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Autore: Naco    17/08/2010    3 recensioni
Andrea aveva lanciato un grido di gioia. Quella sera, ce l’avrebbe fatta. Sarebbe riuscito ad esprimere il proprio desiderio alla Stella Cadente e, sicuramente, lei l’avrebbe realizzato. Del resto, nei cartoni animati succedeva sempre, no?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terza Parte
Il domani che verrà






Nonostante il trascorrere del tempo, quella stanza non era minimamente cambiata.
Non era cambiato il bianco immacolato delle tende, delle lenzuola e delle pareti; non era cambiata la puzza di medicinali che si avvertiva nell’aria, come non era cambiata la posizione in cui aveva visto l’uomo l’ultima volta che era stato lì. In cui l’aveva sempre visto lì.
Eppure, loro erano cambiati.
Anche se l’uomo non poteva vedersi, il corpo di suo padre aveva comunque continuato a crescere, a maturare e ad invecchiare. Adesso, tra i suoi capelli neri di allora, si vedevano sempre più spesso ciuffi bianchi, come quella stanza; anche il suo volto era mutato e rughe sempre più profonde erano apparse sul suo volto.
Anche lui era cambiato.
Era diventato più alto, indubbiamente; la mamma gli aveva detto che aveva superato anche suo padre, ma che non c’era da stupirsi, perché, nella sua famiglia, il signor Gustavo era il più basso dei tre fratelli. Dalla quarta elementare, aveva anche dovuto mettere gli occhiali, perché non riusciva a vedere bene la lavagna e, da allora, li aveva sempre dovuti portare.
Ma era soprattutto la sua vita, ad essere cambiata.
Ormai aveva finito la scuola dell’obbligo e si era iscritto all’università; a causa della facoltà che aveva scelto, era stato costretto a spostarsi e quindi le sue visite al capezzale del padre si erano ridotte moltissimo. All’inizio, aveva avuto qualche remora a lasciare sua madre da sola, ma la donna aveva scosso la testa decisa: non doveva rinunciare alla sua vita e ai suoi sogni per lei; se la sarebbe cavata benissimo anche senza di lui.
“Perdonami, papà” Il silenzio della stanza, adesso, non gli faceva più paura. “Mi dispiace non essere venuto a trovarti molto spesso. Sai, che sto studiando astronomia a Bologna? È una facoltà bellissima. Mi piacerebbe tanto portarti a vedere le stelle nel nostro planetario: sono sicuro che ne rimarresti affascinato anche tu!”
Sorrise al pensiero che quella passione gli era nata per chiedere a una stella di esaudire il suo desiderio. Quanti giorni aveva sprecato, con la testa per aria, a cercare una Stella Cadente che lo realizzasse?
Tanti.
Quando il suo primo desiderio si era realizzato – aveva chiesto di non ammalarsi, quella sera, anche se faceva freddo, e infatti la mattina dopo non aveva starnutito neanche una volta, anche se si era preso un sacco di rimproveri dalla mamma, che l’aveva sorpreso addormentato fuori – aveva pensato di chiedere subito ciò che gli premeva; tuttavia, ricordando il suo piano, aveva pensato che forse sarebbe stato meglio fare un altro tentativo, nel caso si fosse trattato solo di un caso. Così, la volta successiva aveva chiesto il DVD di un film che gli era particolarmente piaciuto e, pochi mesi dopo, la zia gliel’aveva regalato.
Ormai sicuro che il potere delle stelle funzionasse davvero, aveva provato a chiedere la cosa che più gli premeva; tuttavia, erano passi i giorni e i mesi e il suo desiderio non si era realizzato. Perciò, aveva iniziato a chiedersi il perché: perché gli altri due desideri erano stati realizzati e quello a cui teneva di più no? Forse perché il suo papà aveva ancora sonno e non voleva svegliarsi, oppure, forse, perché esistevano stelle particolari che realizzavano particolari desideri – come il suo, appunto?
Così, ormai deciso a trovare la stella che faceva al caso suo, aveva iniziato a guardare il cielo ossessivamente, in attesa della stella giusta.
Sua madre si era presa quasi un accidente, ma solo quando il piccolo le aveva spiegato il perché di quella fissazione, la donna finalmente gli aveva rivelato la verità. La signora Elisa si era aspettata urla, pianti, grida di odio, ma non era avvenuto niente di tutto quello; Andrea l’aveva guardata, serio.
“Ma quindi un giorno forse si sveglierà?”
“Sì, forse.”
“E allora io continuerò a chiedere alle stelle di farlo svegliare presto”, aveva concluso lui.
Crescendo, aveva capito quanto quella ricerca fosse inutile e aveva iniziato a guardare il cielo con occhi diversi. Con gli occhi di un appassionato di astronomia prima, con quelli di uno studioso poi.
Ormai, sapeva perfettamente che le stelle cadenti – anzi, i frammenti di meteorite che la Terra incontrava durante il suo moto di rivoluzione intorno al sole – non realizzavano alcun desiderio, eppure, ogni volta che ne vedeva una, continuava inconsciamente ad esprimerne uno.
“Visto che ci sono, ogni tanto salgo su anche a salutare la zia. A proposito, sai che si è risposata? Probabilmente te l’avrà già detto la mamma, ma l’uomo che si è scelta stavolta è una brava persona, anche se di due anni più giovane di lei. Lo sai che la mamma ha idee classiche su queste cose: in una coppia, l’uomo deve essere più grande della donna!”
Sorrise, al pensiero della donna che aveva allevato lui e sua sorella da sola: crescendo, aveva anche capito cosa volessero dire le parole di sua madre di quel giorno. Eppure, anche dopo non gliene fece mai una colpa: era abbastanza grande per comprendere che certi incidenti possono capitare a tutti, soprattutto se la causa non è tua, ma ti trovi coinvolto tuo malgrado.
“Anche Anna ha detto che non dovrebbe preoccuparsi per queste sciocchezze e la prende in giro dicendo che sta diventando vecchia. A proposito, mi ha detto di mandarti i suoi saluti. Avrebbe voluto tanto venire, ma il lavoro l’ha bloccata”
Una volta, gli avevano detto che, anche se lui e sua sorella non facevano altro che litigare, quando un giorno sarebbero stati divisi, si sarebbero cercati, come un’anima divisa in due. Allora aveva scosso la testa, dicendo che non sarebbe mai capitata una cosa simile; e invece, doveva ammettere che quella persona aveva avuto ragione: da quando, qualche anno prima, sua sorella si era trasferita a Roma per lavoro e lui, ancora liceale, era rimasto a casa, non c’era giorno in cui non si erano sentiti. L’argomento più dibattuto era la salute della mamma, le condizioni di papà e la vita che lei aveva lasciato; poi, le loro conversazioni si erano spostate su altri argomenti e si erano ritrovati ore e ore al telefono, a chiedere consigli l’uno all’altro sulle cose più diverse.
“Anna crescendo non è cambiata di una virgola, neanche adesso che convive con un uomo: lascia tutto in giro ed è il Caos in persona. Pensa che qualche tempo fa, l’ultima volta che siamo venuti a trovarti tutti insieme, mi ha accusato di averle fatto sparire una borsa che aveva buttato sul mio letto!”
Il fatto che Andrea fosse così preciso ed ordinato, mentre sua sorella non avesse mai compreso l’uso che si fa degli armadi aveva sempre lasciato basita la loro madre. La donna aveva sperato che, crescendo e andando a vivere da sola, le brutte abitudini di Anna si sarebbero modificate; invece, con gli anni, erano solo peggiorate. Andrea si era sempre chiesto come facesse il suo compagno a sopportarla, ma poi si era reso conto che preferiva di gran lunga non saperlo.
Andrea si soffermò ancora una volta a guardare il volto disteso di suo padre e sentì uno strano nodo in gola: quante cose si era perso in quegli anni? Tante. E, per quanto cercassero di non pensarci, ogni volta che lo vedeva lì, immobile, quella schiacciante consapevolezza gli mozzava il respiro e le lacrime minacciavano di coglierlo di sorpresa.
“Papà,” Andrea si chinò accanto a lui e gli prese una mano fra le sue “quando ero piccolo, rivolgevo le mie preghiere alle stelle, sperando che queste realizzassero il mio desiderio. Crescendo, ho compreso che le stelle non avverano i sogni di nessuno e così, ho continuato a desiderare e sperare in silenzio che prima o poi tu ti saresti svegliato e saresti tornato al nostro fianco. Ma ora… ora capisco che l’unica persona a cui devo rivolgermi sei tu. Svegliati papà. Hai risposato abbastanza. Hai perso così tanti momenti importanti della vita mia, della mamma, di Anna… Svegliati. C’è una persona che vorrei farti tanto conoscere e vorrei tanto sentire il tuo parere su di lei. Ti prego, svegliati. Voglio che, un giorno, tu possa veder crescere almeno i tuoi nipoti e stare al loro fianco.”
Se anni prima gli avessero detto che un giorno avrebbe fatto una proposta di matrimonio alla bella Rosa, lui non ci avrebbe mai creduto. O forse sì: da piccolo, del resto, era sempre stato convinto che ce l’avrebbe fatta, a conquistare il suo cuore; eppure, lei non l’aveva mai calcolato più di tanto, nonostante fossero anche stati compagni di banco per un anno intero.
Poi, dopo le scuole medie, si erano ritrovati al liceo. A quell’epoca, lui aveva già iniziato ad interessarsi all’astronomia e Rosa si era subito incuriosita; Andrea l’aveva portata qualche volta con sé al planetario, le aveva insegnato le posizioni delle costellazioni e, in breve, la loro amicizia era cresciuta, fino a trasformarsi in qualcosa di più. Infine, quando lui aveva deciso di trasferirsi a Bologna, lei gli aveva semplicemente detto che, guarda caso, anche lì c’era un’ottima facoltà di giurisprudenza e che avrebbero potuto andarci insieme e dividersi l’affitto.
Era incredibile come, qualcosa che in un primo tempo era nato per caso, per un motivo molto più triste, aveva portato tanti cambiamenti nella sua vita.
Tranne uno, quello più importante.
Quello da cui, in fondo, dipendevano tutti gli altri.

*


L’infermiera entrò nella stanza, come ogni giorno, alla stessa ora da più di dieci anni, per cambiare la flebo all’uomo steso su quel letto.
Anche se non gli aveva mai parlato, ormai, si era affezionata a lui, alla sua storia e alla sua famiglia: con la signora Elisa ormai scambiavano più di qualche chiacchiera e spesso la donna si era sfogata con lei circa le sue preoccupazioni per la sorte del marito; sia Anna che Andrea le volevano bene quasi come ad una di famiglia, e lei ricambiava quell’affetto per quei due giovani che aveva visto crescere.
“Allora, signor Gustavo. Non le pare sia ora di tornare a casa?” bisbigliava, quasi come una preghiera ogni volta.
Anche quel giorno, come sempre, la donna si abbassò per controllare che tutto fosse a posto.
E, per un attimo, rimase sconcertata.
Com’è possibile? Così, all’improvviso? Vero che, in casi come quello, ogni miglioramento o peggioramento poteva avvenire all’improvviso, però…
“Dottore!” urlò correndo fuori dalla stanza “Dottore, presto, venga! Il signore della stanza 103…!”




FINE







Note sparse dell’autrice
- Come avrete capito, questa storia partecipa alla challenge Cielo d’estate, indetta da Fanworld.it, set Cielo Azzurro; nel capitolo ho usato il prompt Desiderio avverato. Sì, il prompt si riferisce sia al desiderio della madre, che sperava che i figli non la odiassero, sia al desiderio che quella sera Andrea aveva espresso alla Stella Cadente.
Lo so che mi odiate e che volete sapere cosa è successo al padre di Andrea, se il desiderio di tutti si è realizzato, o se purtroppo l’uomo non ce l’ha fatta. La verità? Non lo so neanche io! XD All’inizio avevo pensato di non realizzare quel desiderio, ma poi mi sono affezionata al poveretto, e soprattutto non volevo creare una storia completamente angst in pieno agosto, così ho lasciato un finale aperto, cui tutti possono dare l’interpretazione che preferiscono.
- Lo so che ultimamente sono un po’ in fisa con l’astronomia. Credetemi, non è colpa mia; sono i personaggi che lo vogliono! O_O Certo, ammetto che la visione di Sora no manimani aiuta, eh! XD In realtà, mi piaceva l’idea che, alla fine, l’incidente del signor Giustavo portasse solo disgrazie, ma ho voluto trovarci qualche “lato positivo”, diciamo. E poi, a furia di guardare il cielo, non si può non amarlo, anche se non tutti i desideri che gli chiediamo si realizzano! <3 alcuni potrebbero obiettare che, dopo tutte le volte che era rimasto deluso, Andrea avrebbe dovuto odiare le stelle. In verità, è vero, ma tenete conto che alcuni desideri del piccolo si sono realizzati e a quell’età non è facile capire che ci sono diverse tipologie di desideri, alcuni facilmente realizzabili anche senza l’aiuto delle stelle, altri quasi impossibili. E poi, con tutti i desideri che erano stati realizzati, per forza doveva crederci!
- Ad Anna la donna aveva rivelato le dinamiche dell’incidente molto prima, proprio perché più grande, ma anche lei, come avrete intuito, non ha mai ritenuto responsabile sua madre dell’incidente.
- La storia dei fratelli che poi si cercheranno una volta cresciuti, anche se si pestano, me l’ha detta più di una persona. Sarà vera? Io e mia sorella poco ci crediamo…
- Bene, e con questa credo di aver detto tutto. o.o come sempre, commenti, critiche, secchi d’acqua gelata (*_*) non possono che farmi immensamente piacere.
Alla prossima!
   
 
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