Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Kagura92    25/10/2010    4 recensioni
«Fuori, Guinea bastardo!»
Non picchia la testa sul marciapiede, e per un soffio non si ritrova anche la bocca coperta di fango dopo essere stato buttato nella pozzanghera: è la terza volta in un giorno che lo cacciano via, ma la prima in tutta la vita che qualcuno lo butta fuori come un sacco della spazzatura.
«Vee~ », sospira sollevandosi.
Genere: Drammatico, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Detroit Anni Sessanta

GENERE: Generale, Drammatico
RATING: Giallo
AVVERTIMENTI: One-Shot, Linguaggio Pesante
FANDOM: Axis Power Hetalia
PERSONAGGI: America (Alfred Jones), Canada (Matthew Williams), Altri
DISCLAIMER: La scelta di ambientare la seguente storia nell'America degli anni Sessanta non è affatto casuale e corrisponde a una precisa scelta della sottoscritta di toccare temi legati alla questione del razzismo in tal luogo e in tale epoca. I personaggi, intesi come esseri umani e non come Nazioni, tenderanno a comportarsi in modo adeguato all'ambientazione. Nonostante il titolo i capitoli non hanno una collocazione spaziale precisa in una determinata città americana.

NOTE PRELIMINARI ESSENZIALI:Riporto qui le note essenziali allo svolgimento della fanfiction, senza la quali si rischia una non compressione della testa in quanto si possono perdere riferimenti in seguito essenziali.
[1] Negli stati del Sud il mischiarsi, parlare, frequentare, ridere e stringere amicizia con persone non bianche portava a considerare non bianca chi lo faceva; piuttosto famoso è un caso in Alabama dove un'italiana, colpevole di aver sposato un nero, fu assolta dall'accusa di matrimonio interrazziale in quanto la familiarità tra italiani e neri rendeva quindi i primi non bianchi e quindi non sussisteva reato.
[2] I casi di linciaggio, sopratutto negli stati del Sud, erano numerosi e spicci.
[3] Là dove i dialoghi sono in corsivo – o meglio, visto che si tratta di un flashback, in non corsivo - i personaggi parlano in francese – ho preferito evitare di costringere il lettore a saltare sulle traduzioni.

2.


« Schifoso italiano, quand’ero giovane io, nessuno di questi bastardi si sarebbe permesso di chiedere un lavoro in questo negozio» il droghiere sbatte una lattina di fagioli sul bancone:
«È tutta colpa tua, Lou » dice il commesso più giovane pulendosi le mani nel grembiule «Appendi un sacchetto di carta1 all’ingresso e vedi che non entrano più» guarda fuori dalla porta «Perfettamente dentro la pozzanghera»
«Così torna del suo colore» borbotta l’altro contando il resto «Questo era un po’ poco colorato»
Alfred allunga la mano a ricevere i suoi cinquanta centesimi; li conta con cura prima di metterli nel vecchio portafoglio. Poi afferra la busta di carta e Lou lo saluta melodiosamente con il suo accento del sud ben calcato. Riesce a sorridere anche al cane che lo segue trotterellando.
Fuori dal negozio l’italiano si è rialzato, e ora sta abbracciando un altro ragazzo. E’ esile ma di un biondo brillante. Dev’essere tedesco. Si morde le labbra e continua a camminare, le urla dell’italiano che sembrano seguirlo finchè non svolta l’angolo. Fascisti e nazisti come culo e camicia, pensa.

Come al solito al parco c’è lui sull’altra panchina: tira fuori quello strano pane a maniglia con molta calma e sorride. Poi comincia a spezzarlo, a sbriciolarlo lentamente con un sorriso ancora più ampio se possibile. Non ricorda di averlo mai visto con un’espressione diversa, né con un diverso cappotto.
Grant2 strofina il naso contro la sua gamba, poi si sdraia pacioso. Alfred allora distoglie lo sguardo dall’altro uomo e finalmente apre il giornale. Una grande foto troneggia sulla pagina; il titolo urla “Doppio linciaggio”
…spinge gli occhiali sul naso, come faceva sempre Matthew: e non vede più il giornale.

Gli occhiali di suo fratello li cadevano storti sul viso con le lenti infrante, l’ultima volta che li aveva visti: Matthew ci aveva sempre tenuto molto ai suoi occhiali, perfettamente puliti e con la montature d’oro dritta e ben lucida.
Uno dei gemelli d’oro che gli aveva regalato quand’era diventato avvocato era stato strappato, l’altro pendeva sbilenco dalla manica della giacca.
«Gli hanno tagliato la cravatta» aveva detto il poliziotto, indicandogli il collo sotto la camicia strappata «Probabilmente li ostacolava» una linea violacea lo attraversava, circondandolo. Alfred non aveva detto niente, continuava a fissare gli occhiali; erano sempre stati molto diversi dai suoi, tondi e grandi gli davano un’aria vulnerabile.
« È stato un tragico incidente» aveva aggiunto poi il poliziotto, aggiustandosi la cravatta «Vostro fratello si trovava in compagnia di un negro, e….»
« È un cubano» lo aveva interrotto.
«Eh?»
Si era sentito tremare, trattenendo lacrime e risate : «E’ un cubano»


Gli uccellini lo evitavano come sempre, forse per il ringhio sommesso di Grant quando li vedeva avvicinarsi; attorniavano le gambe del suo solito silenzioso compagno, i capelli di un biondo quasi bianco, forse per la vecchiaia, mangiando le briciole che lasciava cadere sulla ghiaia apposta per loro.
Quand’erano piccoli scacciava sempre via gli uccelli, correva per spaventarli ignorando le proteste di suo fratello, che sbriciolava per loro tutto quello che aveva. Aveva una voce impacciata e sottile anche quando protestava, spingendo gli occhiali sul naso.

Gli occhi di suo fratello fiammeggiavano, in un’espressione che non aveva mai visto, in un francese forte come quella della loro madre:
«
Smettila» aveva detto «Smettila».
«
Perché, cosa ti aspettavi?» erano seduti in salotto, loro tre, con quello che almeno aveva il buon senso di fumare e far finta di niente «Mi hai portato un negro in casa » quello spense la sigaretta nel suo portacenere di vetro «Dovrebbe tagliar cotone»
«
È cubano3 » aveva sibilato Matthew. Poi si era alzato in piedi «Ti ringrazio dell’ospitalità, Alfred, ma io e Santiago abbiamo un treno da prendere» quello si alzò sempre con il cappello tra le mani e guardò Alfred dritto negli occhi senza fare una piega, porgendogli la mano : «E’ stato un piacere conoscerla, signor Jones»
«Non preoccuparti Matthew» si alzò incrociando le braccia «Io devo fare le pulizie»
Era uscito di casa sbattendo la porta; li vide lasciare il palazzo dalla finestra, e quello posò una mano sulla spalla di suo fratello.
“Now I know you won’t believe me, So I’m gonna tell you why , The Kajun Ku Klux Klan, Is gonna get you by and by…”4


Era mezzogiorno; chiuse il giornale e si avviò verso l’uscita del parco, cercando di non turbare gli uccellini che l’altro uomo pareva cullare con gli occhi: sorrideva, come ogni giorno degli ultimi venti anni era seduto nell’angolo più assolato dell’intero parco.

Matthew rideva, e l’altro uomo anche, mentre camminavo insieme.
«Il nostro mare è tutta un’altra cosa» l’accento ispanico si intrecciava alle parole americane dandogli calore « Lo vedrai, quando splende di blu e il vento soffia tra le palme. E la musica, quella devi sentirla. Assomiglia un po’ al vostro jazz » l’odore agrodolce del sigaro li avvolgeva mentre tornavano alla stazione.
L’altro annuiva, camminando senza vedere davvero il profilo delle strada, della ringhiera di legno vicino ai binari.
«Eccoli!» risuonò uno sparo.


Grant agitava la coda impaziente, mentre cercavano di fendere la folla per tornare a casa; negli ultimi due anni Alfred aveva cominciato a deviare. Anziché svoltare a sinistra, in un vicolo, attraversava la larga via guardando le donne bianche ben vestite di tutto punto e quelle nere, raggruppate, che parlavano tra di loro attendendo di essere scelte per pulire le loro case, lavare i loro vestiti, accudire i loro bambini. Era una scena che ai suoi antenati doveva essere familiare; per lui era normale e strana allo stesso tempo.

«Non abbiamo fatto niente! Sono un avvocato, non abbiamo fatto niente!» qualcosa lo colpì allo stomaco mozzandogli in fiato «Dago5 di merda!»
Non riusciva a distinguere le loro facce tra i frammenti di lente, non vedeva più Santiago e poteva solo sentirlo; li stavano trascinando, forse da secondi e forse da ore, tossì, il sapore del sangue in bocca. «Lasciateci, non abbiamo fatto niente! Sono un avvocato!»
Sentì l’erba secca tra le dita finalmente, poi l’odore delle scarpe in faccia; urlò, un dolore lancinante al naso e il sangue caldo ovunque, poi un martellare incessante lungo tutto il corpo, una costola dopo l’altra, piegato in due era costretto al silenzio. Qualcuno lo sollevò per la camicia e urlò qualcosa che si perse nella grida della folla; qualcosa luccicava, forse un coltello.


Oggi c’era anche un gruppo di neri in abiti scuri col capello ben calcato e fogli bianchi in mano; e urlavano come gli altri neri sui loro banchetti che qualche volta scorgeva agli angoli delle strade6 .

«Sei bellissima sorella nera! » girdò uno di loro, dagli occhiali tondi e dorati «Sì, hai sentito bene, ti ho detto che sei bellissima e che sei nera, perché nero è bello!»

«Beh, purtroppo è stato inevitabile» aveva continuato il poliziotto dopo un minuto di silenzio «Un italiano ha violentato una donna e le ha rubato la valigetta. E vostro fratello era con quel negro e….» i capelli biondi di Matthew erano impolverati, cadevano lisci sulla pelle lattea «…beh, lei può capire»

Per la prima volta Alfred non aveva potuto.



[1] sacchetto di carta : Tradizione all'epoca popolare negli USA era appendere fuori dalla porta delle feste esclusive un banale sacchetto di carta marrone e vietare l'accesso a chiunque fosse più scuro della carta. Tra le altre cose gli italiani era chiamati “mozzarella-nigger”, ossia “mozzarella-negra” perchè considerati più neri che bianchi. .
[2] Grant: Ulysses Simpson Grant ( 27 aprile 1 – 23 luglio 1885) 18° presidente americano, abolì il Ku Klux Klan.
[3] cubano: La “razza” latino-americana era considerata diversa dalla “razza nera”; tuttavia in realtà il latino-america si contraddistingue per una mescolanza di “razze” - meticci, mulatti, indios, neri, bianchi, cinesi e giapponesi anche volendo – tale che generalmente il razzismo viene considerato inesistente. Nel caso particolare, Cuba nell'anime viene mostrato di pelle molto scura, direi nera, com'è una buona parte della popolazione cubana.
[4] The Kajun Ku Klux Klan, Is gonna get you by and by…: Un paio di versi di una canzone di Johnny Rebel dei primi anni Sessanta : è la storia di Levi Coon, un nero che cercò di far valere i propri diritti di cittadino americano in un bar e il KKK andò a insegnarli il modo giusto di comportarsi – incoraggia i neri a non uscire di casa.
[5] Dago: Da “dagger”, pugnale, usato in senso dispregiativo per riferirsi ai latini tutti, italiani e italoamericani.
[6] Agli angoli delle strade: Negli anni Sessanta gli afromericani cominciarono a protestare per richiedere il riconoscimento dei loro diritti, ed era usanza tenere comizi anche in mezzo alle strade per incitare la gente all'auto-coscienza e a ricordare che il loro essere neri non li rendeva inferiori ai bianchi.

Ringrazio innanzitutto la mia beta, che mi sopporta sempre. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aggiunta tra i preferiti – Akrois e miristar – tra le ricordate – Kuro_Renkinjutsushi- e tra le seguite – JhonSavor, lullaby3 e Mangetsu the Swordsman.

Ringrazio moltissimo anche i lettori silenziosi e coloro che mi hanno recensito, ovvero miristar, Kokoro, JhonSavor e  nihal the revenge; sono felice che abbiate apprezzato.

In questo capitolo ho cercato di scrivere in modo più chiaro, anche se è nello stendere questa fanfiction non riesco a scrivere in modo diverso; farò in modo di migliorare. Vi ringrazio in anticipo di eventuali consigli e critiche.

Fare quel che ho fatto a Matthew e a Santiago è stato piuttosto faticoso – diavolo, mi sono deliberatamente accanita su di loro : mi è dispiaciuto molto, come accaduto per Lovino. E per chi se lo stesse chiedendo sì, l'uomo del parco è Russia. Da.
Il prossimo capitolo pur essendo già stato steso necessita di una riscrittura, quindi potrebbe volerci più tempo prima del prossimo aggiornamento, sopratutto perchè manca poco ad Halloween e avrei un paio di progetti in cantiere.

A presto e grazie ancora dell'attenzione.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Kagura92