Capitolo
1: Incontro
La
data cerchiata sul mio calendario, appeso alla parete della mia camera, era
giunta.
Il
giorno prima si erano svolti gli esami per stabilire quali ragazzi avessero le capacità
necessarie per affacciarsi al mondo ninja, o quali avrebbero ripetuto un nuovo
anno all’accademia.
Ricordo
ancora quando era toccato a me. Da una parte sono grato a Mizuki.
Se
nel suo tentativo di tradire il villaggio, non mi avesse coinvolto, facendomi
imparare una tecnica proibita per superare l’esame andato male, chissà come
sarebbe stata la mia vita.
Forse
sarei ancora rinchiuso in quella struttura o forse avrei amici differenti, il
che a pensarci mi rende triste. Volevo bene ai quei amici che avevo faticato a
trovare e rinunciarvi sarebbe stato per me un grande dolore.
Ero
nel mio letto a guardare il soffitto, illuminato dai lievi raggi del sole
appena sorto e pensavo a cosa sarebbe successo. Mi preparai anche un
discorsetto da fare alla mia squadra, ma sapevo che alla fine avrei detto la
prima cosa che mi sarebbe passata per la testa.
Preferisco
la spontaneità, anche se questa spesso ti porta a fare figuracce.
Guardai
l’orologio, dopo anni che fissavo la stessa crepa sul soffitto.
Erano
le 6.30
Mancavano
ancora due ore al fatidico evento, ma come sempre, il momento arrivò.
Arrivai
in accademia molto in anticipo, tanto che Iruka-sensei
si sorprese a trovarmi lì.
“N-Naruto? sei caduto dal letto?”
“no,
non ho praticamente dormito! Sono un po’ nervoso!”
Iruka mi
sorrise dolcemente come solo un padre sapeva fare. Le rughe cominciavano a
deturpare quel volto una volta perfetto…cicatrice a
parte.
“Andrà
tutto bene! Sai già chi sono i tuoi allievi?”
Annuii,
Kakashi mi aveva detto i nomi, ma a parte uno, non
avevo la minima idea di che aspetto avessero gli altri.
“Buona
fortuna, ragazzo mio! Ti daranno non pochi problemi!” mi disse divertito “Anche
se non quanti tu ne hai creati a me!”
“Spiritoso!” gli dissi imbronciato.
“Come
sono invece gli allievi degli altri?” chiesi curioso.
Iruka mi
fece leggere i vari gruppi, ma conoscevo si e
no un paio di loro, tra cui Asuma Sarutobi, che ovviamente sarebbe stato inserito nella
squadra di Shikamaru.
Il
mio amico si era prenotato di essere il suo sensei
ancora prima che nascesse e in una certa maniera, Asuma
lo vedeva come una sorte di padre, nonostante ammirasse e rispettasse il suo
vero genitore.
“Bhe diciamo che la squadra con più problemi è la tua!”
disse Iruka.
“Fantastico!”
dissi nuovamente imbronciato.
Iruka si
fece serio “Non nel senso che sono delle pesti!”
“Uno
di loro lo è!” dissi fermamente convinto.
Annuì
sapendo a chi mi riferissi, poi aggiunse “è la ragazza che ti è stata affidata
che mi preoccupa!”
“è
così tremenda?” chiesi curioso
“No,
al contrario, è troppo calma. Non so nemmeno con che coraggio abbiamo deciso di
farle superare l’esame. È una ragazzina strana, non parla mai, né lega con
nessuno e non sembra interessata a essere una kunoichi.
Da un lato ti somiglia, sembra che anche lei stia soffrendo per qualcosa, ma
non ha mai voluto dirci niente!”
Alzai
il sopracciglio.
“Mi
chiedo perché Kakashi l’abbia affidata a me.”
“Non
lo immagini?” mi chiese Iruka enigmatico “Tu hai il
potere di cambiare le persone! Di sicuro pensa che tu possa compiere un
prodigio su quella ragazza e chissà, magari farle imparare qualcosa.”
Sospirai,
mi ero sentito dire quella frase centinaia di volte nel passare degli anni, ma
in realtà non facevo altro che essere me stesso con le altre persone, dicevo
sempre quello che pensavo, senza tatto a volte e loro per magia cambiavano. O almeno così dicevano,
resta il fatto che io non facevo niente di particolare.
Mi
andai a mettere appoggiato al muro in
cima all’aula, in modo da non disturbare nessuno e guardai quello che si
svolgeva intorno a me.
Alle
8.00 suonò la campana e i ragazzi cominciarono a entrare.
Tutti
mi conoscevano al villaggio, anche se ora non solo per essere il jinchuuriki.
I
ragazzi mi guardavano stralunati, non capendo cosa facessi io lì.
Improvvisamente
entrò un ragazzino dai capelli argentati dall’aria annoiata e mi guardò con
aria di sfida.
“E
tu cosa ci fai qui?” mi domandò.
“Ti
do fastidio Eichi?” gli chiesi guardandolo dall’alto
al basso con un sogghigno. Non gli ero molto simpatico, anche se ero all’oscuro
del perché, ma mi divertiva il fatto che non si aspettasse di chi fosse il suo
maestro.
Il
ragazzino scrollò le spalle e andò a sedersi ai primi banchi pur di stare più
lontano da me.
Vidi
Asuma che educatamente mi salutò e infine vidi i miei
allievi.
Non
li conoscevo, anche se li avevo visti ogni tanto per il villaggio, ma capii
subito chi fossero per le loro caratteristiche che li distinguevano dagli
altri.
Tutti
i ragazzi vennero smistati nelle loro squadre dopo di chè
attesero che i loro insegnanti arrivassero per fare la loro conoscenza.
La
prima ad arrivare fu Ten ten. Era diventata proprio
una bella donna, forte e agguerrita, la trovavo perfetta per Rock Lee, con il
quale era sposato da qualche anno.
Dopo
di lei arrivò proprio lui, il quale con la solita grinta mi salutò. Io ero
abituato alle sue idee sulla giovinezza e sulla sua esuberanza, ma i ragazzi a
giudicare dagli sguardi, lo presero per pazzo.
Sorrisi
a sentire i commenti delusi dei suoi allievi e vedere Lee uscire dall’aula depresso.
Ma ero convinto che li avrebbe conquistati presto, a parte quelle enormi
sopracciglia, non aveva niente che potesse renderlo antipatico.
Successivamente
fu il turno di Neji e Hinata.
Arrivarono insieme, ma i due caratteri diversi furono subito a tutti evidenti.
Hinata si
presento timidamente ed educatamente, Neji invece,
con le braccia conserte e l’aria da duro, disse semplicemente il suo nome,
prima di invitare gli allievi ad uscire.
Kiba fu
il successivo ad entrare, non dimenticando di dare un bacio alla sua Hinata per augurarle buona fortuna.
Certe
smancerie poteva anche evitarsele davanti ai ragazzi, ma sapevo quanto l’Inuzuka fosse cotto della dolce Hinata
e viceversa.
Finalmente
mi aveva dimenticato.
Era
stato difficile per me dire a Hinata che non provavo
niente nei suoi confronti se non la semplice amicizia.
Cavolo,
si era fatta praticamente uccidere per salvarmi e io la ringraziavo così? Ma
non potevo mentirle, non se lo meritava.
Kiba
entrò accompagnato da Akamaru, il quale ormai aveva
iniziato a parlare, ma la sua lingua non era tagliente e arrogante come quella
del suo padrone.
“Ehi,
Naruto, che fai li? Ti hanno spedito in accademia
vedendo che fallito sei come ninja!” mi chiese Kiba
strafottente.
“Se io
sono un fallito, tu cosa sei? Ti ricordo che quando ci alleniamo insieme sono
sempre io a vincere!” dissi con un ghigno. La figuraccia davanti ai suoi
allievi gliel’avevo fatta fare, ma
avendo reso quel cagnaccio nervoso, avevo condannato a una difficile giornata i
poveri ragazzi che Kiba si sarebbe ritrovato come
allievi.
“Akamaru, proteggi tu quei ragazzi dalla furia di quel baka!” dissi mentre uscivano, facendo ringhiare Kiba e annuire il suo cane.
Improvvisamente
cominciai a vedere i ragazzi gesticolare. Mi domandai cosa stesse succedendo,
prima di vedere numerosi insetti svolazzare per la classe, diventando sempre
più numerosi.
“Non
ti sembra di esagerare?” chiesi scacciando una mosca dal mio naso.
Tutti
gli insetti si raggrupparono vicino a me e presero la forma di Shino.
“Sei
fastidioso proprio come un insetto!” gli dissi.
“Volevo
fare un’entrata in scena particolare! Cosa che mi sarei aspettato da te, ma
vedendoti già qui, dubito che la farai!” disse accennando un sorriso, cosa
buffa per di più.
Shino era
conosciuto per il fatto che non sorrideva mai, ma da qualche tempo, aveva
cominciato a increspare le labbra verso l’alto, ma non ci si faceva mai
l’abitudine a vederlo sorridere…cioè quel poco che si
vedeva.
Si
presentò anche lui a quei pochi ragazzini che erano rimasti, con atteggiamento
serio e distaccato, proprio come Neji.
Quei
due sapevano proprio come spaventare dei novellini.
Choji e
Sai entrarono insieme. Il primo con un pacchetto di patatine in mano.
Scossi
la testa sconsolato. Il mio amico non sapeva proprio quando dovesse fermarsi.
Sai
sorrideva come un imbecille e fece le presentazioni di se stesso e
successivamente provò a presentare Choji, ma usando
termini sbagliati.
Prevedendo
il pericolo, come una saetta, mi fiondai di sotto e tappai la bocca al mio
compagno di squadra, prima che potesse dire la parola proibita: ciccione.
Tutti
i ragazzi rimasero ammutoliti alla scena, non capendo il perché del mio
comportamento.
“Sai
se vuoi far arrivare questi ragazzi a domani, chiudi il becco!” dissi per poi sedermi sulla cattedra, aspettando il
mio turno.
Quando
anche loro due se ne andarono, in classe rimasero solo 9 genin.
Sasuke non
si fece aspettare e con la sua solita aria da superiore entrò in classe,
lanciandomi uno sguardo di ghiaccio.
“Teme,
che ci fai qui?”
“Aspetto
che un cretino si porti via i suoi allievi!” gli risposi fissandolo con un’aria
infastidita.
Due
delle tre ragazzine rimaste, guardavano l’uomo affascinate, mentre la ragazzina
che era stata affidata a me, non fece una piega, a mala pena la vidi respirare
da quando entrai in classe.
Io e
Sasuke ci scambiammo diverse frecciatine, prima che
questo se ne andasse portandosi i suoi “eredi” con se.
Mancava
solo più un insegnate.
Aspettammo
un po’, ma costui non sembrava voler arrivare.
Sbuffai,
probabilmente si era addormentato per strada.
Finalmente
la porta si aprì ed entrò Shikamaru impegnato a
sbadigliare e a stiracchiarsi.
“Se
cerchi un posto dove dormire, il letto dell’infermeria è piuttosto comodo e
l’infermiera è uno schianto!” disse Eichi facendomi
crescere una vena pulsante sulla testa.
“Shikamaru era ora! Dormito troppo?” gli chiesi.
L’uomo
mi guardò frustrato “Temari mi ha costretto a
preparare la colazione e a lavare e vestire Shiori, facendomi
fare ritardo! Quella donna mi farà crepare prima o poi!”
“Vedrai
quando tua figlia diventerà adolescente! Allora avrai due donne da cui prendere ordini” dissi divertito.
Shikamaru
divenne blu dalla fifa e si sentì improvvisamente senza forze. Infatti fu Asuma, vedendolo in
quello stato, a presentare ai suoi compagni di squadra, il proprio maestro.
Anche
loro se ne andarono e rimasi io con i
miei allievi.
Li
guardai uno ad uno e guardai Eichi in particolare.
Sorrisi
minaccioso e lui sembrò capire.
“No,
dimmi che non è vero! non sei tu il nostro sensei!”
chiese supplichevole.
“Se
non ti sto bene, puoi anche consegnare il copri fronte e dire addio alla carriera ninja!” dissi
sapendo già quale sarebbe stata la sua probabile reazione.
“Dandoti
la soddisfazione di avermi fatto fuori? Neanche per sogno!” disse mettendo il
broncio e incrociando le braccia.
“Bene
ragazzi, voi tutti sapete chi sono, ma
sarebbe meglio conoscerci più a fondo, quindi che ne dite di andare in un
posto?” chiesi loro.
Li
feci uscire dall’aula per primi, ma prima che Eichi
potesse mettere piede fuori dalla stanza, lo afferrai da dietro e alzandolo gli
dissi “Leva i tuoi occhi da Sakura-chan e andremo
d’accordo!” dissi minaccioso riferendomi alla frase dall’infermiera.
Sakura,
come anche Ino, aveva voluto specializzarsi in
medicina, invece di diventare un’insegnante, anche se ogni tanto faceva da
infermiera all’accademia.
Pochi
minuti dopo giungemmo al campo di allenamento numero tre. Avevo chiesto io a Kakashi di assegnarci quel posto pieno di ricordi preziosi
per il sottoscritto.
“Eccoci
arrivati, questo è il nostro campo di allenamento. Passerete molte ore della
vostra adolescenza qui sopra. Imparerete tecniche e migliorerete il vostro
controllo del chakra e apprenderete cosa vuol dire
collaborare!” dissi guardandoli uno ad uno.
La
ragazza sembrava persa nei suoi pensieri, sospirai indeciso sul da farsi, ma
decisi di cominciare con le
presentazioni.
Chiesi
loro di iniziare.
“mi
conosci da quando sono nato, non ho voglia di presentarmi!” disse Eichi scontroso.
“Fallo
o dico loro delle cose imbarazzanti che hai fatto quando eri un poppante!”
dissi ricattandolo.
“Perché
non cominci tu!” mi disse mettendo il broncio.
Accettai
“Il mio nome è Naruto Uzumaki.
Amo il mio villaggio più della mia stessa vita, nonostante questo non mi abbia
reso la vita facile. Poche sono le cose che non amo, tra cui l’odio, la
vendetta e le persone false. Mi piace dormire fino a tardi, fare lunghi bagni
caldi e in particolare mangiare ramen. Il mio credo ninja
e non arrendersi mai e lottare per ottenere quello che si vuole, perché nella
vita nessuno ti regala niente. Il mio sogno è diventare Hokage,
ma al momento non mi è possibile accettare un incarico del genere a causa della
mia vita incasinata!” dissi, poi guardando nuovamente Eichi
gli feci segno di iniziare.
“uff! Mi chiamo Eichi Hatake e sono il figlio del sesto hokage.
Mi piace mettermi alla prova e far vedere a tutti di cosa sono capace. Detesto
perdere e fare pessime figure. Il mio sogno è di diventare più forte dei mio
padre e diventare Hokage non mi dispiacerebbe
affatto!” disse fiero di se.
Mi
rivolsi alla ragazzina, Miiko Takada,
ma essa sembrò proprio ignorare la mia richiesta di presentarsi.
Era
una ragazzina magra e anche pallida a mio parere. Aveva i capelli castani
lunghi fino al fondo schiena tenuti da una bandana fucsia e gli occhi erano azzurri…molto simili ai miei…anche
di quando ero un ragazzino. Leggevo molto dolore in essi e mi domandai cosa potesse offuscare la
vitalità negli occhi di quella bambina.
I
suoi compagni mi avvertirono che non era molto sociale, anzi proprio per niente
e che probabilmente era muta. A quanto pare non era sua abitudine far sentire
il suono della sua voce.
Non
insistetti con lei, avrei fatto un passo alla volta. Non serviva a niente
forzare la mano.
“Sora
vai avanti tu!” dissi indicando l’ultimo ragazzino dai capelli a caschetto
castani e con gli occhi lilla chiaro.
“Io
mi chiamo Sora Hyuuga. Vivo solo con mia madre. Di
mio padre so poco. È morto qualche anno fa durante l’ultima battaglia contro Madara Uchiha e i restanti membri
dell’organizzazione Akatsuki. Mi piace leggere e
scrivere a volte, odio invece le troppe regole che ci sono nel mio clan. Il mio
sogno…bhe forse è presto, ma semplicemente avere una vita
tranquilla con una famiglia tutta mia. Essere ninja non è proprio la mia
ispirazione, ma una delle condizioni per poter essere accettati dal proprio
clan è diventare uno shinobi, inoltre mi interessa la
medicina e mi è passata molte volte per la testa di fare il medico, ma non mi è
stato concesso!” disse tristemente.
Sospirai.
Il nome Hyuuga significava solo problemi...per i
propri membri che non si adattavano e per me, dato che ero sempre stato
coinvolto, anche se indirettamente, nei loro affari.
“Capisco!
Solo un consiglio. Se non vuoi diventare un ninja, faresti meglio a parlarne e
non farlo per forza. Chi è costretto
solitamente non fa una bella fine.” gli dissi sincero.
Non
disse niente. Sapeva che avevo ragione, ma che altro poteva fare?
Sospirò
pesantemente.
Guardai
un ultima volta Miiko sperando di vedere in lei
qualche reazione, una luce di interesse, ma le
mie speranze vennero distrutte.
Mi
alzai dal tronco su cui ero seduto e informai i miei allievi che avremo
cominciato a fare sul serio a partire dal giorno successivo e di portarsi un
certo numero di Kunai e Shuriken.
“Ma
come? Niente test dei campanelli?” chiese Eichi
deluso.
Era
convinto che essendo stato allievo di suo padre, avrei attuato il suo stesso
test.
“Mi
spieghi perché dovrei fare un test che tu conosci bene? non sarebbe leale e
inoltre, lo capisco già solo guardandovi che non avete lo spirito di squadra
giusto. Ma si migliorerà anche quello. Per ora pensiamo a migliorare le vostre
abilità di ninja!”
Diedi
il permesso ai ragazzi di andare, chiedendo loro di presentarsi la mattino dopo
alle otto in quel luogo.
Eichi e
Sora non se lo fecero ripetere due volte e sparirono dalla mia vista in un
batter d’occhio, mentre Miiko rimase seduta a terra
immobile con lo sguardo basso.
La guardai
preoccupato e sedendomi al suo fianco le chiesi cosa avesse.
La
ragazza alzò lo sguardo. Rimasi colpito da quello che mi dicevano.
Era
una chiara richiesta di aiuto. Il mio cuore perse un battito a quella vista, ma
non ebbi il tempo di fare niente che si alzò e si allontanò di corsa.
***************
Eccomi qua!
Bhe che dire? Una sola
recensione è un po’ scoraggiante, ma dato che il capitolo precedente era solo
il prologo, magari non si poteva avere già una propria opinione.
Spero in qualcosa di più con
questo…se non finisco in un angolo a deprimermi T_T
Cmq scherzi a parte, spero
che la storia incominci a incuriosirvi.
Grazie a kimmi90: spero che
la storia continui a piacerti.
Ciao a tutti
A presto
Neko =^_^=