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Autore: lilyblack    05/10/2010    10 recensioni
Il silenzio che seguì quelle parole fece alzare a Millicent lo sguardo dal suo diario, quel tanto che bastava per assicurarsi che non si fossero schiantati a vicenda; il vedere che erano ancora entrambi in possesso della loro lucidità le fece esalare un sospiro di sollievo, sebbene non pronunciò parola alcuna. Era perfettamente conscia che mettere il becco nell'astruso rapporto tra Daphne e Blaise non era affatto cosa buona e giusta: l'ultima volta che aveva tentato di dire alla sua bionda amica che forse doveva dichiarargli i suoi sentimenti, si era ritrovata i capelli rossi per circa una settimana, diventando lo zimbello di tutta serpeverde. Non aveva più tentato, da quel momento, ma continuava ad essere convinta che nei rapporti interpersonali tutte quelle fobie non servivano a niente.
Daphne Greengrass e Oliver Baston avevano due caratteri totalmente e incommensurabilmente incompatibili e niente avrebbe cambiato questo fatto; gli occhi verde giada di Daphne brillarono, di soddisfazione e di rivalsa, quella luce speciale che nasce da quel gusto incomparabile di supremazia che si prova ad avere sempre ragione.
*°*°*°*°*
Le sfide, sono mai veramente chiuse?
Potranno due caratteri estremamente competitivi, dimenticare gli affronti subiti ed andare avanti?
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Daphne Greengrass, Oliver Wood/Baston
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chiaroscuri & Prospettive's World'
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Chiaroscuri e Prospettive-La Vendetta
Innanzitutto, Buongiorno.
Non state sognando, ho veramente deciso di rimettere mano a questa storia, trovando questo titolo che ancora non so se è ridicolo,simpatico o geniale XD.
Perchè?
Perchè mi mancavano Daphne e Oliver, la loro testardaggine e i loro mondi fatti di chiaroscuri.
Si sono insinuati nella mia testa e hanno incominciato a dire 'scrivi scrivi scrivi scrivi scrivi.'
E chi sono io per non accontentarli?
Spero che tutto questo vi piaccia,che io non faccia solo un gran casino.
Un bacio,
LilyBlack.
p.s. penso che non si dovrebbe avere difficoltà a leggere la storia, qualora non si conosca il prequel,nel caso rimando a 'Chiaroscuri e Prospettive' titolo semplice, è una miniminilong, di soli quattro capitoli ragionevolmente brevi.

p.s.
Questo capitolo è dedicato a LoveChild, perchè è un tesoro, per la pazienza che ha con me e per aver creato Imogen, il mio alterego che è riuscito ad accalappiare Theodore Nott.

*°*°*°*°*°*°*°*°*
L'intervista

Io non mi sono mai sentita tanto viva come dopo una battaglia dalla quale sono uscita viva e indenne. [...] È dopo aver vinto quella sfida che ti senti così vivo. Vivo quanto non ti senti nemmeno nei momenti più ubriacanti di gioia o nei momenti più travolgenti d'amore. -O.Fallaci
°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

L'aria nella stanza era satura di aspettative e il pulviscolo che il sole portava, attraversando la finestra, era la maggiore attrattiva presente nella stanza; tutti gli occupanti di sesso maschile della stanza, la totalità assoluta dei presenti,fissavano il nulla polveroso con sguardo attento.
Un Manager,una decina di giocatori,un fotografo.
Daphne era ferma dietro la porta a vetri e li guardava attenta, con lo stesso interesse scientifico che era certa provassero i babbano quando entravano allo zoo: guardare nel loro habitat naturale degli esseri viventi di cui non si poteva condividere il comportamento.
Poco importava che uno degli appartenenti a quella gabbia di lusso chiamato ufficio fosse Theodore Nott, suo amico e sostituto fotografo di Millicent: Daphne non avrebbe mai capito gli uomini e, a dirla tutta, non le interessava nemmeno.
Una volta che ebbe sistemato il tailleur che indossava, bussò delicatamente alla porta, ma non aspettò alcuna risposta dall'altro lato prima di aprirla e attraversare il limbo che l'avrebbe trasportata nel mondo del testosterone.
Si fermò un passo oltre la porta e si lasciò il tempo di osservarli un'ultima volta in silenzio, tutti insieme, da una postazione in cui poteva scorgere ogni più piccola ruga di espressione, ogni capello bianco di Mister Norcott e anche sentire la puzza, orrenda, di sigaretta babbana che l'unico serpeverde nella stanza si ostinava a portarsi dietro.
Prese la direzione della finestra, passando sadicamente in quel raggio di luce che tutti contemplavano come se fosse una rivelazione divina; tutti trasalirono a quell'ombra nel loro campo visivo, come se fino a quel momento non si fossero accorti del suo ingresso e un punto positivo si aggiunse all'umore di Daphne.

'Mi dispiace interrompere le vostre interessantissime e, sicuramente, profonde introspezioni filosofiche sulla...'

Si fermò un attimo, davanti alla finestra,guardando quelle coppie spaurite di occhi vacui e si ritrovò, per l'ennesima volta a ringraziare di essere una donna intelligente, due aggettivi che purtroppo non rientravano spesso nella stessa frase.
Deglutì con una leggera intensità da attrice, sfogando in quel modo tutto il suo bisogno vendicativo di accentrare su di se la loro attenzione e aumentare la loro tensione.
Non era questione di manie di protagonismo, come insinuava Millicent, ma semplicemente un modo come un altro di divertirsi e di far allenare il suo cervello.

'Polvere, ma è ora di iniziare l'intervista.'

Questa parola li fece sobbalzare tutti e, in particolare, fece alzare il volto del capitano, seduto in ultima fila, il cui volto era delineato da una barba volto che denotava una indolenza che andava avanti, ad occhio e croce, da almeno una settimana.
Daphne lo vide stringere gli occhi man mano che scorrevano sulla sua figura, come se la stesse studiando; tailleur grigio,camicia verde,e una spilla nella giacca che terminava con un nostalgico stemma della nobile casata di Salazar, che si aggiustò con noncuranza nel momento esatto in cui fu certa che lui l'avesse vista.
Lo sguardo che si scambiarono fu l'ennesimo rinnovarsi di quella sfida che, non essendo mai stata vinta, bruciava sulla pelle di Oliver come una vera e propria sconfitta.
Daphne Greengrass e Oliver Baston avevano due caratteri totalmente e incommensurabilmente incompatibili e niente avrebbe cambiato questo fatto; gli occhi verde giada di Daphne brillarono, di soddisfazione e di rivalsa, quella luce speciale che nasce da quel gusto incomparabile di supremazia che si prova ad avere sempre ragione.
Interruppe il contatto solo quando Theodore le fu così vicino da poter sentire anche la leggera acqua di colonia, sotto il pungente sentore di nicotina. Si voltò lentamente verso l'amico e lo studiò dalla punta delle sue scarpe firmate alla stanghetta dei suoi occhiali snob che non facevano altro che sottolineare gli occhi grigioverdi, attenti ed acuti; riusciva a capire come molte ragazze fossero cadute vittima del suo fascino, ma non sarebbe mai riuscita a comprendere come la sua donna ancora non si fosse resa conto dei suoi innumerevoli difetti.

'Sei uno zotico...'

La sua voce era sottile, un piccolo sibilo pungente di aria fredda che non tralasciava di colpire nessuno, nemmeno le persone a lei più care; essere totalmente immuni dal suo mettere naso in qualsiasi situazione e nella vita di chiunque era un'utopia, per chiunque la conoscesse, ma ad ascoltarla bene, in quella sfumatura appena più morbida della voce, si poteva scorgere il malcelato affetto che nutriva per gli amici più cari, come Theodore o Millicent.

'Daph..'

Il ragazzo, impegnato ad infilare il rullino nella macchina fotografica, si trattenne dall'alzare gli occhi verso la bionda; non ne aveva bisogno per sapere l'espressione che la sua amica aveva sul volto: sopracciglia inarcate e sguardo scettico.
Durante la sua vita era spesso stato incerto ed indeciso sul se odiare o meno il suo modo impertinente di avere a che fare con il mondo esterno alla sua mente, ma alla fine decideva sempre che non aveva scampo e che odiarlo era assolutamente inutile; Daphne non si sarebbe lasciata convincere da nessuno una volta che era sicura di qualcosa eppure, nonostante tutto, di tanto in tanto cercava di controbattere.

'Puzzi come una capra, continua a fumare così di nascosto e lo dico ad Imogen.'
'Non oseresti'

Inutilmente. L'accenno alla sua ragazza, sua croce,ossessione e delizia, era stato come una doccia fredda lungo la schiena ed improvvisamente aveva alzato gli occhi di scatto, dimenticandosi che in quei pochi istanti avevano più di venti occhi puntati contro e altrettante orecchie tese a captare quello che dicevano.
Ignorò tutte le loro presenze, non era poi così difficile, ma lo sguardo pericolosamente serio di Daphne non gli sfuggì affatto.

'Ne sei sicuro?'

Deglutì, in un modo estremamente più terreno e realistico di quello che l'altra usava come intercalare durante i suoi discorsi ed abbassò gli occhi un solo istante, quel tanto che bastava a decretare la momentanea vittoria dela ragazza.
Dopo quel piccolo scambio di battute Daphne fu pronta ad iniziare la vera e propria intervista, dal momento che il suo improvvisato fotografo aveva finito di incantare pellicola e macchina fotografica.
Si mise in posizione, naturalmente sicura della luce che l'avrebbe fatta apparire più bella. Non erano gesti studiati o affettati questi, Theodore sapeva che Daphne, differentemente dalla sorella, aveva una naturale propensione all'essere al centro della scena e sembrava quasi essere nata per quello.
Molti avevano inizialmente pensato che sarebbe stata lei, la promessa di Draco Malfoy, ma lei non avrebbe mai accettato di essere ricordata solo come la moglie di qualcuno, era troppo fiera. Si impegnava ed andava fino in fondo ad ogni cosa si proponesse, odiava perdere ed era capace di sopportare numerose privazioni pur di ottenere una ricompensa oggettivamente minuscola ma, per il suo punto di vista,immensa.
Daphne Greengrass aveva il suo personale modo di vedere le cose e niente e nessuno sarebbero riusciti mai a smuoverla.
La penna incantata di Daphne volava in aria, su un taccuino, registrando esattamente le parole che venivano dette, mentre un infernale aggeggio babbano continuava ad oscillare sulla scrivania, senza fermare mai il suo moto, provocando più di uno scatto innervosito a Theodore che mal sopportava quei piccoli rumori, simili al ticchettare di tacchi di una donna o al battere della pioggia sul vetro. Theodore non amava quella sensazione di qualcosa di subdolo che si insinuava nella sua vita, talmente abituato ad essere lui quello che si insinuava nelle vite altrui sottotono e silenziosamente.
Passò alcuni istanti a fotografare il luogo, perdendosi le prime domande poste da Daphne ai giocatori; fotografare il mondo per lavoro lo annoiava tanto quanto amava rapire minuscoli attimi di tempo quando più gli sembrava opportuno, imprigionando nella pellicola pezzimi di anima. Fotografare persone intente a lavorare per dare l'illusione a dei lettori distratti di essere stati in quella stessa stanza era freddo e di maniera e nulla, decisamente nulla, nel mondo dell'ultimo figlio dei Nott corrispondeva a quei criteri.

'Cosa si prova ad aver perso il terzo titolo europeo contro i Karasjok Kites, che non salivano sul podio dal 1956?'

Decisamente più interessante rapire quell'espressione infastidita di Oliver Baston e del suo fido bestione battitore, le sopracciglia che si aggrotavano velocemente e le labbra che fremevano per aprirsi e rispondere senza badare ai dettami della ragione. Triviali.
Il capitano dei Puddlemer's united sentiva la rabbia crescere e la sua impulsività premere contro le tempie; l'idea di se stesso licenziato o in panchina era l'unica cosa che, fino a quel momento, era riuscita a tenere a freno la lingua nonostante l'odio, profondo, che quella ragazza gli ispirava.
Rimase diversi istanti in silenzio a prendere aria per far scendere il rossore dalle gote, nascoste malamente dalla barba; la ragionevolezza non era mai stata il suo forte, ed incanalare le sue energe in una risposta sensata e umanamente comprensibile fu, in quel momento, uno sforzo notevole.

'I Karasjok Kites sono immensamente migliorati, quest'anno e perdere contro di loro è stato un onore.'

In realtà perdere era una cosa che Oliver non comprendeva, in nessun caso e per nessun motivo straordinario; sarebbe stato capace di immolare alla causa qualsiasi osso del suo corpo e la morte ,forse, era l'unico vero limite che metteva alla sua voglia di agonismo.
La vittoria dopo una battaglia, anche se era una battaglia su di un campo di Quidditch, era il momento migliore della sua settimana, quello in cui l'adrenalina gli scorreva in corpo e si sentiva invincibile. Non avrebbe cambiato quelle sensazioni per nulla al mondo, per nessuna donna e nessuna somma in denaro. Il Quidditch era e sarebbe sempre rimasto la sua vita, sebbene qualcuno dicesse che a volte risultava troppo estremista. Solo e soltanto il suo orgoglio superava il suo amore per il Quidditch ed esattamente per questo motivo non avrebbe mai permesso alla bionda gioralista di sbugiardarlo nuovamente.

'Capisco...'

Quel mormorio appena accennato che fuoriuscì dalle labbra truccate della ragazza misa talmente alla prova i suoi nervi, che Ernie dovette poggiarli non una ma ben due mani sull'avambraccio destro, per impedirgli di scattare in piedi e far scoppiare quella rissa che era stata, per l'intercessione di una divinità non ben precisata, evitata in discoteca poche sere prima. Le mani di Ernie così nervose e poggiate sul suo braccio, insieme alle occhiate preoccupate del suo manager, fecero la felicità di Daphne e lo fecero stare definitivamente zitto. Per il momento.

'E sarebbe altrettanto normale perdere, eventualmente, contro le Holyhead Harpies? Non vi preoccupa iniziare il campionato nazionale contro le Holy?'

Personalmente Daphne odiava le HolyHead Harpies, ma disse quella frase con una tale calma angelica sul volto che chiunque in quella stanza si ritrovò a pensare che quella era la sua squadra del cuore.
Oliver non ebbe nemmeno il tempo di macchinare, nella sua testa, l'ennesimo pretesto per odiarla, che gli era stato rifilato un calcio nel sedere da chiunque fosse seduto alle sue spalle, in un barbaro espediente per spronarlo a rispondere.
Gli occhi scuri del ragazzo si fissarono in quelli della giornalista e per un attimo tornarono al giorno della sfida; erano entrambi seduti su quelle scope(2) e lottavano per il traguardo, il riconoscimento e l'affermazione del proprio punto di vista. La tensione era alta e sembrava scorrere fra le persone come elettricità, toccare la loro pelle e entrare nelle loro orecchie fino ad assordarli con il suo ronzio.

'Ha intenzione di rispondermi, capitano?'

La voce artificiosamente melliflua di Daphne interruppe quell'illusione uditiva che aveva colpito quasi tutti e fece sussultare talmente tanto qualcuno dei presenti, che Oliver non fu il solo a ritrovarsi con una goccia di saliva dove non doveva essere e numerosi colpi di tosse che fuoriuscirono prepotenti dalla gola.
Quando rialzò lo sguardo nulla era migliorato, rispetto a prima. In due soli secondi era arrivato alla convinzione che nella sfavillante casa delle serpi nessuno si preoccupava di insegnare che fissare le persone con insistenza era segno di maleducazione; quello era l'unico motivo con il quale si poteva spiegare l'insistenza sfacciata con la quale ancora lo fissava, probabilmente in attesa di una risposta.

'Sto aspettando...'
'Le Harpies hanno un passato non glorioso contro la nostra squadra e per quanto le rispetti, come ogni avversario, penso che, anche quest'anno, potremmo avere la meglio.'

Dovevano avere la meglio o sarebbe impazzito a forza di sognare la Greengrass, come già gli accadeva da una settimana a quella parte. Non la trovava affatto bella, come invece Ernie non perdeva occasione di definirla, e quel suo sorrisetto, tremendamente simile ad un ghigno, riusciva quasi a terrorizzarlo. Era lo stesso che aveva sfoggiato in discoteca, in occasione del loro primo scontro(1) e aveva la sensazione che i momenti nei quali lo si poteva scorgere sul suo viso, erano quelli in cui si doveva avere maggiormente paura di lei. Come in quel momento.

'E pensa che avrete la meglio perchè avete intenzione di continuare con la strana ondata di falli che ha fatto tanto scalpore verso la fine dello scorso campionato? E' una situazione ben strana, visto che avete dichiarato di avere i battitori migliori di tutta la lega...'

Il suono di Ernie che deglutiva colpevole si sentì, sicuramente, fino al piano terra di quell'edificio troppo alto. Lo sguardo della giornalista fisso sul cranio del suo amico lo fece scattare quasi in piedi; conosceva bene il carattere di Ernie e, per quanto tentava di fare lo spavaldo, restava un tassorosso fin nel midollo e non riusciva a destreggiarsi in situazioni del genere.

'Abbiamo i battitori migliori della lega, posso sottoscriverglielo nuovamente in qualsiasi istante. I falli di cui lei parla sono stati semplicemente degli errori ingigantiti, commessi in un periodo in cui eravamo fuori forma, in quanto stavamo rodando il nostro nuovo campo d'allenamento.'
'Nuovo campo d'allenamento?'

La soddisfazione di averla colta in fallo, su qualcosa di cui non era a conoscenza, fu indescrivibile e piazzò sul suo viso un sorriso egocentrico e sfavillante, senza pensare minimente che somigliava al ghigno che tanto rimproverava a Daphne.

'Un campo in allenamento in acqua, una nuova opportunità, estremamente rara, che è stata messa in atto per dare delle opportunità ulteriori ai nostri giocatori. Victor Krum si allena, come saprà, su un campo in acqua.'
'Victor Krum è il miglior cercatore del mondo, sta dicendo che il suo cercatore è all'altezza di Krum?'

Fece un silenzio ad effetto, durante il quale cercò, o fece finta di cercare, alcune notizie sulle pagine iniziali del suo taccuino.
Quando Daphne alzò lo sguardo dalle righe scritte, un'espressione fintamente contrita rendeva i suoi occhi seri e le labbra prive di qualsiasi espressione.

'Dal San Mungo, dov'è stato ricoverato più di una volta, mi arrivano notizie contrastanti...'
'Non intendevo peccare di presunzione nei confronti della mia squadra, Krum rimane il migliore di tutti i tempi, ma sicuramente questa è un'opportunità quasi unica in inghilterra per una squadra di Lega.'
'Capisco...'

Quel suo intercalare e quel modo snervante e lezioso con il quale la ragazza continuava ad umettarsi le labbra, come se niente la toccasse, faceva salire la sua pressione sanguigna ogni minuto di più.
Accolse con estremo sollievo il gesto del polso, secco e deciso, con il quale la bionda riprese il controllo su quell'oggetto infernale che era la sua penna automatica; era dai tempi del Torneo TreMaghi, in cui leggeva le indecenti interviste della Skeeter, che aveva imparato a diffidare di espedienti del genere e dei giornalisti in generale.
L'idea che quell'intervista snervante si avviasse alla fine, gli era estremamente congeniale e già sorrideva sollevato ad Ernie quando la loro infernale carnefice si voltò nuovamente verso di loro, con la borsa già in mano e il suo portaborse con la macchina fotografica ben infoderata.

'Mi dica, signor Norcott, avete intenzione di essere presenti alla commemorazione che si terrà alla Palude di Queerditch*?'

Sembrava una domanda apparentemente innocente, la penna era dimenticata in fondo alla borsa, ovviamente grigia, che la bionda portava con se e nulla poteva andare storto, si disse Oliver. Poteva arrivare sano e senza condanne pendenti sul capo alla fine della giornata. Forse.
John li aveva guardati per un attimo stranito, non capendo cosa c'entrasse quella domanda, traumatizzato com'era, ancora, dall'ultimo incontro avuto con la bionda. Annuì innocente ed inizialmente si fidò del leggero sorriso di circostanza che gli arrivò in risposta.
Daphne era già quasi fuori dalla porta, varco che Theodore aveva già oltrepassato, quando si voltò per l'ultima volta e puntò gli occhi su Oliver, su lui e su nessun altro.

'Attendo un invito all'evento che organizzerete per l'occasione, capitano. Sono sicura che non perdereste mai l'occasione per parlare della vostra squadra e della vostra correttezza a tutto il mondo magico. Buona giornata a tutti..'

Indubbiamente le uscite plateali erano le sue preferite.

*°*°*°*°*°*
Note:
1/2:questi episodi fanno riferimento al prequel.Riassunto: quest'intervista doveva essere già fatta in precedenza ma la squadra non si era mai presentata all'appuntamento. In seguito Oliver e Daphne si erano incontrati e lui le aveva lanciato una sfida, convinto di umiliarla,'perdendo'.
3: La palude di Queerditch è, secondo 'il quidditch nei secoli', il posto in cui appunto il famosissimo gioco magico fu inventato.

Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo <3
Un bacio,Lilyblack.

p.s. per chiunque voglia, lascio il link al prequel: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=568211&i=1
   
 
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