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Autore: LeFleurDuMal    22/08/2010    10 recensioni
Aioria sembrò ricordarsene adesso. Non gli mise una mano sulla spalla, come avrebbe fatto Milo, solo perché il suo carattere lo rendeva più sfuggente, più riottoso anche nelle manifestazioni d’affetto. Appoggiò i gomiti al legno e si limitò a fare un cenno col mento. “Di dove sei stato, di laggiù… hai mai nostalgia?” “Solo ricordi. Nostalgia mai”. Kanon sorrise e nel buio sembrò un sorriso salato come le onde.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Leo Aiolia, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo ricordi

 

 

Solo ricordi. Nostalgia mai.

 

 

 

 

 

 

“Sacchetto”.

“Medusa”.

“Sacchetto”.

“Ma che cavolo dici?”

“E’ un sacchetto, Kanon!”

“Ah, che vuoi saperne tu?”

Kanon di Gemini si piazzò a gambe larghe su una delle panchine del molo di Rodorio e Aioria gli pestò un piede per fargli spostare una gamba, in modo da potersi sedere anche lui.

Kanon si girò di scatto a guardarlo oltraggiato, aprì la bocca per mandarlo a quel paese, ma la richiuse, sotto la luce della luna.

Aggrottò le sopracciglia e, per un momento, per un momento soltanto, sembrò più che mai suo fratello Saga. Il serio, composto Gold Saint decaduto dalle mani di Athena e adesso di nuovo innalzato alle stelle.

Che Saga e Kanon fossero gemelli era fatto assodato. Ma che bastasse conoscerli appena per poterli distinguere perfettamente – dal portamento, dal modo di accavallare le gambe, dai sorrisi – era altrettanto vero: nessuno, al Santuario, avrebbe mai potuto scambiare uno dei due fratelli per l’altro.

In quel momento, però, Kanon aveva assunto la stessa, marmorea espressione di compito rimprovero di Saga.

Il genere di espressione che fa ammutolire l’interlocutore e gli fa chinare il capo dalla vergogna.

Sfortuntamente, anche Aioria aveva aggrottato le sopracciglia e, per un momento, per un momento soltanto era sembrato più che mai suo fratello Aioros.

Kanon si trovava sempre a disagio davanti ad Aioros.

Decise di uscire dall’impasse riprendendo il discorso.

“E comunque, era una medusa”.

“Kanon. Era un sacchetto.”

“Era una…”

“Dove accidenti è finito Milo?”

Rodorio era un paese piccolo, un cuscinetto urbano tra la metropoli Atene e la collina del Santuario. Non aveva rinunciato ai modi di vivere antiche, alle tradizioni elleniche in cui era germogliato in secoli che si perdevano nel mito.

Di tanto in tanto capitava, però, che qualche tentazione penetrasse dal mondo moderno. Era il caso del Prontopizza, aperto in paese e che stava facendo furore, o del gelataio all’angolo, tra la spiaggia e il molo. Milo era là, nella calda serata estiva.

Stava offrendo il gelato a Camus, accanto a lui vicino al bancone, per ragioni romantiche.

Stava offrendo il gelato anche ad Aphrodite, un passo più indietro, per ragioni venali: aveva perso una scommessa e adesso pagava con un voluminoso cono ai frutti di bosco.

Aioria poteva vederlo fin dalla panchina. Quel gelato spammava più cosmo di un Silver Saint.

“Non cambiarmi il discorso, Milo ne avrò ancora per un po’. Ti dico che era una medusa.”

“Era un sacchetto e se non la pianti ti faccio andare a controllare in fondo al mare, in braccio a Poseidon”.

“Eh, esagerato.” Kanon ghignò. “Cos’è, ti sei riletto Episode G?”

“Idiota”.

“Senti, era una medusa. Torniamo a vedere”.

Aioria sospirò e si tirò in piedi, con l’espressione condiscendente di chi accontenta un bambino piccolo.

“Andiamo”.

Kanon lo precedette, misurando a grandi passi la distanza dalla panchina al bordo del molo, circondato da una sponda di legno, cui ci si poteva appoggiare comodamente.

Si diede la spinta con i palmi delle mani e appoggiò alla ringhiera il ventre, per guardare meglio giù.

La notte estiva, su Rodorio, era come velluto nero.

Calava sul cielo, come il vento che si alzava dal mare, rendendo la notte un manto ingioiellato: senza luci artificiali sulla spiaggia, le stelle rilucevano nitide e luminose.

I bracieri alla fine del molo rischiaravano la passeggiata.

Per il resto, appena al di fuori dal paese, appena oltre il gelataio, il cielo e il mare si confondevano tra loro. Le onde sotto il frangiflutto sguazzavano sonoramente: un mare di inchiostro nero.

Lo vedi?”

Kanon si sporse meglio, affinando lo sguardo di guerriero.

In tempi di pace, come quelli, poteva ben servire per trovare una medusa.

“Eccola”.

Indicò sotto di loro, la sagoma chiara sotto la superficie dell’acqua.

“Eccolo.” Si sporse anche Aioria. Due Gold Saint in tempi di pace che allineavano i fondoschiena sulla ringhiera del molo. Uno dei due parve accorgersene, perché affondò il gomito nelle costole dell’altro e un attimo dopo entrambi stavano ammirando le onde in maniera più consona al loro rango.

“Medusa”.

“Sacchetto”.

“Ma non vedi come nuota felice?”

“E’ un sacchetto della spesa, pieno d’acqua, che galleggia”.

“Sei romantico come una crepa nel muro!” Kanon lo fissò con disgusto. “Cosa direbbe la tua bella, mh?”

“Direbbe che è un sacchetto”.

“Come una lattina di birra ammaccata! Romantico come…”

“Zitto e guarda!” Aioria indicò tra le onde. “Ha i manici!”

“Sono i tentacolini!”

“Sono manici!”

“Senti, ne saprò pure più di te! Non ci sei stato tu tredici anni, negli abissi!”

I tempi di pace erano tempi di pace.

Permettevano ai Saint di lasciare il Santuario, anche se non tutti in una volta, per godersi una serata ad Atene od ovunque volessero andare. Anche semplicemente a Rodorio, per un gelato e una passeggiata. Le guerre sacre erano state devastanti e crudeli, ma dopo l’alleanza con Hades, che generava ancora tensioni, di tanto in tanto, tra gli eserciti, era germogliata nuova vita, una nuova speranza. Le guerre non avevano mai fatto tanta paura come quel futuro nuovo, pulito e vuoto.

Senza le aspettative di nuove guerre intestine e di agguati alle spalle, era tutto da ricostruire per i sacri difensori degli dèi.

Che vivessero dell’oro di Athena o delle ombre di Hades.

Poseidon aveva un’alleanza a doppio vincolo con Athena, adesso, dopo l’aiuto offerto contro il fratello Hades, durante la Guerra Sacra.

Eppure aveva chiesto ad Athena – e a Saori fanciulla – un vincolo che non si sarebbe potuto spezzare: che Kanon non si addentrasse mai più in mare. Che non potesse nuotare mai più in nessuna delle acque del Mediterraneo, né in quelle di nessun altro mare, oceano od acqua salata. Che non potesse allontanarsi dalla riva oltre il punto in cui i suoi piedi toccavano il fondale.

Se si fosse recato più al largo, la maledizione di Poseidon avrebbe colto il novello Odisseo, donandogli morte.

Kanon lo sapeva e aveva accettato la decisione del dio scuotitore di terra. Con i piedi bene ancorati al molo, guardava le onde.

Impenetrabile, il suo viso, come le acque color del vino.

Aioria sembrò ricordarsene adesso. Non gli mise una mano sulla spalla, come avrebbe fatto Milo, solo perché il suo carattere lo rendeva più sfuggente, più riottoso anche nelle manifestazioni d’affetto. Appoggiò i gomiti al legno e si limitò a fare un cenno col mento.

“Di dove sei stato, di laggiù… hai mai nostalgia?”

“Solo ricordi. Nostalgia mai”.

Kanon sorrise e nel buio sembrò un sorriso salato come le onde. Aioria sogghignò, in risposta al coraggio e alla tempra di quell’uomo, strano e schivo come un lupo, che aveva finito per entrargli nel cuore quanto Milo.

La pace prevede sempre dei sacrifici, e spesso chi paga è chi ha giocato il tutto e per tutto.

Era felice che Kanon fosse lì, coperto d’oro e uno di loro, adesso.

Gli dispiaceva per quel suo sorriso salato.

Non gli dispiaceva abbastanza da dargliela vinta, però.

“E’ un sacchetto. Rassegnati”.

“E’ una medusa!” berciò l’altro, colto in contropiede.

“E’ un sacchetto, c’è scritto Coop!”

“Ma non dire idiozie, Leo!”

Aioria gli diede una spallata, costringendolo a lasciare la ringhiera e fece un cenno col mento.

“Andiamo a chiederlo a Milo”.

Kanon affondò le mani in tasca, seguendolo.

“Darà ragione a me”.

 

 

 

 

 

 

Ciao.

Sarò breve perché mi vergogno, visto che ho un sacco di ritardo su tutte le mie produzioni. Ma aggiornerò, lo giuro! Neve, per esempio, è già finita! *O* La pubblicherò!

Il punto è che avevo molta fame di Gold Saint, e l’occasione è capitata per gioco.

Questa cosina è ambientata in un ipotetico post Hades. (Anche in un ipotetico post Heramachia, se mai ci decidessimo a mettere i motori in moto. Ah, sapete che stiamo scrivendo un libro?

Non ho altro da aggiungere, eccetto che vi voglio bene.

E che dedico a sorpresa questo scorcio estivo sui Gold Saint ai miei Gold e al mio Hades, perché li amo.

Solo ricordi, nostalgia mai è una citazione dall’A-Team. Siate fieri delle mie tamarrate, o voi! <3

 

   
 
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