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Autore: VaniaMajor    04/11/2010    7 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Il sole stava tramontando sui meravigliosi giardini del Palazzo del Signore dell’Ovest.
Inuyasha strinse appena gli occhi ambrati, accecato ma incantato dalla soffusa nebbia autunnale che si stava alzando dal terreno umido, colorando di un sorprendente arancio la terra che un tempo era di suo padre. La terra che ora era di suo fratello e di cui lui, benché non pensasse più alla cosa da molto tempo, era il Principe.
Il suo viso si addolcì, mentre vagava con lo sguardo sulla natura rigogliosa, ancora nel pieno della sua ricchezza estiva, sulle mura in lontananza, sul cielo stesso che nel suo splendore sembrava fare indissolubilmente parte del castello.
Nulla era cambiato dalla sua infanzia. Quel luogo aveva la stessa immortale bellezza di un demone. Sentendo montare in lui una malinconia non desiderata, Inuyasha chiuse gli occhi e strinse il pugno poggiato sul corrimano della terrazza a cui era affacciato, quindi voltò le spalle a quel meraviglioso spettacolo e rientrò nella stanza dove gli altri sedevano, in silenzio.
La penombra, per un istante, lo accecò, ma i suoi sensi gli permisero ugualmente di individuare Kagome, inginocchiata a terra un po’ più a destra della porta con il piccolo Shippo in grembo. Le sorrise e vide lei rispondere al suo gesto con un affetto così palese che sentì il proprio cuore scaldarsi più che alla vista indiscutibilmente suggestiva di poco prima. Le si avvicinò.
«Soluzioni?» le mormorò all’orecchio, sedendosi accanto a lei in uno svolazzo delle larghe maniche del suo abito rosso. Kagome scosse il capo, con un lampo di preoccupazione negli occhi. Inuyasha annuì, sospirando con aria seccata.
I visi di coloro che occupavano la stanza non avevano un’espressione poi molto diversa. Sango e Miroku, seduti l’uno accanto all’altro non molto distanti da Kagome, erano silenziosi e persi nei loro pensieri. Inuyasha notò con un guizzo lieve di un angolo della bocca che i due si tenevano per mano. Inconsciamente, cercavano l’appoggio dell’altro nelle proprie riflessioni. Inuyasha faticò a trattenere il proprio sorriso nel pensare a quanto fossero diventati l’uno la forza dell’altro.
Poteva capirli benissimo. Kagome era la sua forza.
Purtroppo, sembrava che non fosse loro concessa che una breve parentesi di pace. Una guerra si stava profilando all’orizzonte. Solo che questa non era alla portata degli esseri umani. Questa era una guerra tra demoni, e mezzi demoni ed esseri umani servivano solo a fare numero. Una guerra totale stava per scoppiare per la semplice invidia di un Signore dei Demoni.
Il Signore dell’Est, colui il quale aveva già scatenato in passato una battaglia che aveva visto la morte del grande Inuken, padre di Sesshomaru e Inuyasha, agognava il possesso delle terre dell’Ovest. La morte di Inuken non aveva fatto differenza, poiché il suo sangue continuava a governare nella persona di Sesshomaru. Il Signore dell’Est aveva deciso di annientare definitivamente il sangue della potente famiglia di Inuken. Aveva tentato di uccidere Sesshomaru, fallendo, ma nel contempo aveva radunato un esercito spaventoso, che ormai era quasi pronto a marciare contro il Signore dell’Ovest.
Inuyasha guardò suo fratello, il demone sanguinario dalle sembianze così simili alle sue ma dall’animo così diverso. Seduto con la schiena contro il muro e un braccio appoggiato con grazia su un ginocchio, Sesshomaru osservava le mappe che aveva di fronte con occhi che sembravano perforare la carta.
Non aveva alcun timore del Signore dell’Est, ma numerosi accadimenti gli avevano instillato un profondo disagio al pensiero di coinvolgere gli esseri umani in quel massacro. Monaci e sacerdotesse avrebbero rallentato i movimenti dei demoni, ma perfino per loro, e tanto più per i guerrieri, lo scontro si sarebbe risolto in una strage inutile.
L’esercito dell’Ovest era pronto ad agire in qualsiasi momento, ma una risoluzione per quanto concerneva gli umani non era ancora stata trovata. Il Signore dell’Est aveva dovuto fare ben poco per convincerli a scendere in campo contro Sesshomaru. Dopotutto, era riconosciuta universalmente la crudeltà sanguinaria del Signore dell'Ovest e debellare i demoni malvagi era compito di tutti gli uomini di fede e degli eroi di ogni terra.
Sesshomaru, però, era cambiato. Non molto, né in maniera significativa agli occhi di qualcuno che non lo conoscesse da una vita come Inuyasha, ma era cambiato. Inizialmente, il miracolo aveva fatto capolino grazie a una bambina umana di nome Rin, che ora viveva all’interno del castello come sua protetta. Ma era stata un’altra donna a cambiare radicalmente Sesshomaru, facendogli riscoprire quel cuore che giaceva sotto il ghiaccio con cui l’aveva ricoperto.
Inuyasha guardò l’ultima occupante della stanza, che sedeva composta tra le pieghe della sua veste ricca ma non opulenta, in un continuo alternarsi di azzurro e oro. La ragazza era pallida e seria, mentre fissava a sua volta la mappa con gli occhi azzurri illuminati da pupille dorate, che tradivano la sua natura demoniaca. Onde di capelli d’oro le incorniciavano il viso e le scendevano lungo la schiena. Anna, la creatura nata dalla fusione di un essere umano e di un inu-yokai, era stata l’agente scatenante del cambiamento che aveva portato Sesshomaru a detestare il pensiero di uccidere degli umani e, indirettamente, era il motivo per cui Inuyasha si trovava laggiù, invischiato a sua volta nella guerra come alleato di un fratello con cui aveva creduto di non poter condividere nulla se non l’odio reciproco.
Anna e Sesshomaru erano distanti l’uno dall’altro, ma Inuyasha riusciva a sentire il potente legame che li univa. Sesshomaru la amava come mai aveva amato. Incapace di comprendere ciò che provava per lei, il demone l’aveva quasi persa, spingendola a un gesto che le aveva valso la sete di vendetta della Grande Famiglia degli Inu-yokai. Quando si era reso conto di amarla, l’aveva cercata disperatamente e allora Inuyasha aveva fatto in modo di riunirli. Anna era stata uccisa dai sicari dell’Est, ponendosi come scudo di fronte a Sesshomaru, il vero obiettivo. La sua morte aveva gettato Sesshomaru in uno stato di prostrazione tale che se Inuyasha non gli avesse ricordato la Tenseiga che portava al fianco, a quell’ora la bella e potente ragazza che era con loro nella stanza sarebbe stata solo un triste ricordo.
Questo avvenimento aveva unito i due in un modo che Inuyasha poteva solo paragonare al suo amore per Kagome. Indirettamente, la presenza di Anna aveva fatto in modo che i due fratelli deponessero almeno temporaneamente le armi. Per questo, ora Inuyasha e gli altri si stavano preparando a combattere per difendere le Terre dell’Ovest. Sesshomaru aveva anche convinto la Grande Famiglia a perdonare Anna, riportando tutti gli alleati dalla sua parte per tempo.
«Qualche idea?» chiese Anna, con la sua voce musicale, distogliendolo dai suoi ricordi degli ultimi mesi. Scosse il capo, imitato dagli altri. Sesshomaru sospirò con aria seccata.
«E’ l’unico problema rimasto.- disse, freddo- Possibile che non si possa fare a meno di trovarci davanti i loro maledetti musi umani?»
Il silenzio che accolse le sue parole fu eloquente, ma Sesshomaru non vi badò, ben poco interessato alla loro opinione.
«Senti, qui il problema è generato dalla tua pessima condotta, se vogliamo usare un eufemismo.- disse Inuyasha, sbuffando- Gli umani non rinunceranno a combattere. Il solo pensiero di sconfiggere il sanguinario Sesshomaru li riempie di ardore.»
«Non ti ho chiamato per fare del sarcasmo, Inuyasha.- replicò Sesshomaru, gelido- Se è il massimo che sai dare, puoi anche andartene.»
Inuyasha fece una smorfia, quindi disse: «Feh!» e girò la testa da un’altra parte con aria arrogante, incrociando le braccia sul petto.
«Se avessimo molti guerrieri a disposizione, io proporrei una sfida.» disse Miroku, riflettendo.  Tutti si voltarono verso di lui. Sesshomaru gli lanciò un’occhiata indagatrice, senza voltare il capo.
«Spiegati.» disse. Il monaco non poté non percepire la nota di comando nella voce dello yokai, ma ormai vi era così avvezzo che non gli fece alcun effetto.
«Se potessimo cambiare in qualche modo la loro visione del Signore dell’Ovest, ritengo che gli esseri umani sarebbero meno convinti di voler combattere.- spiegò Miroku, parlando direttamente a Sesshomaru- Se avessimo dei validi guerrieri, dicevo, potremmo proporre loro una sfida. Un certo numero di nostri guerrieri e monaci, contro un uguale numero dei loro, nell’interesse di impedire un inutile massacro. Questo sarebbe un gesto magnanimo e porrebbe in cattiva luce l’eccessiva sete di vendetta del Signore dell’Est.»
«Ma è un’ottima proposta!» disse Kagome, sorpresa dall’acutezza dell’amico.
«E la posta?» chiese Sango. Miroku fece un sorrisetto.
«In caso di loro vittoria, acquisirebbero un vantaggio psicologico su di noi.- finì- Ma se fossimo noi a vincere, gli esseri umani dovranno ritirarsi dalla battaglia senza fare storie.»
«Sarebbe un ottimo piano, ma…» disse Anna, parlando lentamente.
«Non abbiamo alcun guerriero umano.» disse Sesshomaru, secco.
«Appunto.» sospirò Anna, nel silenzio che seguì la puntualizzazione del demone.
«Non si potrebbe trovarne qualcuno in questa terra?» chiese Shippo.
«Non lascerei combattere nessuno che non sia in grado di sconfiggere almeno un hanyo.» disse Sesshomaru, lapidario.
«Mi dispiace ammetterlo, ma Sesshomaru ha ragione.- disse Inuyasha, con una smorfia- I nostri avversari potrebbero essere forti. Non credo che possano giungere al livello di Miroku e Sango, ma è meglio non sottovalutarli troppo.»
«Ehi! Mi escludi a priori?» gli sibilò Kagome in un orecchio, corrucciata. Inuyasha sviò il suo sguardo. Avevano già discusso sull’argomento. Kagome insisteva per fare la sua parte, ormai sufficientemente allenata a utilizzare i suoi poteri di miko, ma Inuyasha aveva il terrore di saperla coinvolta in un’altra battaglia. Preferì sorvolare, per il momento.
Sesshomaru si alzò da terra, catturando sui suoi capelli d’argento l’ultimo riflesso rosso del sole, la cui luce ormai morente arrivava dalla porta aperta.
«Vedo che non stiamo risolvendo nulla.- disse il demone- Andate a riposare. Ne riparleremo domattina.»
Di comune accordo, il gruppetto si divise, raggiungendo le camere loro assegnate per consumare la cena e prendersi un po’ di riposo.
«L’idea di Miroku è buona.» mormorò Inuyasha, camminando a fianco a Kagome, pochi passi dietro alla coppia di amici.
«Già. Peccato che nessuno di noi conosca guerrieri adatti a sostenere la sfida.» annuì la ragazza, sospirando. Davanti a loro, Sango diede un lieve bacio sulla guancia a Miroku, pizzicò crudelmente una sua mano invasiva, quindi si ritirò in camera con un saluto veloce a Inuyasha. Kagome la seguì, insieme a Shippo, dopo aver baciato Inuyasha e aver sorriso a Miroku. La porta si chiuse dietro di lei. I due giovani osservarono la porta chiusa con aria mortalmente depressa, quindi si incamminarono di nuovo con una smorfia.
La camera loro assegnata era più avanti. Molto più avanti.

***

«L’idea di Miroku è ottima.» mormorò Anna.
Sesshomaru si riscosse da un principio di assopimento e abbassò lo sguardo sulla testa dorata che gli riposava sul petto. Anna alzò i suoi occhi color del cielo per guardarlo.
«Cosa dicevi?» chiese Sesshomaru, accarezzandole la spalla nuda. Lei sorrise e gli si accoccolò meglio contro. Sesshomaru sentì il desiderio da poco soddisfatto riempirlo di nuovo. La vicinanza di Anna  era un continuo alimentare un fuoco che era nato da poco e non sembrava avere intenzione di estinguersi.
«Dicevo che l’idea di Miroku è ottima.- ripeté lei, riportandolo nuovamente nel mondo reale- Non abbiamo davvero nessuna possibilità di trovare guerrieri adatti a questa sfida?»
«Non che io sappia.» disse lo yokai, corrugando la fronte. Anna gli spianò le sopracciglia aggrottate con dita gentili.
«Non preoccuparti. Troveremo una soluzione.» mormorò. Lui sorrise e lei riappoggiò il capo sul suo petto. Poco dopo, erano entrambi addormentati.
Sesshomaru si svegliò di nuovo dopo quelli che gli sembrarono pochi minuti, avvertendo che qualcosa non andava. Aprì gli occhi di scatto, comprendendo che Anna non era più accanto a lui. Si sollevò a sedere con gesto fulmineo ma vide la ragazza girare intorno per la stanza, mordicchiandosi una ciocca di capelli, vestita solo di una corta vestaglia da camera.
«Anna?» la chiamò, sconcertato. Lei si volse verso di lui con il trionfo negli occhi.
«Ce l’ho.- disse, sorridendo con aria feroce- Sesshomaru, ho la soluzione!»
«Hai…- mormorò Sesshomaru, poi la stessa luce sinistra si accese negli occhi di lui- Di che si tratta?» chiese. Lei sorrise ancora, poi saltò sul futon, cogliendolo di sorpresa con un bacio sulle labbra.
«Te lo dirò solo se avrò le informazioni che mi servono.- disse, raggiante- Fammi gli auguri!»
Afferrando la sua veste, Anna balzò fuori dalla finestra, atterrando sulla terrazza sottostante con grazia e correndo verso la stanza delle ragazze. Sesshomaru rimase dov’era, stupefatto, poi fece un sorriso freddo. Inuyasha fece irruzione nella sua camera in quel momento.
«Sesshomaru! Che significa?!- chiese il giovane demone- Anna ha letteralmente caricato Kagome su Kirara! Se ne sono andate in un lampo! Che diavolo sta succedendo?!»
Sesshoumaru lo guardò con freddezza, quindi fece un sorriso ironico.
«Pare che Anna abbia trovato una soluzione.» disse, alzandosi dal letto e vestendosi.
«Una soluzione?!- chiese Inuyasha, sbalordito- Ma…che c’entra Kagome?»
«Non ne ho idea.- rispose Sesshomaru, seccato- Te lo dirà lei, quando tornerà.»
«Ma cosa possiamo fare noi, nel frattempo?» chiese ancora Inuyasha, perplesso.
«Aspettare, Inuyasha.- disse Sesshomaru, guardando la notte fuori dalla finestra- E fidarci di lei.»

***

Kagome e Anna ricomparvero al castello una settimana dopo. Inuyasha andò subito loro incontro e Kagome lo abbracciò stretto, sorridendo.
«Kagome, cosa…» cominciò a chiedere Inuyasha.
«Anna ha fatto centro.» fu la risposta di Kagome, che lo trascinò dietro ad Anna, la quale si fermò solo una volta giunta nella Grande Sala, dove gli altri erano tutti riuniti. La demone scambiò un sorriso malizioso con Sesshomaru, quindi gli ficcò in mano quello che parve a tutti un pezzo di carta. Sesshomaru abbassò lo sguardo. Gli apparve una breve fila di nomi.
“Ranma Saotome
Akane Tendo
Ryoga Hibiki
Shan Pu
Mousse
Ukyo Kuonji”
Sollevò lo sguardo su Anna.
«Ebbene?» chiese.
«Questi umani hanno combattuto e sconfitto esseri paragonabili ad hanyo.» disse Anna, con aria decisa. Sesshomaru corrugò la fronte.
«Come lo sai?» chiese. Il sorriso di Anna si accentuò.
«Come sapevo di voi. Ho letto la loro storia.» disse la inu-yokai.
«Cosa?!» chiese Inuyasha, sbalordito. Anna annuì.
«Un’altra storia della stessa autrice. Così, mi sono detta: perché non dovrebbero esistere anche loro in questo mondo in cui sono stata catapultata?» disse Anna.
«E…esistono?» chiese Sango, incerta.
«Sì.- disse Kagome, eccitata- Abbiamo fatto delle ricerche e li abbiamo trovati tutti.»
Ci fu un istante di silenzio. La plausibilità del piano di Miroku era sempre più vicina.
«Allora, qual è la prossima mossa?» chiese Inuyasha, ancora perplesso. Anna si voltò verso di loro, sorridendo.
«Preparatevi.- disse- Si va a Nerima, nella Tokyo del futuro.»

***

Anna scese le scale con tutta la grazia della sua natura di inu-yokai, evitando con successo di fare qualsiasi rumore. Camminò lungo l’ingresso, quindi si infilò le scarpe, aprì la porta scorrevole e uscì all’esterno, richiudendola dietro di sé.
Il grande cortile del tempio Higurashi si stendeva di fronte a lei, accarezzato dalla luce dell’alba. L’umidità della notte aveva imperlato le fronde degli alberi e l’erba, e ora tutto brillava come se fosse stato cosparso di minuscole gemme. L’aria del mattino era fredda, ma Anna non aveva alcun problema nel sopportare le temperature più rigide. Si guardò attorno, con un velo di malinconia sul volto pallido. Camminò fino a fermarsi all’entrata dell’Hokora, la cui porta era rimasta aperta.
La sera prima, lei e gli altri avevano lasciato la Sengoku Jidai. Era ormai deciso che il piano avrebbe seguito le direttive di Miroku e Anna aveva ritenuto che la collaborazione di tutti avrebbe reso più veloce la ricerca dei combattenti che avevano scelto. Sapeva che quei ragazzi avevano la brutta abitudine di sparire improvvisamente per i luoghi più impensati e non voleva perdere tempo. Sesshomaru non li aveva seguiti. Il suo compito era quello di inoltrare la sfida, in maniera da preparare il terreno a coloro che sarebbero presto arrivati a Palazzo.
Anna entrò nell’Hokora, avanzando finché poté guardare nel buio pozzo da cui erano venuti. Si appoggiò al bordo, chinando la testa, e una pioggia di capelli d’oro le ricadde dalle spalle. Sesshomaru già le mancava. Era preoccupata. Dopo quell’incidente al villaggio di Inuyasha, Anna aveva il terrore di distogliere lo sguardo da lui. Sapeva benissimo quanto lui fosse potente, ma le trappole potevano uccidere chiunque. Lei ne era un esempio e solo gli dei sapevano che aveva utilizzato tutto il suo potere per permettere a entrambi di uscirne illesi…fallendo.
«Abbi cura di te.- mormorò al pozzo buio- Tornerò presto.»
Le stesse parole che gli aveva rivolto nel momento dei saluti, ma lui non aveva risposto. Ad Anna non era piaciuto il suo sguardo freddo. Non le era sfuggito che avesse evitato di guardarla negli occhi.
Anna sospirò e si staccò dal bordo del pozzo, corrugando la fronte. Passò una mano sui vestiti che portava, una maglietta nera un po’ stravagante e degli shorts di jeans. Erano vestiti di Kagome, presi in prestito. Con quei vestiti addosso, si sentiva più umana di quanto si fosse mai sentita da mesi. Il mondo di Kagome era identico al suo e Sesshomaru lo sapeva. Anna comprese in quell’istante che Sesshomaru aveva il timore che lei, una volta tornata in un mondo così simile a quello in cui era nata, non intendesse tornare.
«Sesshomaru no baka.» mormorò, in tono malinconico. Aveva scelto di non tornare mai più a casa, per restare accanto a Sesshomaru. Lei lo amava e nulla le avrebbe fatto mai cambiare idea.
«Perché gli dai dello stupido?» chiese una voce assonnata alle sue spalle. Anna si voltò, riconoscendo la voce e il profumo di Kagome. La giovane era ancora in pigiama e si stropicciava gli occhi assonnati, tenendosi una coperta sulle spalle per proteggersi dall’umidità del mattino.
«Buongiorno, Kagome.- la salutò, con un sorriso- Cosa ci fai fuori a quest’ora?»
«Questo dovrei chiedertelo io.- rimbeccò Kagome, sorridendo a sua volta- Mi sono affacciata alla finestra e ti ho vista entrare nell’Hokora. Ti manca Sesshomaru?»
Anna fece un sorriso di commiserazione, annuendo.
«Patetico, eh?» chiese, uscendo. Kagome scosse la testa.
«No davvero. Ti capisco benissimo.» disse, rammentando quanto le mancasse Inuyasha nei periodi in cui era costretta a tornare a casa per studiare…o perché avevano litigato furiosamente per qualche sciocchezza. Anna sorrise.
«Sì, lo so.- mormorò, quindi si riscosse- Come l’ha presa la tua famiglia, questa nostra intrusione?»
Kagome scoppiò a ridere. La sera precedente si era presentata in casa con una intera comitiva di ospiti non attesi.
«Non preoccuparti, la mamma è felice che io abbia così tanti amici.- disse Kagome, allegra, stringendosi meglio la coperta addosso- Aveva solo il timore di non riuscire a trovare futon per tutti. Per quanto riguarda il nonno e Sota, direi che ormai si sono abituati ad avere gente strana in casa.»
Anna sorrise, divertita. Quel luogo e quella famiglia erano incantevoli. Si sentiva a casa. Le pareva perfino di avvertire l’odore di Sesshomaru aleggiare nell’aria. Si rese conto che esso proveniva dal Goshinboku.
«Lo sai?- mormorò Anna, sorpresa- Il Goshinboku conserva ancora l’odore di Inuyasha.»
«Dici davvero?» chiese Kagome, sbalordita. Anna annuì.
«Non vorrei sbagliarmi, ma sento anche quello di Sesshomaru…» mormorò, troppo piano perché Kagome potesse sentirla. Corrugò la fronte. Perché Sesshomaru era legato al Goshinboku? Si ripromise di chiederglielo. Kagome si avvicinò all’albero e ne accarezzò la corteccia. D’un tratto il suo viso divenne triste.
«Sai? Io…non gliel’ho ancora detto.» sospirò. Anna la guardò interrogativamente, poi capì. Kagome non aveva ancora fatto cenno alla sua famiglia del suo cambiamento. Kagome era un essere umano immortale. Presto o tardi, avrebbe lasciato questo tempo e questa casa per vivere insieme a Inuyasha nella Sengoku Jidai.
«Non sono cose semplici da dirsi.- disse Anna, passandole un braccio attorno alle spalle per darle conforto- Ma sono certa che capiranno. Ti vogliono bene e sperano che tu sia felice, Kagome. Prima o poi arriverà il momento giusto per dirglielo.»
Kagome guardò la ragazza e notò il lampo di tristezza nei suoi occhi color del cielo. Anna non aveva avuto possibilità di dire addio alla sua famiglia. Kagome la abbracciò.
«Grazie, Anna.» disse, con un sorriso luminoso, dopodiché rabbrividì e diede in un poderoso starnuto.
«Fila dentro a vestirti.- la sgridò Anna- Non sei un demone. Ti prenderai un raffreddore.»
Kagome annuì, ridacchiando, e corse verso casa, sulla cui soglia incontrò Inuyasha, già sveglio. Gli si gettò tra le braccia.
«Buongiorno.» disse lui, affondando il viso nei suoi capelli neri.
«Buongiorno a te.» lo salutò lei, guardandolo con gioia negli occhi violetti. Quella mattina, come sempre da quando frequentava la sua casa, Inuyasha aveva preso sembianze umane e si era vestito come tale. Kagome non poté che constatare per l’ennesima volta quanto Inuyasha fosse bello. Lo baciò sulla bocca, quindi disse: «Vado dentro a vestirmi. Tu parla con Anna. Mi sembra un po’ giù.»
«Anna? Dov’è?» chiese Inuyasha, semiaccecato dalla luce del mattino. Kagome approfittò della sua distrazione per sgusciargli via dalle braccia e scappare all’interno, ridendo. Inuyasha la seguì con lo sguardo, scuotendo la testa, quindi volse di nuovo gli occhi sul cortile, individuando l’aura di luce dei capelli di Anna in mezzo a tutto quel brillare. Si mise in moto per raggiungerla.
Inuyasha corrugò le sopracciglia, mentre si avvicinava. Anna sembrava davvero in un altro mondo, tanto che non pareva neppure avere avvertito la sua presenza, distrazione inusuale per lei. Le sembrava strana in quegli abiti moderni, eppure sentiva che lei era perfettamente a suo agio. Le preoccupazioni di Sesshomaru non erano infondate, alla fine dei conti.
Prima che lasciassero il Palazzo, suo fratello l’aveva preso in disparte.
«Veglia su di lei.- gli aveva ordinato- Non lasciare che qualcuno le si avvicini, in quel mondo per esseri umani.»
«Cos’è, hai paura che non torni più?» aveva detto lui, sarcastico, infastidito dal tono di comando. Il lampo d’ira terribile che era passato negli occhi di Sesshomaru gli aveva ucciso il senso dell’umorismo.
«Se accadesse, Inuyasha, sappi che ti riterrò responsabile.» aveva risposto Sesshomaru, voltandogli le spalle e lasciandolo solo. Inuyasha aveva compreso che Sesshomaru temeva di non occupare un posto davvero importante nel cuore di lei. Temeva che Anna avrebbe preferito la sua vecchia vita a lui. Inuyasha, però, non credeva possibile una cosa del genere. L’espressione malinconica che le vedeva sul viso in quel momento sembrava dargli ragione.
«Feh! Che razza di faccia hai, stamattina?» chiese, brusco. Anna tornò con i piedi per terra.
«Bel buongiorno, Inuyasha.» disse, sorridendo ironicamente, prima di volgere lo sguardo su di lui. Anna spalancò gli occhi per la sorpresa. Inuyasha era nella sua forma umana!
Il ragazzo la osservava con aria divertita con occhi violetti. I suoi lunghi capelli neri erano legati in una folta coda bassa e indossava una camicia kaki col collo alto su pantaloni neri. Se Anna l’avesse incontrato per strada, senza l’ausilio del suo fiuto probabilmente gli sarebbe passata accanto senza riconoscerlo.
«I…Inuyasha?! Ma che…come fai a…» balbettò.
«A sembrare un umano?- chiese Inuyasha, a sua volta sorpreso- Che razza di domanda è? E’ un potere che abbiamo tutti.»
«Che cosa?- disse Anna, socchiudendo pericolosamente gli occhi- Spiegati.»
«I demoni hanno tre forme.- spiegò Inuyasha, a disagio- Quella originale, che nel nostro caso è canina, quella demoniaca in forma umana e quella umana. Sesshomaru non te l’ha detto?»
«No.» fu la laconica risposta di Anna.
«Non mi sorprende.» borbottò Inuyasha, ripensando all’ultima discussione avuta col fratello. Si sentì stringere le braccia in una morsa e davanti al suo viso comparve quello di Anna. Gli occhi le luccicavano pericolosamente.
«Insegnami.» disse, con un sorriso che mostrò le sue piccole zanne candide.
«Cosa?!» chiese Inuyasha, cercando di tirarsi indietro.
«Dai, insegnami!- lo pregò Anna, in una perfetta imitazione di ragazzina viziata- Insegnami, dai, Inuyasha, insegnami, ti prego, insegnami, Inu-chan!»
«Sesshomaru mi ucciderà…» sospirò Inuyasha, abbassando la testa come di fronte al fato.

***

Kagome scese nella sala da pranzo, dove Sango e Miroku erano seduti al tavolo, insieme a Sota e il nonno. La madre di Kagome stava servendo loro la colazione e la accolse con un sorriso.
«Vieni, Kagome, mangia.- le disse, e lei sedette accanto agli amici- Dove sono Inuyasha e la tua nuova amica? E’ pronto anche per loro.»
«Arriveranno, mamma, sentiranno subito l’odore di cibo.» scherzò la ragazza, afferrando la tazza di riso e le bacchette e augurando a tutti buon appetito. Dopo qualche istante di silenzio, commentò: «Sai, Miroku, ti stanno bene i vestiti di Inuyasha.»
Miroku, che indossava con una naturalezza invidiabile jeans, una maglietta blu e una felpa grigia con cappuccio, rispose al complimento con un sorriso.
«Ti ringrazio, Kagome-sama. Ma come trovare parole per descrivere lo spettacolo che le vesti del tuo mondo mi stanno offrendo?» disse, lanciando un’occhiata a Sango, che indossava un abito giallo di Kagome. Sango arrossì fino alla radice dei capelli, soffocandosi col riso, e la madre di Kagome sorrise.
«Che gentiluomo! Sei fortunata, Sango.» commentò. Miroku sorrise con aria angelica e Kagome sospirò. Se sua madre avesse viaggiato con loro anche solo per un giorno, probabilmente la sua opinione sarebbe un tantino cambiata.
«Cambiando argomento, dove sono Inuyasha e Anna?» chiese Miroku, intercettando l’occhiata assassina di Sango.
«Fuori, al Goshinboku.- disse Kagome- Ho chiesto a Inuyasha di parlare un po’ con Anna, mi sembrava giù di morale.»
«E’ probabile, visto che Sesshomaru non ha voluto venire con noi.» disse Sango. Sospirò, poggiando la ciotola sul tavolo. Senza l’Hiraikotsu sulla schiena si sentiva nuda. Non capiva come Kagome potesse fidarsi ad andare in giro con simili vestiti. Lanciò un’occhiata a Miroku e arrossì. Vestito così, era ancora più bello. In quel momento, si udì un suono di passi di corsa provenire dal corridoio, quindi la porta scorrevole venne aperta di scatto.
«Scusate il ritardo!» annunciò Inuyasha, entrando e sedendosi accanto a Kagome. Dietro di lui, una ragazza si fermò sull’entrata, con un grande sorriso sulle labbra e le guance rosse.
«Chi…» cominciò a chiedere il nonno di Kagome, osservando quella giovane sconosciuta.
«E’ Anna.- biascicò Inuyasha, seccato, con la bocca piena di riso- E tu entra, maledetta! Se resti lì senza spiegarti, qui non mangia più nessuno.»
Davanti alla bocca spalancata dei presenti, Anna rise e si sedette, prendendo una ciotola senza perdere il sorriso.
«A…Anna?- chiese Miroku, perplesso- Che ti è successo?!»
Al tavolo con loro, era seduta una ragazza dai capelli castani, appena screziati d’oro. Gli occhi erano tra il blu e il grigio e li squadravano con aria estremamente divertita. Anna era in tutto e per tutto indistinguibile da un essere umano. Il suo viso aveva assunto tratti più rotondi e gli occhi erano meno allungati. La fiamma sulla sua fronte era sparita. A ben guardarla, però, si poteva avvertire la potente energia che dormiva all’interno di quel corpo così umano.
«Indovino: gliel’hai insegnato tu?» chiese Kagome, cominciando a sorridere. Inuyasha borbottò un sì e Anna rise di nuovo, soddisfatta del risultato.
«Ero così prima di conoscere Sesshomaru.» annunciò, prima di iniziare a mangiare. Il resto della colazione si svolse tra chiacchiere leggere, nonostante tutti loro si distraessero spesso per osservare il cambiamento di Anna. Quando il cibo finì, Anna si alzò in piedi, facendo loro un perentorio cenno del capo.
«Grazie per il cibo.» dissero educatamente Miroku e Sango, mentre lasciavano la sala da pranzo per dirigersi verso la camera di Kagome. Lì, ognuno si sedette dove capitava. Kagome chiuse la porta alle sue spalle e si sedette sul letto, accanto a Sango.
«Il treno parte alle 10.15. Non abbiamo molto tempo.» li avvertì, sollevando dal copriletto il foglio con gli orari dei treni per Nerima. Anna, in piedi accanto alla finestra, annuì.
«Ripassiamo velocemente la tabella di marcia.- disse, e nei suoi occhi passò un lampo che tradì la sua natura- I nostri obiettivi sono sei. Come ci dividiamo?»
Sango prese la parola.
«Io e Miroku cercheremo Ukyo Kuonji e Ryoga Hibiki. La ragazza si trova al ristorante Ucchan.» disse, seria. Anna annuì.
«Hai la cartina?» chiese a Miroku. Il giovane annuì, battendo una mano sulla tasca dei pantaloni. Ad Anna non piaceva sapere quei due in giro per la città, ma era la sola cosa da fare e della freddezza di Miroku ci si poteva fidare.
«Ukyo Kuonji sarà al ristorante dopo la fine della scuola. E’ facilmente riconoscibile dalla spatola da combattimento che porta sulla schiena.- ripeté loro Anna- Ryoga Hibiki è un problema, potremmo doverlo aspettare per giorni, se non è dalla famiglia Tendo. Ha uno scarso senso dell’orientamento…per non dire che non ne ha proprio. Vi ho dato gli identikit che ho fatto, ma rammentate che si trasforma in un porcellino nero con una fascia al collo.»
Sango e Miroku annuirono. Lo sguardo di Anna si appuntò su Kagome.
«Io andrò al Furinkan e aspetterò Akane Tendo e Ranma Saotome all’uscita, insieme a Inuyasha.» disse lei.
«Di norma, i due tornano a casa insieme.- disse Anna- Ma non è detto. Nel caso fossero divisi, Inuyasha si prenderà il compito di cercarlo. Ricorda che può essere sotto forma di ragazza. In quel caso, la riconoscerai per i capelli rossi e il codino, nonché per i vestiti alla cinese.»
Inuyasha sbuffò, ma annuì.
«Io andrò al Neko Hanten per Shan-pu e Mousse. Ci incontreremo là per discutere del resto. Qualche domanda?» chiese Anna.
«Una.- disse Inuyasha- Non ci hai detto come faremo a convincerli a combattere.»
«E’ vero, Anna. Come hai intenzione di convincerli?» chiese Sango, incuriosita. Anna fece un breve sorriso.
«Quasi tutti loro sono caduti nelle fonti maledette in Cina. Per un motivo o per l’altro, non riescono mai ad utilizzarle per tornare normali, così offrirò loro un bagno speciale. C’è una fonte particolare, nel retro del Palazzo. Questa fonte esaudisce i desideri, se sono piccoli e se coinvolgono solo la persona che li esprime. Credete che la possibilità di tornare normali non li convincerà a seguirci?»
«Hai una mente assolutamente contorta.» disse Inuyasha, dopo un istante di silenzio. Anna rise.
«Coraggio, prendete le vostre cose. Partiamo subito.» li spronò. Si voltò verso la finestra, mentre gli altri si alzavano.
“Preparati, Ranma Saotome.- pensò, con un sorriso freddo- Stai per ricevere l’offerta migliore della tua vita.”

***

Ranma starnutì violentemente, richiamando l’attenzione della classe.
«Saotome! Non disturbare la mia lezione!!» gridò la prof. Hinako. Ranma si soffiò il naso, seccato, evitando di guardare Akane, che si era girata verso di lui.
Non sapeva perché, ma sentiva che qualcuno stava parlando di lui. Senza prestare attenzione alla voce acuta della prof., Ranma guardò fuori dalla finestra, quasi aspettandosi di vedere comparire questo qualcuno.
Altrove, una piccola comitiva di cinque persone si recò alla stazione per prendere il treno che le avrebbe condotte dritte da lui.

   
 
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