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Autore: Neko    01/09/2010    5 recensioni
Quando Ero-sennin morì, Shikamaru, nel tentativo di consolarmi, mi aveva accennato che un giorno saremo stati noi, i maestri di qualcun altro e che avremo avuto la responsabilità di preservare la vita ai nostri allievi come avevano sempre fatto i nostri sensei, ma allora mi sembrava una cosa così surreale, lontana e invece…domani conoscerò quei tre ragazzini a cui dovrò insegnare tutto quello che so.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 1: Incontro

 

La data cerchiata sul mio calendario, appeso alla parete della mia camera, era giunta.

Il giorno prima si erano svolti gli esami per stabilire quali ragazzi avessero le capacità necessarie per affacciarsi al mondo ninja, o quali avrebbero ripetuto un nuovo anno all’accademia.

Ricordo ancora quando era toccato a me. Da una parte sono grato a Mizuki.

Se nel suo tentativo di tradire il villaggio, non mi avesse coinvolto, facendomi imparare una tecnica proibita per superare l’esame andato male, chissà come sarebbe stata la mia vita.

Forse sarei ancora rinchiuso in quella struttura o forse avrei amici differenti, il che a pensarci mi rende triste. Volevo bene ai quei amici che avevo faticato a trovare e rinunciarvi sarebbe stato per me un grande dolore.

Ero nel mio letto a guardare il soffitto, illuminato dai lievi raggi del sole appena sorto e pensavo a cosa sarebbe successo. Mi preparai anche un discorsetto da fare alla mia squadra, ma sapevo che alla fine avrei detto la prima cosa che mi sarebbe passata per la testa.

Preferisco la spontaneità, anche se questa spesso ti porta a fare figuracce.

Guardai l’orologio, dopo anni che fissavo la stessa crepa sul soffitto.

Erano le 6.30

Mancavano ancora due ore al fatidico evento, ma come sempre, il momento arrivò.

Arrivai in accademia molto in anticipo, tanto che Iruka-sensei si sorprese a trovarmi lì.

N-Naruto? sei caduto dal letto?”

“no, non ho praticamente dormito! Sono un po’ nervoso!”

Iruka mi sorrise dolcemente come solo un padre sapeva fare. Le rughe cominciavano a deturpare quel volto una volta perfetto…cicatrice a parte.

“Andrà tutto bene! Sai già chi sono i tuoi allievi?”

Annuii, Kakashi mi aveva detto i nomi, ma a parte uno, non avevo la minima idea di che aspetto avessero gli altri.

“Buona fortuna, ragazzo mio! Ti daranno non pochi problemi!” mi disse divertito “Anche se non quanti tu ne hai creati a me!”

“Spiritoso!”  gli dissi imbronciato.

“Come sono invece gli allievi degli altri?” chiesi curioso.

Iruka mi fece leggere i vari gruppi, ma conoscevo si e  no un paio di loro, tra cui Asuma Sarutobi, che ovviamente sarebbe stato inserito nella squadra di Shikamaru.

Il mio amico si era prenotato di essere il suo sensei ancora prima che nascesse e in una certa maniera, Asuma lo vedeva come una sorte di padre, nonostante ammirasse e rispettasse il suo vero genitore.

Bhe diciamo che la squadra con più problemi è la tua!” disse Iruka.

“Fantastico!” dissi nuovamente imbronciato.

Iruka si fece serio “Non nel senso che sono delle pesti!”

“Uno di loro lo è!” dissi fermamente convinto.

Annuì sapendo a chi mi riferissi, poi aggiunse “è la ragazza che ti è stata affidata che mi preoccupa!”

“è così tremenda?” chiesi curioso

“No, al contrario, è troppo calma. Non so nemmeno con che coraggio abbiamo deciso di farle superare l’esame. È una ragazzina strana, non parla mai, né lega con nessuno e non sembra interessata a essere una kunoichi. Da un lato ti somiglia, sembra che anche lei stia soffrendo per qualcosa, ma non ha mai voluto dirci niente!”

Alzai il sopracciglio.

“Mi chiedo perché Kakashi l’abbia affidata a me.”

“Non lo immagini?” mi chiese Iruka enigmatico “Tu hai il potere di cambiare le persone! Di sicuro pensa che tu possa compiere un prodigio su quella ragazza e chissà, magari farle imparare qualcosa.”

Sospirai, mi ero sentito dire quella frase centinaia di volte nel passare degli anni, ma in realtà non facevo altro che essere me stesso con le altre persone, dicevo sempre quello che pensavo, senza tatto a volte e loro  per magia cambiavano. O almeno così dicevano, resta il fatto che io non facevo niente di particolare.

Mi andai a mettere  appoggiato al muro in cima all’aula, in modo da non disturbare nessuno e guardai quello che si svolgeva intorno a me.

Alle 8.00 suonò la campana e i ragazzi cominciarono a entrare.

Tutti mi conoscevano al villaggio, anche se ora non solo per essere il jinchuuriki.

I ragazzi mi guardavano stralunati, non capendo cosa facessi io lì.

Improvvisamente entrò un ragazzino dai capelli argentati dall’aria annoiata e mi guardò con aria di sfida.

“E tu cosa ci fai qui?” mi domandò.

“Ti do fastidio Eichi?” gli chiesi guardandolo dall’alto al basso con un sogghigno. Non gli ero molto simpatico, anche se ero all’oscuro del perché, ma mi divertiva il fatto che non si aspettasse di chi fosse il suo maestro.

Il ragazzino scrollò le spalle e andò a sedersi ai primi banchi pur di stare più lontano da me.

Vidi Asuma che educatamente mi salutò e infine vidi i miei allievi.

Non li conoscevo, anche se li avevo visti ogni tanto per il villaggio, ma capii subito chi fossero per le loro caratteristiche che li distinguevano dagli altri.

Tutti i ragazzi vennero smistati nelle loro squadre dopo di chè attesero che i loro insegnanti arrivassero per fare la loro conoscenza.

La prima ad arrivare fu Ten ten. Era diventata proprio una bella donna, forte e agguerrita, la trovavo perfetta per Rock Lee, con il quale era sposato da qualche anno.

Dopo di lei arrivò proprio lui, il quale con la solita grinta mi salutò. Io ero abituato alle sue idee sulla giovinezza e sulla sua esuberanza, ma i ragazzi a giudicare dagli sguardi, lo presero per pazzo.

Sorrisi a sentire i commenti delusi dei suoi allievi e vedere Lee uscire dall’aula depresso. Ma ero convinto che li avrebbe conquistati presto, a parte quelle enormi sopracciglia, non aveva niente che potesse renderlo antipatico.

Successivamente fu il turno di Neji e Hinata. Arrivarono insieme, ma i due caratteri diversi furono subito a tutti evidenti.

Hinata si presento timidamente ed educatamente, Neji invece, con le braccia conserte e l’aria da duro, disse semplicemente il suo nome, prima di invitare gli allievi ad uscire.

Kiba fu il successivo ad entrare, non dimenticando di dare un bacio alla sua Hinata per augurarle buona fortuna.

Certe smancerie poteva anche evitarsele davanti ai ragazzi, ma sapevo quanto l’Inuzuka fosse cotto della dolce Hinata e viceversa.

Finalmente mi aveva dimenticato.

Era stato difficile per me dire a Hinata che non provavo niente nei suoi confronti se non la semplice amicizia.

Cavolo, si era fatta praticamente uccidere per salvarmi e io la ringraziavo così? Ma non potevo mentirle, non se lo meritava.

Kiba entrò accompagnato da Akamaru, il quale ormai aveva iniziato a parlare, ma la sua lingua non era tagliente e arrogante come quella del suo padrone.

“Ehi, Naruto, che fai li? Ti hanno spedito in accademia vedendo che fallito sei come ninja!” mi chiese Kiba strafottente.

“Se io sono un fallito, tu cosa sei? Ti ricordo che quando ci alleniamo insieme sono sempre io a vincere!” dissi con un ghigno. La figuraccia davanti ai suoi allievi gliel’avevo fatta fare,  ma avendo reso quel cagnaccio nervoso, avevo condannato a una difficile giornata i poveri ragazzi che Kiba si sarebbe ritrovato come allievi.

Akamaru, proteggi tu quei ragazzi dalla furia di quel baka!” dissi mentre uscivano, facendo ringhiare Kiba e annuire il suo cane.

Improvvisamente cominciai a vedere i ragazzi gesticolare. Mi domandai cosa stesse succedendo, prima di vedere numerosi insetti svolazzare per la classe, diventando sempre più numerosi.

“Non ti sembra di esagerare?” chiesi scacciando una mosca dal mio naso.

Tutti gli insetti si raggrupparono vicino a me e presero la forma di Shino.

“Sei fastidioso proprio come un insetto!” gli dissi.

“Volevo fare un’entrata in scena particolare! Cosa che mi sarei aspettato da te, ma vedendoti già qui, dubito che la farai!” disse accennando un sorriso, cosa buffa per di più.

Shino era conosciuto per il fatto che non sorrideva mai, ma da qualche tempo, aveva cominciato a increspare le labbra verso l’alto, ma non ci si faceva mai l’abitudine a vederlo sorridere…cioè quel poco che si vedeva.

Si presentò anche lui a quei pochi ragazzini che erano rimasti, con atteggiamento serio e distaccato, proprio come Neji.

Quei due sapevano proprio come spaventare dei novellini.

Choji e Sai entrarono insieme. Il primo con un pacchetto di patatine in mano.

Scossi la testa sconsolato. Il mio amico non sapeva proprio quando dovesse fermarsi.

Sai sorrideva come un imbecille e fece le presentazioni di se stesso e successivamente provò a presentare Choji, ma usando termini sbagliati.

Prevedendo il pericolo, come una saetta, mi fiondai di sotto e tappai la bocca al mio compagno di squadra, prima che potesse dire la parola proibita: ciccione.

Tutti i ragazzi rimasero ammutoliti alla scena, non capendo il perché del mio comportamento.

“Sai se vuoi far arrivare questi ragazzi a domani, chiudi il becco!” dissi  per poi sedermi sulla cattedra, aspettando il mio turno.

Quando anche loro due se ne andarono, in classe rimasero solo 9 genin.

Sasuke non si fece aspettare e con la sua solita aria da superiore entrò in classe, lanciandomi uno sguardo di ghiaccio.

“Teme, che ci fai qui?”

“Aspetto che un cretino si porti via i suoi allievi!” gli risposi fissandolo con un’aria infastidita.

Due delle tre ragazzine rimaste, guardavano l’uomo affascinate, mentre la ragazzina che era stata affidata a me, non fece una piega, a mala pena la vidi respirare da quando entrai in classe.

Io e Sasuke ci scambiammo diverse frecciatine, prima che questo se ne andasse portandosi i suoi “eredi” con se.

Mancava solo più un insegnate.

Aspettammo un po’, ma costui non sembrava voler arrivare.

Sbuffai, probabilmente si era addormentato per strada.

Finalmente la porta si aprì ed entrò Shikamaru impegnato a sbadigliare e a stiracchiarsi.

“Se cerchi un posto dove dormire, il letto dell’infermeria è piuttosto comodo e l’infermiera è uno schianto!” disse Eichi facendomi crescere una vena pulsante sulla testa.

Shikamaru era ora! Dormito troppo?” gli chiesi.

L’uomo mi guardò frustrato “Temari mi ha costretto a preparare la colazione e a lavare e vestire Shiori, facendomi fare ritardo! Quella donna mi farà crepare prima o poi!”

“Vedrai quando tua figlia diventerà adolescente! Allora avrai due donne da  cui prendere ordini” dissi divertito.

Shikamaru divenne blu dalla fifa e si sentì improvvisamente senza forze. Infatti fu Asuma,  vedendolo in quello stato, a presentare ai suoi compagni di squadra, il proprio maestro.

Anche loro se ne andarono  e rimasi io con i miei allievi.

Li guardai uno ad uno e guardai Eichi in particolare.

Sorrisi minaccioso e lui sembrò capire.

“No, dimmi che non è vero! non sei tu il nostro sensei!” chiese supplichevole.

“Se non ti sto bene, puoi anche consegnare il copri fronte  e dire addio alla carriera ninja!” dissi sapendo già quale sarebbe stata la sua probabile reazione.

“Dandoti la soddisfazione di avermi fatto fuori? Neanche per sogno!” disse mettendo il broncio e incrociando le braccia.

“Bene ragazzi,  voi tutti sapete chi sono, ma sarebbe meglio conoscerci più a fondo, quindi che ne dite di andare in un posto?” chiesi loro.

Li feci uscire dall’aula per primi, ma prima che Eichi potesse mettere piede fuori dalla stanza, lo afferrai da dietro e alzandolo gli dissi “Leva i tuoi occhi da Sakura-chan e andremo d’accordo!” dissi minaccioso riferendomi alla frase dall’infermiera.

Sakura, come anche Ino, aveva voluto specializzarsi in medicina, invece di diventare un’insegnante, anche se ogni tanto faceva da infermiera all’accademia.

Pochi minuti dopo giungemmo al campo di allenamento numero tre. Avevo chiesto io a Kakashi di assegnarci quel posto pieno di ricordi preziosi per il sottoscritto.

“Eccoci arrivati, questo è il nostro campo di allenamento. Passerete molte ore della vostra adolescenza qui sopra. Imparerete tecniche e migliorerete il vostro controllo del chakra e apprenderete cosa vuol dire collaborare!” dissi guardandoli uno ad uno.

La ragazza sembrava persa nei suoi pensieri, sospirai indeciso sul da farsi, ma decisi di cominciare  con le presentazioni.

Chiesi loro di iniziare.

“mi conosci da quando sono nato, non ho voglia di presentarmi!” disse Eichi scontroso.

“Fallo o dico loro delle cose imbarazzanti che hai fatto quando eri un poppante!” dissi ricattandolo.

“Perché non cominci tu!” mi disse mettendo il broncio.

Accettai “Il mio nome è Naruto Uzumaki. Amo il mio villaggio più della mia stessa vita, nonostante questo non mi abbia reso la vita facile. Poche sono le cose che non amo, tra cui l’odio, la vendetta e le persone false. Mi piace dormire fino a tardi, fare lunghi bagni caldi e in particolare mangiare ramen. Il mio credo ninja e non arrendersi mai e lottare per ottenere quello che si vuole, perché nella vita nessuno ti regala niente. Il mio sogno è diventare Hokage, ma al momento non mi è possibile accettare un incarico del genere a causa della mia vita incasinata!” dissi, poi guardando nuovamente Eichi gli feci segno di iniziare.

uff! Mi chiamo Eichi Hatake e sono il figlio del sesto hokage. Mi piace mettermi alla prova e far vedere a tutti di cosa sono capace. Detesto perdere e fare pessime figure. Il mio sogno è di diventare più forte dei mio padre e diventare Hokage non mi dispiacerebbe affatto!” disse fiero di se.

Mi rivolsi alla ragazzina, Miiko Takada, ma essa sembrò proprio ignorare la mia richiesta di presentarsi.

Era una ragazzina magra e anche pallida a mio parere. Aveva i capelli castani lunghi fino al fondo schiena tenuti da una bandana fucsia e gli occhi erano azzurri…molto simili ai miei…anche di quando ero un ragazzino. Leggevo molto dolore in essi e  mi domandai cosa potesse offuscare la vitalità negli occhi di quella bambina.

I suoi compagni mi avvertirono che non era molto sociale, anzi proprio per niente e che probabilmente era muta. A quanto pare non era sua abitudine far sentire il suono della sua voce.

Non insistetti con lei, avrei fatto un passo alla volta. Non serviva a niente forzare la mano.

“Sora vai avanti tu!” dissi indicando l’ultimo ragazzino dai capelli a caschetto castani e con gli occhi lilla chiaro.

“Io mi chiamo Sora Hyuuga. Vivo solo con mia madre. Di mio padre so poco. È morto qualche anno fa durante l’ultima battaglia contro Madara Uchiha e i restanti membri dell’organizzazione Akatsuki. Mi piace leggere e scrivere a volte, odio invece le troppe regole che ci sono nel mio clan. Il mio sogno…bhe forse è presto, ma semplicemente avere una vita tranquilla con una famiglia tutta mia. Essere ninja non è proprio la mia ispirazione, ma una delle condizioni per poter essere accettati dal proprio clan è diventare uno shinobi, inoltre mi interessa la medicina e mi è passata molte volte per la testa di fare il medico, ma non mi è stato concesso!” disse tristemente.

Sospirai. Il nome Hyuuga significava solo problemi...per i propri membri che non si adattavano e per me, dato che ero sempre stato coinvolto, anche se indirettamente, nei loro affari.

“Capisco! Solo un consiglio. Se non vuoi diventare un ninja, faresti meglio a parlarne e non farlo per forza. Chi è costretto  solitamente non fa una bella fine.” gli dissi sincero.

Non disse niente. Sapeva che avevo ragione, ma che altro poteva fare?

Sospirò pesantemente.

Guardai un ultima volta Miiko sperando di vedere in lei qualche reazione, una luce di interesse, ma le  mie speranze vennero distrutte.

Mi alzai dal tronco su cui ero seduto e informai i miei allievi che avremo cominciato a fare sul serio a partire dal giorno successivo e di portarsi un certo numero di Kunai e Shuriken.

“Ma come? Niente test dei campanelli?” chiese Eichi deluso.

Era convinto che essendo stato allievo di suo padre, avrei attuato il suo stesso test.

“Mi spieghi perché dovrei fare un test che tu conosci bene? non sarebbe leale e inoltre, lo capisco già solo guardandovi che non avete lo spirito di squadra giusto. Ma si migliorerà anche quello. Per ora pensiamo a migliorare le vostre abilità di ninja!”

Diedi il permesso ai ragazzi di andare, chiedendo loro di presentarsi la mattino dopo alle otto in quel luogo.

Eichi e Sora non se lo fecero ripetere due volte e sparirono dalla mia vista in un batter d’occhio, mentre Miiko rimase seduta a terra immobile con lo sguardo basso.

La guardai preoccupato e sedendomi al suo fianco le chiesi cosa avesse.

La ragazza alzò lo sguardo. Rimasi colpito da quello che mi dicevano.

Era una chiara richiesta di aiuto. Il mio cuore perse un battito a quella vista, ma non ebbi il tempo di fare niente che si alzò e si allontanò di corsa.

ecco anche un piccolo fumetto delle prime righe.

 

 

***************

 Eccomi qua!

Bhe che dire? Una sola recensione è un po’ scoraggiante, ma dato che il capitolo precedente era solo il prologo, magari non si poteva avere già una propria opinione.

Spero in qualcosa di più con questo…se non finisco in un angolo a deprimermi T_T

Cmq scherzi a parte, spero che la storia incominci a incuriosirvi.

Grazie a kimmi90: spero che la storia continui a piacerti.

Ciao a tutti

A presto

Neko =^_^=

 

 

  
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