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Autore: JoeyPotter90    12/07/2010    2 recensioni
Questa storia è scritta insieme a Aster_Nepthys, nata in un momento di pura follia.
Dimenticate il sesto libro.
Immaginatevi due ragazze stanche della loro vita che decidono di rischiare tutto per cambiarla.
Cancellate l'odio che avete provato per Severus leggendo il sesto libro perchè noi lo abiamo dipinto diversamente.
Preparatevi a un ritorno inaspettato, e a due storie d'amore, una più prevedibile, l'altra completamente illogica.
Ecco a voi la nostra visione del sesto anno di Harry Potter. E' il primo lavoro che pubblichiamo, siate clementi.
P.S. Un grazie di cuore va a Stefano, nostro primo lettore e grande supervisore.
Genere: Romantico, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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CAPITOLO DICIANNOVE: Il triste saluto

I giorni passarono lenti per i cinque ragazzi tra lezioni scolastiche, ore di Materializzazione, troppi compiti e pochi momenti di riposo che riuscivano a concedersi a causa delle ricerche infruttuose nella Stanza delle Necessità. Marzo giungeva quindi al termine e non c’era traccia di quel medaglione, almeno non nel posto dove, da almeno due settimane, stavano cercando loro. Ron aveva provato a ribellarsi più volte a quella tortura, come aveva cominciato a definirla lui, ma Sirius non ne voleva sapere: voleva setacciarne almeno metà prima di arrendersi e la strada era ancora lunga.
I pettegolezzi continuavano e crescevano col passare dei giorni. La notizia del fidanzamento ufficiale di Ron ed Hermione aveva fatto il giro della scuola in un giorno e erano pochi quelli che si erano stancati di parlarne. Inventavano stupidate ogni giorno sempre più grosse e Harry, Joey e Kyra si divertivano un mondo, ridendo come matti, a vedere fino a che punto sarebbero potuti arrivare. La migliore uscì dalla bocca di Calì, un pomeriggio di ritorno dalla lezione della professoressa McGranitt. Stando a quello che diceva lei Ron, in grande segreto, aveva prenotato un posto di lusso per fare un matrimonio in segreto e che presto sarebbero partiti per l’Europa per il loro viaggio di nozze. I tre se la risero così tanto che dovettero inventare una scusa per allontanarsi.
Ovviamente tutto questo aveva causato anche le battutacce dei Serpeverde ma era sorprendente vedere come queste scivolassero addosso a Ron ed Hermione senza sortire alcun effetto. Continuarono per poco, comunque, perché ben presto Malfoy e la sua banda si stancarono e decisero di concentrarsi su qualcosa di più interessante.
Tuttavia, ai tre del gruppo qualcosa non tornava. A tutti sembrava così strano vederli insieme, soprattutto per quelli che ricordavano bene le urla e le loro discussioni. Com’era possibile che fosse cambiato tutto improvvisamente? Così, una di quelle sere Harry, Joey e Kyra si avvicinarono furtivi ai due, nel loro solito angolino.
Ron appena li vide alzò un sopracciglio guardandoli male. –Qualunque cosa sia successa, non è colpa mia- si discolpò facendoli scoppiare a ridere mentre si sedevano accanto a loro.
-Per una volta non ti dobbiamo incolpare di nulla!- scherzò Kyra.
-Mi sento onorato- sorrise il rosso facendo un mezzo inchino dalla sua posizione sul divano.
-Sapete cosa c’è, ragazzi?- chiese Harry tranquillo, mentre portava sulle sue gambe Joey e le accarezzava i capelli.
-Cosa?- chiese Hermione leggermente allarmata.
-Credo che mi sfugge qualcosa.. Come è successo? Insomma, un giorno siete in un modo e quello dopo nell’altro… Un bel salto di qualità!- scherzò Harry aspettando il vero racconto.
I due si guardarono arrossendo.
-Andiamo!- li incoraggiò Kyra.
-Ok, allora volete la storia completa?- chiese Hermione in un sospiro.
-Tutti i dettagli!- esclamò Joey.
-Sarà una storia lunga…-
-Abbiamo tempo…- assicurò Kyra.
-Bene, ok- Fu Ron a cominciare. –Allora, tutto è iniziato con il mio invito al ballo. Era da un po’ che aspettavo un’occasione del genere, Harry tu forse lo sai meglio di me. Tuttavia sembrava che per lei non avesse lo stesso significato che le attribuivo io… Insomma, i giorni che hanno preceduto quel sabato sono stati normali… Niente frasi imbarazzanti, niente arrossamento fuori luogo, niente litigate… Niente di niente. Due semplici amici-
Hermione a quel punto prese la parola. –Si, è vero. Poi è arrivato quel sabato e tutto quello che non c’è stato in quei giorni è esploso. Era un miracolo se riuscivo a mettere in piedi una conversazione, e mi sembrava un comportamento un po’ da stupida… Poi mi ha invitato a ballare ed era tutto perfetto, se non fosse stata per la troppa confusione…-
-Così ho deciso di portarla fuori in giardino- riprese Ron guardandola mentre sorrideva. –E l’ho quasi baciata. Solo che lei si è tirata indietro. Ha detto che le cose erano troppo complicate, che era meglio lasciarle così com’era perché andavano bene… In realtà… Aveva paura di come avresti reagito tu, Harry…-
-Cosa?!- chiese Harry, preso letteralmente in contropiede.
-Si, diceva che eravamo stati sempre noi tre e che forse per te sarebbe stato un problema accettare che stavamo insieme…-
-Lo sapevo!- esultò Joey. Poi si voltò verso Dean e urlò: -Dean! Voglio i miei dieci galeoni! Ho vinto!-
Il ragazzo rispose con una smorfia –Come?! Mi avevi detto che era stato Harry stesso ad assicurarti il contrario!- urlò in risposta.
-Ho trovato fonti più che attendibili. Mi credi sulla parola o vuoi una registrazione?- domandò sempre sorridendo voltandosi per guardarlo bene.
-Ti credo, ti credo!- rise Dean e poi tornò a parlare con Seamus e Neville, scuotendo la testa. Joey tornò tra le braccia di Harry e solo allora si accorse di tutti gli sguardi addosso. –Che c’è?-
-Che scommessa hai fatto?- chiese Kyra, sorridendo.
-Non era proprio una scommessa…- cercò di giustificarsi ma sotto lo sguardo divertito di Kyra e arrabbiato degli altri tre fu impossibile fingere. –E va bene! Non è niente di che… Solo ho scommesso sul perché Ron ed Hermione non si sarebbero baciati…-
-Non ci credo!- esclamò Hermione.
-E avresti vinto… perché?- chiese Ron, confuso.
-Perché ho ipotizzato che il problema per voi fosse Harry…-
-Non ci posso credere!- esclamò il ragazzo dietro di lei. –Andiamo avanti…-
-Si, meglio andare avanti. Allora… Finita quella sera ho fatto finta che andava bene così- riprese Ron –Di certo non volevo forzarla in qualcosa, però…-
-…però non andava affatto bene- continuò Hermione per lui. –Insomma, Harry era solo una scusa, bella e buona. Non l’avrebbe mai presa male, anzi…E lo sapevo bene… Così, nella Stanza delle Necessità, mentre continuava a blaterare, non ce l’ho più fatta e… Beh, sapete come è finita-
I tre annuirono e sorrisero ai due.
-Beh, io sono contento per voi, invece- disse Harry –Non potrei esserlo di più!-
-Anche io!- disse Joey con un largo sorriso. –Ho vinto 10 galeoni!-
Seguì un lungo silenzio mentre tutti la guardavano. –Che c’è?- chiese di nuovo.
Non ebbe nemmeno il tempo di finire di parlare che fu sommersa da cuscini tra le risate generali.

Anche quella sera si ritrovavano nella Stanza delle Necessità a setacciarne ogni più piccolo angolo. Per una volta il gruppetto decise di non separarsi, provando a compiere una ricerca più meticolosa: avevano deciso di dividere la camera in settori in modo da svolgere il “compito” con più ordine e perdere così meno tempo. Sirius era arrivato alla conclusione che in questo modo ci avrebbero impiegato solo tre mesi e, a quella notizia, Ron aveva letteralmente avuto una crisi di nervi.
Stranamente, dopo la poco velata minaccia di Sirius di rinchiuderlo lì da solo per tre giorni, si era zittito, lasciandoli lavorare in pace per gran parte della serata.
-Cosa ti sta succedendo?- chiese improvvisamente Sirius ad Harry.
-Niente… Perché?- domandò stupito il ragazzo.
-E’ da quando siamo arrivati che continui a sfregarti la cicatrice…- spiegò l’uomo.
-Oh… Niente di serio… Mi da solo fastidio…-
-Da quanto tempo?- chiese l’uomo, preoccupato.
-Dall’ora di cena- rispose sicura Joey introducendosi nella conversazione.
-Capisco…- disse corrugando la fronte. –E’ lo stesso fastidio che avevi lo scorso anno?-
I due si guardarono, uno stupito, l’altro pensieroso. Harry sapeva benissimo cos’era successo l’anno prima a causa di quel fastidio e il solo ricordo lo faceva star male.
-No, non è la stessa cosa- mentì il ragazzo con la paura di scatenare un falso allarme.
Improvvisamente da una finestra alla loro destra, comparve un Patronus che si diresse verso di loro in un fluido guizzo argenteo. Si fermò davanti a Sirius e la donnola parlò con la voce del signor Weasley: -Sirius, abbiamo bisogno del tuo aiuto, c’è un’emergenza a Hogsmeade. Fai in fretta-
Mentre il Patronus si dissolveva, l’uomo si voltò per uscire dalla Stanza ma, proprio in quel momento Harry cadde in ginocchio, premendosi la mano sulla cicatrice che bruciava dolorosamente.
Subito Joey gli fu accanto, posandogli una mano sulla spalla, preoccupata. Anche Sirius era tornato indietro per capire cosa fosse successo, e vedere Harry in quelle condizioni aumentò la sua inquietudine. Capì subito che il ragazzo gli aveva mentito e che doveva essere successo qualcosa di tremendo: Harry sembrava svenuto e si dibatteva lievemente sul pavimento, mentre l’uomo cercava di convincersi ad andarsene.
-Joey, te lo affido. So che di te mi posso fidare, io devo andare assolutamente…-
-Stai tranquillo, ci pensiamo noi, tu vai!- lo incitò Kyra, chinandosi verso Harry mentre lui si allontanava. All’improvviso, il ragazzo scoppiò a ridere, una risata così glaciale e malvagia che fu chiaro a tutti che non apparteneva a lui.
-Harry! Harry, svegliati!- lo supplicò Joey, scuotendolo lievemente, con la voce che tremava.
La risata si spense ed Harry si alzò di scatto, con la fronte imperlata di sudore e gli abiti appiccicati al corpo.
Si guardò intorno, prendendosi la testa tra le mani che tremavano visibilmente.
-Io…- provò a dire ma fu subito interrotto da Joey:- Prima ti portiamo in Sala Comune, poi ci spieghi tutto… Hai bisogno di stenderti-
Non aspettò una sua risposta e lo aiutò ad alzarsi lasciando che si appoggiasse a lei. Ron le venne in aiuto prendendolo dall’altra parte e si diressero verso il dormitorio, tutti troppo preoccupati per parlare.

Aspettavano notizie da ore e forse fu la prima notte che non riuscirono a sentire la stanchezza. Harry aveva spiegato loro che Voldemort era molto felice, tuttavia, nonostante cercassero di dare una spiegazione, nessuno era riuscito a trovare una motivazione, nemmeno il ragazzo. L’unica cosa che sapevano era che l’ilarità del Signore Oscuro non era un buon segno e non erano capaci in alcun modo di tenere a freno la loro preoccupazione.
-Che cosa avrà voluto dire il Patronus del signor Weasley? Insomma non è possibile che l’Ordine si trovi in una simile difficoltà!- sussurrò Hermione per la centesima volta, rintanata su un angolo del divano rosso oro nella Sala Comune deserta.
-Forse hanno bisogno di noi… Dovremmo andare ad aiutarli…- disse Kyra mentre camminava avanti e indietro davanti alla finestra, guardando ripetutamente fuori.
-Non possiamo lasciare Harry da solo… e poi complicheremmo solo la situazione…- le rispose Joey, accarezzando lievemente i capelli di Harry che era appoggiato sulle sue gambe e sembrava dormire tranquillamente.
Con un sospiro stanco Joey si voltò verso i tre ragazzi.
-Che succede, Joey?- chiese Kyra preoccupata.
-Io non ve l’ho detto perché non credevo fosse così importante…. Insomma, succede così spesso ormai, che cerco di non farci più caso. Tuttavia ieri…- cercò di spiegarsi Joey.
-Cosa?- domandò Ron confuso.
-Il Marchio… Ha bruciato più forte del solito, ieri sera…-
-Joey!- esclamò Kyra, esasperata –Perché non l’hai detto prima?-
-Io… Mi spiace, credevo che non significasse niente di che…- rispose demoralizzata la ragazza.
-Quando è successo?- sospirò Hermione.
-Poco prima che Harry cominciasse a strofinarsi la cicatrice, a cena-
-Forse quelli dell’Ordine avrebbero voluto saperlo…- sussurrò la riccia.
-Se ne sarà accorto anche Severus, ci avrà pensato sicuramente lui- assicurò Kyra tornando a camminare avanti e indietro.
Lasciarono cadere quel discorso mentre il castello piano piano si svegliava.
Nessuno dei loro compagni, insonnoliti, sembrò accorgersi delle loro facce turbate ne trovarono insolito vederli tutti e cinque alzati così presto.
Con dolcezza Joey, si chinò sul ragazzo, svegliandolo con un bacio delicato. Immediatamente lui chiese se avessero avuto notizie di Sirius, ma tutti scossero la testa e Joey si morse il labbro inferiore, ancora più preoccupata vedendo l’espressione agitata di Harry.
Di malavoglia scesero in Sala Grande e subito si accorsero che qualcosa non andava. Gli insegnati erano tutti riuniti in fondo alla stanza e parlavano animatamente. La professoressa Sprite e la professoressa Cooman si stavano abbracciando, piangendo, mentre sembrava che la professoressa McGranitt cercasse di consolarle, tuttavia la sua espressione era triste, il viso scuro.
Hagrid era nascosto nel punto più lontano della Sala e seppelliva il viso nel suo fazzoletto enorme mentre il professor Ruf cercava in qualche modo di dargli conforto.
Gli sguardi di Kyra e Joey furono catturati dal viso di Severus. Nonostante cercasse di non rivelare troppo i suoi sentimenti, le giovani capirono subito che l’uomo era angosciato.
La McGranitt aspettò che la sala si riempisse completamente prima di invitare i suoi colleghi a sedersi e ognuno prese il suo posto, lasciando vuota solo la poltrona del Preside.
-Questa notte Hogsmeade è stata attaccata- cominciò con voce cupa. -I Mangiamorte hanno tentato di distruggere il villaggio, uccidendo chi ha cercato coraggiosamente di difenderlo. Per quanto vorrei dilungarmi raccontando l’eroismo di tutte le persone che hanno deciso di rischiare la propria incolumità, la propria vita, per proteggere degli innocenti, non esiste il tempo materiale per farlo. Quello che è successo ieri è stato un atto di malvagità che ha superato ogni limite ed è giusto che voi sappiate: insieme ad alcuni abitanti del villaggio sono morti anche l’Auror Alastor Moody e il professor Albus Silente-
Il silenzio calò nella sala, un silenzio carico di paura e dolore mentre le parole della professoressa facevano breccia nella testa di tutti. E ogni cosa improvvisamente prese il suo significato: il Patronus del signor Weasley, la felicità di Voldemort, la tristezza dei professori quella mattina, la poltrona vuota che catturava gli occhi di tutti…
-Non vi starò a raccontare come sono coraggiosamente morti perché voglio che voi ricordiate solamente come sono vissuti, voglio che ricordiate gli ideali che hanno protetto fino alla fine e l’importanza che per loro aveva la vita di ogni singola persona. Albus Silente prima di essere un grande mago è stato un grande uomo e sono sicura che grazie al vostro ricordo continuerà a vivere nei cuori delle persone che ha conosciuto- concluse la professoressa McGranitt.
A quelle parole Kyra poggiò la testa sul tavolo, mentre Hermione singhiozzava sulla spalla di Ron. Nonostante la rossa fosse completamente silenziosa si capiva che stava piangendo cercando di soffocare i singhiozzi. Joey, accorgendosene, le andò ad accarezzare i corti capelli sussurrandole parole di conforto, alle quali nemmeno lei credeva, che tuttavia non riuscirono a calmarla. La professoressa McGranitt aveva ragione, non potevano dimenticare. Non dovevano farlo. Almeno non loro due che erano state accolte da quell’uomo che aveva deciso di proteggerle nonostante il loro passato. Anche se ora erano state accettate da tutti sarebbe stato impossibile dimenticare quanto aveva fatto per loro.
Per qualche motivo lo sguardo di Joey corse all’altro lato della Sala, verso il tavolo dei Serpeverde. Da quell’angolazione riusciva perfettamente a vedere Malfoy che confabulava con Tiger. Richiamò l’attenzione di Harry che distrattamente la fissò e seguì il suo sguardo. Proprio un quel momento un sorriso arrogante si dipinse sul viso del biondo, facendo montare la collera di entrambi i ragazzi.
Joey ed Harry si guardarono per un attimo e lei si sentì mancare il fiato quando vide la sua espressione. Chiuse gli occhi mentre alla cieca faceva correre una mano sulla sua guancia, incapace di fare altro, tracciando con le dita il suo profilo. Quando riaprì gli occhi una lacrima le sfuggì percorrendo veloce la sua guancia, ma la mano rimase sulla guancia del ragazzo, accarezzandolo dolcemente.
La Sala era immersa nel più completo silenzio e lei ed Harry si sforzarono di non tornare a fissare Malfoy per paura di rivedere quel sorriso… Questa l’avrebbe pagata e quello che serviva a loro era giusto una scusa per distrarsi e Malfoy la stava servendo su un piatto d’argento.
Le panche improvvisamente grattarono e tutti si alzarono, diretti verso i propri dormitori per quella che sarebbe stata una lunghissima giornata.
Harry e Joey non persero di vista neanche per un secondo Malfoy che fu l’ultimo della sua casa a lasciare il posto e lo lasciarono uscire prima di loro. Kyra, Ron ed Hermione erano dietro, in completo silenzio, e forse non si erano nemmeno resi conto di quello che i due avevano intenzione di fare.
Quando Malfoy svoltò per il dormitorio di Serpeverde il corridoio era completamente deserto. Meglio, sarebbe stato più complicato con qualche professore intorno. Gli altri si resero conto subito della direzione sbagliata notando Malfoy davanti a loro ma prima ancora che Hermione potesse scongiurarli di tornare indietro o che Kyra li facesse ragionare, Malfoy si era voltato e Harry e Joey, contemporaneamente, avevano estratto la bacchetta.
Si avvicinarono fino a trovarsi a pochi metri dal biondo, mentre quest’ultimo con gesti misurati tirava fuori la sua senza nessun sorriso stampato sul viso.
-Ragazzi, cosa volete fare?- chiese Hermione in un sussurro.
-Hai visto, Harry?- domandò Joey ignorando la ragazza. La mano di Kyra si posò sulla sua spalla ma lei la scansò. –Ora non ride più così tanto…-
-Di cosa state parlando?-
Nessuno dei tre diede ascolto a Kyra e la bacchetta di Malfoy si alzò ancora di più, puntando dritta verso Joey che sorrise, sfidandolo.
-Non ha ancora capito che il prossimo sarà suo padre…- disse Harry alzando a sua volta la bacchetta, pronto ad attaccare.
–Andiamo, Harry. Non ne vale la pena- disse Ron con un sussurro spaventato.
-Potter, ti conviene non parlare. Quel posto spetta prima di tutti a te, è prenotato già dalla tua nascita-
Il sotterraneo si colorò e Malfoy fu a terra. Harry e Joey avevano mormorato nello stesso momento due incantesimi diversi e il risultato era il biondo svenuto a terra coperto di pustole su tutta la faccia.
-Ragazzi!- chiamò Hermione, rimproverandoli.
-Cosa state facendo?- Una profonda voce tuonò e il professor Relief si avvicinò ai cinque in grande fretta.
-Cosa vi è saltato in mente? Oh cielo!- esclamò vedendo il corpo di Malfoy steso a terra. –Voglio una motivazione, ora!-
-Lo chieda a lui, la conosce molto bene- rispose Harry riponendo la bacchetta insieme a Joey.
-Sarà la prima cosa che farò!-
-Se si riprende…- bisbigliò Ron osservando il corpo di Malfoy, ancora a terra, svenuto.
-Tanto per incominciare, meno cinquanta punti, a tutti e due! Non è ammissibile un simile comportamento!-
Joey rise, sotto lo sguardo accusatore del professore. –Come se i punti ormai importassero qualcosa…-
-E siete in punizione! Da domani, nel mio ufficio alle 6! Sono stato chiaro?-
Non attese nessuna risposta, anche perché non sarebbe arrivata da nessuno di loro. Furioso estrasse la bacchetta e fece lievitare il corpo di Malfoy per portarlo in infermeria.
Seguì un attimo di silenzio e a romperlo fu Kyra. –Dovevate proprio?-
-Si- rispose Harry, prendendo Joey per mano e dirigendosi verso le scale. –Almeno ho avuto una mia soddisfazione personale-.

I ragazzi vennero presto a sapere che le lezioni sarebbe state sospese per due settimane, in segno di lutto. Prima della partenza si sarebbero svolti i funerali dei due professori, nel luogo che li aveva visti protagonisti dell’ultimo coraggioso scontro.
Sembrava tutto irreale ai loro occhi, come se l’intero castello fosse stato inglobato in una bolla di silenzio: nei corridoi deserti non si sentivano più gli allegri chiacchiericci degli studenti, gli unici rumori erano i passi echeggianti di qualche professore che tuttavia sembravano fuori luogo, i ritratti di ogni quadro erano immobili, per la prima volta nella storia della scuola, come per esprimere tutto il dolore che quella notizia aveva portato ed il dormitorio di Grifondoro non era mai stato così silenzioso, mentre i minuti scorrevano lenti e angoscianti.
La lettera di Sirius arrivò poco dopo il discorso della McGranitt, confermando quello che anche loro avevano pensato:
“Ragazzi,
sto bene. Sfortunatamente non sono arrivato in tempo per salvare Silente e Moody. La situazione al villaggio è critica, sono molti i feriti. Quindi rimarrò qui a dare una mano finché ce ne sarà bisogno. Se dovreste aver bisogno di me non esitate a contattarmi. Sarò da voi il prima possibile.
Visto il periodo di lutto che è stato indetto a scuola, vi ospiterò io a Grimmauld Place, abbiamo bisogno tutti di confortarci a vicenda. Sarà un po’ affollata perchè saranno presenti quasi tutti i membri dell’Ordine, ma ci sono stanze a sufficienza. Ci vedremo comunque al funerale.
Facciamoci forza, non ha senso arrendersi ora.

A presto,

Sirius"


Fu strano vedere come la notizia di passare un po’ di giorni insieme non riuscì a rallegrarli affatto.
Harry si limitò a mandare una lettera di risposta quasi telegrafica, chiedendo di incontrarlo, per poi tornare nel suo angolo, con lo sguardo perso nel vuoto stretto tra le braccia di Joey che cercava di restare forte per tutti gli altri: Ron ed Hermione se ne stavano sul divano, parlando a voce bassa, ricordandosi le poche occasioni che avevano avuto di parlare con il preside. Kyra era semplicemente più silenziosa del solito ed ogni tanto lasciava libera una lacrima, asciugandola con un gesto delicato della mano.
Subito dopo la lettera di Sirius arrivò quella del Signor Weasley che portava le stesse notizie, assicurando che l’intera famiglia stava bene. Si sarebbero ritrovati tutti al funerale che si sarebbe tenuto l’indomani.
All’ora di cena la professoressa venne a chiamare Harry annunciando l’arrivo di Sirius e nessuno ebbe più voglia di restare in Sala comune, se non Joey che rimase ad aspettarlo accucciata sul divano vicino al fuoco.
Nell’attesa i pensieri di Joey si concretizzarono più del necessario e le immagini del loro primo incontro con il preside le balenarono davanti agli occhi come un flash. Era talmente concentra da non accorgersi neanche che quelli che fino a un minuto prima erano dei ricordi a poco a poco era diventati i suoi sogni.
Fu svegliata da un tocco leggero sulla guancia.
-Sei rimasta…- bisbigliò Harry quando capì che ormai era sveglia.
-Certo. Temevi che non lo avrei fatto?- chiese Joey con la voce roca mettendosi a sedere e osservando il viso del ragazzo a pochi centimetri dal suo: era ancora angosciato e probabilmente quello che si era detto con Sirius non gli aveva fatto bene come aveva sperato.
-Stavi piangendo- le fece notare Harry,con un sorriso lieve di scuse.
-Cosa?- chiese, smarrita. Si toccò la guancia, sentendola umida.
-Mi chiedevo come mai non fosse successo prima…-
Lei si strinse nelle spalle, avvicinandosi a lui, che era sul tappeto, e si raggomitolò contro il suo petto, sentendo la stretta di lui intensificarsi quando emise un sospiro tremulo. Restarono un po’ in silenzio, con le loro menti lontane perse ognuno nei propri pensieri.
-Cosa ti ha detto Sirius?- chiese infine Joey.
-Mi ha raccontato come è andata... Quello che è successo dopo… dopo la morte di Silente… Non è stato facile, anche se per lui è stato un po’ deludente. Sperava di poter sistemare le cose con tua sorella, invece lei non c’era-
-Cosa?- chiese lei, sorpresa.
-A quanto pare non è scesa in battaglia- disse Harry, ma non ne sembrava convinto neanche lui.
-Impossibile- decretò la bionda -Lei non si sarebbe mai persa un’occasione del genere. Far male a degli innocenti è il suo passatempo preferito-
-Vero- concordò il ragazzo –Sta di fatto che quando Sirius è arrivato lei non c’era-
La mente di Joey si concentrò un attimo su quella notizia: era sicurissima che la sorella non sarebbe mai rimasta in disparte e che, se anche fosse stato un ordine di Voldemort, lei avrebbe cercato in tutti i modi di far cambiare idea al suo amato padrone. Ma perché mai Voldemort le avrebbe dovuto impedire di prendere parte a quella battaglia? Conosceva bene la fiducia che il mago oscuro riponeva in Bellatrix e non riusciva a pensare a un’eventualità come quella.
La voce di Harry la risvegliò dai suoi pensieri: -Credi che sia il caso di continuare? Voglio dire… che senso ha rimanere qui, ad Hogwarts?-
-Quest’anno possiamo finirlo, manca poco del resto. Il prossimo vedremo- rispose cauta, capendo al volo che quel discorso l’aveva affrontato anche con il padrino.
-Non parlavo di te, parlavo solo di me…- disse, flebile, senza guardarla negli occhi.
-Sai bene che quando parli di te includi anche me, Kyra, Ron ed Hermione. E non hai modo di impedirci di seguiti-
-Che voi mi seguiate o meno,trovo inutile continuare la scuola… A cosa serve? A cosa ci sarebbe servita se ci fossimo trovati a combattere contro cinquanta Mangiamorte? Soprattutto per te e Kyra è più inutile che mai, visto che ci avete vissuto con loro!- riprese, testardo.
-Harry, che cosa cambierebbe andarcene ora? Le ricerche che dobbiamo continuare sono qui, ad Hogwarts e ci sono molti altri posti che non abbiamo visto e che…-
Ma lui la bloccò con un gesto della mano, parlando molto cautamente –Credo che anche continuare queste ricerche sia inutile-
-Sbagli…- rispose Joey spaventata da quelle parole.
-No, forse ha sbagliato Silente, dall’inizio. Neanche lui sapeva dove trovarlo o a cosa servisse- Sospirò e poi riprese: -Lo scontro con lui si sta avvicinando. Troppe persone si sono sovrapposte tra me e lui, e Silente è stato l’ultimo… Guarda come è finita… I miei genitori, Cedric, lui… Sono troppe persone… E tu stessa rischi più di quanto tu creda…-
Lui si prese il viso tra le mani e infine lo seppellì tra le gambe, nascondendolo agli occhi di lei che prese ad accarezzargli i capelli cercando di sciogliere quella posizione rigida.
-Pensi davvero che mi importi?- chiese la ragazza, toccata da quelle parole e dalla verità che Harry aveva messo davanti a lei.
-Dovrebbe…-
-E invece no. Voglio essere al tuo fianco, che si tratti di combattere Voldemort o di superare un momento- ribatté, voltandosi verso di lui e prendendo il suo viso tra le mani. –Pensi che io, o Sirius, o chiunque altro ti permetteremo mai di arrenderti? Non succederà mai, almeno non finché io ci sarò-
-Ma è sbagliato e tremendamente ingiusto. Io non rischio così tanto per stare con te…-
-Sai, credo che quando mia sorella lo verrà a sapere, perché succederà prima o poi, immagino che non ne sarà molto contenta… Vorrà qualcuno con cui sfogarsi, non credi?-
Lui rise e l’atmosfera si alleggerì. Poi Joey si avvicinò al suo viso. –Non ci arrenderemo, non te lo permetterò-
Lui sorrise: -Ti amo-
-Ti amo- E le sue labbra furono su quelle del ragazzo, morbide e delicate.
-Domani dobbiamo fare una cosa- disse Harry quando si staccarono. –E’ importante-
-Tutto quello che vuoi- rispose Joey poggiando la testa sul suo petto.
-Dobbiamo andare da Hagrid, prima del funerale. Sarà distrutto-
Lei lo guardò in viso: -Ne sei sicuro? Te la senti?-
Sorrise e come conferma le sue labbra si incontrarono di nuovo con quelle di lei in un bacio dolce.

Così la mattina dopo, tutti insieme si alzarono alle sette e scesero alla capanna di Hagrid vestiti con i mantelli neri puliti, pronti per affrontate il funerale che si sarebbe svolto poche ore dopo.
Arrivati alla porta esitarono, pensando che forse era troppo presto e che a quell’ora dormisse ancora. Poi percepirono la sua voce, probabilmente parlava con Thor, il suo cane enorme, e Harry si decise ad entrare.
-Chi è?- chiese Hagrid. Sembrava che avesse il raffreddore e aveva la voce roca.
-Siamo noi, Hagrid-
-Harry!- urlò e quando aprì la porta il ragazzo si trovò stretto in un abbraccio mozza fiato. Non si oppose e attese paziente che lui lo rimettesse giù, lasciando entrare anche gli altri.
-Ci ho pensato tanto a te, Harry…- incominciò –Come stai?-
Lui si strinse nelle spalle, senza rispondere: -Tu invece?-
Nel momento in cui Harry pose quella domanda, due grossi lacrimoni scesero dai suoi occhi e lui nascose il viso nel fazzoletto.
-Prepariamo il the, Hagrid- propose Kyra saltando in piedi, subito aiutata da Joey .
-Sembra così strano, no? Insomma… Silente morto… Ancora non ci credo…- disse Hagrid tra i singhiozzi. Hermione gli si era avvicinata battendogli una mano sul gomito, mentre Harry e Ron avevano la testa bassa e fissavano il pavimento, senza saper bene cosa dire. –Hogwarts non è la stessa senza di lui… Pensavo di andarmene…-
-Non è quello che vorrebbe lui, e lo sai…- bisbigliò Harry sollevando lo sguardo verso di lui. Si fissarono un attimo e poi Hagrid annuì: -Forse hai ragione… Me l’ha detto anche la McGranitt-
Rimasero un attimo in silenzio mentre le due ragazze servivano il the ed Hagrid si scusava per non averci pensato lui.
-Ti voleva bene, sai, Harry?- chiese dopo un po’ –Ci teneva tanto…-
-Lo so- rispose il ragazzo mentre la mano di Joey correva a quella di Harry stringendogliela forte.
-Che succederà ora alla scuola, Hagrid?- chiese Hermione nel tentativo di spostare un po’ l’argomento.
-Beh, voi ora vi andate a casa per le vacanze di Pasqua, poi quando tornerete si riprenderà, anche se non so in che modo-
-In che senso?- chiese Kyra, senza capire.
-Ci ha sconvolto tutti… Pure Piton… E io lo sapevo bene che tra loro c’era una specie di segreto… Però non pensavo che Piton potesse prenderla così…-
-Un segreto?- chiese Ron, curioso.
-Non so mica se era un segreto però avevano qualcosa di loro… Qualche mese fa li ho sentiti litigare, qui vicino alla mia capanna…-
-Su cosa?- chiese Joey, sorpresa.
-Non lo so. Io queste cose non le ascolto mica. Mi faccio i fatti miei. Silente sapeva quello che faceva, lo sapeva sempre. E se ci ha litigato con Piton un motivo ce l’aveva-
Rimasero tutti in silenzio, assimilando quelle informazioni. Nemmeno Kyra e Joey potevano immaginare il motivo di quella litigata: avevano sentito infinite volte il professore parlare di Silente e c’era sempre una nota di rispetto nella sua voce, come se Severus gli dovesse qualcosa e sembrava strano pensare a un loro litigio.
Joey rispose allo sguardo interrogativo di Harry con la sua stessa confusione.
-Sapete, alcuni hanno avuto da ridire sempre su di lui…- riprese Hagrid trattenendo un singhiozzo. –Era tanto invidiato… Grand’uomo, Silente. E ricorda quanto ci teneva a te, Harry-
Lui annuì semplicemente, tornando a fissare il pavimento, mentre il mezzo gigante si alzava.
-Io devo andare. La McGranitt mi aspetta nell’ufficio di Sil… Nel suo ufficio… Ci vediamo dopo-
I ragazzi acconsentirono e rimasero seduti mentre lui usciva.
-E’ sconvolto- constatò Hermione –Facevo fatica a capire se quando parlava si rendeva conto di quello che diceva…-
-Certo che se ne rendeva conto- saltò su Ron.
-Di che segreto parlava?- chiese Kyra a nessuno in particolare con le sopracciglia corrugate, persa nei suoi pensieri.
-E perché mai dovrebbe aver litigato con Piton?- domandò Harry, seguendo forse il filo di pensieri della ragazza.
-Forse è stanco di fare da spola tra Voldemort e l’Ordine- suggerì Hermione.
-No- la bloccò Joey, sicura –Lo sapremmo, ce ne avrebbe parlato…-
-E allora, perché?- cercò di capire Kyra, frustrata.
-Non lo so- replicò Joey –Però credo che dovremmo andare- E indicò il grande orologio che segnava le otto. Dovevano trovarsi nell’Atrio quindi era ora di dirigersi verso il castello.
Tutti annuirono e si lasciarono alle spalle la capanna di Hagrid, per niente rilassati.

L’Atrio era talmente gremito che sembrava stesse per esplodere, tuttavia il silenzio che regnava era quasi assoluto. Ogni studente era accompagnato dalla famiglia e a tutti loro erano aggiunti gli studenti dei precedenti anni e i più importanti esponenti del Ministero.
L’intero Ordine si trovava accanto ai cinque ragazzi, ognuno raccolto nei propri pensieri. Indossavano tutti un semplice abito nero da cerimonia che rendeva i loro visi ancora più pallidi e Ginny e Kyra portavano una specie di piccolo velo a coprire parte del viso. L’unico colore che stonava era il rosa acceso della Puffola di Joey che lei aveva insistito per portare.
In mezzo a quel silenzio Kyra e Joey si guardarono pensando entrambe la stessa cosa: dovevano andare da Severus, poco importava quello che chiunque avrebbe potuto dire o immaginare.
Si voltarono contemporaneamente verso una colonna in penombra osservando l’uomo che vi si appoggiava quasi stancamente. Senza nessuna esitazione, dopo che Joey ebbe affidato ad Harry la piccola Ariel, si diressero verso di lui, portandolo ancora più lontano dagli occhi indiscreti della gente.
Si guardarono e senza neanche parlare si strinsero in un abbraccio per cercare di alleviare le pene di ognuno. Si staccarono dopo quella che parve un’eternità e, prima di andarsene, Severus baciò entrambe sulla fronte accarezzando loro i capelli, come per ringraziarle.
Dopo qualche secondo le due ragazze tornarono tra i membri dell’Ordine che le guardarono con tristezza. Joey si avvicinò ad Harry stringendogli forte la mano mentre sentiva le prime lacrime prendere forma. Harry si curvò su di lei, baciandola lieve sulla guancia racchiudendo nelle sue labbra una goccia leggera.
Proprio in quel momento i presenti cominciarono a muoversi, uscendo dalla grande stanza come un lungo e tetro serpente nero.
Davanti a tutti camminava la professoressa McGranitt, tenendo alta la bacchetta in un fascio di luce bianca. Subito dietro la seguivano Severus e Hagrid, insieme alla professoressa Cooman, che sembrava sul punto di cadere in ginocchio ad ogni passo, solo dopo veniva il Ministro della Magia e alcuni dei suoi assistenti, tra i quali Percy, lontano dai membri dell’Ordine. Gli Auror e gli altri adulti si disposero sui lati, spingendo gli studenti al centro per proteggerli, tenendo la bacchetta levata in aria come la nuova preside, in un silente gesto di rispetto: Tonks precedeva Lupin e Sirius, il viso sconvolto e gli occhi pieni di lacrime.
Kyra rimaneva accanto a Joey, che procedeva mano nella mano con Harry, il viso serio e lo sguardo perso nel vuoto, tanto da non accorgersi che Sirius la stava guardando preoccupato.
Improvvisamente la strinse a sé, passandole un braccio sopra le spalle e cercando di confortarla sussurrandole poche parole vicino al viso, poi alzando il volto verso la strada, cominciò un canto lieve e malinconico con una voce dolce e bassa, estremamente sensuale nonostante la tristezza: In questo mondo hai provato
A non lasciarmi solo indietro.

Seguendo la sua voce si alzò subito quella di Dora, acuta e dolce anche se lievemente scossa dal pianto, mentre con un gesto secco, la giovane si asciugava l’ennesima lacrima.
Non c’è nessun altro modo,
pregherò gli dei:
lasciatelo qui.

Subito attaccò anche Remus, con il tono appena più profondo di quello di Tonks, ma con le stesse calde tonalità:
I ricordi facilitano
Il dolore dentro
Ora so perché.

Inaspettatamente anche Severus cominciò a cantare, la voce roca per lo sconforto ma non per questo meno piacevole:
Tutti i miei ricordi
Ti tengono qui vicino
In momenti silenziosi
Immagino che tu fossi qui

E come spinti dallo stesso bisogno di esprimere quel dolore che li attanagliava, la loro gratitudine e il loro rispetto, tutti si unirono al canto, le voci che si alzavano, riempiendo il silenzio di quella mattinata primaverile:
Tutti i miei ricordi
Ti tengono vicino
I sussurri silenziosi
Le lacrime silenziose

Quando il canto si concluse erano ormai alle porte di Hogsmeade. I ragazzi rimasero colpiti dalla distruzione che regnava nel villaggio, dalle case bruciate, dai locali distrutti, dalla terra annerita dal sangue.
Entrando nella piazza distrutta e deserta, subito notarono le due bare di marmo bianco spiccare tra le altre venti, disposte a semicerchio tutt’intorno, coperte di drappi di lino bianco e fiori profumati.
Al centro esatto della piazza, tra i due feretri bianchi, svettava un oggetto dalla strana forma affusolata così simile a una colonna, anch’esso coperto, che raggiungeva quasi i tre metri d’altezza.
Tutti i presenti si disposero davanti a quelle bare, in silenzio, mentre la professoressa McGranitt e il professor Piton prendevano posto proprio di fronte alla folla, guardando ognuno con il viso cupo.
-Durante tutto il tragitto che ci ha portato qui, mi sono chiesta quali potessero essere le parole migliori per spiegare il nostro dolore. O meglio, quali sarebbero state quelle che Silente si sarebbe aspettato di sentire. Ebbene, mi sono ricordata di quante lui odiasse i discorsi troppo seri. Per questo non mi soffermerò a lungo a parlare. Voglio solo chiedervi di pensare a quello che è successo, di pensare a quanto sia necessaria in un momento come questo la nostra unione contro un male comune. Ricordate Albus Silente, Alastor Moody e tutti coloro che sono morti per salvare così tante vite-
Si fece da parte e l’attenzione di tutti cadde su Severus, che rimase a testa china per alcuni secondi pensando attentamente a cosa potesse dire: -Non sono mai stato bravo con le parole, e in un’occasione del genere è più difficile del solito. Però c’è una cosa a cui tengo veramente troppo, per non parlarne, una cosa che mi riguarda in prima persona me e anche alcuni di voi. Sapete bene cosa voglia dire non avere più niente, nessuno su cui fare affidamento, nessuno che ti creda più. Eppure lui c’era, c’era sempre anche per chi non meritava tanta comprensione. Penso a quello che ci avrebbe potuto dire e si sarebbe assicurato che non perdessimo tempo, perché ogni secondo ormai è prezioso. Ogni secondo le persone a cui noi vogliamo bene potrebbero sparire e noi non abbiamo nessuna possibilità di impedirlo- Per un attimo i suoi occhi caddero su Kyra e Joey, vicine, dando più enfasi a quelle parole. –Per questo lui riteneva necessario lottare per il bene di chi abbiamo accanto-
Quelle parole lasciarono un segno dentro ognuno dei presenti: Ron ed Hermione erano stretti in un abbraccio, entrambi con le lacrime che rigavano i loro visi tesi, accanto a Kyra che, mentre guardava tristemente per terra, si aggrappò alla manica dell’abito di Sirius come per trovare un appiglio sicuro. Quel tocco lo risvegliò dai suoi pensieri e si voltò verso la giovane mentre l’abbracciava in un gesto istintivo di protezione. Pochi passi più distanti, Joey era appoggiata al petto di Harry, le lacrime che le scorrevano veloci sul viso, ancora osservando Severus che aveva di nuovo abbassato il capo. Il ragazzo la strinse più forte, cullandola dolcemente, mentre alzando il volto incontrava lo sguardo di Sirius. Si fissarono per pochi attimi poi la mano dell’uomo corse alla spalla del ragazzo e la strinse forte, facendogli capire la sua vicinanza.
Improvvisamente il canto melodioso di Funny riempì l’aria intorno a loro e apparve come una scia di fuoco, volando vicino ai tetti delle case bruciate. Rallentando l’andatura si avvicinò alle persone riunite per poi alzarsi di quota fino alla sommità del lungo drappo che ricopriva la colonna scoprendo la statua di una grande fenice in procinto di spiccare il volo. Sotto di essa una targa d’oro risplendeva mettendo in risalto i nomi delle persone che erano morte in quella strage.
Funny emise un ultimo verso delicato prima di sparire lontano nel cielo, lasciando dietro di sé solo desolazione e tristezza.

Quel pomeriggio, di ritorno dal funerale, lasciarono andare avanti gli altri mentre Kyra e Joey scendevano nei sotterranei, dirette verso l’ufficio di Severus.
Entrarono senza attendere risposta al loro bussare e lo trovarono seduto su una poltrona davanti al fuoco. Senza dire niente gli si avvicinarono abbracciandolo entrambe, rendendosi conto che i loro gesti erano più eloquenti di mille parole
Rimasero così in silenzio per alcuni minuti durante i quali Severus si limitò a stringerle a sé con forza, accarezzandole lievemente come quando erano più piccole.
-Come stai?- chiese titubante Kyra, ancora appoggiata alla sua spalla mentre sedeva come l’amica su uno dei due braccioli.
Inizialmente lui non disse nulla, lo sguardo fisso sul fuoco, soppesando i suoi pensieri: -Sospettavo che ci fosse qualcosa sotto… Eppure lui ha così insistito per lasciarmi qui… Diceva che rischiavamo di mettere a repentaglio la mia posizione, come se mi interessasse davvero… Dovevo seguirlo, non dovevo ascoltarlo…-
-No, Severus- rispose Joey in un sussurro.
-Avrebbero ucciso anche te e saremmo stati ancora più nei guai…- concluse la rossa per lei, il viso spaventato. In realtà entrambe sapevano che la loro protezione sarebbe stata l’ultima preoccupazione, ma cercarono di fargli capire di quanto avessero bisogno di lui.
-Non sarebbe cambiato molto…- negò l’uomo con un sorriso tirato –Non sono io quello in grado di fermare Voldemort, quello di cui ha sempre avuto paura l’Oscuro Signore…-
-Ma sei quello che ha salvato noi… che ci ha protetto per tanti anni- gli ricordò Joey con un sospiro triste.
-E secondo voi è sufficiente?-
-Lo è eccome!- esclamarono insieme le due ragazze, allontanandosi per vederlo meglio in viso. La sua espressione colpevole le preoccupò più di tutte le parole che aveva pronunciato: si sentiva responsabile per quello che era successo e difficilmente sarebbero riuscite a fargli cambiare idea. -Sevy, se ti ha chiesto di rimanere qui, è perché sapeva che ci sarebbe stato bisogno di te ad Hogwarts… Lo hai detto anche tu che cercava di fare sempre il meglio per tutti noi…- cercò di convincerlo Joey.
-No, tu non capisci Joey, non puoi…- Nel dire quelle parole sembra come se volesse nascondere qualcosa che al momento a loro sfuggiva. Qualcosa che centrava con il segreto di cui aveva parlato Hagrid? Per un momento la tentazione di chiedere spiegazioni fu forte ma, guardandolo furtivamente, capirono entrambe che non era il momento.
Le ragazze stavano per obiettare di nuovo ma lui le fermò con un gesto stanco della mano.
-Vi prego, più avanti capirete. Ma non ora, non posso ancora…-
Si alzò e si diresse verso la libreria affianco al letto e tornò indietro con un libro dalla copertina marrone tutta consunta. Lo porse a Joey e disse: -Dallo a Potter, è importante-
-Cos’è?- chiese curiosa.
-Non lo so. Me l’ha chiesto Silente tempo fa… dicendomi di consegnarlo al tuo ragazzo in caso fosse successo qualcosa-
La ragazza annuì in silenzio e Severus riprese a parlare. –Come sta Potter?-
-E’ sconvolto, ma cerca di essere forte… Un po’ come te…-
Severus le rivolse un’occhiataccia, degna di lui e la giovane sorrise, lievemente rincuorata.

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Rieccoci finalmenteeeeeeee!
Scusate il ritardo, ma tra il lavoro di aster e i miei esami d maturità non abbiamo trovato un minuto libero di tempo. Speriamo che con questo capitolo siamo riuscite a farci perdonare. Grazie per chi non ha smesso di seguirci... Grazie di vero cuore...
Ora passiamo alle recensioni!

lyrapotter: Non c'è bisogno di scusarti per il tuo ritardo... nn sarà mai grave come il nostro... Allora per quanto riguarda voldy, in effetti ci sarebbe piaciuto farlo cambiare sarebbe statto sicuramente più semplice e più leggero scrivere la nostra storia ma sfortunatamente sarebbe stata troppo inverosimile... E silente sappiamo tutrti com'è nn ha mai semplificato le cose... Figurati se semplicava le cose proprio ad Harry e noi abbiamo fatto del nostro meglio per complicargliele xD...
Ron l'abbiamo odiato anche noi, ma nonostantettutto ci sismo divertite da morire a scrivere di lui! per quanto riguarda la sua storia cn hermione ci è sembrata inevitabile... nn ci è piaciuto come li ha considerati e per questo abbiamo cercato di sistemare... Preparati! perchè su Kyra e sirius ne vedrai di tt i colori! E severus dovrà farci l'abitudine anche se molte cose nn le saprà mai xD!
grazie ancora per la tua attenzione, un bacio!

fly girl_HH:Ciao!
Grazie per il tuo commento, ci piace leggere anche delle critiche, ci aiutano sempre a migliorare! Sai Kyra e Joey sono nate come parte di un'unica medaglia, sono il completamente l'una dell'altra, per questo Joey e più romantica, sensibile e istintiva, mentre Kyra è più combattiva e più riflessiva. Tuttavia credimi, succederanno molte cose e ci saranno momenti in cui stenterai a riconscerle, a volte in bene e altre in male.
Vorremmo dirti che imparerai ad apprezzare Joey ma non te lo possiamo garantire. Non siamo in grado di cambiarla, ci dispiace ma speriamo che questo non ti impedisca di continuare a leggere tutta la storia. Un bacio


   
 
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