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Autore: EclipseOfHeart    15/09/2010    7 recensioni
Il suo capitano era in pericolo. Lo sentiva distintamente come i battiti del suo cuore accelerato dalla paura e come i suoi respiri affannosi. Ma, stavolta, avrebbe potuto salvarlo lei. [...] O torno con Rufy o non torno più.
Nuova fic a capitoli per voi! ;) Spero tanto che vi piaccia! Buona lettura.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Direi che sarebbe meglio fermarci su quell’isola, giusto Nami

 

Here I Am

 

 

I°: Giuro che io ti troverò e non ti lascerò ~

 

«Direi che sarebbe meglio fermarci su quell’isola, giusto Nami?» chiese Usopp sporto dal ponte della nave, intento a fissare un’isola a poca distanza da loro.

« Sono d’accordo, tra poco ci sarà una tempesta, meglio evitare di essere in mare se possiamo stare sulla terraferma.» confermò Nami cominciando a dare ordini per far arrivare la Sunny su quell’isola, poi, pensierosa, prese delle cartine per controllare quell’isola.

«Come si chiama quest’isola?» chiese Robin avvicinandosi a lei.

«Non lo so, non c’è traccia di essa nelle mie cartine.» sentenziò Nami.

«Beh, poco male.»

La ciurma si diede da fare per arrivare all’isola il più velocemente possibile e, man mano che si avvicinavano, l’aspetto dell’isola metteva loro sempre più di malumore.

Era una terra arida, piena di sterpi e arbusti secchi, si poteva intuire che dentro l’isola vi fosse un piccolo villaggio in quanto sulla scogliera più alta era costruita una torre di pietre, probabilmente un faro. Dalla spiaggia, per proseguire nel cuore dell’isola, bisognava superare delle lunghe file di alberi, che erano disposti così bene da sembrare una recinzione. Non c’era un buco da cui passare se non per quella specie di bosco, di cui non si vedeva neanche la fine.

La Sunny arrivò alla spiaggia e i ragazzi la legarono velocemente, scendendo poi sulla sabbia.

V’era un silenzio quasi innaturale, pur essendoci tanti alberi non si sentiva il verso di un uccello se non, ogni tanto, il gracchiare dei corvi.

Il bosco distava un po’ di metri dalla spiaggia, per cui i Mugiwara decisero di addentrarsi verso l’isola. Era inutile stare lì senza far niente. Quindi iniziarono a camminare verso il bosco, con Rufy in testa che saltellava, Usopp e Chopper che avevano paura di quel luogo così buio. Persino il cielo non li aiutava, era diventato grigio, ma non scuro come se stesse per piovere ma un grigio chiaro che dava l’impressione che il cielo ti si stesse per chiudere addosso.

Arrivati quasi vicini agli alberi, all’improvviso Rufy, che era in testa ed era più avanti degli altri, cadde improvvisamente bocconi sulla sabbia.

«Rufy!» gridò Nami per prima correndo verso di lui. Lo sollevò da terra, notando che il volto era diventato pallidissimo, come se all’improvviso fosse stata prosciugata tutta la sua energia vitale. Nami, preoccupata, lo chiamò ancora ma lui aveva gli occhi chiusi e non dava cenni di voler rispondere. Gli altri accorsero immediatamente, soprattutto Chopper, in quanto medico, ma non appena arrivarono al punto di Rufy, il medico e Robin svenirono anche loro improvvisamente. Anche Brook lamentò di sentirsi debole, anche se non svenne.

Pallidi esattamente come Rufy, non riuscivano a muovere un passo. L’unica che non era totalmente svenuta e faceva uno sforzo enorme per tenere aperti solo gli occhi era Robin che con voce debolissima sussurrò: «Questa è l’agalmatolite… Portateci alla nave… »

Franky prese in braccio Robin, Zoro prese Brook, Usopp si mise in spalla Chopper mentre Sanji si occupò di Rufy. Fecero immediatamente come detto da Robin e li allontanarono da quel bosco. Appena dopo pochi metri tutti e quattro rinvennero e i loro visi ripresero colore.

«Ma che diavolo vi è successo?!» urlò Nami spaventata e avvicinandosi a Robin.

«Questo è l’effetto dell’agalmatolite, è la stessa sensazione solo più forte. Di colpo è come se avessi perso tutte le forze.» commentò Robin, scendendo da Franky e ringraziandolo.

«Già, è stato orrendo.» confermò Rufy che si era ripreso completamente.

«Ma dove avete toccato l’agalmatolite?» domandò Franky.

«Non credo che l’abbiamo toccata, Franky. Siamo svenuti quando abbiamo iniziato ad avvicinarci a quegli alberi, per cui suppongo che siano gli alberi la causa dell’agalmatolite.» chiarì Chopper, fissando quella strana foresta.

«Continuo a non capire. Gli alberi?» Protestò Sanji, continuando a chiedere a Robin come stesse e se avesse bisogno di qualcosa.

«Ho una teoria. Ho idea che l’agalmatolite noi la stavamo respirando.» considerò Chopper.

«Respirando?» ripeterono tutti con sguardi stupiti.

«Ma che significa? L’agalmatolite è un minerale!» esclamò Nami.

«Sì lo so. Ma pensaci, non abbiamo toccato niente e appena siamo arrivati alle vicinanze degli alberi, siamo stati male. Forse, sotto i pressi di quel boschetto inizia una specie di giacimento sotterraneo dell’agalmatolite. Forse, gli alberi avendo le radici affondate nella terra oltre a liberare ossigeno, producono anche essenza di agalmatolite.»

La ciurma era con gli occhi spalancati per le teorie di Chopper, che si era inginocchiato a terra per raccogliere alcuni frammenti di terriccio.

«Posso provare ad analizzarlo, tuttavia temo che qui non ci sia niente; ci sarebbe bisogno della terra dentro quel boschetto.» disse Chopper sospirando.

«Non è poi un così grosso problema, potrebbe prenderla uno di noi.» rispose Zoro.

«Oh, sarebbe una grande scoperta. “Essenza di agalmatolite”, anche se per noi sarebbe un grosso problema. Se la Marina venisse a scoprire una cosa del genere saremmo rovinati! E’ importante fare ricerche!» gridò Chopper con gli occhi che gli brillavano per l’emozione della scoperta.

«Dubito che sia una poi così grande scoperta, sempre ammesso che sia come dici tu. In fondo non puoi mica imbottigliare un’essenza!» dichiarò Sanji.

«Per quello, i modi esistono, in fondo un profumo è un’essenza.» rispose Usopp cominciando a pensare a qualche strana invenzione per racchiudere l’agalmatolite.

«Senza contare che mi sembra potentissima. Forse è anche perché ci sono tanti alberi e quindi l’essenza è prodotta in maniera massiccia. Però siamo svenuti tutti subito, l’agalmatolite ti priva dei poteri e la forza te la risucchia pian piano. Qui invece siamo rimasti subito senza forze!»

«Ma questo si può spiegare. Solitamente veniamo solamente a contatto con l’agalmatolite e questo già basta a farci stare male. Immagina se addirittura la respiriamo, è come se ci entrasse una manciata di acqua marina nel corpo! Oltretutto poi si propaga insieme all’ossigeno, grazie ai polmoni.» spiegò Robin.

«Ma come Brook sta meglio di noi?» chiese Rufy osservando lo scheletro in perfetta forma.

«Brook non ha polmoni. Su di lui l’effetto dell’essenza è ridotto.» rispose Nami.

«Beh, allora direi di fare come ha detto Chopper. Zoro, Sanji e gli altri che non subite l’effetto dell’agalmatolite andate a raccogliere della terra.» dichiarò Rufy, salendo sulla Sunny.

«Non possiamo andarcene prima di domani. Ora manca davvero poco alla tempesta, anche se non ho mai visto un cielo così opprimente.» informò Nami seguendo poi il capitano.

Robin, Brook e Chopper salirono anche sulla nave, mentre gli altri andarono al bosco per raccogliere del terriccio.

Sanji e Zoro furono i primi ad avvinarsi agli alberi e, con le bottigliette date loro da Chopper, iniziarono a mettere terra dentro le provette.

«Entriamo dentro questo bosco. Magari più ci inoltriamo più incentrata sarà l’agalmatolite.» propose Sanji cominciando ad attraversare gli alberi.

Tuttavia non andò avanti a lungo.

Appena appoggiò una mano sui rami per scostarli e per potere passare, fu come se i rami avessero preso vita.

Divennero di colore verde vivo e iniziarono a scuotersi, i lunghi rami si trasformano in liane e cominciarono a tirare colpi ai due che caddero a terra, presi alla sprovvista.

«Ma che diavolo succede? Questi alberi ci hanno attaccato!» gridò furente Zoro, avvicinandosi e iniziando a tagliarli ogni qualvolta una liana lo attaccava. Sanji lo seguì e iniziò pure a lui dare calci. Velocemente arrivarono anche Usopp e Franky che iniziarono anch’essi a lottare con le piante.

Ma capirono ben presto che era una lotta vana. Non avanzavano di un passo, le liane continuavano a riprodursi in maniera velocissima benché non venissero che tagliate, prese a calci e sradicate.

«E’ tutto inutile! Queste maledette piante devono essere stregate! Non siamo andati avanti neanche di mezzo metro da quando abbiamo iniziato a combatterle!» constatò Franky.

Zoro si allontanò velocemente dalle piante e disse ai compagni di fare lo stesso; difatti non appena furono pochi metri più in là i rami tornarono ad essere marroni, secchi e si ritirarono negli alberi.

«E’ come una forma di difesa.» costatò Usopp.

«Non ci permette di entrare dentro quel villaggio. Quest’isola fa sempre più schifo, non vedo l’ora d’andarmene domani.» concluse Zoro tornando verso la Sunny.

Tornati anche gli altri, Franky si mise a spiegare la strana “difesa” dell’isola. Nami rimaneva sempre più allibita, quell’isola era piena di sorprese. Non c’era nessun modo di entrare nel cuore del villaggio, in quanto gli alberi erano disposti come una vera e propria recinzione.

Sembravano alberi così secchi e vecchi che spezzare i rami sarebbe stato facilissimo, invece potevano rivelarsi trappole mortali. Le liane attaccavano veloci e le punte erano taglienti come rasoi.

«Per fortuna domani ce ne andremo.» concluse Robin mentre Chopper, ricevute le provette, era corso nel suo studio per esaminarle.

 

Il cielo cominciò pian piano ad incupirsi ed il grigio andava lasciando il posto al nero della notte, ma non si poteva dire che fosse meglio. Non brillava neanche una stella, era come se avessero coperto il cielo con una pezza così scura che metteva paura.

Dopo la cena e dopo esseri rimasti un po’ sulla nave a chiacchierare tutti andarono nelle loro stanze per dormire.

Dalla stanza dei ragazzi si sentiva un forte russare, cui contribuivano tutti, mentre dalle ragazze c’era il massimo silenzio.

Poi dai maschi si sentì un tonfo sordo, Rufy era scivolato dal letto.

Massaggiandosi la testa stava per rimettersi nel letto quando sentì un rumore provenire da fuori. Incuriosito uscì fuori e andò verso la parte centrale del ponte.

Sentì di nuovo il rumore, poi un’altra volta, poi una terza.

Scese dalla nave, mentre ora oltre a rumore iniziò a sentire delle voci.

 

Come to me. What's the news?
Here I'm still left lonely
.

 

Le parole erano sussurrate piano, lui non ne capiva il significato. Ma la prima parte “Come to me” si ripeteva costantemente.

Senza accorgersene proseguì verso gli alberi, attirato da quella voce. Era curioso di sapere cosa fosse, visto che più vicino andava agli alberi più la voce si sentiva distintamente.

Poi si fermò, ricordandosi cosa era successo il pomeriggio.

Ora sentiva quelle parole come se fossero cantate, una dolce nenia che non smetteva di invitarlo dolcemente.

Rufy rimase lì ad ascoltare quelle voci per almeno una buona mezz’ora finché non trovò la forza per decidersi ad andarsene.

Poi un boato si diffuse nell’isola, tutti i rami presero vita all’improvviso e si agguantarono su Rufy che, assolutamente impreparato, fu fatto prigioniero delle liane. Non lo ferivano ma l’avevano legato.

Rufy cominciò a stare molto male e non riuscì ad usare i suoi poteri per liberarsi, l’effetto del frutto del diavolo era svanito ed era debole.

In men che non si dica le liane lo tirarono verso la foresta dove sparì, ormai svenuto. Non aveva avuto neanche il tempo di urlare e nessuno dei suoi compagni si accorse della sua assenza, se non il mattino dopo.

Il giorno seguente, infatti, tutti i Mugiwara si accorsero subito dell’assenza del capitano. Preoccupati cominciarono a setacciare la parte di isola che gli era concessa ma ovviamente non trovarono nulla.

«Per me Rufy è lì dentro. Non so come sia finito lì, ma lo sento.» sussurrò Nami che continuava a fissare la foresta, temendo per la vita di Rufy. Se era veramente in quel bosco, rischiava seriamente di morire; a causa dell’effetto dell’agalmatolite diventava come un comunissimo essere umano, anzi peggio in quanto perdeva tutte le forze.

I ragazzi provarono nuovamente ad entrare nel bosco, ottenendo però i medesimi risultati del giorno precedente.

Stavolta però successe qualcosa di diverso, insieme agli altri, quel giorno si avvicinò anche Nami. Non appena i suoi piedi arrivarono presso le liane queste si ritrassero come impaurite; lei stupita continuò a camminare, notando che gli alberi la facevano passare.

Subito Zoro e Sanji tentarono di seguirla ma le piante cominciarono nuovamente a colpirli, impedendogli di raggiungerla.

Nami avanzava, finché le liane dietro di sé non si richiusero.

Era sola. Dentro un bosco da cui non sarebbe stato facile uscire. La priorità però, si ripeté mentalmente, era salvare Rufy.

Doveva trovarlo a tutti i costi e salvarlo, doveva essere lei per una volta a salvargli la vita. Non sapeva perché quell’isola fosse così terribile, né perché Rufy fosse stato prigioniero. In realtà non aveva neanche la certezza che Rufy fosse lì dentro, ma quella sensazione di pericolo e paura, per lei, era più che sufficiente.

Il suo capitano era in pericolo. Lo sentiva distintamente come i battiti del suo cuore accelerato dalla paura e come i suoi respiri affannosi.

Ma, stavolta, avrebbe potuto salvarlo lei. L’agalmatolite non aveva nessun effetto su di lei, ma aveva il sospetto che quel minerale fosse la cosa meno innocua di quel bosco. Le liane erano un’arma letale per lei, non ci avrebbero messo niente per ucciderla, quindi non capiva perché fossero così innocue e non l’avessero ancora attaccata; anzi, si spostavano quasi ad invitarla a proseguire.

Ma nulla l’avrebbe fermata.

O torno con Rufy o non torno più.

 

 

 

Fine I° Capitolo.

Allora, premetto che sarà una long-fic abbastanza breve (prevedo solo altri due capitoli) e che è palesemente una Runami xD

E’ anche però una storia avventurosa, mista insieme a elementi un po’ (non dico addirittura horror) ma ecco soprannaturali!

Non si capisce molto da questo primo capitolo e me ne rendo conto, però dagli altri si capirà meglio la situazione. (Sì, ci metterò poco a finirla perché ho già tutta l’idea in testa.)

L’idea dell’essenza dell’agalmatolite mi è venuta come un flash, e sì, credo sia una sciocchezza xD Ma vabbè è una fic, usiamo la fantasia e poi nel mondo di OP tutto è possibile! *tentativo di convincervi, cari lettori X°D*

 

In quanto alle citazione, il titolo del capitolo è preso dalla canzone “Io ti troverò” di Daniela Rando.

La frase in corsivo che sente Rufy è effettivamente il verso di una canzone, è “Ravenheart” degli Xandria. Canzone che userò ancora nei prossimi capitoli.

 

**Mi lasciate un commentino, vero?

Vero che me lo lasciate?

Un bacio, in ogni caso.

 

 

Marty De Nobili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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