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Autore: Fra_Emme    20/08/2010    14 recensioni
Attenzione, Spoiler! "L'idea di appropriarsi degli occhi del fratello defunto, a Sasuke, non è che lo esaltasse. Lo stuzzicava, sì, ma certamente non saltava di gioia all'idea di staccare gli occhi al cadavere già martoriato del povero Itachi. E, a dire il vero, gli faceva anche un po' senso. Avrebbe decisamente preferito evitarlo, sì."
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fanfic
Trapianto

Il giovane Uchiha, sbuffando piano, insofferente, si voltò a pancia in su, andando a sfiorare con la mano la fasciatura stretta attorno ai suoi occhi.

Bella rottura, la storia del trapianto. Ma la cosa che veramente lo indispettiva era che lui nemmeno voleva sottoporvisi. Non del tutto, almeno.
Era stato costretto.
E, guarda caso, la colpa era nientemeno che di quei decerebrati dei suoi ex-compagni di squadra.

A partire da Sakura, che nella sua idiozia totale - davvero, Sasuke da quando la conosceva si domandava perché invece di intestardirsi nel voler intraprendere il mestiere di kuinoichi non si rassegnasse a fare la casalinga, che meglio le si addiceva - si era presentata di fronte a lui fermamente convinta di poterlo cogliere in fallo ed eliminarlo.


Lui non è che volesse ucciderla. Né farle del male. Anche perché, dal suo punto di vista, la giovane era decisamente insignificante, perché avrebbe dovuto sprecare tempo con lei?

Ma non si trovava nella condizione mentale per lasciar correre una cosa del genere. Era stanco per il combattimento appena terminato, gli doleva la testa e a tratti non vedeva più a un palmo dal proprio naso, dannati occhi difettati.


Ascoltando distrattamente la ragazza che ciarlava a proposito del volerlo seguire nella sua missione - patetico diversivo a cui non aveva creduto neanche per un secondo -, qualcosa nel suo cervello aveva fatto
click, forse un desiderio represso fin dai tempi dell'Accademia.

Fatto sta che, senza nemmeno rendersene conto, in un attimo aveva caricato il Chidori e le si era avventato contro.



A quel punto, era arrivata la restante parte dell'originario Team 7.

Tempismo ineccepibile, nulla da dire, per fortuna gliel'avevano tolta dalle grinfie in tempo.

E durante tale simpatica rimpatriata assolutamente non richiesta né desiderata, gli sproloqui di Kakashi e Naruto - specialmente quest'ultimo - riguardanti la pace, l'amore e la fratellanza, quanto fosse bello vivere quando il proprio scopo non era la vendetta e cose del genere, uniti al dolore diffuso in tutto il suo corpo per le ferite recentemente riportate, gli avevano fatto tanto salire il sangue alla testa da indurlo a fare una cosa che in dieci anni di vita dallo sterminio del clan non aveva mai, mai fatto.

Sasuke Uchiha era scoppiato a ridere. Istericamente, ma era scoppiato a ridere.

Tuttavia, l'improvviso sbalzo di pressione non aveva giovato ai sui poveri occhi che, già martoriati dall'utilizzo sconsiderato che il loro padrone faceva del Mangekyou, erano esplosi con uno sonoro POP.

Uno e due.


Sakura era in un angolo, piangente, intenta a domandarsi come, come la sua strategia di battaglia avesse potuto fallire tanto miseramente.
L'idea di distrarre Sasuke con un diversivo e tramortirlo colpendolo in testa con un pollo di gomma appositamente nascosto sotto la maglietta le era parsa geniale. Dunque, non si accorse di ciò che stava avvenendo al povero Uchiha.

Il Sensei, a suo favore va detto che tentò di fare qualcosa, ma non riusciva ad interrompere Naruto, che gesticolava febbrilmente, ormai completamente infervorato nel proprio discorso - "Io ti capisco! Tu sei proprio come me! Per questo ti salverò!" stava ripetendo per l'ennesima volta -, senza badare minimamente al fatto che il volto dell ex-compagno andasse via via impiastricciandosi di sangue e di un inquietante sostanza trasparente.

Sasuke, dal canto suo, non sembrava essersi neanche accorto di ciò che gli era capitato, e anzi, seguitava a ridere sempre più forte.

Era evidente che lo stress accumulatosi dentro di lui nell'ultimo periodo - la morte di Itachi, lo scontro con Danzou, la realizzazione dell'idea di non azzeccarne mai una giusta - aveva finalmente trovato una valvola di sfogo.
Il prezzo erano state un paio di rotelle, oltre ad un paio d'occhi, ma del resto, quando mai Sasuke avrebbe potuto esser definito una persona "normale"?

Finalmente, dopo un paio di minuti, accorse Madara, trafelato, come un genitore che corre a recuperare il figlioletto allontanatosi  troppo dalla propria visuale.
Sollevò Sasuke, che ancora non accennava a calmarsi, se lo mise in spalla come un sacco di patate e, dopo aver rivolto a Kakashi un cortese cenno di saluto, girò i tacchi portandosi via l'ingombrante fardello.

Il Sensei esalò un sospiro a metà tra compassione e consapevolezza. Dopotutto, aveva trascorso parecchio tempo con il ragazzo, sapeva quanto fosse difficile trattare con lui, e per un attimo fu quasi sollevato dal fatto che Sasuke avesse deciso di cambiare maestro anni prima.
Tante grane in meno. Doveva ammetterlo.

A imitazione di Madara, si caricò in spalla Sakura, che, rannicchiata a terra, aveva iniziato a mormorare "Sas'ke-kun... Sas'ke-kun..." in una sorta di litania piuttosto inquietante, e Naruto, evidentemente non accortosi che il giovane Uchiha fosse stato portato via.

Infatti, il jinchuuriki continuava a parlare.

"Anche io ho sofferto, Sas'ke! Come quella volta che ho bevuto il latte scaduto e ho avuto il mal di pancia tutto il giorno! O quella volta che da Ichiraku il ramen era terminato! Ma non per questo voglio radere al suolo Konoha! Tutti soffriamo, nella vita, Sas'ke! Ma bisogna andare avanti! Andare avanti, Sas'ke!" starnazzava drammaticamente, le guance bagnate da due lacrimucce di commozione, quando Kakashi, rassegnato, lo sollevò da terra e prese la via per Konoha.


Stesa in terra e sanguinante, Karin si rese conto della realtà, di essere stata bellamente ignorata e abbandonata più morta che viva. Mentalmente, li maledisse uno ad uno.



L'idea di appropriarsi degli occhi del fratello defunto, a Sasuke, non è che lo esaltasse. Lo stuzzicava, sì, ma certamente non saltava di gioia all'idea di staccare gli occhi al cadavere già martoriato del povero Itachi.
E, a dire il vero, gli faceva anche un po' senso.
Avrebbe decisamente preferito evitarlo, sì.

Tuttavia, senza poter contare sulla propria vista, l'idea di portare a termine la tremenda vendetta contro Konoha che tanto attentamente aveva pianificato era decisamente fuori portata.
Oltre ciò, se pure in qualche modo vi fosse riuscito, non avrebbe comunque potuto godere della vista del Villaggio distrutto sotto i propri colpi.
E, dettaglio modesto ma non senza importanza, non avrebbe più potuto guardarsi allo specchio mentre si pettinava.

Dunque, quando Madara gli parlò ancora una volta della possibilità - che adesso, secondo il parente, più che possibilità si era tramutata in urgenza - di trapiantarsi gli organi del suo amato nii-san, Sasuke non ebbe più nulla da obiettare.


Il trapianto fu eseguito senza intoppi e senza particolari difficoltà.

Ciononostante Suigetsu, che, forse con un pizzico di sadismo, insistette tanto per assistere all'operazione, non poté fare a meno di domandarsi come avesse fatto Madara a recuperare gli occhi dal cadavere di un uomo morto ormai settimane prima.
Fu quasi sul punto di chiederlo a lui stesso, ma un'illuminazione improvvisa gli suggerì che era meglio tacere. Se Sasuke lo avesse sentito, avrebbe potuto ricadere in una delle sue crisi isteriche, a onor del vero piuttosto frequenti dall'ultimo incontro con l'ex Team 7.


Insomma, per forza di cose, il Vendicatore era costretto a letto, la parte alta del viso avvolta in una pesante fasciatura che gli impediva di vedere, e quindi di affaticare i suoi nuovi occhi.
Madara, da familiare affettuoso qual'era, l' aveva salutato con un buffetto paterno sulla testa, accolto dal giovane con un laconico "Mh.", gli aveva raccomandato di riposare e l'aveva lasciato solo.

Jugo, premuroso, temendo che il leader potesse annoiarsi, silenziosamente posò un paio di riviste sul comodino di fianco al suo letto, e altrettanto silenziosamente se ne andò.

Evidentemente non si rese conto che nel suo gesto ci fosse qualcosa di enormemente sbagliato. Fortunatamente, Sasuke non se ne accorse nemmeno, quindi evitò di innervosirsi.

L'Uchiha tentava di tenersi occupato come poteva.
Per diverse ore rifletté sulla sua vendetta ormai imminente. Con assoluta precisione, evocava nella sua mente l'immagine di quanto sarebbe accaduto, come se stesse avvenendo in quel preciso istante.

Vedeva se stesso, dall'alto, varcare il portone del Villaggio della Foglia, gelido, statuario e terribile come un dio dell'antica Grecia, osservare i poveri stolti che, con un grido di terrore "È lui! L'erede degli Uchiha!" fuggirvano nelle loro case come formiche impaurite.

Si avventava contro di loro con movenze fluide ed eleganti, e si faceva largo a colpi di Kusanagi, seza risparmiare nessuno.

Vedeva le abitazioni crollare come cartapesta sotto la potenza del suo Chidori.

Arrivato a palazzo, gli Anziani gli si prostravano a terra, piangevano, imploravano perdono.

"È troppo tardi per il perdono." rispondeva lui, glaciale, prima di decapitarli tutti con un unico fendente.

Sentiva la carne lacerarsi, la lama trapassarla come burro. Il sangue schizzava, macchiandogli la veste, e il suo odore lo inebriava.

Si volgeva verso la finestra, osservare Konoha distrutta, osservava la sua opera, e mormorava "Per te, nii-san.".


Il giovane Sasuke, quello vero, quello bendato nel suo letto, all'apice della propria tragedia mentale scoppiò a ridere ancora una volta.
Tanto da non accorgersi di Madara, ritto in piedi vicino a lui, che, tenendogli una mano sugli occhi, gridava "La morfina, Jugo! Portami la morfina, dannazione!".



E tuttavia, anche quel continuo fantasticare, per quanto piacevole, lo annoiò presto.
Il Vendicatore prese dunque la decisione di alzarsi e fare due passi. Al diavolo il riposo: se l'erede degli Uchiha aveva voglia di camminare avrebbe camminato, cieco o non cieco, bende o non bende.
Dunque, respinse le coperte e si alzò. A tentoni cercò le proprie pantofole, sbattendo di tanto in tanto contro il mobilio piuttosto scarno della propria stanza, ma senza proferire parola, stoico.
Una volta trovate e indossate le bramate calzature, ciabattò fuori dalla stanza, tendendo le braccia di fronte a sé.

"Yo, Sas'ke!" lo salutò Suigetsu, sorridendo mettendo in mostra i denti aguzzi, quando il leader fece la sua comparsa nella stanza attigua.

In verità, il giovane era stato incaricato da Madara di badare all'Uchiha. Pertanto, vedendolo avanzare a tentoni, le braccia che brancolavano nel vuoto, come la grottesca parodia di un bambino che gioca a mosca cieca, il sottoposto avrebbe dovuto, se non fermarlo, quantomeno chiedergli dove avesse intenzione di recarsi, in tale stato.

E invece Suigetsu si limitò a commentare "Stai meglio, eh Sas'ke?", evidentemente rallegrato all'idea che il proprio capitano stesse rimettendosi tanto in fretta.

"Mh." rispose lui, sostenuto, evitando per un pelo di sbattere contro il tavolo.

Annuendo allegramente, come se il comandante gli avesse fatto chissà quale lode, Suigetsu tornò ad affaccendarsi sulla spremuta di agrumi che stava preparandosi, appoggiato ad un ripiano.

Era talmente preso da non accorgersi che Sasuke, nel suo vagabondare senza meta, andava avvicinandosi pericolosamente alle scale che portavano al piano di sotto.

Alle orecchie del ninja giunsero uno schianto e il fragore di una carcassa che rotolava.


Quando Madara corse a controllare cosa fosse successo, quasi inciampò nel Vendicatore, steso ai piedi delle scale in una posizione scomposta, e in preda alla sua ormai nota e frequente risata,  il bendaggio attorno agli occhi che andava tingendosi di rosso.

Suigetsu, in cima alla scala, un pompelmo in una mano e un'espressione beota sul viso, sembrava non riuscire a capacitarsi di come fosse potuta accadere una cosa simile.
"È caduto." fu l'unica spiegazione che fornì a Madara, accennando all'Uchiha.



Era vero e palese. Sasuke Uchiha, erede del clan Uchiha, traditore di Konoha, neo-membro dell'Akatsuki e neo-ricercato di rango S, era ufficialmente diventato matto.
Ma forse, se in seguito lo avessero arrestato e rinchiuso in qualche clinica, dopo essersi accertati in che stato era costretto a vivere e da chi era circondato, le autorità avrebbero anche potuto concedergli qualche attenuante.


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Insomma, eccola finalmente. Non è niente di che, lo so perfettamente, è una sciocchezza che ho scritto in vacanza e che finalmente mi sono decisa a trascrivere. Però mi sono divertita molto a scriverla! E sono contenta di essere riuscita a concludere qualcosa, dopo un anno, finalmente.
La dedico al mio fratellino, che prende in giro Sasuke quasi quanto me ed è una fonte d'"ispirazione" continua (diverse scene le avevo immaginate chiacchierando con lui).

   
 
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