preda al panico.
« Non voglio farvi del male, sono qui per liberarvi. Dovete promettermi una cosa però, dovete scappare via, non voglio che torniate mai più in Italia. Cambiate nome, indirizzo, tutto quanto. Dovete dimenticare il vostro passato, qualsiasi cosa vi tenga legati a questa terra e con tutto quello che è successo. » Accanto ad Helena un'altra figura si mosse, più piccola, sembrava ricurva su se stessa mentre avanzava sotto l’invito della vampira.
« Zaras voglio che non ricordino niente, che vivano felici ovunque ma lontano da qui e soprattutto nessuno deve saperlo. Devi cancellare ogni ricordo dalla loro mente e anche dalla mia. »
« Non capisco, ma cosa volete da noi? Cosa? Lasciateci andare e basta, vi prego. » L’umano implorò ormai spossato ma ancora necessitava di una speranza.
Zaras avanzò oltrepassando Helena. Si pose vicino alla famiglia che rimase immobile, incatenati dalla loro paura.
Scoprì per puro caso il suo viso e riconobbe una somiglianza incredibile con qualcuno che conosceva con.. con.. sua madre. « Tu… tu… sei.. » borbottò nell’aria prima che un sonno improvviso calasse su di loro, era l’artificio di Zaras.

« Grazie mille Zaras, non ricorderanno nulla vero ? »
Sapeva delle grandi doti del vampiro ma ancora non riusciva ad essere fiduciosa.
« Si e poi ti dovevo un grande favore. Comunque sei sicura? Non vuoi più ricordare niente? »
« No, basta. La loro presenza è come un’ossessione. Devo liberarmi da qualsiasi vincolo umano, e Aro non deve sapere nulla. Sarà difficile sia per lui che per Demetri recuperare le tracce se non c’è più alcun legame che ci lega.»
« Perché, vuoi andartene? »
« No, ma voglio essere libera. » Libera per quanto fosse possibile.
Zaras soffocò un respiro muto e allungò le sue dita verso le tempie della vampira.



« Smettila di sbuffare, sembri una mocciosa. » Heidi non sopportava la presenza di Helena, non la sopportava e basta ed ogni scusa era la migliore per esprimere il suo dispiacere.
« In fondo è quello che sono, gioco a costruire castelli di cenere. Come quello che hai dentro la tua testa. » Demetri che si trovava al fianco della vampira, fece scivolare una mano sul volto, a sorreggere la testa stanco da quei continui battibecchi.
« IMPERTINENTE! Non osare.. » Heidi si era alzata dalla poltrona intenta a pettinar i lunghi filamenti ramati attaccati alla sua testa. In preda alla furia la spazzola si era contorta formando un angolo innaturale mentre Felix si era alzato di conseguenza, sentendo crescere la tensione tra le due.
« Calmatevi. Sulpicia ha bisogno di quiete, non disubbidite. » Ricordò il macigno di pietra.
Heidi decise di liberarli dalla sua presenza uscendo dalla stanza. Helena era rimasta perfettamente immobile sul divano che occupava al fianco di Demetri. Le sue gambe distese mostravano la linea perfetta del suo corpo. La testa era leggermente flessa su un lato mentre poggiava la schiena con forza contro lo schienale su cui i lunghi capelli si erano posati.
« Vado a vedere se Marcus ha bisogno di qualcosa. » Esclamò Felix sempre senza entusiasmo, lasciandoli da soli. Quando la porta si fui chiusa dietro i passi pesanti del vampiro nella stana cadde un silenzio profano interrotto solo dalle parole di Helena.
« Non farmi alcuna predica, te ne prego. » L’idea che Demetri dovesse richiamarla come se fosse un’ alunna capricciosa la infastidiva. Già le pesava stare là dentro, far esattamente quello che la sua mente condannava, in più doveva esserci anche la presenza costante di un calcolatore depravato che controllava ogni suoi piccolo movimento. Questo la faceva impazzire.
« Non ne avrei di bisogno se solo il tuo comportamento fosse adeguato. »
Adeguato a cosa? Lui e quelle stupide forme. I volturi non erano nessuno, ne principi, ne reali, ne niente, solo polvere, cadaveri come lo erano tutti quanti. Non dovevano avere la supremazia di cui godevano, non era giusto. Eppure perché ne era rimasta incatenata?
« Dovresti mostrare più rispetto e considerazione. O vuoi che Chelsea ti rinfreschi la memoria? »
Quel tono malefico, quei ricatti, odiavo tutto quanto e tutti là dentro.
Aveva passato giorni, settimane a reprimere quel dolore graffiante che le aveva lacerato l’anima.
Voleva andare via, non voleva che la sua condanna fosse tanto spietata, non voleva stare lì in mezzo a quel covo di bestie, lei era diversa, l’aveva sempre saputo. Specie da quando era venuta a contatto con i Cullen, con il loro modo di vivere così umano, così clemente.. avrebbe tanto voluto essere come loro, rinnegare la bestie che i Volturi continuavano a tirarle fuori ed essere una creatura semplice, eterna ma non malefica.
« Ricordi ancora la promessa che mi hai fatto? » Il vampiro si era avvicinato, scivolando al fianco di Helena persa tra i suoi pensieri. Il suo volto era una maschera di rancore che non riusciva più a far cadere.
Ripensò a quel giorno quando si era condannata da sola.
« Resterò con te, per sempre. »
Ed era così che aveva avuto fine la sua tanto bramata libertà.
« Si. » Sussurrò socchiudendo le palpebre stanca, una stanchezza che non aveva niente a che vedere con un corpo smorto, affaticato, era più che altro stanca di vivere, vivere in quel modo. Era morta per un motivo ma non avrebbe mai voluto che la sua seconda vita fosse così vincolata, senza riscatto. Lei era sempre stato uno spirito libero e volevo esserlo ancora.
Qualcosa le toccò il volto, qualcosa di non diverso dalla sua pelle, dalla sua temperatura, dal suo essere. Qualcosa che provava a dare amore ma che non sapeva donarlo. O meglio aveva confuso quel sentimento con un’ossessione, un forte desiderio di possesso.
Lei era il suo oggetto, la sua droga, la rosa più bella del suo giardino.
Demetri l’aveva in suo possesso, era sua.
Ma Helena non temeva, non sapeva più farlo.
Aveva venduto l’anima tanto tempo fa, adesso si sentiva più leggere, vuota.
Si spalancò nuovamente la porta da cui qualche minuto prima Felix era uscito.
« Aro vuole vederci tutti quanti, abbiamo visite. » Comunicò Santiago.
Demetri scattò subito in piede e di conseguenza Helena fece altrettanto, doveva esser accaduto qualcosa d’importante per convocarli nel bel mezzo della giornata.
I tre si avviarono verso la sala maggiore dove presiedevano rispettivamente Marcus Aro e Caius.

Jane e Alec insieme ad Heidi e Felix occupavano la parte destra della sala in una fila unica. Aro invece non si trovava nella sua postazione ma di fronte ad una vampira con la chioma platinata, un biondo così candido che ricordava tanto i raggi del sole che abbellivano la pelle dei vampiri.
Dalla sua postazione Helena non riuscì a vedere bene il volto della presente eppure avvertiva una sensazione di pericolo opprimente.
« Irina ci duole sapere della tua perdita ma siamo onorati di vedere come rispettate le regole. La vostra famiglia è così rispettosa. Dimmi un po’, come stanno le tue care sorelle? So che il Clan si è allargato? » Come al solito Aro mostrava un finto interesse premuroso da non confondere con pura curiosità.
La vampira bionda era di poche parole, la sua presenza lì le incuteva un certo timore come tutti, nessuno visitava lietamente quel posto, specie i Volturi che desideravano tutto fuorchè buone notizie. Altrimenti la loro funzione non avrebbe avuto senso.
Tese il palmo della mano che Aro ricoprì con le sue dita.
Vide Irina che si stava recando dai Cullen, aveva un conto in sospeso con i loro amichetti ma aveva deciso di farsi perdonare per il suo comportamento inadeguato e un invito rifiutato. Eppure mentre si addentrava nella foresta fu attratta da una risata. Aveva notato poco distante una grossa creatura cavalcata da una bambina con un viso bellissimo, delicato quasi innaturale. Poco distante aveva visto invece quella che doveva essere la nuova Cullen, Bella. Un vampiro neonato altrettanto bello e straordinariamente pacifico. Eppure la vista di quella creatura le aveva ricordato così tanto dolore che tutti i buoni propositi erano andati a monte.
Aro sembrò perplesso tanto quanto lo sguardo di Irina nel suo ricordo. Quell’espressione riuscì a cogliere di sorpresa i presenti e Caius chiese avidamente cosa avesse visto il fratello.
« Bella ha rispettato l’accordo, è un vampiro ma .. immortale, c’è con loro una bambina immortale. »
Calò un silenzio intimidatorio. I fratelli si guardarono, un guizzo malefico saettò nei loro occhi. Avevano avuto la scusa che stavano aspettando da tanto tempo per eliminare i Cullen e Aro avrebbe potuto annettere nel suo esercito elementi importanti come Edward e Alice.
« Ci sei stata di grande aiuto Irina, te ne siamo grati. Andremo personalmente ad analizzare la questione e verrai anche tu con noi, se non ti dispiace. » Aggiunse Aro prendendo la sua postazione mentre Marcus ordinava a Felix e Demetri di convocare tutti i componenti del clan, persino le moglie. La cosa non andava affatto bene, non c’era niente di normale in quel richiamo generale. Si sarebbe scatenata una violenta battaglia, era sicuro, uno sterminio.
Con un colpo solo i Volturi avrebbero avuto la possibilità di annientare i figli della Luna, I Cullen e ampliare il loro esercito.
« Andate, andate. Presto ci solleveremo. » Sentenziò Marcus ma Helena non si smosse. Nonostante Demetri l’avesse più volte richiamata lei era rimasta imperterrita al suo posto, immobile.
« Perché? Scusate la mia impertinenza signori ma perché tutto questo? »
Cercò di mostrarsi clemente dinnanzi ai tre mentre veniva ripresa da Felix che la stava tirando via, Aro fece segno di lasciarla andare e si avvicinò alla giovane con ammirazione.
« Finalmente ci si presenta una situazione più unica che rara. Lo sai che sono stati banditi i bambini immortali no? Beh i Cullen trovano sempre il modo di trasgredire alle nostre leggi anche stavolta, quindi adesso bisogna prendere dei provvedimenti. »
« Ma non ne siamo sicuri, perché distruggere altri della nostra specie? »
« Helena, Helena, dolce Helena. » Con un solo passo coprì la distanza dalla vampira, le carezzò il volto in un gesto quasi paterno, l’affetto di un collezionista sui propri cimeli.
« Andremo lì prima per onorare Bella e la sua nuova vita, poi per risolvere la questione che tu sai bene e infine vedremo se Irina ci ha detto del giusto, i Volturi non si macchino le mani inutilmente dovresti saperlo ma le regole vanno rispettate. Suvvia.. adesso vai pure. » Le mostrò le spalle ma prima che potesse raggiungere il trono fu nuovamente richiamato dal suo disaccordo.
« Non prendetemi in giro, voi volete soltanto trovare una scusa per distruggerli comunque. Sono una famiglia splendida, piena di valori, di un’anima quello che non avete voi. Siete dei mostri.. io.. Io me ne tiro fuori, non voglio aver niente a che fare con voi e la vostra ‘Legge’. » Il disprezzo che le sue parole emanavano si percepiva anche dal disgusto del tono. I pochi presenti nella sala rabbrividirono per un tale affronto mentre Aro rimaneva sempre con quell’espressione serpeggiante, non sembrava minimente colpito dal suo discorso. Bastò solo un piccolo sguardo verso Jane per cambiare le cose.
« Come volete, Aro. » In una manciata di secondi la testa di Helena fu riempita di dolore che in poco tempo aveva innondato l'intero corpo. Era una sensazione così terribile da non poterla sopportare. Si ritirò in ginocchio con le unghia che lasciavano evidenti segni sul pavimento. Ma c’era quasi abituata per tutte le volte che l’avevano torturata, non ricordava neanche il motivo, che cosa la tenesse ancora legati a loro, ad un mondo che non condivideva. Spinse con il palmo della mano sul suolo, tentò di rialzarsi nonostante il dolore la pungesse ovunque come mille coltelli che affondavano nella sua pelle. Cercò di sforzarsi, di controllare la sua mente, ci riuscì soltanto quando Jane sembrò allentare un po’ la presa e tutto quel dolore che lei aveva subito, non solo dovuto alla gemella ma anche alla sua intera esistenza, ai suoi ricordi, alla sua morte, furono riversati sui presenti grazie al gioco delle sue illusioni così reali e tangibili. La stanza fu ricoperta da una serie di urli spaventosi.
Helena si rimise in piedi ancora dolorante ma tentò di infliggere maggior dolore possibile nella mente dei presenti per punirli di tutti i loro mali, sapeva che presto sarebbe svanito tutto, che le guardie l’avrebbero presa ma lei non si sarebbe fatta trovare lì, doveva andarsene, doveva avvisare i Cullen, era giunta l’ora di prendere una posizione, quella giusta e veramente sentita.
Attraversò in fretta i corridoi raggiungere la seconda uscita, lì, fin sopra le alte mura dell’antico castello. Riuscì a raggiungere la parte alta della rocca ma prima di calarsi giù sentì qualcuno alla sua spalla, lì, fermo ad osservarla. Demetri.
Si voltò anche lei ad osservarlo, nel suo sguardo non vi era alcun rimorso.
« Sai che tornerai comunque, e che sei spacciata. »
« No. Non credo, non c’è niente che mi leghi a te ne a loro. »
« Ti troverò ovunque tu andrai. » Aggiunse come minaccia ma Helena scoppiò in una fragorosa risata.
« Il problema è capire se riuscirai mai veramente a prendermi. » Salì sopra il ripiano alto del tetto e si lasciò cadere nel vuoto come un angelo che vola verso la propria libertà, lontano da quella prigione che l’aveva fatta morire ancora una volta.




Spazio_VioletDAY
Niente da dire su questo capitolo, non vedo l'ora che Helena abbia un chiarimento con Paul e con gli altri e che spacchi il culo a tutti u.u, ci sta. Giorno 8 avrò l'orale e finirò sti esami del cavolo. bastaaaaaaaaaa. thanks vannagio no, non sono vampiri ma umani, non è una vampira così vecchia Helena in fondo, forse delignerò qualche particolare della sua storia un giorno.. forse. xDD. Comunque non so ancora se Helena e Paul torneranno insieme, è una sorpresa. *-*

   
 
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