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Autore: Copper Vixen    19/07/2010    11 recensioni
Harry viene catturato mentre è nella sua forma d'animagus, per esser poi venduto come familiare al suo peggior nemico...
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Panther's Heart-17

Capitolo 17

Incontrando i  Serpeverde

 

C’era un freddo pungente quella mattina;  gli studenti si avvolsero strettamente nei loro mantelli e calcarono i cappelli sulle  teste, mentre camminavano verso Hogsmeade.  Alcuni alberi intorno alla scuola sfoggiavano le loro prime foglie rosse, ricordando agli studenti che l’inverno si stava avvicinando velocemente. Comunque Pansy non sentiva il freddo contro la sua pelle, il liquore che stava bevendo portava un adorabile calore e sconfiggeva il freddo prima che  potesse far presa su di lei.

Pansy era seduta nella guferia, arrampicata sul largo davanzale di una finestra, aspettando pazientemente che il gufo di suo padre si facesse vedere. Era seduta con le ginocchia contro il petto, le dita avvolte oziosamente intorno al bicchiere che sorreggevano.  Il suo sguardo si mosse sugli studenti che brulicavano sotto di lei: i  Corvonero  che cullavano libri nelle mani serrate; i Tassorosso che si raccoglievano per parlare fra di loro; e i Grifondoro. Arricciò le labbra guardando la nobile e antica casa di Godric Grifondoro correre in giro come un branco di ragazzini. Sorridendo malignamente, alzò il bicchiere in un silenzioso brindisi prima di bere  un sorso di liquore sottratto dallo studio di suo padre. Il Whiskey Incendiario tracciò un cammino bruciante dentro la sua gola quando lo sorseggiò, evidenziando il pregio del liquore.

 Un bagliore bianco le fece rialzare gli occhi e rimise il bicchiere sul davanzale;  le dita si posarono sulll’inchiostro del messaggio appena scritto, già quasi secco. Concentrandosi sull’avvolgimento perfetto  della lettera, si assicurò che fosse pronta per essere spedita prima che si avvicinasse la candida civetta.

“Dove sei stato, stupido uccello?” sibilò, allungando una mano per afferrare l’uccello prima che potesse svolazzare lontano dalla sua portata. La civetta sbatté i suoi occhi ambrati lentamente mentre Pansy legava la lettera piegata alla sua gamba. “Papà sarà così orgoglioso” sussurrò sorridendo mentre la lanciava fuori dalla finestra e la guardava descrivere un cerchio prima di volare oltre la scuola. Tornando con grazia al davanzale, riprese il bicchiere e diede un sorso, felice, mandando  il contenuto del bicchiere giù per la gola. Contrasse il viso al bruciore improvviso, fece scivolare il bicchiere vuoto in una tasca e si diresse verso le scale, sperando di arrivare in fondo prima che il liquore facesse il suo effetto.

 

La stanza era ancora buia, quando Harry tentò di aprire gli occhi. Liberando lentamente un braccio, si sfregò gli occhi, facendo una smorfia allo stirarsi dei  suoi muscoli. I caldi sbuffi del respiro contro il retro del suo collo lo fecero rabbrividire, ma lo rilassarono una volta che colse il familiare odore di vaniglia. Voltandosi cautamente, guardò alla bionda testa appoggiata sul cuscino dietro di lui. I capelli di seta si allargavano sopra la federa nera, facendo sembrare Draco più bianco del solito. Harry si appoggiò su un gomito e accarezzò i capelli intorno alla fronte di Draco con le dita che si perdevano dolcemente attraverso le ciocche bionde. Aggrottò le sopracciglia davanti ai cerchi neri intorno ai suoi occhi chiusi;  brontolò triste per quello in cui Hermione li aveva cacciati. Accarezzando con un solo dito uno dei cerchi neri, si sedette lentamente, appoggiando la schiena contro la testiera e guardando in basso al suo drago che dormiva. Sospirando decise che era ora di mettersi all’opera e si mosse fuori dal letto. In piedi di fronte a Draco, Harry sorrise e rimboccò le coperte intorno all’altro ragazzo, assicurandosi che il cuscino non si fosse spostato a causa dei suoi movimenti.

 

Erano da poco passate le nove di sabato mattina;  nella sala comune dei Serpeverde già  si trascinavano degli studenti che aspettavano qualche segno di movimento dalla stanza di Draco. Alcuni studenti attendevano pazientemente, finendo i compiti e scrivendo lettere ai genitori, mentre altri camminavano avanti e indietro e facevano giochi rumorosi sperando di svegliare gli abitanti di quella stanza. Blaise era seduto compostamente sulla sua sedia, lucidandosi con cura le unghie mentre fingeva disinteresse per le conversazioni intorno a lui. Ghignando per qualche sussurro e ridacchiando verso gli altri, si domandava quanto avrebbe dovuto aspettare prima di poter andare a Hogsmeade. Allungando una mano magra, lisciò la fitta pelliccia sulla testa di Nox, facendola scorrere lungo la schiena del lupo. Il lupo mugolò e scodinzolò, felice di avere così beneaccette attenzioni.

“Bravo ragazzo, bravo Nox” mormorò Blaise, voltandosi per prendere la tazza di tè che era sul tavolo accanto alla scacchiera abbandonata. Fermandosi a riflettere, guardò cauto la scacchiera prima di comprendere  che con un’altra mossa Draco l’avrebbe battuto. Sorridendo, mise le dita sopra il pezzo, ma si congelò al lento scricchiolio della porta.

 

Harry si guardò intorno dalla soglia della porta di Draco, con gli occhi che si spalancarono nel vedere il numero di Serpeverde che stavano in panciolle. Preparandosi, sia fisicamente che magicamente, aprì la porta lentamente ed entrò nella sala comune, chiudendosela  alle spalle.

“Oddio, non abbiamo un bell’aspetto stamattina” dichiarò Blaise, ghignando in direzione di Harry che arrossì leggermente e passò le dita nel disordinato cespuglio di capelli neri.

“Beh, certamente non posso andare in giro come ieri sera” borbottò seccamente, tirandosi l’orlo della maglietta che aveva preso in prestito dall’armadio di Draco. La maglietta color smeraldo stava alla perfezione con i suoi occhi e gli dava un aspetto davvero formale ed autoritario. I pantaloni neri scendevano morbidi sui  fianchi e cadevano sulla punta dei suoi piedi.

“Peccato, sono sicuro che un sacco di persone saranno davvero deluse di non poter dare una seconda occhiata” commentò Blaise, guardando Harry avvicinarglisi con un familiare pavoneggiarsi nella sua andatura. “Sei stato intorno a Draco troppo a lungo” brontolò, roteando gli occhi per guardare meglio Harry sedersi con nonchalance sulla sedia di Draco. Sbuffando per i sussurri  che sentiva, Harry lasciò che i suoi occhi si muovessero intorno alla stanza, fermandosi su diverse persone che stavano in piedi lì vicino. Tiger e Goyle si separarono da un piccolo gruppo e gli andarono incontro. Si fermarono proprio davanti a lui e si guardarono prima di porgergli le mani.

“Vincent Tiger”

“Gregory Goyle”

“È un piacere incontrarvi” mormorò Harry, stringendo entrambe le mani che gli erano porte. Guardò con una certa confusione la coppia di massicci di Serpeverde che si  mossero per  mettersi dietro la sua sedia nello stesso modo che usavano fare con Draco. La stanza rimase silenziosa quando tutti si accorsero della situazione, cercando di capire come potevano  comportarsi. Un movimento veloce gli fece girare gli occhi;  una piccola strega si mosse verso di lui. Stando davanti ad Harry lo guardò dritto negli occhi prima di fare un elegante inchino e sorridere sfacciatamente.

“Il mio nome è Matilda Dershire, è fantastico incontrarti Harry Potter” raddrizzandosi, tirò fuori una bacchetta sottile da una tasca della sua veste. La tenne sul palmo della mano, e l’intera stanza si bloccò alla sua vista. “Questa appartiene alla mezzos... alla Granger” disse, distogliendo lo sguardo per l’errore commesso. Harry fissò la bacchetta, una bacchetta che l’aveva protetto  negli ultimi anni.

“Grazie Matilda” disse Harry sorridendo alla strega, sollevando rispettosamente la bacchetta dalla sua mano, sapendo che lei aveva fatto una  grande attestazione di fiducia nei suoi confronti. Prima ancora di sapere che cosa stesse accadendo, fu attorniato da Serpeverde, le mani si avvicinavano per stringere la sua, mentre lui tentava di ricordare nomi e controllare, nello stesso tempo, se qualcuno potesse costituire una minaccia. Tiger e Goyle si mossero con fermezza accanto a lui, facendo uno scudo umano che rallentò la folla e li costrinse a salutarlo un paio per volta anziché in massa.

Li incontrò tutti, da quelli del primo anno fino a quelli del settimo, strinse mani e apprese nomi mentre li osservava attentamente  per capire da che parte fossero. Mani dopo mani stringevano le sue e tutto andava bene,  nel modo giusto; come se non ci fosse il  male in nessuno di loro. Voltando la testa, confuso, guardò Blaise che si limitò a scuotere la testa e sogghignare. Ridendo dell’espressione sul volto dell’altro mago, Harry si voltò per ritrovarsi coinvolto in una discussione sul Quidditch.

 

Draco si svegliò da solo; il posto accanto al suo era freddo, Harry se ne era andato da parecchio tempo. Chiamandolo dolcemente, aggrottò le sopracciglia quando non ricevette alcuna risposta. Osservando la porta, i suoi occhi si spalancarono nel sentire  le voci che discutevano. Trascinandosi fuori dal letto, la sua mano si strinse intorno alla bacchetta e l’altra prese i vestiti che aveva gettato sul pavimento la notte prima. Indossò i pantaloni  e  spalancò la porta   raggelandosi  per quello che videro i suoi occhi. Harry Potter era nel bel mezzo di una partita di Spara Schiocco mentre tentava di intrattenere una conversazione sull’uso della Magia Nera per scopi di difesa.

Sospirando platealmente, si lasciò crollare contro lo stipite della porta. Portandosi una mano sul viso, camminò lentamente verso il camino dov’era seduto Blaise, che guardava le attività con uno sguardo di puro divertimento sul viso.

“Come sta andando?” mormorò Draco, sedendosi,  piegando i piedi al di sotto di lui e  guardando con meraviglia  Harry lanciare a terra la carta vincente gongolando. Piccole mani raccolsero le carte e le mescolarono per una nuova partita organizzata da un ragazzo del secondo anno.

“Sorprendentemente bene, considerando il fatto che è un Grifondoro” disse Blaise, versando a Draco una tazza di tè freddo. Sorridendo compiaciuto davanti all’espressione di disgusto sul volto del suo amico, ridacchiò, guardando come Draco tentava di ingoiare il tè senza farselo andare di traverso.

“Formalmente Grifondoro” brontolò Draco, appoggiando la tazza alle sue  labbra arricciate. Chiudendo gli occhi, fece cadere la testa contro la sedia.

“Per una volta hanno davvero una possibilità. Il Ragazzo Sopravvissuto è seduto nella loro sala comune, sta giocando con loro, accettandoli per quello che sono invece che per chi sono i loro genitori” Blaise e Draco lasciarono che i loro occhi s’incontrassero; per una volta avevano entrambi una speranza. Sorridendo, Blaise porse la mano a Draco che avvolse la sua  intorno a quella di Blaise, stringendola forte prima di lasciarla andare con l’intenzione di fare la sua ultima mossa nella partita di scacchi dimenticata.

“Scacco matto” sogghignò alla smorfia di Blaise, guardando l’altro mago stare in piedi e fare un piccolo segno sul più che usato pezzo di carta che stava accanto alla scacchiera. “Stai migliorando, lo devo ammettere; ma  se vuoi  barare, assicurati di farlo in tuo favore”. Ridacchiando, tornò nella sua stanza, si fermò accanto ad Harry, posando una mano leggera sulla cima del suo morbido groviglio di ricci e tirandoli dolcemente prima di continuare verso la sua stanza. Chiudendo la porta dietro di sé, sospirò prima di cadere sul letto e mettere un braccio davanti agli occhi.

 

Il professor Piton era seduto al tavolo degli insegnanti nella Sala Grande, con gli occhi puntati sulle porte massicce che portavano all’entrata. Aveva notato che nemmeno un membro della sua casa le aveva attraversate quella mattina. Si  chiese se non fossero andati troppo oltre con i festeggiamenti. Scosse la testa, portò lentamente una forchetta piena di uova alla bocca, ignorando i vagheggiamenti del preside che gli sedeva accanto. La sua mente tornò ai fatti:  la cicatrice,  l’odio per Lucius e per lui stesso, l’utilizzo di un incantesimo che non era nel curriculum. Tutto questo puntava dritto verso  uno studente, lo stesso studente che si supponeva fosse sparito. Aggrottando le sopracciglia si scusò ed uscì dalla sala grande. Camminando velocemente lungo il corridoio, si fermò quando sentì l’inconfondibile voce di Ronald Weasley. Sorrise arcignamente nell’udire le parole d’insulto risuonare per il corridoio dell’entrata, e si assicurò di superare il Grifondoro arrabbiato e ringhiare contro di lui.

“Dieci punti in meno per il Grifondoro signor Weasley per uso  di termini osceni di fronte a studenti più giovani” a volte i Grifondoro miglioravano le sue giornate.

 

Draco aprì lentamente gli occhi sentendo le dita che dolcemente si intrecciavano fra i suoi capelli. Voltando la testa, guardò nei luminosi occhi di Harry Potter, che sedeva accanto a lui sul letto.

“ Non puoi stare senza parlarmi neanche per un’intera ora?” disse Draco facendo il broncio, e facendo scorrere un dito lungo la guancia di Harry.

“Sì, mi mancava il dolce suono della tua voce tubante quando mi dai ordini e assumi atteggiamenti principeschi” mormorò Harry guardando Draco che rimase disteso a letto.

“Lo supponevo” annunciò Draco con aria compiaciuta,  gli occhi che brillavano in una silenziosa risata quando Harry abbassò la testa e rise rocamente.

“Che fai oggi Draco?” mormorò Harry, con le mani che continuavano il loro lento accarezzarsi.

“Vado a fare shopping, non ti possiamo far andare in giro con vestiti che  non sono della tua misura, no?” Harry roteò gli occhi alla risposta di Draco e rise quando l’altro ragazzo lo tirò giù per farlo stendere sul letto accanto a lui. Le dita s’intrecciarono intorno al collare d’argento che riluceva contro la pelle scura della gola di Harry.

Suppongo di no, anche se devo dire che mi diverte indossare i tuoi. I chiari occhi di Draco scattarono quando la voce di Harry sussurrò nella sua mente, attorcigliandosi strettamente  in essa.

C’è solo una cosa di mio che devi indossare, e l’hai già addosso. Mormorò Draco, con le mani che giocavano con la campana che pendeva dal collare. I suoi occhi si spalancarono quando la mano di Harry si chiuse attorno alla campana d’argento gemella che circondava la gola di Draco, tirandola vicino all’ altra.

Ne sei proprio sicuro? Mormorò Harry, avvicinando Draco in modo che non fossero separati che da pochi millimetri. Perché io ho gli occhi su quel mantello argentato con le fibbie a forma di teste di serpente.

Mi prendi  in giro! Mormorò Draco, seppellendo il suo viso nel collo di Harry quando le sue dita tornarono alle loro dolci carezze, facilitandogli il sonno.

 

Ron sedeva sul suo letto nel dormitorio dei Grifondoro. Fogli e libri erano sparpagliati in quello che lui considerava un caos organizzato; aveva appena finito di leggere interamente un articolo nel Settimanale del Quidditch. Il suo compito incompleto di Difesa Contro Le Arti Oscure giaceva accanto alla piuma, abbandonato. Aveva dapprima pianificato di passare la giornata ad Hogsmeade con Hermione, ma lei era  scesa dai dormitori femminili molto presto. Ron aveva ovviamente provato a ricattarla e implorarla a pieni polmoni perché lo aiutasse con i compiti, mentre ignorava gli sguardi che riceveva dai suoi compagni di casa,  prima di rinunciare e camminare con passo pesante verso la Sala Grande. Poco dopo i suoi compagni di dormitorio lo avevano lasciato mentre si dirigeva verso la torre per recuperare i guanti. Era tornato all’entrata  trovando pochi Grifondoro; di conseguenza aveva poi perso dieci punti quando un professore di passaggio l’aveva sentito imprecare.

Voltò una pagina e aggrottò le sopracciglia udendo il picchiettio che veniva dalla direzione della finestra. Afferrò nervosamente la bacchetta, si mosse verso la finestra, con le mani aggrovigliate intorno alle tende prima di tirarle per aprirle e puntare la bacchetta alla figura seduta sul davanzale. La civetta bianco fece un verso leggero quando lui si lasciò andare ad un sospiro di sollievo e chiuse la finestra. L’uccello si appollaiò con cautela sul braccio disteso e permise a Ron di metterla  sulla sua scrivania.

“Ciao Edwige” disse Ron, facendo scorrere l’indice sulla testa dell’uccello. Le dita sciolsero con esperienza il nodo che legava il foglio alla zampa dell’uccello. “Non ti preoccupare; mi assicurerò che Harry lo riceva”. Scavando in un cassetto disordinato della scrivania, tirò fuori una piccola delizia per gufi e la diede alla civetta bianca. Tirandola su con delicatezza, le accarezzò la schiena, permettendole di mordicchiargli le dita prima di metterla  sul davanzale. Sorridendo con aria compiaciuta, guardò la brezza pomeridiana portare in alto la civetta, arrotolò la piccola nota nella mano e ghignò.

“Vediamo cosa deve fare Harry Potter”



Grazie a nanerottola per la recensione e a lumamo64 come sempre per il betaggio :)
  
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