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Autore: Sunny    28/09/2005    37 recensioni
Lupin e Tonks, due persone così diverse... eppure così compatibili... la mia versione di quello che preceduto il sesto libro (perciò SPOILER!) interamente dedicata al compleanno della Eli! ^_____-
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La mia notte senz'alba

La vendicatrice dei Missing Moments torna a colpire! *^___________^* Prima di tutto, con l’occasione, voglio ringraziare immensamente tutti quelli che hanno recensito con tanto entusiasmo e dolcezza Scacco Matto, e poi… voglio dedicare questa piccola storia alla dolcissima Eli, che come me adora la coppia in questione e nella sua nuova meravigliosa storia (correte tutti a leggerla, si chiama “Everything Goes On”) le ha regalato tutta la felicità che merita! Grande Eli, che compie gli anni e diventa sempre più grandiosamente grande! *^___^* Auguri, cucciolona!

 

Ecco, gli avvenimenti in questione si rifanno a un momento che però non è specificamente parte del sesto libro… in realtà dovremmo essere fra il quinto e il sesto, per la precisione. E se l’ultima volta abbiamo avuto a che fare con Ron e Hermione, stavolta sotto con una coppia in cui personalmente ho creduto fin dal primo istante… l’adorabile Lupin e la favolosa Tonks! ^_____-

 

P.S.: la struttura di questa storia è quella che la mia beta ha definito “stile Everwood prima serie”, perciò chi di voi ha avuto modo di seguire questo capolavoro di telefilm (chi non l’ha fatto è ancora in tempo, grazie al cielo Italia 1 sta mandando in onda le repliche) saprà che sarebbe graditissima la voce narrante di Irv per i commenti all’inizio e alla fine… ^__________-

 

 

 

 

 

LA MIA NOTTE SENZALBA

 

 

 

 

 

********************

 

Certe volte ci pare che il mondo sia un posto oscuro e senza luce, perché tutto il male della terra sembra accanirsi contro di noi… ed è in quei momenti che la disperazione si prende gioco del nostro cuore, lo rinchiude in una morsa di tristezza e gli appanna la vista, impedendogli di vedere che non esiste una notte eterna… ogni notte ha una sua fine, e dopo c’è sempre il giorno che scalda l’animo con i raggi del suo sole. Il difficile non è credere in questo… è ricordarlo quando si è disperati. E allora si può solo sperare che ci sia qualcuno accanto a noi che sia pronto a ricordarcelo…

 

********************

 

 

 

Irrespirabile era la definizione più giusta per descrivere l’aria che si respirava in quella casa. Grimmauld Place sembrava quasi un cimitero, e non solo per via della solitudine che la faceva da padrona in quelle grandi stanze polverose… dalla morte di Sirius tutta quella frenesia di lottare, di combattere qualcosa prima che potesse espandersi, si era come affievolita… non c’era più frenesia, non c’era più quella fretta… la bomba si era inevitabilmente innescata nonostante tutti i loro sforzi, e l’esplosione era avvenuta disastrosamente.

 

E Sirius Black aveva pagato con la vita il suo coraggio.

 

Tonks emise un sospiro profondo e raccolse il secchio col mangime per Fierobecco. Mentre entrava nella stanza del grosso animale accennò un inchino, aspettando che Becco facesse altrettanto e le consentisse in quel modo di avvicinarsi. Quando ebbe ottenuto quello che voleva, Tonks sorrise al grosso ippogrifo e cominciò a disperdere il suo mangime nella stanza, spendendo qualche secondo ad accarezzare la schiena ruvida di Fierobecco. Inevitabilmente le tornò alla mente…

 

Solo poche settimane prima Sirius aveva fatto la stessa cosa in sua presenza per aiutarla, visto che da brava impacciata lei era entrata col secchio in mano ed era scivolata rovinosamente per terra, facendo irritare Fierobecco al punto che era stata necessaria la presenza di Sirius per calmarlo. La sua goffaggine faceva ridere o strizzare gli occhi a molti, Molly Weasley in testa a tutti, ma Sirius la prendeva sempre col sorriso… le aveva confessato che c’era stato un periodo della sua vita in cui anche lui combinava sempre disastri pur avendo le migliori intenzioni. Non aveva avuto modo di conoscerlo molto Sirius, eppure per quel poco che avevano parlato lo aveva trovato una persona meravigliosa. E adesso le mancava. Per vari motivi.

 

Erano passate solo pochissime settimane, ma il tempo non aveva alleviato il dolore a nessuno, né aveva placato il suo senso di colpa. Per colpa sua e della sua incapacità di tener testa a Bellatrix Lestrange aveva gettato Sirius nella morsa del ragno, e questo martellava il cervello di Tonks ogni singolo giorno da quando si era svegliata al San Mungo. Il complesso del sopravvissuto, l’aveva definito Malocchio Moody… stupido e inutile come tutti i complessi.

 

Beato chiunque riesca a mantenere il tuo stesso distacco nei confronti del mondo intero, buon vecchio Malocchio.

 

Fierobecco sembrava molto soddisfatto della nuova dose di cibo che aveva ricevuto, anche se era evidente che perfino l’animale si comportava in modo strano ultimamente. Sembrava sempre in attesa.

 

“Si.” Disse in un soffio Tonks, recuperando il secchio. “Manca tanto anche a me, Becco.”

 

Senza esitare oltre in quella stanza troppo densa di ricordi, Tonks uscì e percorse in silenzio il corridoio buio del secondo piano di Grimmauld Place. Evidentemente era l’ultima rimasta dopo la riunione con Silente, benchè Moody aveva detto che ci avrebbe messo poco a fare il suo giro di pattuglia… e quella casa vuota era terribilmente fredda e umida, nonostante fosse già estate. Forse una buona dormita avrebbe fatto bene… intanto doveva posare il secchio in cucina, e poi…

 

…e poi il secchio le cade di mano inavvertitamente quando riconobbe la sagoma che era seduta di spalle alla porta con la testa china sul tavolo.

 

Remus Lupin balzò in piedi, bacchetta alla mano, in meno di un attimo.

 

“Sono io, scusami!” si affrettò a dire la ragazza, rossa come un peperone. “Mi è… scivolato di mano, mi dispiace… credevo che non ci fosse più nessuno.”

 

Lupin rinfoderò immediatamente la bacchetta e le rivolse un brevissimo, piccolo sorriso stanco. “Non ti preoccupare, va tutto bene.”

 

Tonks deglutì a fatica… ecco l’ultima persona che doveva trovarsi davanti in quel momento. Remus Lupin… l’uomo che le faceva battere il cuore ogni volta che le rivolgeva la parola. Poteva giurare di aver rotto almeno una decina di vasi per ogni volta che le aveva detto qualcosa, qualsiasi cosa, e a pensarci bene Sirius l’aveva presa in giro per questo una volta o due… vecchia volpe Sirius Black, aveva la vista lunga… e dalle sue domandine secche e a bruciapelo, dal suo sorrisetto sornione e dai suoi sguardi ammiccanti di comprensione e supporto morale le aveva dato tutti i segnali possibili per farle capire che era tutto molto chiaro, almeno per lui.

 

Peccato che per quanto lei si sforzasse di ottenere la sua attenzione, Remus Lupin sembrava considerarla una specie di sorellina minore… certo, era sempre stato premuroso e amorevole ogni volta che gli avevano affidato una missione insieme, era dolcissimo e gentile e i suoi modi pacati e comprensivi lo rendevano ancora più adorabile ai suoi occhi… ma lei voleva di più. E si era resa conto che probabilmente avrebbe potuto anche continuare a volerlo per tutta la vita questo fantomatico ‘di più’, ma probabilmente non l’avrebbe avuto mai.

 

“Sei sicura che vada tutto bene?”

 

“Come?” Tonks si riscosse dai suoi pensieri. “Che hai detto?”

 

“Ti ho chiesto come mai sei rimasta fino a quest’ora.” Le ripetè piano Remus.

 

“Oh… beh, ho dato da mangiare a Fierobecco… e mi sono attardata un po’.” Tonks si strinse nelle spalle. “Ricordi.”

 

Remus tentò di rivolgerle un sorriso comprensivo, ma fallì miseramente… era più una smorfia stanca la sua, e se ne rese conto in prima persona… tanto che tornò a sedersi al tavolo e prese la bottiglia di Whisky Incendiario che ci aveva appoggiato sopra. “Già.” Mormorò piano.

 

La sua voce e il suo sguardo trapelavano stanchezza e dolore… per un momento Tonks mise da parte i suoi sentimenti, e si rese conto di cosa aveva davanti: un uomo disperato e sfinito, che non aveva mai visto versare una lacrima per quello che era successo benchè tutti sapevano che era quello che dopo Harry aveva sofferto di più… quell’uomo aveva un disperato bisogno di sfogarsi, benchè lo negasse a se stesso. Non meritava di consumarsi giorno dopo giorno in quel modo, rinchiuso in quella prigione di dolore che era diventata la sua anima… e anche se non la considerava più di tanto, Tonks si decise a sfoderare tutto il suo coraggio e la sua intraprendenza esplosiva e gli si avvicinò.

 

“Ti dispiace se mi siedo qui con te?”

 

Remus alzò lo sguardo… la squadrò come se avesse detto una cosa assurda, ma poi si riprese subito e le indicò la sedia. “No, certo che no… siediti.”

 

“Grazie.” Tonks prese posto accanto a lui e voltò la sedia leggermente in modo da poterlo guardare in faccia. Aveva gli occhi cerchiati e lo sguardo spento… ma ai suoi occhi era sempre bellissimo. “Prometto che non ti darò fastidio… e non rovescerò il bicchiere.”

 

Remus le fece un microscopico sorriso intenerito e scosse la testa, mentre le riempiva il bicchiere del Whisky Incendiario di Odgen. Perse qualche secondo in più nel porgerglielo per guardarla… era dimagrita notevolmente dall’incidente al Dipartimento dei Misteri, dopo quei giorni passati in ospedale a riprendersi. Il suo viso, ora non impegnato a mutare la sua forma in altre facce strane, era piccolo e minuto, il naso sottile, le labbra piccole e rosee… i capelli rosa non stavano su dritti come al solito, ma le accompagnavano il volto con più dolcezza.

 

“Mio padre diceva sempre che in due si beve meglio.” Tonks provò a fare un sorrisetto. “Così se uno dei due è troppo ubriaco per tornare a letto, c’è l’altro che può aiutarlo.

 

Stavolta Remus riuscì a sorridere, anche se solo poco. “Tuo padre la sapeva lunga.”

 

Tonks gli rivolse uno sguardo vispo, poi buttò giù tutto d’un fiato il liquido nel bicchiere… e spalancò gli occhi, coprendosi la gola con la mano.

 

Incredibile ma vero, Remus Lupin rise leggermente. “Mai bevuto quello di Odgen, eh? Non lo puoi trangugiare in quel modo, lo devi sorseggiare… rischi di bruciarti l’intero esofago se ci riprovi.”

 

“Me ne sono accorta.” Mormorò con voce rauca Tonks… altrochè se quel maledetto whisky le aveva bruciato la gola, ma l’importante era aver sentito di nuovo quella risata, anche se era solo una piccola parte di quella che era una volta…

 

“Io ero molto più piccolo di te quando ho assaggiato per la prima volta questa roba, sai. E mi è andata anche peggio.” Remus prese la bottiglia e si riempì di nuovo il bicchiere, continuando a parlare con quella voce calma e pacata che tutti amavano… e per cui lei avrebbe anche dato la vita. “Una bottiglia di Odgen costava oro quando avevo l’età di Harry, figurati un po’ cosa significava comprarne una di contrabbando… eppure non chiedermi come, ma Sirius una volta tornò da Hogsmeade con una di queste fra le mani. Immaginati la scena… la cosa più proibita della scuola nelle mani dei ribelli per eccellenza.”

 

Tonks sorrise e appoggiò il mento su una mano, guardandolo come se stesse fissando una torta al cioccolato. Adorava la sua voce magnetica, e il suo modo di raccontare le cose così dolcemente. “Continua, ti prego.”

 

Remus si guardò la bottiglia come se questo lo aiutasse a ricordare meglio… e accarezzò dolcemente l’etichetta su di essa. “La portammo subito alla Stamberga Strillante, quello era il nostro nascondiglio sicuro… ma quella sera stessa sentimmo il bisogno di provare questo famigerato Whisky Incendiario di cui parlavano tanto i ragazzi del settimo anno. James, beh… lui era tale e quale a Harry. Niente riusciva a fermarlo se aveva un piano… e il suo piano era di inaugurare quella benedetta bottiglia. Sirius … lui aveva l’aria di chi avrebbe potuto reggere litri di quella roba senza nessun problema, come se non avesse fatto altro nella sua vita. Peter credeva che quella roba lo avrebbe ucciso. Io ero quello più indeciso di tutti, anche allora…”

 

“Indeciso?” chiese dolcemente Tonks.

 

“Come al solito.” Remus mise giù la bottiglia e la guardò con un’espressione infinitamente tenera. “Sapevo che non avremmo retto una goccia di quella roba, perciò volevo evitare di beccarmi l’ennesima sospensione… però allo stesso tempo ero terribilmente tentato da quella bottiglia. Volevo vedere se potevo reggere anch’io Odgen come ci riuscivano loro.”

 

“E come si è conclusa la notte brava?”

 

Remus fece il primo vero sorrisetto della serata. “Forse dovresti chiederlo direttamente a Minerva… non credo abbia dimenticato quello spettacolino in Sala Grande che abbiamo fatto. Così come nessuno di noi ha potuto dimenticare la punizione che ci ha dato… abbiamo lucidato i corridoi di Hogwarts insieme a Gazza per mesi interi.”

 

Tonks non potè trattenersi, e rise lievemente… più che felice quando notò che la sua risata era risultata contagiosa.

 

Remus scosse la testa, mentre il suo sorriso da divertito si trasformava in malinconico. “Ne abbiamo combinate proprio tante.”

 

Tonks incrociò le braccia sul tavolo e ci appoggiò il mento sopra. “Potrei stare a sentirti per ore mentre parli delle vostre imprese di Malandrini, e non mi stancherei mai… raccontami ancora qualcosa, ti prego.”

 

Remus le rivolse un sorriso amichevole… non si era mai reso conto che la piccola Tonks fosse un’ottima ascoltatrice. La faceva solo esuberante, ma a quanto sembrava sapeva anche lasciare il giusto spazio alle persone. “…le imprese di cui parli risalgono a decenni fa…”

 

Tonks sorrise dolcemente. “A sentire te saresti più vecchio di Silente…”

 

“Non sono un ragazzo, questo si vede, no?”

 

“Mmh… non quanto credi.”

 

Remus abbassò lo sguardo e fece un piccolo sorriso timido. “Io mi sono sempre sentito più vecchio, come se i miei anni fossero più pesanti… forse per la mia… condizione.”

 

Tasto dolente. Un’ombra cupa sul suo volto fece capire a Tonks quanto quella storia gli bruciasse ancora dentro, nonostante gli anni…

 

“Vedi, te l’avevo detto.” Lupin scrollò le spalle. “Non sono un buon compagno, e un pessimo ubriaco.”

 

“Al contrario.” Tonks gli si avvicinò leggermente, “Ti fa bene bere… finalmente parli un po’ di te. Non parli mai di te.”

 

“Perché non c’è niente di interessante in me.”

 

“Questo è quello che credi tu. Io non la penso così.”

 

Remus fece un piccolo sorriso e allungò leggermente la mano, scansando con le dita un ciuffetto di capelli che le era ricaduto sulla fronte. “Tu sei ancora giovane.”

 

“Anche tu.” Replicò subito lei, che era arrossita fulmineamente. “E sarebbe bene che te lo ricordassi di tanto in tanto.”

 

Remus emise un lungo sospiro e tornò a guardarla in faccia. “Hai detto la stessa cosa che molti anni fa mi disse un’altra persona… con lo stesso tono.”

 

Tonks inarcò un sopracciglio. “Chi?”

 

Remus fece un piccolo sorrisetto. “Lily Evans… la conoscerai di certo come Lily Potter.”

 

“La mamma di Harry?”

 

“La mamma di Harry, la moglie di James, la mia migliore amica… significava molto per tutti noi.” Remus tirò su col naso. “Mi è stata molto vicina quando eravamo ancora ai primi anni di Hogwarts, era l’unica a cui avevo confessato la verità sulle mie condizioni ed era anche l’unica che non aveva mostrato la minima paura a starmi vicino.”

 

Tonks si strinse nelle spalle. “Credevo che anche James e Sirius sapessero…”

 

“Oh, no…” Remus ampliò il suo sorriso e si appoggiò allo schienale della sedia, come se questo nuovo ricordo gli portasse una ventata d’aria fresca da respirare. “Loro ci sono arrivati, l’hanno scoperto seguendomi. Mi vergognavo di dire la verità a tutti… e soprattutto a loro, che erano sempre così allegri e pieni di vita… mentre io ero quello cupo, il ragazzo che una volta al mese scompariva dalla circolazione misteriosamente per poi tornare coperto di graffi… non volevo che anche loro sapessero. E invece l’hanno saputo eccome… e si sono dimostrati i migliori amici che potessi mai sperare di trovare. Hanno trasformato un incubo in qualcosa di divertente perfino… vivere insieme a loro le mie trasformazioni in lupo mannaro era addirittura piacevole. Facevamo sempre cose nuove insieme.”

 

Tonks s’inumidì le labbra sottili lievemente. “Posso farti una domanda?”

 

“Certamente.”

 

“Avresti detto a James e Sirius del tuo problema? Se non lo avessero scoperto da soli, intendo dire.”

 

Remus sospirò profondamente ed esitò per un lungo momento. “Me lo sono sempre chiesto, sai… e non sono mai stato capace di darmi una risposta sicura.”

 

Tonks si morse le labbra e abbassò lo sguardo. “Allora l’hai sempre fatto, non è una novità…”

 

Remus inarcò un sopracciglio. “Cosa?”

 

“Chiudere in te stesso il dolore.” La ragazza trovò il coraggio di guardarlo dritto negli occhi, senza abbassare lo sguardo. “Sigillare il cuore in una scatola e accettare la vocazione dell’eremita pur di non dare fastidio al tuo prossimo.”

 

Diretta, netta, precisa e maledettamente arguta… Tonks non aveva detto bugie, e fu per questo motivo che Lupin non riuscì a reggere il suo sguardo deciso per più di qualche secondo. Non si era mai aperto con nessuno fino a quel punto… nessuno a parte i suoi migliori amici. Lei lo aveva osservato da lontano per mesi, e adesso gli aveva diagnosticato con precisione il male di cui soffriva… ma per quanto intelligente e appassionata potesse essere, con la freschezza della sua gioventù e il suo spirito forte, non poteva comunque capire.

 

“A parte Harry, nessuno di noi ha il diritto di piangere la morte di Sirius quanto te.” Tonks si sporse sulla punta della sedia. “Non ti ho visto versare una lacrima da allora, eppure guardati… sei l’ombra dell’uomo che ho conosciuto. Avresti bisogno di piangere, di sfogarti…”

 

“Tu non sei sempre con me.” Remus riprese a tormentare l’etichetta della bottiglia. “Non puoi vedere quello che faccio ogni momento della giornata, non sai se ho pianto o no.”

 

“Non pretendo di vederti ogni momento della giornata… io voglio solo esserti vicina.”

 

“Non tutti reagiamo al dolore allo stesso modo, Tonks.”

 

“E il tuo modo di reagire qual è?”

 

Remus deglutì a fatica. “Tu non puoi capire.”

 

“Mettimi alla prova!” Tonks gli strappò la bottiglia dalle mani e gliene prese una fra le sue, costringendolo a guardarla. Oh no, non avrebbe mollato proprio adesso. Quell’uomo doveva venirne fuori ora, o non ne sarebbe uscito più. “Cos’è che non posso capire?”

 

“Noi apparteniamo a due emisferi completamente diversi, Tonks, tu sei una persona normale… io sono un mostro.” Remus la zittì prima che potesse replicare. “Non dire che non è così, hai detto che vuoi capirmi… e la verità è che io sono un mostro… e per più di un motivo.”

 

“Tu sei un essere umano.” Rispose immediatamente lei. “E dicendo il contrario non insulti soltanto te stesso, ma anche la memoria delle persone che hanno sempre creduto in te… la memoria di Lily e James, di Sirius…”

 

“Loro volevano vivere!” il tono di lui era cambiato… si era sbloccato. Finalmente era il tono di chi si stava sfogando. “James e Sirius sono sempre stati pieni di gioia di vivere, e Lily era al settimo cielo quando teneva Harry fra le braccia, mentre non c’è stato un solo giorno della mia vita in cui io non ho desiderato di chiudere gli occhi e non riaprirli più… eppure io sono qui, e loro non ci sono più… adesso capisci perché sono un mostro?”

 

“La tua definizione di mostro equivale a quella di persona che soffre nel mio vocabolario, professore.” Tonks gli strinse forte la mano nelle sue, strattonandolo verso di sé. “Non è colpa tua se i tuoi amici sono morti, oltre al fatto che ciascuno di loro sapeva bene che ti saresti gettato anche nel fuoco per salvarli… quanto al tuo desiderio di morire, io mi meraviglio di come tu riesca a essere l’uomo meraviglioso che sei nonostante tutto quello che hai dovuto soffrire.”

 

Remus rimase immobile, con le labbra socchiuse, quasi senza capire… e non riuscì a reprimere il disperato bisogno di sentirla ancora parlare.

 

Tonks era rossa in viso… sapeva che si stava scoprendo troppo, ma non gliene importava. Amava troppo quell’uomo per vederlo autodistruggersi così. “Ti ho osservato in questi mesi, ho imparato a conoscerti… guardandoti, e sentendo parlare di te dagli altri… e sai cosa ho scoperto? Che sei la persona più dolce che esista al mondo. Tu sei l’unico che riesce a calmare il dolore di Molly, il dolore di una madre, quando riceve schiaffi in faccia da suo figlio che l’ha tradita… sei l’unico che è riuscito a contenere per quanto possibile l’irruenza di Sirius, sei l’unico che riesce a parlare civilmente con Piton senza per questo essere ipocrita, e Malocchio ti stima come pochi nella sua squadra benchè tu sia l’opposto del suo soldato ideale… sei un amico leale, un confidente insostituibile, un soldato devoto e un punto di riferimento per chiunque ti conosca… e sì, se lo vuoi proprio sapere… non esiste nessun altro al mondo che io ascolterei parlare per ore e ore senza mai stancarmi.”

 

Remus strinse forte gli occhi per un momento, e abbassò lo sguardo… e Tonks sentì il cuore mancarle un battito quando la mano grande e ruvida di lui reagire e stringere a sua volta quelle più piccole di lei. “Tu conosci solo questo aspetto di me…” mormorò rauco. “…ma dentro di me c’è una belva… un mostro che io non posso reprimere, e credimi, non basta una pozione per tenerlo a bada, quando decide di comandare sulla mia anima lo fa e basta, non mi chiede il permesso…”

 

“Per qualche ora, solo per qualche ora.” Tonks gli accarezzò la mano. “Per la durata di una notte sei un lupo mannaro… ma per il resto sei un essere umano dotato di un gran cuore, e quello è tenere a bada la belva che hai dentro.”

 

“…in ogni caso, fra tutti noi meritavo di morire io e non loro… non loro.” Remus ritirò la mano da quella stretta, e nascose il viso stanco e sofferente per non vedere… per non sentire. “Che cosa rimane a me… ognuno di loro aveva un motivo per restare qui… qual è il mio?”

 

Tonks si morse le labbra, sentendo le lacrime pungerle gli occhi… e con tutto il suo coraggio, si sporse in avanti finchè non gli fu accanto e gli accarezzò la nuca, appoggiando la testa sulla sua spalla. “Io non ti posso dire che andrà tutto bene, per quanto lo vorrei… però lasciati aiutare da me. Voglio starti accanto… non ti abbandonerò proprio adesso, ma tu non mi respingere, per favore… dammi una sola possibilità di dimostrarti che insieme possiamo farcela… vuoi?”

 

Remus voltò la testa quel tanto da poterla guardare in faccia… non l’aveva mai vista così bene. Era bella… molto bella. Bella e giovane e semplice e sincera… e stava tendendo la mano proprio a lui, gli stava offrendo tutto il suo aiuto. Fu un istinto accarezzarle il viso col dorso della mano, e la vide rabbrividire e chiudere gli occhi… poteva sentire sotto le dita il calore delle sue guance, e improvvisamente si ritrovò a chiedersi perché il suo cuore stesse battendo così forte. Dunque non era davvero capace di dominarsi? Perché più di una volta aveva visto quel dolce viso rivolgersi verso di lui, ora con un sorriso, ora con uno sguardo sincero, ma lui si era sempre negato qualsiasi forma di emozione… non se la poteva permettere. Perché cedere ora? Non era cambiato nulla, non poteva permettersi il lusso di aprire il cuore a una donna…

 

“Lasciati aiutare da me.” Ripetè lievemente lei, accarezzandogli il viso e soffermandosi a sfiorare con una dolcezza infinita proprio le cicatrici che si era procurato durante l’ultima luna piena. “Insieme possiamo farcela… non tenermi a distanza…”

 

Quelle carezze… il suono soffice della sua voce… le sue parole… e lui era così stanco di lottare contro i mostri dentro di lui, contro il dolore, contro le restrizioni che si era imposto, contro tutto e tutti… Sirius e James sarebbero stati contenti di sapere che per una volta nella sua vita Remus Lupin aveva giocato l’ennesima battaglia con la sua razionalità, ma per la prima volta aveva perso… e aveva perso in grande stile.

 

Aveva perso nell’istante stesso in cui si era sporto in avanti e aveva appoggiato le proprie labbra contro quelle di Tonks.

 

La ragazza rimase senza fiato per un attimo, un solo piccolo e insignificante attimo durante il quale si chiese se quello era un sogno, poi mandò all’aria qualsiasi pensiero e si abbandonò alle sensazioni… aveva sognato mille e mille volte di baciare Remus Lupin, ma mai si sarebbe aspettata che quel momento sarebbe arrivato… e che sarebbe stato così. Così bello e così intenso. In quel bacio… c’era lui. Niente pretese, nessuna aggressività, tantissima dolcezza e nonostante tutto un disperato senso di bisogno, come se avesse appena liberato una molla che era rimasta compressa per settimane… era un’illusione, un giochetto sporco della sua mente? Questo lei non lo sapeva, tutto quello che riusciva a percepire era il movimento dolce delle sue labbra, la sua mano ruvida e calda che le accarezzava il viso arrossato, il dolcissimo solletico che le procuravano i suoi sottili baffi… le parve quasi di sentire il cuore che le scoppiava nel petto per la gioia. Si stava finalmente lasciando andare, ed era meglio di quanto lo avesse mai immaginato in tutti i suoi sogni ad occhi aperti… Tonks non realizzò nemmeno come, ma si ritrovò seduta sulle sue ginocchia e avvinghiata ancora di più a lui, assaporando quei baci come se fossero stati i primi della sua vita. Poteva giurare che i loro cuori battessero in sincronia…

 

Pura follia… e puro oblio. Era una sensazione divina quella che stava provando, un contatto fisico così intenso che non immaginava di poter provare più, ormai… invece lo provava eccome. L’incorruttibile Lupin si era lasciato corrompere… aveva ceduto agli occhi dolcissimi di una ragazza semplice e sincera, aveva ceduto a un fascino che apparentemente nessuno riusciva a vedere nelle sue movenze un po’ goffe… ma c’era quel fascino, oh se c’era. Era parte di lei… lo esprimevano i suoi occhi, il suo coraggio, la sua prontezza, la sua dolcezza… niente di esteriore, era tutto dentro di lei… Sirius gliel’aveva detto che prima o poi avrebbe perso anche lui la testa, e sarebbe stato improvviso e radicale come un vortice, in vendetta di tutti i cuori che aveva spezzato a Hogwarts coi suoi ostinati rifiuti verso il contatto umano, ma Remus ci aveva sempre scherzato su… non gli aveva mai veramente creduto.

 

…Black, vecchia canaglia… scommetto che se mi stai guardando, te la stai ridendo della grossa…

 

Più vicina… la voleva più vicina. Al diavolo tutto… si fidava di lei, perché lei si fidava di lui. Non c’era la luna piena, il mostro dentro di lui dormiva… per qualche momento poteva dimenticarsi di tutto e pensare solo a se stesso. E a lei. Quella piccola peste che non aveva avuto paura di aprirgli il cuore e porgergli la mano quando tutto attorno a sé vedeva solo buio. Lei era stata il suo raggio di sole… la sua speranza. Speranza che forse non era tutto perduto… che forse c’era ancora un motivo per restare su quella terra. Perché maledizione, se poteva vivere ancora un singolo minuto come quello che stava vivendo adesso… stretto fra le sue braccia, con le sue mani sottili fra i capelli, le sue labbra soffici e quel calore così intenso fra loro… valeva davvero la pena restare per vivere ancora momenti così…

 

… e che succederà alla prossima luna piena?

 

Tonks rimase senza fiato e anche senza parole quando si sentì sollevare di peso e si ritrovò di nuovo sulla sua sedia. Aprì gli occhi di scatto, e vide Remus che si alzava e le voltava le spalle con urgenza, passandosi freneticamente le mani fra i capelli. “Scusami. Io non… non so cosa mi abbia preso, mi dispiace.”

 

Tonks inorridì… no, questo non l’avrebbe accettato. “Non lo sai?!”

 

Remus continuò a darle le spalle. “Perdonami, ti prego.”

 

“Eh no, non te la cavi così!” come una furia, Tonks balzò in piedi e lo afferrò bruscamente per un braccio, costringendolo a guardarla. “Non puoi baciarmi in quel modo… e liquidare tutto con un dannato mi dispiace!”

 

Remus deglutì rumorosamente e strinse i pugni… col fuoco negli occhi, gli zigomi arrossati e le labbra gonfie per i baci era ancora più bella. E più difficile da tenere alla larga. “Non possiamo.”

 

“Perché?!”

 

“Perché…!” Remus balbettò per qualche istante. “Intanto per cominciare, sono abbastanza vecchio da essere tuo padre…”

 

“Si, anche mio nonno, magari!” Tonks fece una smorfia agguerrita. “Per caso mi credi una studentella di Hogwarts, professore?! No, non ti riparare dietro questa scusa perché non regge!”

 

“Non regge?” Remus fece una risatina ironica. “Tu dovresti frequentare un ragazzo della tua età, una persona normale…”

 

“Io frequento chi mi pare, di qualsiasi età! E la tua definizione di normale e la mia evidentemente non collimano, perché per quanto mi riguarda fino a un secondo fa mi sembrava che stesse avvenendo tutto in modo… perfettamente normale!”

 

Remus scosse la testa. “No, Tonks… no, è stato uno sbaglio, solo uno sbaglio! Un momento di debolezza da parte di entrambi, lo capisci questo?”

 

Tonks rimase per qualche istante con le labbra socchiuse, immobile… poi in due falcate invase il suo spazio personale e agguantò nei pugni la sua camicia logora. “Guardami negli occhi e dimmi che non provi niente per me.” Sibilò, con un’incredibile calma. “Guardami dritto negli occhi e ripetimi quello che hai detto, che è stato un errore… abbi il coraggio di dirmelo in faccia, Remus Lupin, guardami e dimmi che quel bacio non ha avuto alcun significato per te.”

 

Questo è sleale…

 

“Perché io ti sto guardando.” Tonks si morse per un attimo le labbra, poi vinse ogni esitazione. “E dopo il modo in cui mi hai baciata non ho alcuna difficoltà ad ammettertelo… sono innamorata di te.”

 

Remus sembrò stupito come se gli avessero appena parlato di asini volanti. “…non… non puoi, non capisci!” ricompostosi, l’uomo la prese per le spalle e la scosse accoratamente. “Non puoi amare me… io non posso offrirti nulla! Sono vecchio, povero e maledettamente pericoloso!”

 

Tonks scosse la testa con una smorfia. “Siamo in guerra, i soldi non contano assolutamente niente… non sei vecchio e smettila con questa lamentela, quanto al pericolo… sai una cosa, signor Lupin? Io sono una donna adulta, cresciuta e vaccinata, saprò bene cosa faccio, no? E sono un Auror, mi so difendere… non ho paura di te, non ne avrò mai, perché ti stimo e so che con un aiuto esterno puoi diventare più forte anche di questa tua… di questa tua malattia. Ti amo, credo in te… e in noi. E un minuto fa tu mi hai dato la dimostrazione che c’è speranza…”

 

Remus si odiò con tutte le sue forze, ma si costrinse a seguire la mente al posto dell’anima. “Io non… non ti amo, non provo la stessa cosa che provi tu.”

 

Tonks ingoiò il magone, ma respinse indietro le lacrime che le pungevano gli occhi. Doveva essere forte… doveva essere se stessa. “Non ti credo.”

 

Remus fece una smorfia. “Adesso parli anche per me?!”

 

In due passi svelti e aggressivi Tonks gli fu praticamente addosso, lo strattonò in avanti per la giacca e gli appoggiò una mano sul petto… e un momento dopo sorrise soddisfatta. “Allora dimmi perché ti batte così forte il cuore.”

 

Remus arretrò di qualche passo, serrando i denti. Quella piccola furia era arguta come un falco, e determinata come una tigre… non voleva proprio accettarla la sconfitta. E lui si maledisse mille e mille volte… perché per quanto stesse cercando di respingerla, dentro di sé sapeva bene che se avesse potuto seguire il cuore e non la mente si sarebbe comportato in modo ben diverso.

 

“Non voglio avere la presunzione di dire che mi ami quanto ti amo io.” Tonks incrociò le braccia sul petto, soddisfatta di sé. “Ma adesso so che anche tu provi qualcosa per me… e questo mi basta.

 

“Ma a me no!” Remus si passò le mani fra i capelli, andando avanti e indietro per qualche momento. “Ascolta, ammettiamo… ammettiamo che io possa avere un momento di debolezza…”

 

“Tu mi definiresti un momento di debolezza?!”

 

“Almeno uno di noi due deve mantenere la testa sul collo! Non ti posso permettere di fare una sciocchezza simile, non puoi sprecare nemmeno un istante della tua vita con uno come me!”

 

“E’ comodo! E’ troppo comodo spostare l’attenzione solo su di me! Ma perché invece non parliamo di te, di te, Remus Lupin?” Tonks avanzò con decisione. “Ti stai nascondendo dietro le tue paure… la verità è che hai paura di legarti a una persona, hai paura di legarti a qualcuno che potrebbe abbandonarti come hanno fatto tutti quelli che hai amato nella tua vita… Sirius, James e Lily, i tuoi genitori perfino… bene, ho una notizia per te: se non ti lasci andare, se non indulgi in un sentimento che ti faccia battere forte il cuore, allora non puoi dire di stare vivendo…”

 

Infatti questa è la verità, io sto solo sopravvivendo!”

 

“Uno come te non si merita solo di sopravvivere!!”

 

“Non ho altre alternative, lo capisci?!”

 

C’era disperazione nella sua voce… no, non poteva sopportarlo. Non poteva resistere. Tonks non gli lasciò il tempo per replicare quando si aggrappò alle sue spalle e gli sbattè le labbra contro le sue… per un breve momento le sembrò che lui volesse ritrarsi, che volesse scappare… poi si ritrovò circondata dalle sue braccia, e riconobbe quella scintilla che aveva sentito un attimo prima… si avvinghiò disperatamente a lui, non voleva che quel momento magico finisse…

 

…ma finì, e bruscamente anche. Remus si allontanò con decisione, anche se l’espressione sul suo volto palesava tutto lo sforzo che questo atto gli aveva richiesto. “Tutto questo è assurdo.” Mormorò a corto di fiato, passandosi una mano fra i capelli. “Odiami pure, se vuoi… ma c’è bisogno che almeno uno di noi sia la voce della ragione qui.”

 

Tonks lo vide voltarsi di spalle e avviarsi verso la porta… e fu una pugnalata al cuore. Lacrime di frustrazione e di rabbia le rigarono le guance… non si era inventata niente, lo sapeva bene… lui aveva risposto al suo bacio! E con lo stesso desiderio disperato di prima… eppure ora stava voltando le spalle a tutto quello che potevano realizzare insieme, e lei non era stata forte abbastanza da trovare un modo per fermarlo.

 

Remus strizzò forte gli occhi nell’istante stesso in cui cominciò ad allontanarsi da lei… sicuro di non essere visto, si sfiorò le labbra con la lingua nel disperato tentativo di sentire ancora il sapore del suo bacio dolcissimo e appassionato… un bacio che non avrebbe dimenticato più per quanti anni gli restavano da vivere, di questo era certo. Ma doveva essere ragionevole… se davvero il suo cuore batteva forte per Tonks, allora doveva lasciarla libera… doveva permetterle di innamorarsi di qualcuno che le avrebbe dato la felicità che realmente meritava. Anche se ora vederla con un altro avrebbe fatto male, le cose stavano così e non potevano essere cambiate.

 

Furibonda e frustrata, Tonks uscì dalla stanza e si avvinghiò al corrimano della scala che Lupin stava percorrendo diretto verso la porta… non poteva perderlo. Non poteva e basta.

 

“Io non rinuncio a te, Remus Lupin! Mi hai sentito?? IO NON RINUNCIO A TE!!”

 

Remus digrignò i denti contro la sua stessa rabbia e si chiuse la porta alle spalle… non si prese il disturbo di sollevare il bavero della giacca consunta che aveva addosso per difendersi dall’aria umida della notte di Londra… aveva bisogno di sentire il vento sferzargli la faccia, e restituirgli un po’ di quell’aria che i suoi polmoni avevano smesso di utilizzare.

 

Atterrita e sconfitta, Tonks si lasciò scivolare sulle ginocchia e pestò più volte il pavimento polveroso con il pugno… stavolta non fermò le lacrime. Era stata sconfitta… non era riuscita a vincere quel muro di paure che circondavano l’uomo che amava. Dopotutto, però… lei non era una che si arrendeva facilmente. Non l’aveva mai fatto, neanche da piccola… ci sbatteva la testa più e più volte contro il muro finchè non otteneva quello che voleva… e lei voleva Remus Lupin. Lo voleva con tutte le sue forze, ora che sapeva di avere una speranza con lui. Si asciugò le lacrime sbrigativamente e tirò su col naso… no, non si sarebbe arresa. Non avrebbe rinunciato… non ne era mai stata capace, e non avrebbe cominciato di certo adesso. Col tempo e con la tenacia avrebbe vinto la più intensa delle battaglie della sua vita… quella per la sua felicità.

 

“Io non rinuncio a te.”

 

 

********************

 

Nessuno di noi può dire di aver veramente vissuto se non ha sentito almeno una volta nella sua esistenza la sensazione di vivere una notte senz’alba, perché arriva per tutti il momento in cui sembra che il mondo ci crolli addosso… ma la cosa bella è che anche se in quel momento ci sentiamo completamente soli e abbandonati, in realtà non lo siamo… non lo siamo mai. E arriva sempre l’alba, prima o poi. Sempre.

 

********************

 

 

 

 

*THE END*

 

 

*^___^*  Sarebbe graditissimo un commentino, per consolare l’autrice che è una fabbrica ambulante di microbi e batteri ed è molto avvilita perché per colpa del raffreddore malefico ha fatto le ore piccole… *U.U*

  
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