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Autore: VaniaMajor    02/11/2010    14 recensioni
La battaglia al Monte Hakurei ha posto fine alla vita di Naraku, la Sfera si è dissolta e il futuro sembra sorridere a Inuyasha e ai suoi compagni. Solo per Sesshomaru nulla è cambiato, almeno finché una donna dai misteriosi poteri non compare per magia, sconvolgendo di nuovo la vita di tutti.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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CAPITOLO 12 - IL CUORE DI UN DEMONE

Non è vero.” pensò.
Anna giaceva lì, davanti ai suoi occhi, immobile, e l’unica cosa che poteva fare era fissarla come se stesse facendo un brutto sogno. Non aveva la forza di alzarsi e constatare quali ferite avesse riportato. Non aveva la forza di parlare. Non aveva nemmeno la forza di pensare coerentemente.
«Anna…» mormorò, la bocca secca e insensibile. Avvertì con difficoltà che Inuyasha e i suoi amici stavano sopraggiungendo. Vide la compagna di Inuyasha, Kagome, avvicinarsi ad Anna con viso sconvolto.
«Anna…» la chiamò lei, sfiorando con mano tremante i capelli dorati della yokai. Anna non si mosse. 
«Kagome-sama, lascia che sia io a controllare.» disse il monaco, Miroku, avvicinandosi alla ragazza. Sesshomaru osservò in silenzio il monaco che voltava il corpo di Anna, senza poter reagire. Miroku girò il capo di scatto, chiudendo gli occhi e Kagome si coprì la bocca con le mani, mentre le lacrime cominciavano a scenderle lungo il viso.
«Miroku?» disse Shippo, con la vocetta tremante, mentre Sango chinava il capo.
«Non guardare, Shippo. – disse Miroku, a denti stretti – La freccia…le ha distrutto il petto.»
«Anna è…» disse Sango, con voce rauca. Kagome si alzò in piedi e si gettò tra le braccia di Inuyasha.
«Oh, Inuyasha! Anna è morta! – singhiozzò la ragazza, affondando il viso nel suo petto – L’hanno uccisa, l’hanno uccisa!» Inuyasha la strinse a sé, quindi guardò Sesshomaru.
«Morta.» ripeté senza emettere suono Sesshomaru. 
«Mi dispiace. – mormorò Inuyasha – Non hai idea di quanto mi dispiace.»
Sesshomaru guardò ancora il corpo di Anna con aria stupefatta, mentre attorno a lui, tutti manifestavano in qualche modo la loro tristezza. No, non era vero. Anna non poteva essere morta. L’aveva appena ritrovata, stava per dirle la cosa più importante che avesse mai voluto dire in tutta la sua vita. Lei doveva ascoltarlo e poi sorridergli di nuovo. Voleva vederla tornare a casa con lui e giocare con Rin, e cantare nei giardini che sembravano fatti apposta per lei. Voleva godersi la faccia di Jaken quando l’avrebbe vista tornare come la compagna del suo padrone. Voleva che lei gli insegnasse ad amare…ad amarla. Lei non poteva lasciarlo così!
Ma il suo odore era cambiato. Sesshomaru non poteva prendersi gioco di se stesso al punto da non riconoscere che all’odore di Anna era ormai legato quello della morte. Il desiderio che lei aveva espresso solo pochi istanti prima era divenuto realtà. La frase terribile che le aveva detto la notte in cui l’aveva cacciata gli si era ritorta crudelmente contro.
«No…» mormorò, abbassando gli occhi. 
Gliel’avevano portata via. Via per sempre. Quei maledetti umani, sporchi servi del Signore dell’Est. Perché non aveva dato peso alla loro presenza? Perché aveva perso il suo sangue freddo proprio quando ne avrebbe avuto bisogno?! Ma avrebbero pagato…un prezzo che non avrebbe comunque mai eguagliato il valore di ciò che aveva perduto.
«Sesshomaru…» disse Inuyasha, lasciando Kagome a Sango e avvicinandosi al fratello. Sesshomaru si alzò in piedi, rigido, senza guardarlo. Lo yokai alzò il capo, annusando l’aria. «Sesshomaru, la zona non è sicura. Potremmo subire un altro attacco da un momento all’altro.» disse Inuyasha, avvicinandosi. Quando fu colpito dal furore di Sesshomaru, quasi perse l’equilibrio. Da suo fratello proveniva un’aura demoniaca di tale intensità che nessuno dei loro nemici avrebbe mai potuto eguagliare. 
Inuyasha fece una smorfia nel notare che gli occhi di Sesshomaru erano rossi. Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, Sesshomaru scattò con rapidità incredibile verso i cespugli, dove gli umani si nascondevano. Il potere spirituale era ancora nell’aria.
«Fermati, stupido! Ti farai ammazzare!» gridò Inuyasha. Imprecò e si mise all’inseguimento del fratello. Sesshomaru non aveva niente da temere da un normale essere umano, ma quelle dannate frecce consacrate…
Inuyasha.
Il cuore di Inuyasha sobbalzò quando la voce si materializzò nella sua testa. Una voce che proveniva dal passato, una voce familiare.
«Padre?!» chiese, insicuro.
Tenseiga. – disse la voce – Ricordagli Tenseiga.”
«Padre?!» chiese ancora Inuyasha, ma stavolta non ebbe risposta. Tenseiga? La spada che poteva resuscitare cento demoni per volta? Resuscitare…Ma certo! «Ci penso io, padre.» disse Inuyasha, accelerando il passo e concedendosi un mezzo sorriso di speranza.
***
A Sesshomaru, i poteri spirituali di quegli sciocchi insetti non facevano nemmeno il solletico. Bastava la sua aura demoniaca a corrompere ogni benefico influsso quegli inetti tentassero di infondere nelle loro armi. C’erano anche dei soldati, oltre ai monaci. Sesshomaru li uccise senza discriminazioni.
Non uccideva un essere umano dal giorno in cui aveva preso Rin con sé. Poi, con l’arrivo di Anna, il solo pensiero di uccidere un essere umano aveva iniziato a riempirlo di vero e proprio disagio, quasi un senso di colpa. Ma ora gli umani gli avevano tolto Anna. 
Così, Sesshomaru passava come la falce della morte stessa, squartando e mutilando, affondando le mani nel sangue senza alcuna emozione. Era bene così. Uccidere e uccidere e uccidere ancora, senza più provare nulla. Tornare alla vita di sempre e passare l’eternità così. Erano tutti esseri inferiori. 
Umani.
Yokai.
Nessuno era importante. Anna lo era, ma lei non c’era più. Ogni volta che formulava questo pensiero, la vista del sangue e il suono delle grida d’agonia gli risultava più gradito.
«Maledizione. Che macello!» disse Inuyasha, con una smorfia, osservando i corpi squartati. Comprendeva la furia omicida del fratello, dopotutto lui avrebbe fatto lo stesso se solo avessero toccato Kagome, ma la crudeltà con cui quelle uccisioni venivano perpetrate era propria di Sesshomaru, senza alcun dubbio.
Lo yokai non si limitava ad uccidere. C’erano uomini che ancora gridavano d’agonia, con le budella in grembo, c’era gente che stava morendo dissanguata. Avvistò suo fratello che spezzava in quel momento la colonna vertebrale di un monaco con aria distratta e lontana.
«Sesshomaru! – lo chiamò – Sesshomaru, basta!» Si avviò verso di lui di corsa.
«Non seccarmi.» fu il commento dello yokai, che gli lanciò un’occhiata gelida e abbandonò il corpo ai suoi ultimi spasmi d’agonia, voltandosi per trovare nuove vittime.
«Ho detto basta! Questo è troppo!» disse Inuyasha, afferrandogli una spalla. Sesshomaru lo colpì al viso, mandandolo lungo disteso per terra, quindi si voltò e si avventò su un soldato, che si era nascosto, tremando, sotto un grosso cespuglio.
«Muori.» mormorò Sesshomaru, puntando le unghie velenose al suo ventre. Inuyasha ringhiò, quindi si gettò contro Sesshomaru, bloccandogli le braccia.
«Ti ho detto basta, stupido testone!» gridò, ribaltando il fratello con la schiena a terra e bloccandolo con mani e ginocchia. Il soldato corse via, gridando. «Vuoi darmi retta, una buona volta?!» ansimò Inuyasha, faticando a tenere fermo Sesshomaru, che stava facendo una strenua resistenza.
«Non ti immischiare, Inuyasha.» disse lo yokai.
«Idiota! Credi che Anna sarebbe contenta di vederti fare questo scempio?!» gli ringhiò in faccia Inuyasha. Sesshomaru fece una smorfia.
«Non nominarla. Non osare nominarla!» sibilò, forzando la presa di Inuyasha, che quasi cedette. Lo inchiodò di nuovo al terreno con uno sforzo.
«Allora dimmi: preferisci continuare a dare la morte o vuoi provare a ridare una vita?» disse Inuyasha, fissandolo intensamente.
«Cosa vuoi dire, stupido…» iniziò a replicare per riflesso Sesshomaru, quindi sbiancò. «Tenseiga!» mormorò rauco. Inuyasha annuì.
«Non so come si usa, ma forse può riportare Anna in vita.» disse Inuyasha. Un secondo dopo si trovò sbattuto per terra. Sesshomaru stava già correndo verso il luogo in cui avevano lasciato gli altri.
«Come ho potuto non pensarci?! – sibilò Sesshomaru – Padre mio, fai che sia ancora in tempo!» Sbucò nella radura come un lampo, mentre Inuyasha, dietro di lui, faticava a tenere il passo. “Ti prego, fai che sia ancora in tempo.” pensò febbrilmente, estraendo Tenseiga dal fodero. Immediatamente, la porta tra il mondo terreno e quello celeste gli fu visibile. Il corpo di Anna era freddo, morto, oscuro ora che l’anima l’aveva abbandonato.
No! Non possono averla già portata via, non possono!” pensò, correndo verso di lei. Scandagliò i dintorni con aria febbrile, cercando gli esseri che avrebbero trascinato lontano da lui l’anima di Anna…che forse l’avevano già trascinata via.
No! Solo perché ho sempre sottovalutato questa spada?! Solo per questo, la sto davvero perdendo?!” pensò, disperato.
Guarda in alto, figlio mio.”
«Padre?» mormorò Sesshomaru, stupefatto.
Guarda in alto.”
Sesshomaru alzò lo sguardo. Lassù, volando sempre più in alto, gli spiriti dell’aldilà stavano compiendo la loro missione. Sesshomaru scoprì le zanne in una smorfia aggressiva, stringendo l’elsa di Tenseiga.
«Non osate toccarla!» gridò, facendo un balzo eccezionale e menando un tremendo colpo con la spada. Indifesi, i messi dell’aldilà perirono sotto la potenza della sua spada, lasciando libera l’anima che avevano in custodia. Sesshomaru toccò di nuovo terra, con viso stanco ma sereno.
«Grazie, padre.» mormorò.
Buona fortuna, figlio mio.”
Sesshomaru guardò la spada che aveva in mano, la spada che aveva sempre denigrato. La sua eredità.
«Grazie.» ripeté Sesshomaru, rinfoderando Tenseiga, mentre Inuyasha lo raggiungeva.
***
Inuyasha da un lato e i suoi amici dall’altro assistettero con stupore all’incredibile balzo di Sesshomaru.
«Non osate toccarla!» gridò lo yokai, mentre menava un colpo tremendo con la spada, colpendo il nulla.
«Che la perdita tremenda l’abbia fatto impazzire?»  chiese Miroku, mentre Sesshomaru tornava a terra con un’espressione stanca ma soddisfatta.
«Non capisco.» mormorò Sango, mentre Kagome si asciugava le lacrime, tentando di contenere il proprio pianto. Shippo si avvicinò ad Anna, mentre le lacrime gli rigavano il piccolo viso, e le accarezzò i capelli.
«Ti volevo bene.» disse, facendo uno sforzo per non scoppiare in singhiozzi. Voleva darle un bacio per salutarla, anche se Miroku gli aveva consigliato di non avvicinarsi. Shippo era un bambino, ma aveva assistito a molte carneficine e se ora non avesse avuto il coraggio di portare a termine quell’ultimo gesto d’affetto solo perché impressionato da una ferita, non avrebbe più avuto il coraggio di guardarsi allo specchio. Così, si avvicinò e scostò i capelli dal viso di Anna, preparandosi alla terribile vista del suo petto squarciato. Invece che orripilato, rimase sbalordito.
«Mi…Mi…» balbettò.
«Shippo-chan, ti avevamo detto di…» mormorò Kagome, avvicinandosi al kitsune e fraintendendo i suoi balbettii.
«Miroku! Mi hai mentito, il petto di Anna non ha alcuna ferita terribile!» strillò Shippo.
«Shippo, cosa dici?!» disse Sango, sorpresa. Miroku corrugò la fronte e si avvicinò al corpo di Anna.
«Shippo, non essere ridi…» iniziò il monaco, quindi impallidì. 
«Miroku, cosa…» chiese Kagome. Miroku alzò gli occhi sulle ragazze, sbalordito.
«La ferita è scomparsa. E…sta respirando.»
Tutti rimasero in un silenzio attonito. Inuyasha e Sesshomaru giunsero in quel momento.
«Lasciala a me.» disse Sesshomaru, duro, inginocchiandosi a terra e prendendo Anna dalle braccia di Miroku.
«Anna…» mormorò. Il suo animo si riempì di speranza quando la sentì respirare. «Anna, ti prego, svegliati.» mormorò, accarezzandole una guancia, dimentico di coloro che stavano seguendo la scena con attenzione. “Svegliati, ti prego.” pensò, tremando nell’animo per l’aspettativa.
Anna aprì gli occhi. Tutti trattennero il fiato quando le lunghe ciglia tremarono e quindi si sollevarono, mostrando loro gli occhi azzurri di Anna…occhi vivi, che dopo un attimo di estraniamento si posarono sul volto di Sesshomaru.
«Sesshomaru…?» mormorò. 
Sesshomaru non poteva credere ai suoi occhi. Anna era lì, tra le sue braccia, viva. Lo stava guardando, aveva pronunciato il suo nome. Per un istante, non capì l’espressione di stupore sul suo volto. Poi, la vide alzare una mano e toccargli una guancia. Abbassò gli occhi e vide le dita di lei bagnate di lacrime. Le sue lacrime, che gli stavano uscendo dagli occhi senza che lui se ne accorgesse. Stava piangendo per la prima volta nella sua vita.
«Sesshomaru, stai piangendo.» mormorò Anna, vicina al pianto lei stessa. Sesshomaru la strinse a sé, affondando il viso nei suoi capelli.
«Non farlo mai più. – disse, a voce talmente bassa che solo Anna poté sentirlo – Stavi per andartene e io non ti avevo ancora detto che ti amo.»
Gli occhi di Anna si spalancarono dalla sorpresa, mentre si riempivano di lacrime.
«Anch’io ti amo. – mormorò lei, ricambiando l’abbraccio – Non ti lascerò mai più. Lo giuro. Lo giuro.»
«Non ho capito nulla di quello che è successo.» disse Shippo, perplesso.
«Sesshomaru ha usato Tenseiga appena in tempo.» spiegò Inuyasha.
«Ne consegue che è tutto sistemato?» mormorò Miroku a Sango. Inuyasha lanciò un’occhiata ai due e strinse a sé Kagome, che era commossa. 
«Fino al prossimo litigio, direi di sì. – disse Inuyasha, con un sorriso che Kagome giudicò molto dolce – Lasciamoli stare. Verranno da noi quando si sentiranno in grado. Ora sarà meglio controllare che gli inu-yokai se ne siano andati.»
Più con le cattive che con le buone, Inuyasha convinse gli amici a ritornare al villaggio. Anna e Sesshomaru rimasero soli nella radura.
«Quegli scocciatori umani se ne sono andati?» mormorò Sesshomaru dopo qualche istante. Anna ridacchiò e si scostò un po’ da lui, asciugandosi le lacrime. I due si guardarono negli occhi.
«Hai ucciso gli uomini.» mormorò Anna, sfiorandogli una mano ancora macchiata di sangue. Sesshomaru si oscurò in volto e Anna sorrise. «Non è un rimprovero. Se non fossi riuscita a salvarti, avrei fatto lo stesso.»
Sesshomaru le accarezzò il viso.
«Non permetterò più a nessuno di farti del male. – mormorò – Nemmeno a me stesso. Non permetterò che tu muoia ancora.»
«Potrei prometterti la stessa cosa.» disse Anna, sorridendo ancora. 
«Allora esaudiresti un mio desiderio?» disse.
«Tutto ciò che desidera Sesshomaru-sama.» scherzò Anna.
«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?» mormorò Sesshomaru, prima di baciarla. Anna avvertì tutto il sentimento che si celava dietro quel bacio, del tutto diverso da quello rude e rabbioso che le aveva dato la notte in cui si erano separati. La sua disperazione quando lei era morta, la speranza quando aveva usato Tenseiga, l’amore…
Già. Ora poteva sentirlo. Il cuore di Sesshomaru, un cuore di demone che era sempre stato freddo e privo di sentimenti, ora riusciva ad amare. E amava lei. 
Quando finalmente si separarono, erano entrambi senza fiato. Rimasero così, abbracciati, la fronte dell’uno appoggiata contro quella dell’altro, in silenzio.
«Torniamo a casa?» chiese Sesshomaru, alla fine.
Anna sorrise.
«Sì. – mormorò – Torniamo a casa.»
***
«Quindi vai via con lui, Anna.» disse Kagome, parlando con la yokai.
«Sì.» disse Anna, lanciando un’occhiata a Sesshomaru, che si era allontanato con Inuyasha. Sango e Kagome non poterono non notare l’amore che si celava in quell’occhiata. «Torno a casa.»
«Sono felice per te, Anna. – disse Kagome, abbracciandola – Tanto, tanto felice.»
«Grazie, Kagome.» mormorò Anna, ricambiando l’abbraccio.
«Sei sicura di quello che fai? – chiese Kaede, preoccupata – Dopotutto, ricordati che è sempre Sesshomaru.»
«Non voglio che cambi, Kaede-sama. – disse Anna – Volevo solo che mi amasse e il mio desiderio è stato esaudito. Se cambieremo, cambieremo insieme.»
«Buona fortuna, dolce Anna. – disse Miroku, baciandole la mano con galanteria – Torna quando vuoi.»
«E stai tranquilla, a questo maniaco ci penso io.» disse Sango, sorridendo e al contempo strozzando il povero Miroku, che stava allungando una mano dove non doveva.
«Penso che ci rivedremo presto, ragazzi. – disse Anna, sorridendo divertita – Abbiate cura di voi.»
«Mi mancherai, Anna!» disse Shippo, abbracciandola.
«Anche tu, Shippo-chan. – disse Anna, ricambiando l’abbraccio con affetto – Quando verrai a trovarmi ti farò conoscere Rin.»
Anna sospirò e tutti restarono in silenzio, quindi Anna sembrò riscuotersi.
«Bene, vi lascio. Vado a salutare Inuyasha e poi…beh…Mi mancherete, ragazzi.» li salutò, facendo un sorriso e voltandosi per raggiungere Sesshomaru.
«Anche tu, Anna. – mormorò Kagome – Anche tu.» Gli amici rimasero fermi, guardando la ragazza allontanarsi.
***
«Allora l’hai sentita anche tu?» chiese Inuyasha, sorpreso.
«La voce di nostro padre? Sì.» disse Sesshomaru, guardando altrove con aria pensierosa. Inuyasha annuì, poi si oscurò in volto. 
Sesshomaru stava per andarsene. Gli inu-yokai avevano lasciato la zona non appena avevano avvertito che Anna era morta, così per un po’ li avrebbero lasciati stare. La breve parentesi di fratellanza stava per concludersi. Se conosceva bene Sesshomaru, non appena avesse avuto l’occasione avrebbe ricominciato ad agire freddamente. Probabilmente stava già pensando a come impadronirsi di Tessaiga. 
«Stavo pensando…» iniziò Sesshomaru. Inuyasha gli lanciò un’occhiata sospettosa e Sesshomaru corrugò la fronte. «È questo il modo di guardare tuo fratello?»
«Non mi fido troppo di quello che pensi. – disse Inuyasha – Di solito sono coinvolto.» 
Sesshomaru rifletté e annuì, soprappensiero. 
«Pensavo che puoi tenerti Tessaiga.» disse. Inuyasha lo guardò con sbalordimento tale che Sesshomaru si irritò.
«Oi, ma ti senti bene?» chiese Inuyasha.
«Forse non rammenti il significato della parola rispetto, Inuyasha.» disse Sesshomaru, seccato.
«Beh, ammetterai che è strano. – disse Inuyasha, faticando a riprendersi – È tutta la vita che mi insegui per avere Tessaiga.»
«Non mi piace tuttora l’idea che una così grande spada sia in mano a uno sciocco come te. – commentò Sesshomaru, acido – Ma…» Guardò Tenseiga e ne strinse l’elsa. «Credo che la mia eredità non sia inferiore alla tua.» Inuyasha quasi sorrise e Sesshomaru lo guardò con aria scura. «Questo non significa che le cose tra noi cambieranno. Sei sempre una pulce insopportabile.» disse freddamente.
«Feh! E tu lo stesso ghiacciolo di sempre.» lo rimbeccò Inuyasha. I due si scambiarono un’occhiata infuocata, poi Sesshomaru scosse il capo.
«Il Signore dell’Est pagherà amaramente l’affronto che mi ha fatto. Siete nel suo territorio. Dovrete decidere da che parte stare.» disse Sesshomaru.
«Combatterò. Per nostro padre, non per te.» disse Inuyasha, lanciando un’occhiata alla ragazza che si stava avvicinando.
«Non m’importa. Almeno non rinnegherai il tuo sangue.» annuì Sesshomaru. Si voltò verso Anna. «Andiamo?» le chiese. Lei annuì.
«Arrivederci, Inuyasha. – disse, porgendogli una mano – Grazie di tutto.»
«Bah, non so quanto durerete stavolta, ma buona fortuna.» borbottò Inuyasha, stringendole la mano. Anna sorrise, poi si mise a fianco di Sesshomaru, che si alzò in volo con lei.
«Raggiungeteci presto. Dovremo parlare a lungo.» disse Sesshomaru.
«Contaci.» rispose Inuyasha. Lo yokai guardò i due partire, scomparendo in lontananza. Si voltò quando Kagome lo raggiunse. Sorrise.
«Sai, Kagome? – disse, andandole incontro e abbracciandola – Ho la sensazione che questa volta tutto andrà benissimo.» Guardò ancora nella direzione in cui i due erano scomparsi. «Sì. – mormorò, mentre lei gli prendeva una mano – Da adesso in poi, tutto andrà benissimo.»
***
Li vide arrivare dal retro del Palazzo, il Signore dei Demoni e la sua nuova compagna.
«A casa, finalmente.» mormorò il principe dai capelli d’argento.
«Perché tutta questa segretezza?» chiese la ragazza. Lui le cinse la vita con le braccia.
«Perché questa è la nostra notte. Non voglio che ci disturbino.»
«Oh…» mormorò la ragazza, arrossendo. Abbassò la testa. «Credo…che avrai molto da insegnarmi.»
«Lo spero davvero.» mormorò il demone, prima di baciarla.
Aveva visto abbastanza. Suo figlio era felice. Lo lasciava in ottime mani. Con un sorriso, Inuken se ne andò, lasciando il mondo dei vivi per tornare dalla sua sposa, dalla donna che amava ben oltre la morte. Il suo desiderio si era avverato.
«Grazie, Anna.» mormorò.
La ragazza parve avvertire qualcosa, perché pose fine al bacio. Di fronte allo sguardo perplesso di Sesshomaru, Anna scosse il capo e sorrise. 
I due entrarono nel Palazzo e la porta si richiuse dietro di loro.


 
FINE


Author's note: Un grazie immenso a tutti coloro che hanno letto questa fanfiction, che la leggeranno o che l'hanno letta di nuovo (vero, Kenjina? Che bello ritrovarti!). Un ringraziamento particolare a chi a trovato il tempo e la voglia di commentare, non avete idea di quanto bene mi avete fatto. Con questa fanfiction, la storia di Sesshomaru e Anna...non è conclusa affatto! Che vi credete, che li lascerò tranquilli?! No, no! Preparatevi al seguito, presto su questi schermi: La Fonte dei Desideri, un crossover Inuyasha/Ranma! A presto!!

 

   
 
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