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Autore: JackoSaint    03/10/2010    5 recensioni
"Essere dio, essere Padre dagli Dèi non dovrebbe farvi ricercare il contatto con la rudezza e la severità della vita mortale... del mio sangue... Non vi temo.... inutile che vi fermiate innanzi a me e chiniate il busto allungando la mano verso il mio capo... Sono solo... un umano... ma questo non significa che io debba provare timore per un dio..."
Ecco a voi il seguito di "Dodekatheon - i Dodici Olimpi". Cinque anni dopo la battaglia contro gli Argonauti, una nuova minaccia che si credeva assopita rivendica il volere degli Dèi: un compagno da riconquistare con l'aiuto dell'unica persona che possa sciogliere questo Nodo di Gordio... colui il quale in Terra opera il divino compito di ghermire i sogni ed i pensieri mortali... il Cacciatore di Sogni.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo - "Illuminato"


Ed eccoci! Vi siamo mancate, eh? Impegni scolastici.... Ora pensiamo di aggiornare ogni weekend, ma quasi mai durante la settimana. Abbiamo deciso di ritornare su EFP con il proseguimento di Dodekatheon, dato che in molti ce lo avete chiesto... e poi torneremo anche con le altre fanfictions!

Be', che dire? Buona lettura con "Dodekatheon - Il Cacciatore di Sogni", e speriamo che il proseguimento vi piaccia come la prima parte! Come promesso, eccovi come sono andati i fatti tra Shaka e Zeus... ricordate, vero...?

Federica e Giorgia





- PROLOGO -
“ILLUMINATO”


Questo capitolo è di
Federica



- Ed io, Shaka della Vergine, l’Illuminato… - si aggiunge Shaka, fissando temerario Zeus dal basso, - …chiuderò i conti con la mia natura -, e detto questo porta il piede destro sul primo gradino.




Quel piede sul gradino, l’aria ferma nell’atmosfera, quasi in pausa. Mu socchiude gli occhi, le sue iridi fremono. Guarda il Cavaliere di Virgo.

Shaka... il tuo egocentrismo non ti permette di ragionare... quello è Zeus, il Padre degli Dèi... Il passo l’hai fatto, amico mio, spinto dal tuo essere divino... ma indietreggiare ora non sarebbe nemmeno degno di un uomo. Non ti resta che combattere, non da dio, non da umano... bensì da Cavaliere.


- Inferno non conoscono i vostri occhi, Divino Zeus...? – ricomincia saldo Shaka, e il suo piede sinistro si porta su un altro gradino, in una lenta, meccanica salita, - ...Ebbene, se vi concentrate, vedrete in me il sorriso del Diavolo - .


Apollo, vicino al portone, stringe i pugni. Nel suo sguardo balena un ringhio incattivito. – Mi stai facendo perdere tempo, pseudo divinità. Le tue parole non sono altro che mera speranza di vittoria...! - .


- Non sto parlando con te, Apollo – risuona tiepida e placida la voce del Cavaliere del Sesto Fuoco. – Nessuno ti ha mai educato a non intrometterti nei discorsi altrui? Zeus... -, e al sentir nominare il proprio nome il Padre degli Dèi solleva di poco il capo, squadrando il biondo Cavaliere con cipiglio fermo ed autorevole, - ...Zeus, vostro figlio è un impertinente - .


Poche parole che bastano per far accendere il pugno di Apollo di un’aura rosso fuoco. – Non sfidarmi! - .


- ...ancora a parlare? - .


- Adesso basta! - .


- Maleducato... - .


- Muori! -, e con felina ed inafferrabile velocità il dio scatta verso Shaka sfrecciando di fianco a Mu, che ha solo il tempo di accorgersi dello svolazzo del proprio mantello causato dallo spostamento d’aria.


...


Uno, due, tre gocce di sangue bombardano il pavimento della sala; il pugno teso di Apollo, abbracciato da celesti e focose lingue di fuoco, è incastrato nel palmo di Shaka, prontamente intervenuto per intercettarlo; e un rivolo di sangue scarlatto che serpeggia dalle dita del dio, uno solo, strappa un ringhio sommesso al Cavaliere. Non si è ancora voltato, ma quel colpo così improvviso lo ha costretto a chinare un poco il capo, conseguenza che gli permette di nascondere un sorriso amaro dietro le ciocche dorate. Il suo tono, un mormorio meccanico:


- ...Apollo... non capirai... mai... - .


È di una lucentezza in crescendo il cosmo d’aurora che si accende pian piano dalle vestigia di Shaka. Apollo tiene per sé un soffio incattivito e si limita a contorcere il volto in una smorfia d’ira e rimorso. Un solo rivolo di sangue, ha guadagnato? Uno solo per un colpo diretto, uno solo che non sfama la sua furia?


- La tua troppa rabbia nei miei confronti non fa che nuocere ai tuoi propositi, Figlio di Zeus. Ora saggerai la brutalità della mia calma. Il tuo pugno per me è sprecato, perché non basta per uccidermi. Questo è un colpo...! - .


In un gesto fulmineo pianta la mano libera sul petto del dio, a palmo aperto, mentre con l’altro pugno tiene a freno la pressione dell’offensiva del dio, e un balenio d’oro esplode a contatto dell’avversario investendolo della luce scarlatta di mille tramonti. E non appena Shaka schiude meccanicamente le dita con cui stringe il pugno del dio, basta un batter di ciglia, una frazione di secondo perché Mu si accorga che Apollo gli è alle spalle, di poco curvo sulla schiena, spinto indietro dallo spostamento d’aria.


- ...Stai al tuo posto – recita saldo il Cavaliere di Virgo. – Mu... - .


- Perdonami Shaka – Mu sfodera un morbido sorriso e si volta verso Apollo, che subito lo inquadra con fare minaccioso. – Scusami, non sono riuscito a vedere i suoi movimenti - .

- La prossima volta raccomando più attenzione. Non voglio essere disturbato - .

Altro non dice, l’Ariete d’Oro. A passi lenti e misurati dallo sguardo severo di Apollo si dirige davanti all’ingresso per poi voltarsi verso il Figlio di Zeus chiudendo gli occhi, mentre in un gesto solenne spalanca le braccia con il capo un poco chino. – Apollo... lasciamo Shaka e Zeus alla loro contesa, il mio compito è quello di non farti varcare questo portone... Non ti permetterò di raggiungere Kanon - .


- Padre... – annuncia il dio, volgendo l’attenzione di Mu, - ...non posso dir di no a quest’umano smanioso di morire. Pertanto, lascio a Voi il Cavaliere della Vergine - .


- Uhm, ho attirato il tuo interesse? - .


Le labbra di Apollo si contraggono in una smorfia di disprezzo, mentre attorno a lui si eleva un cosmo scarlatto. Non dice nulla, solo i suoi capelli fulvi, vittime di minacciosi soffi di vento, danzano come serpenti incantati nell’aria. L’indice si posa sulla bocca socchiusa del dio celando quello che si trasforma pian piano in un sorriso beffardo, e i suoi occhi fiammeggiano di predatrici lingue di ghiaccio:


- La tua morte, Cavaliere, sarà preceduta dal silenzio della mia ira - .






Ed ora...


- ...Zeus... - .


...a noi due...


Shaka lascia la frase in sospeso. Forse per il pensiero di Mu che gli martella la mente, per quel combattimento in corso a cui non può intervenire... forse solo per testare se il Padre dei Dèi sia o meno pronto allo scontro, abbia o no la prontezza di cogliere la sfida... ma l’unica cosa che gli riesce di fare è di alzare ancora il capo verso Zeus, svelando di avere il volto rigato di sangue color cremisi. Il sopracciglio destro del Signore dell’Olimpo si arcua in un’espressione di sufficienza:


- Cavaliere di Virgo... orbene non sei riuscito a contenere la pressione del colpo di mio figlio... - .


- Vero, non ci sono riuscito - .


- ...non sei stato capace di contrastare il colpo appieno, ma solo all’apparenza... - .


- Vero, non ne sono stato capace - .


- ...la tua forza non è quindi superiore a quella di un dio a me inferiore... - .


- Vero, non lo è - .


- ...e nonostante questa prova della tua inferiorità, non vuoi arrenderti in partenza? - .


- Vero, non lo voglio - .


- Cosa vuoi, allora? Morire? - .


- Vero e falso – Shaka si passa il dorso della mano sulla fronte per frenare almeno momentaneamente la perdita di sangue. – Non è domanda a cui ho intenzione di rispondere – Allunga innanzi a sé il braccio, la Corona che tintinna avvolta da dorati bagliori, e socchiude appena gli occhi di modo che delle sue iridi si riconosca soltanto un pungente riflesso azzurro. – Non sono potente quanto voi, lo riconosco... ma questo non è un motivo per non combattere. Elevatevi spiriti, danzate ombre delle tenebre... Tenku Haja Chimi Moryo!


In un balenio di luce chiazzata dal colore della notte, dalla Corona si sprigionano gli orrori dell’inferno, di grida e lamenti si riempie il celeste Olimpo; ma quel bagliore si riduce ad un briciolo spazzato via da un solo afflato del candido cosmo di Zeus, e le anime dannate vengono mangiate dall’assopita potenza del Padre degli Dèi. Non un solo velo di stupore si legge sul volto del Cavaliere.


- Potenza ben superiore a quella di altri essere umani è la tua, Custode del Sesto Tempio... ma oso ripetertelo ancora una volta, contro di me non puoi nulla nemmeno in sogno... - .


- Non me ne importa. Abbassare la guardia davanti ad un avversario è azione stolta anche per un dio come voi... - .


Lieve, lento, un graffio rosso pallido si disegna sotto all’occhio destro di Zeus.


- ...Athena è con me, e partendo dal presupposto che io sono l’uomo più vicino agli dèi, l’appoggio della mia Signora unito alla mia forza mi consente l’incredibile - .


In un momento di incredula quanto sconvolta realizzazione, il Signore dell’Olimpo si passa l’indice sull’ombra di graffio sotto all’occhio. È vero, è una ferita inafferrabile, non provoca dolore alcuno, sembra la cicatrice di una minuscola cicatrice... ma c’è, e basta solo questa convinzione a far crescere con più vigore il cosmo del Divino:


- Quel colpo... - .


- ...giusto la massima potenza consentitami dal Tenku Haja Chimi Moryo... - .


- ...mi ha procurato un solo, impercettibile graffio... E questa era dunque la massima capacità di cosmo convogliabile in questa offensiva? - .


- Non errate - .


- Allora presumo che gli altri tuoi attacchi mi procureranno solamente graffi più visibili, nulla di più - .


- ...Uhm, non potete dire “nulla di più”... -, ed inaspettatamente le labbra di Shaka si allungano in un tiepido sorriso, - ...se si tiene in conto che la somma di molti graffi è una ferita - .


-  Non voglio farti aspettare, perché io non parto dai graffi, Cavaliere di Athena... – Zeus alza piano le dita, tenendole un poco ricurve, e a quel solo gesto il Custode del Sesto Fuoco si irrigidisce, - ...io seguo l’ordine inverso - .


Shaka... ,


e Shaka ha appena il tempo di sentire il flebile pensiero di Mu, il suo pensiero, che una folgore saetta dalla mano del Padre degli Dèi trapassandolo da parte a parte con tale velocità da permettergli un solo mugolio di dolore stroncato dalla sorpresa.


Stop.


China la testa indietro, il Cavaliere di Virgo, gli occhi azzurri vitrei e marchiati a fuoco da quel colpo d’imprevista irruenza. Le sue gambe si piegano un poco in un gesto smorzato e sordo, ma non cedono, solo si flettono in quella che pare l’ombra di un inchino non ancora esibito al cospetto del Divino.


Non mi inginocchierò... trafitto, colpito... morto... le mie ginocchia non toccheranno terra


- ... - .


- Non ancora cadi, Servitore di Athena? - .


- Ancora... è una parola grossa – sillaba la voce incolore del Cavaliere, e Shaka riporta gli occhi in quelli di Zeus. Le sue labbra fremono un poco mentre dalle vestigia pugnalate sgorga sangue di un rosso cinereo. - ...ancora? Siete solo al primo attacco... oh Divino - .




Mu si rialza per la seconda volta. I colpi di Apollo lo hanno raggiunto in più punti e se non fosse per l’Armatura non sarebbe rimasto in vita. Un sottilissimo rivolo gli scivola dal sopracciglio destro.

Preoccuparmi per te, Shaka... non ho fatto in tempo ad avvisarti del contrattacco di Zeus... Ti prego, che ti serva da lezione amico mio... un attimo di distrazione per cercare di aiutarti mi è costato la spalliera dell’Ariete d’Oro...


- Eri distratto, Cavaliere – lo canzona Apollo, e muove un altro passo verso di lui, verso l’uscio. – Colpirti è stato un gioco da uomini - .


- Per quanto tu possa parlare, a me non va di sprecare fiato – La lingua che agile gli bagna il labbro è un evidente segno di nervosismo.


- Il tuo compagno d’armi è in brutte condizioni - .


Il Cavaliere del Primo Fuoco non dice altro. Anche articolare qualche parola gli strappa una fitta di dolore ai polmoni, complice la pressione dei colpi di Apollo andati a segno. Di nuovo spalanca le braccia, di nuovo schiude i palmi e di nuovo in essi si concentrano globi di cosmo pronti ad esplodere. – Le stelle per te brilleranno d’ira... Starlight Extinction! - .


Una pioggia di astri esplode dalle mani di Mu, di incommensurabile chiarore ruggisce la loro luce. Folgori dell’universo divorano l’interno salone inghiottendo la figura di Apollo, che svanisce nel chiarore di quel colpo devastante. A poco però serve quest’inaudita potenza, perché nell’istante successivo il buio cala sul sipario e nel millesimo che segue le zanne delle stelle si scagliano direttamente sul Cavaliere, crocifiggendolo sopra al portone con un tale boato da zittire la sua esclamazione di stroncata incredulità mista a stupore. E il rinnovato chiarore si smorza, rivelando un Apollo fermo sotto al portone così com’era prima, con solo di nuovo il braccio allungato in alto verso Mu:


- A nulla vale la tua tecnica, Ariete d’Oro... Potente è potente, molto potente... ma questa classificazione concerne gli umani, ed io son quindi fuori dalla lista citata - .


Al dio basta ritirare la mano per liberare il Cavaliere da quei chiodi immaginari e farlo così cadere a terra, in un colpo secco e deciso. Non un movimento, giusto l’appena visibile fremito delle sue dita.


- Ah!, la forza per rialzarti ti manca... – Apollo sorride appagato con una leggibile nota di astuzia e divertimento, chiudendo gli occhi. – Mi dispiace, non ho voglia di assistere alla tua agonia... devo andare a cercare Kanon e mia sorella Artemide... con permesso, tolgo il disturbo -, e gli bastano due soli passi per passare oltre al corpo di Mu, incapace anche solo di alzare il capo. Si allontana così, con calma, il Figlio di Zeus, con passo cadenzato e saldo. Ma prima di svanire in fondo all’interminabile corridoio celeste, le sue parole beffarde risuonano nell’aria:


- ...Per una volta che ti rendi utile, Ares... fratello mio... - .


- Tsk, Apollo, il solito svogliato... - .


È un’altra la voce che risponde, una voce più dura, più aspra, più scura. Mu fa per piantare il palmo a terra per spingersi in piedi, ma il suo tentativo viene prontamente fermato da un piede che lo schiaccia con prepotenza a contatto col pavimento strappandogli un lamento dalle labbra. Rotea le pupille, le alza... e nelle sue iridi ghiacciate dallo stupore si riflette la figura del Dio della Guerra.




- Perdona l’attesa, padre... – annuncia in tono quasi sprezzante Ares, una mano sul fianco e il busto leggermente flesso in una posizione che rispecchia l’assoluta indifferenza. Preme ancor più il piede sulla schiena del Cavaliere di Aries. - Ho sentito che qui c’era da fare... - .

Zeus gli dedica uno sguardo vacuo, come se nemmeno si stupisse del registro e del tono di voce utilizzato dal figlio. – Benvenuto. Tuo fratello Apollo è andato alla ricerca del Cavaliere di Gemini, apprezzo dunque il tuo intervento. Non possiamo permettere che questi umani fuggano dalla mia Dimora. E tu, Virgo... - .


- ...Rikudo.... - .


- ...Inutili sono i tuoi sforzi. Un solo mio colpo ti consumerà il cosmo dall’interno - .


- ...Rinne...! - .


- Ti ostini a non capire? – Un solo dito portato in avanti basta per contenere ed assorbire il debole colpo del Sesto Cavaliere. – Uomo... per quante tecniche tu possa possedere, la potenza in te rimasta è assai inferiore a quella che possedevi qualche istante fa, e ancora diminuisce a causa del mio attacco. Non ti colpirò di nuovo, la sofferenza ti renderà onore... Illuminato - .


Mu si morde il labbro. Sa che qualcosa non va, sa che Shaka non è Cavaliere da combattere in quel modo. Da subito ha avvertito che non tutto il cosmo viene convogliato nei suoi colpi, ma che una parte della sua forza viene tenuta da parte, come in riserva.


Per cosa...? Qual è il tuo vero obiettivo? Cosa vuoi... fare?


- La speranza fa spazio solo ad una persona alla volta... – sussurra Shaka, stavolta a capo chino, le braccia distese mollemente lungo i fianchi e il sangue che ancora non smette di sgorgare.


Ares, che riesce a percepire le sue parole, sfodera un sorrisetto quasi divertito. – La sofferenza incomincia già a farti impazzire, Cavaliere? - .


...Mu... una sola persona... alla volta...


Shaka...?


Lo sente, ora. Non parla agli dèi presenti, no, sta condividendo con lui parole a loro precluse.


...Shaka?


...solo una, Mu. E io voglio darti... speranza, amico mio...


Mu capisce. Capisce quando oramai è troppo tardi per rispondere, quando sa che il biondo Cavaliere non gli risponderà più per evitare un no. Aveva già colto qualcosa quando una forza non sua ha cominciato a scaldargli l’anima e il cuore, ma aveva paura di pensare che fosse veramente quella la scelta di Shaka... e ancora teme di concedersi a quell’opinione destinata però a divenire realtà. Sta per essere teletrasportato contro il proprio volere, e la forza gli manca per negare obbedienza. Già troppo fulgore lo sta rivestendo e non gli permette di mostrare almeno quell’affettuosa lacrima di riconoscimento misto a rimorso che gli scivola sulla guancia.


Sha... ,


e in quell’istante un flash di luce annega il pensiero di Mu portandolo anima e corpo fuori dalla sala.




Ah... la soddisfazione che si prova ad aver salvato un amico è cosa ben superiore al desiderio di essere dio...

- Cavaliere della Vergine...! – Ares rimane basito nel rendersi conto che sotto al proprio piede non vi è più nessuno. – Cosa diavolo hai combinato? Dov’è l’Ariete? - .


Sul volto di Shaka si dipinge un bellissimo e morbido sorriso: - Semplicemente, Dio della Guerra... la speranza ha scelto lui. In quanto essere semi-divino – prosegue imperterrito, sotto agli sguardi attenti dei due Olimpi, - anche io posso armarmi della mia vendetta. Vendetta amara e senza pietà sarà la mia... Vendetta strappata alla parte di me che di divino possiede la potenza... Vendetta... che come la speranza, sceglie una solo persona o dio alla volta... Vendetta che, semplicemente... sceglierà te, Ares -, e basta un gesto, basta il dito di Shaka puntato prontamente contro al Dio della Guerra a far esplodere l’Ottavo Senso, la vera forza tenuta in serbo per un colpo assassino.

Una fiammata che brucia d’Inferno affoga l’atmosfera scagliandosi verso il dio e divorandolo da capo a piedi, sfigurandone l’immagine, consumandone il corpo, vendetta dalle cui zanne ed artigli è impossibile fuggire con la corrotta e meschina forza di colui che era Dio del Male dopo Hades. Per una furia assopita e risvegliata così d’improvviso è facile annegare nel fuoco degli Inferi l’animo malvagio di quella vittima così impreparata e, non appena la fiammata si estingue in serpeggianti lingue di fuoco, del corpo di Ares non resta che il ricordo. Nell’aria è ancora tangibile il suo cosmo, zoppicante e ancora debole a causa del terribile colpo.


E il silenzio che segue annuncia il rumore metallico delle ginocchiere che si piegano, degli schinieri che cadono sul gradino oramai rosso vermiglio. Shaka, ucciso un dio, è in ginocchio. Il capo chino e le mani a terra come nel vano tentativo di non far parere quella postura un inchino ma piuttosto una caduta accidentale, tiene il capo abbassato, con i capelli biondi a celargli il volto rigato di sangue, e il respiro appena percettibile e animato dalla voglia di non cadere ancora più in basso.


La Speranza... una sola persona. La Vendetta... segue la legge della Speranza. E la Morte accompagnata da tale sofferenza...? Impeccabilmente... una sola persona anch’essa?


- Troppa potenza... – è il sottile mormorio di Zeus, che senza muoversi ha assistito alla distruzione del corpo del figlio. Sembra quasi parlare al vento, al cosmo che si respira nella sala. – Ares, hai sottovalutato... ed hai perito. La morte definitiva è a te negata, essendo immortale... ma la spoglie umane ti sono state tolte da un essere umano... Evento che ha smascherato la tua debolezza, la tua arroganza? O piuttosto evento che mi ha aperto gli occhi su ben altro... - .


Vi sento, Zeus... mi state guardando... stavolta volete che anch’io sfidi il vostro sguardo, Signore degli Dèi, ma ho a malapena la forza di non crollare... perché piuttosto che distendermi a terra, preferisco restare in ginocchio... innanzi a Voi... Il vostro colpo, uno solo è bastato per frenarmi... per divorarmi cosmo ed anima...


Prepotente sono, è vero, riconosco che la mia ambizione è esagerata... ma mi chiedo, è veramente male rendere esagerata un’etica di vita quando è proprio la vita che si rischia?

Sono sordo ai vostri passi che si avvicinano lenti a me... perché scendete? Perché scendete dallo scranno e vi avvicinate? Essere dio, essere Padre dagli Dèi non dovrebbe farvi ricercare il contatto con la rudezza e la severità della vita mortale... del mio sangue... Non vi temo.... inutile che vi fermiate innanzi a me e chiniate il busto allungando la mano verso il mio capo... Sono solo... un umano... ma questo non significa che io debba provare timore per un dio....

Mi prendete il mento tra il pollice e l’indice, mi alzate un poco il capo... state forse cercando i miei occhi? Non vedo oltre le palpebre serrate per lo sforzo di non morire... Tremo un poco, ma non pensiate che sia paura la mia... I miei gesti, i miei pensieri sono frutto della consapevolezza di trovarmi sull’orlo del burrone, pronto a cadere...


E la vostra voce... sento solo quella, nelle rete della mia mente stritolata... Sento il vostro profondo, rauco, quasi tetro mormorio sulla mia pelle dirmi...


“Illuminato...”






Angolo delle autrici:

Fede: et voilà! Tanto per dire, non possiamo ancora mettere il titolo del prossimo capitolo, quindi niente scommesse xD
Allora, che ne pensate? Speriamo di poter aggiornare presto... Nel frattempo, Shaka è riuscito a sconfiggere il corpo di Ares e questo spiega anche come Aiolia in seguito, come già sapete, avrà in sé il cosmo del Dio della Guerra. E naturalmente non possiamo dirvi tutto nel prologo, difatti da brave gemelline malefiche abbiamo deciso di troncare sul punto più bello... scommesse?? xD

Alla prossima gente, felicissime di essere tornate!

FEDE E GIO




   
 
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