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Autore: beat    28/08/2010    8 recensioni
“Cosa ti spaventa, DeathMask?”
Una voce sottile, limpida ma tremendamente profonda. Era come se a parlare non fosse stato un esile bambino di sette anni ma una divinità, ben più antica e potente. Era come guardare un lago cristallino di cui non si riesce a scorgere il fondo.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Titolo: Eternità
Personaggi: Cancer DeathMask, Virgo Shaka
Genere: Introspettivo, Dark
Rating: Giallo scuro. Per il linguaggio colorito di DM e per lo splatter che tanto piace a Shaka.
Avvertimenti: One-shot
Quando: Shaka a sette anni e DM a dieci.
Altro: Shaka mi fa pauraH! °C°


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Eternità




Per l'Occidente la cosa più terribile è la morte, mentre per l'Oriente è la vita.
In Occidente una persona deve morire
(come ricompensa di tutti i peccati).
In Oriente è destinata a nascere e rinascere
(questa è la punizione per i crimini commessi).
La salvezza in Occidente consiste nel superamento della morte,
in Oriente nel superamento della rinascita.
Cristo promette vita eterna, Buddha la liberazione dalla vita.
In Occidente non si vuole morire, ma si deve.
In Oriente non si vuole vivere, ma si è destinati a rinascere.
Un divario incolmabile sembra separare questi due mondi.





“Guarda dove vai, moccioso del cavolo!”
Il moccioso del cavolo barcollò a causa dello scontro tra il suo esile corpicino e quello ben più piazzato di DeathMask. Alzò lo sguardo, un misto di stupore e acredine, per l'inaspettato contatto fisico e per l'epiteto che gli era stato appena rivolto. Nonché per il fatto che era Cancer quello che non stava guardando dove andava, e gli era venuto addosso.
“Guarda dove vai!” ripeté DeathMask, infastidito da quegli occhioni azzurri che lo stavano continuando a fissare.

Shaka lo stava sondando. DeathMask aveva fatto il madornale errore di stabilire il contatto visivo con quello strano marmocchio. Erano occhi negli occhi e DeathMask non riusciva a sottrarsi a quello sguardo indagatore.
Non avevano mai avuto contatti fino a quel momento. Era più di un anno che il biondino era arrivato al Santuario, ma da che aveva ricevuto l'armatura di Virgo si era chiuso nel Sesto tempio e non ne era più uscito. Se anche lo aveva fatto, DeathMask non lo aveva mai incontrato.

“Che hai da fissare tanto?” sbottò dopo un lungo momento Cancer, trovando finalmente la forza di sbattere le palpebre e interrompere così quello spiacevolissimo contatto. Era infatti come se Shaka lo stesse guardando dentro, fin nel profondo. Aveva chiaramente percepito qualcosa che non riusciva a definire a parole sfiorargli l'animo. Un tocco impalpabile e agghiacciante.

“Cosa ti spaventa, DeathMask?”
Una voce sottile, limpida ma tremendamente profonda. Era come se a parlare non fosse stato un esile bambino di sette anni ma una divinità, ben più antica e potente. Era come guardare un lago cristallino di cui non si riesce a scorgere il fondo.

“Non mi spaventa nulla. Per chi mi hai preso?” gli ringhiò in faccia DeathMask, incurvandosi ancora di più, le mani in tasca contratte a pugno e le spalle strette come a proteggere il collo da un improvviso attacco alla giugulare.
Shaka batté le palpebre, due volte, lentamente.
DeathMask con lo sguardo seguì come ipnotizzato il movimento di quelle lunghe ciglia incurvate che sfarfallavano su quegli occhi spaventosi. Laghi profondi e insondabili.
Di nuovo, lo stava di nuovo scrutando dentro!

“Piantala!” sbottò, deciso, la voce roca e gracchiante.
Arretrò di un passo, uno solo, mentre i muscoli si tendevano al massimo, come quando doveva fronteggiare i suoi nemici.

“Cosa ti spaventa al punto di farti indietreggiare, Cancer?”
Sbuffò contrariato, anche se sembrò più un ringhio quello che gli si alzò dal fondo della gola.
Avrebbe potuto ribattere di nuovo che nulla lo spaventava, ma non riuscì a pronunciare una sola parola. Quegli occhi azzurri lo avevano catturato, e nel loro riflesso vedeva specchiati i suoi, rossi di sangue, bracieri accesi. Quegli occhi profondi lo stavano portando sempre più giù, in fondo, una spirale interminabile. Sentiva l'aria fredda e l'odore stantio della morte aleggiare intorno a lui. Vide le profondità dell'abisso, il cratere dello Yomotsu che si apriva avido sotto i suoi piedi. Sentì le fredde dita dei morti artigliargli la pelle, vide i loro volti sconvolti rivolgergli parole senza suono, mentre lo trascinavano via, sempre più giù, sempre più a fondo, nell'infinità oscura del regno di Hades.
Un solo, unico, straziante grido si levò dalla bocca dell'Inferno.
Il grido terrorizzato di DeathMask.


Poi Shaka chiuse gli occhi e Cancer si rese conto di non essersi mai allontanato dal Santuario. Era ancora sotto il sole caldo del primo pomeriggio.
Stava però annaspando, quando finalmente ritrovò il controllo di sé. La fronte era imperlata di sudore e sentiva le membra tremare per il gelo che aveva attanagliato la sua anima.
Alzò lo sguardo, furioso, verso quel visino pacifico. Allungò fulmineo un braccio e afferrò con malagrazia le veste che copriva il petto del compagno.

“Che cosa mi hai fatto?” gli ringhiò contro, la voce non ancora completamente ritrovata ridotta ad un sibilo minaccioso.
“Non ti ho fatto nulla, DeathMask. Volevo solamente capire che cosa vedono i tuoi occhi rossi.”
“Spero che ti sia divertito, bastardo, perché la prossima volta ti faccio vedere di persona quel che…”
“I tuoi occhi non riescono a vedere oltre la paura e il dolore, DeathMask” lo interruppe tranquillo Shaka, posando una mano sul pugno chiuso che lo stringeva, facendogli sciogliere la presa. Quelle dita aveva lo stesso tocco gelato di quelle dei morti.
DeathMask allontanò si scatto la mano, come se quel contatto bruciasse.
“Cosa…?” chiese, confuso. Chiuse gli occhi, inspirando profondamente. Sulle labbra gli comparve un sorriso obliquo, impertinente. “Cosa ci può essere oltre il dolore e la paura della morte? L'hai visto anche tu quello che ci aspetta.”
Un momento di silenzio.
“Una voragine senza fondo. Ecco tutto.”
Shaka inclinò il capo di lato, come per ascoltare un'eco lontana. E sul suo viso si dipinse lo stesso sorriso supponente di Cancer.
“Non riesci a vedere, DeathMask. L'anima ha due occhi: uno che guarda nel tempo, l'altro che guarda più lontano, in alto, nell'eternità” citò, con flemmatica calma.
Tornò a fissarlo, quegli occhi azzurri che gli si conficcavano come lame affilate nell'animo.
“I tuoi occhi non riescono a vedere l'eternità.”
DeathMask scoppiò a ridere. Non sapeva bene nemmeno lui perché, ma le risa erano affiorate spontanee. Forse rideva per non gridare.
“Puttanate. Non so che cosa tu pensi di sapere, Virgo, ma l'unica eternità che c'è è quella dell'abisso. Non c'è altro.”
“Forse è come dici tu. Forse no.”
“Piantala con sti cazzo di giochetti. Sparisci!” gli ringhiò contro, di nuovo, allungando un braccio per colpirlo.

Shaka schivò il colpo, flessuoso come un giunco, e in due passi era già molto lontano. Piegò il capo, lievemente, un saluto quasi impercettibile all'indirizzo dell'altro ragazzo, e in silenzio si allontanò.
Anche DeathMask se ne andò, muovendosi a scatti nella direzione opposta.

Non c'era nulla oltre l'abisso.

Lì finivano tutte le anime. Tutte quante.
Era una pia illusione credere di scampare a quel nefasto destino.
La morte li attendeva tutti.
Lui poteva solo sperare di ritardare l'inevitabile incontro con la nera Signora.
Diventare forte abbastanza da sconfiggere tutti i nemici che gli si fossero parati davanti, ansiosi di fargli incontrare prima del tempo la suddetta damigella.
E poi diventare ancora più forte, sempre più forte, fintanto da riuscire a prendere a calci anche Hades in persona.

Avrebbe fatto a pezzi l'abisso.

L'incubo di caderci dentro non si doveva avverare!
Rise, DeathMask, una risata feroce e strafottente.
Gliel'avrebbe fatta vedere lui.

“Sarò io il più forte!”






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Angolo dell'Autrice:

La citazione di Shaka è presa dal signor Angelus Silesius ("Cherubinischer Wandersmann").
Il pezzo iniziale da un libro di cui non ho segnato l'autore! ^^"

La fic nasce appunto dalla citazione iniziale. Mi sono venuti in mente Shaka e DeathMask, come rappresentanti delle due diverse filosofie di vita, orientale e occidentale.
Il come poi l'idea iniziale si sia sviluppata nella fic che avete appena letto… beh, questo non ve lo so spiegare! -.-
Non doveva essere proprio così, ma al solito Shaka è un bulletto della peggior specie e ha preso lui le redini del comando. E io non lo contraddico perché mi fa davvero pauraH! éOè
Non sono soddisfattissima del finale, ma non avrei saputo come renderlo meglio.
Beh però, che ne dite, tutto ciò spiega almeno un pochino come mai uno come DM stia dalla parte di Athena? XD


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


   
 
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