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Autore: Naco    17/08/2010    3 recensioni
Andrea aveva lanciato un grido di gioia. Quella sera, ce l’avrebbe fatta. Sarebbe riuscito ad esprimere il proprio desiderio alla Stella Cadente e, sicuramente, lei l’avrebbe realizzato. Del resto, nei cartoni animati succedeva sempre, no?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JUST A LITTLE WISH









Prima Parte
Desiderio





C’erano poche nuvole quella sera. Aveva diluviato per giorni e lui aveva temuto che anche quel giorno non ci sarebbe stato alcun cambiamento. Anche la mattina aveva piovuto e Andrea aveva continuato a guardare fuori dalla finestra, sperando che la bambolina che aveva appeso la sera prima sortisse l’effetto sperato, come aveva visto accadere nei cartoni animati.
Sua sorella Anna, più grande di lui di alcuni anni, abbastanza da non credere ad una sciocca tradizione, l’aveva preso anche in giro e, fino all’ultimo, aveva continuato a ripetere che non sarebbe servito a nulla.
E invece, alla faccia delle previsioni nefaste di sua sorella, ad un certo punto, Andrea aveva lanciato un grido di gioia: all’orizzonte un timido raggio di sole aveva attraversato la spesse coltre di nuvole nere e, lentamente, le nubi avevano lasciato il posto a un cielo azzurro e terso.
Quella sera, ce l’avrebbe fatta. Sarebbe riuscito ad esprimere il proprio desiderio alla Stella Cadente e, sicuramente, lei l’avrebbe realizzato. Del resto, nei cartoni animati succedeva sempre, no? Anche la bambolina aveva funzionato bene; quindi Andrea era più che sicuro che tutto sarebbe andato per il meglio.

*


Anche se era estate, la mamma era stata tassativa: alle undici, doveva filare a letto.
“Ma mamma! Oggi ci sono le stelle cadenti!” aveva ribattuto lui, sull’orlo delle lacrime. Giulio, un suo amichetto, gli aveva spiegato che più tardi si vedono le stelle, più è alta la possibilità di scorgere una Stella Cadente, perché la luna tramonta e il cielo diventa più scuro. Ma se la mamma lo mandava a letto così presto, come avrebbe potuto vedere la Stella e chiederle di realizzare il suo desiderio?
“Si può sapere perché ti sei così fissato con le stelle, quest’anno?” chiese sua madre curiosa “Fino all’anno scorso non ti interessavano per niente!”
Andrea incrociò le braccia al petto, offeso. “Non posso mica dirtelo, mamma. Altrimenti il desiderio non si avvera!”
La mamma rise e gli diede un buffetto sulla guancia: “Non è che stai pensando alla tua amichetta Rosa? Lo sai, vero, che non è leale chiedere aiuto alle stelle per le questioni di cuore!”
Andrea arrossì violentemente. Rosa era la compagna di classe di cui era cotto. Ovviamente, era la più carina della classe, no, anzi, dell’intera scuola! Sembrava una principessa delle fiabe, tanto ero bella: aveva i capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri; a scuola aveva sempre ottimi voti ed era buona e gentile. Insomma, la bambina migliore del mondo! Ad Andrea era sempre piaciuta, ma lei purtroppo aveva occhi solo per Teo, un bambino di quinta, suo vicino di casa. Andrea, però, non aveva mai perso le speranze: qualche volta, Rosa aveva invitato alcuni amichetti a casa sua per giocare, e non si era mai dimenticata di lui. Quindi, significava che un po’ di bene doveva volergliene per forza! si era giustamente detto; quindi, sarebbe bastato metterci un po’ di impegno e ce l’avrebbe fatta di sicuro!
Però, in quel momento, non era la bella Rosa ad occupare i suoi pensieri.
“Non è questo il motivo, mamma!” urlò infatti il piccolo scappando via nella sua stanza, per evitare lo sguardo indagatore di sua madre.
La donna sorrise e sospirò di sollievo: per fortuna Andrea era sempre il solito, nonostante tutto. Dopo quello che era successo, infatti, aveva sempre temuto che Andrea potesse avere dei problemi di qualche genere; invece, benché lo avesse osservato a lungo, il piccolo sembrava aver accusato bene il colpo. Oh beh, all’inizio aveva pianto, tanto, e per un po’ si era rifiutato di mangiare; tuttavia, dopo un po’ di tempo, anche grazie all’aiuto di Anna, ormai abbastanza grande per vedere certi problemi da un’altra ottica, era tornato il bambino di sempre, forse un po’ troppo maturo per la sua età, ma comunque niente che potesse destare ancora delle preoccupazioni. Andrea stava solo crescendo.

*


L’orologio digitale che campeggiava sul comodino della stanza che divideva con sua sorella segnava ormai l’una e mezzo. Andrea continuò ad osservare, come ipnotizzato, le cifre che, piano piano, cambiavano e completavano il loro giro.
Alla fine, la mamma aveva avuto quasi compassione dei suoi occhioni supplicanti e quasi sull’orlo delle lacrime, e gli aveva permesso di restare alzato fino alle 11.30 per vedere le stelle, ma lui non era riuscito a beccarne neanche una. Eppure, aveva seguito tutti i consigli che gli aveva dato il suo amico: aveva scelto un luogo dove non si vedesse la luna e dove non c’erano luci, o comunque fossero poche – la veranda che dava su un giardinetto interno, abbastanza buia, perché illuminata solo dalle luci accese nelle varie case del vicinato – e non aveva mai mai mai distolto gli occhi dal cielo.
“Se ti distrai anche per pochissimo tempo, anche per un solo secondo, la stella potrebbe apparire e tu potresti perderla per sempre! E il tuo desiderio non si avvererebbe mai!” gli aveva spiegato Giulio serio.
Nonostante tutto, però, non aveva visto una sola stella e così, in un batter d’occhio, erano arrivate le undici e mezza e la mamma era andata ad intimargli di andare subito a letto.
“Ma mamma! Non ho ancora sonno!”
“Sì che ce l’hai. Su, muoviti, altrimenti domani mattina non vorrai alzarti.”
“Ma…”
“Allora vuol dire che, se domani non ti sveglierai, non ti porterò con me.” Aveva concluso con voce dura e Andrea infine capitolato.
Una volta nel letto, però, non era riuscito a prendere sonno: mentre lui se ne stava lì, in quella stanza buia e così chiusa, milioni di stelle potevano star cadendo proprio sulla loro casa, e lui le stava perdendo tutte. Milioni di puntini in quel momento stavano realizzando i sogni di milioni di persone, tranne che il suo. E per lui era troppo importante esprimere quel desiderio quella notte.
Più i minuti passavano, più la sua ansia aumentava e, di conseguenza, il sonno tardava ad arrivare. Che senso aveva restarsene a letto se poi non riusciva a dormire? Tanto valeva alzarsi e tornare a guardare le stelle! La mamma probabilmente si sarebbe arrabbiata tantissimo, se l’avesse scoperto, ma tanto la mattina dopo avrebbe avuto sonno comunque.
Avendo cura di fare il minor rumore possibile per non svegliare sua sorella – Anna sapeva essere molto più dispotica di sua madre e, sicuramente, se l’avesse beccato, avrebbe fatto la spia! – si alzò e andò in cucina; aprì la porta finestra, facendo attenzione a non usare troppa forza (era d’acciaio e faceva un rumore terribile ogni volta che l’aprivano o la chiudevano!), portò fuori la sedia sdraio che sua madre usava in spiaggia e si sedette, deciso a portare a termine il suo compito.
Ormai, le luci del vicinato erano completamente spente e non si vedeva a un palmo di naso; eppure, alzando gli occhi al cielo, Andrea vide qualcosa che non aveva mai e poi mai visto, neanche sui libri: milioni, miliardi di puntini luminosi che si stagliavano sullo sfondo nero del cielo, tutti diversi tra loro. Alcuni erano più nitidi, altri si vedevano poco, altri ancora sembravano lampeggiare, come le luci di un aereo. Giulio gli aveva detto che nell’antichità alcuni ci avevano visto delle figure, in quell’ammasso di stelle, ma lui non riusciva a ricordare quali e dove fossero, anche se il suo amico gliel’aveva fatto vedere sul libro di suo fratello.
Andrea non aveva mai visto tante stelle in vita sua e notò che, man mano che i suoi occhi si abituavano al buio, riusciva a vederne sempre di più, come se all’improvvise fossero apparse solo per salutarlo.
“E’ bellissimo!” si sentì esclamare a voce alta: era uno spettacolo meraviglioso e non avrebbe mai staccato gli occhi da quello splendore per nulla al mondo, e non solo perché voleva vedere la Stella Cadente; era un qualcosa di troppo magico e voleva imprimersi bene quell’immagine per portarla per sempre dentro di sé.
“Sì, è bellissimo, Andrea!” gli sembrò di sentir rispondere una voce, quando vide quello strano puntino luminoso che precipitava giù, nel cielo nero.
Andrea balzò a sedere e, più velocemente che poté, mandò la sua umile preghiera al cielo, prima che quella luce scomparisse dalla volta celeste; poi, si abbandonò allo schienale della sedia, soddisfatto.
Ce l’aveva fatta.
Adesso sì che tutto si sarebbe risolto per il meglio, lo sentiva.


Note sparse dell’autrice
- Come avrete capito, questa storia partecipa alla challenge Cielo d’estate, indetta da Fanworld.it, set Cielo Azzurro; nel capitolo ho usato il prompt Esprimere un desiderio.
- Io adoro in modo indecente le stelle, cadenti o meno, dunque non potevo esimermi dal dare questa interpretazione classica al prompt.
- Sì, essere circondata di bambini, a furia di fare doposcuola, mi porta sempre più spesso a pensare come loro; potrei aggiungerci che, in fondo, so di essere una bambina cresciuta, per certi versi, ma chiunque mi conosca questo già lo sa da sé. XD
- La bambolina di cui parlo si chiama teru teru bozu e si tratta di quelle bamboline bianche che bambini appendono alle finestre per scacciare il mal tempo. Se non vi chiaro, un esempio potete trovarlo qui
- So BENISSIMO che è quasi impossibile, in città, vedere le stelle così bene, anche in un luogo non illuminato. Quando ho scritto questa storia, però, ho tenuto conto che a parlare era un bambino di 7 anni che per la prima volta vede un cielo stellato alle 2 di notte, perciò ho immaginato che per lui dovesse essere un evento meraviglioso e speciale.


   
 
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