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Autore: nick nibbio    04/11/2010    3 recensioni
Salve a tutti, chiunque siate: mi chiamo Sauron Folgore Sandtimes e mi chiamano il Lupo, ma chiamatemi semplicemente Sauron.
Questa è la storia di uno dei più importanti tra i Sun's Knights.
Un ragazzo con tanti segreti che cercherà di realizzare un sogno impossibile e porre fine alla maledizione che grava su entrambi clan dai quali discende.
Dal capitolo 8 in poi, la storia è inserta nel genere Crossover: visto che in essa si mescolano elementi di varie storie. Buona lettura a tutti voi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chi sono e le mie origini

Ciao. Con questo piccolo crossover, vi anticipo la storia di uno dei personaggi della mia storia principale. 

Credetemi quando vi dico che sarà diverso da tutti gli altri. Buona lettura.

Aprii la porta della mia stanza e vi entrai.

Sapevo che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei varcato quella soglia: che per tanto tempo era stato il mio piccolo mondo.
Si sa: bisogna crescere, anche se spesso non lo vorresti.
Mi avvicinai al comodino del mio letto e mi chinai sull’unica cornice: dove era stato immortalato il momento più bello della mia infanzia, con la ragazza che mi fece sentire parte di questo mondo.

 

Chi sono? Sicuri di volerlo sapere? Badate: la mia non è una storia per i deboli di cuore.
Se qualcuno dirà che sono strano: avrà ragione, almeno in parte.
Salve, chiunque siate: io sono Sauron Folgore Sandtimes e mi chiamano il Lupo, ma chiamatemi semplicemente Sauron.
Ho solo quindici anni, ma mi sembra di averne vissuti 100. Forse, in seguito, capirete il perché.
Se mi dovessi descrivere: direi che sono alto un metro e settanta, ho un corpo snello ed atletico, la mia pelle è leggermente olivastra, tratto materno.
Il mio viso? Direi che è sottile, incoronato dai miei capelli per natura alzati verso l’alto, nero scuro con delle curiose linee dorate, che li attraversano verticalmente; i miei occhi sono verde smeraldo, belli da vedere ma , a mio parere , un po’ malinconici..

 

Che altro dovrei dire?!
Ah giusto! Chi è la mia famiglia.
Mia madre si chiama Kaeelena Sandtimes ed appartiene alla famiglia dei cosiddetti ”signori del tempo”: cioè coloro che manipolano il tempo tramite le mistiche sabbie del tempo. Il nostro simbolo? Una clessidra che perde sabbia verso l’alto ed il basso, chiusa in un cerchio perfetto.
Lo porto orgogliosamente sul petto di ogni abito.

Mio padre? Non l’ho mai conosciuto. Mia madre dice che ho il suo stesso volto e, spesso i suoi stessi occhi.
Forse lo conoscete: si chiama Itachi Uchiha del clan Uchiha.
Molti lo definiscono un assassino genocida, il più terribile dei mostri, ma mia madre me lo ha sempre descritto come un’anima errante: la cui vita è piena di tristezza e segnata da un profondo tormento, che è riuscito a condividere solo con lei. Da quella condivisione è nato un grande amore e io ne sono il risultato finale.

In me risiedono le abilità di entrambi i clan:  Sabbie del tempo e Sharingan, portati al loro massimo livello; una mia caratteristica è che sono nato con lo Sharingan perfettamente sviluppato e. da poco, ho scoperto di essere dotato di un livello superiore a quello raggiunto da mio padre, lo Sharingan Ipnotico Eterno, che io preferisco chiamare Eternal Sharingan. Contrariamente a quanto sembra, non apprezzo raccontare di queste cose: diciamo che è una premessa a quello che avverrà dopo ed è uno dei miei tre principali segreti.

 

All’inizio, ho detto di avere l’impressione di aver vissuto più di 100 anni. Forse è vero, ma perché?
Per farvelo capire, credo valga la pena cominciare a raccontare dalla mia nascita, almeno come me l’hanno raccontata.

 

Era una sera tempestosa, la mezzanotte era passata da alcune ore. Era il 25 ottobre di quindici anni fa.
Mia madre, dopo un lungo travaglio, era riuscita a farmi nascere e, in quel momento, mi stava abbracciando con le lacrime agli occhi, felice di vedere che il destino le aveva concesso la possibilità di generare una vita.
 “Come lo chiamerai?” chiese la ginecologa.
“Vorrei chiamarlo come suo padre, ma preferisco qualcosa di nuovo”.
“Del tipo?”.

Mia madre spostò lo sguardo da me verso la finestra e osservò il tuono che saettava rapido nel cielo. Esso, per un attimo, assunse una strana forma, simile a quella di un rettile non precisato e lei lo notò.
“Hai visto quel fulmine?” chiese mia madre.
“Già. È raro che un fulmine assuma una forma animale, prima di cadere , forse impossibile. Ma un amico ci ha insegnato che niente è impossibile vero?” .
“Si Luce! Hai ragione”

 

La ginecologa si chiamava Luce e, tempo addietro, insieme a mia madre e ad altri grandi eroi aveva contribuito a compiere una grande impresa: salvare il regno che rappresentava i sogni di tutti coloro che vivono nei vari mondi, Fantasy.
Racconterei volentieri la loro storia, ma mi dilungherei troppo e non ho molto tempo, quindi andiamo avanti.

 

“Sai credo di aver trovato un nome adatto”.
Si abbassò verso di me e disse: “Piccolo mio, ti chiamerai Sauron Folgore.
È vero:  è curioso, ma sono sicura che ti porterà fortuna più di qualsiasi altro nome” e mi baciò delicatamente la fronte.
“Un bel nome. Sono sicura che anche quell’Itachi ne sarebbe contento” commentò Luce.
“Me lo auguro” disse mia madre.

 

In un’altra dimensione, un uomo dallo sguardo perso nei suoi tristi ricordi, ebbe una strana sensazione, come se qualcosa di bello fosse nato dalla sua anima.
Si fermò e si toccò il cuore.
“Cosa c’è signor Itachi? Non vi sentite bene” chiese un uomo alto con il volto simile a quello di uno squalo.
“Va tutto bene, Kisame. Proseguiamo!” disse lui tornando serio. In realtà, mentre camminava, sentiva una strana felicità. Non sapeva cosa fosse, ma sperò di saperlo presto.

 

“Sai Luce. Credo che lui lo abbia capito, in un certo senso” disse mia madre.
“Probabilmente hai ragione” rispose Luce.

“Sauron! È un nome davvero speciale, per un ragazzo speciale.” Disse una voce.
Le due donne si voltarono di scatto verso la direzione dalla quale veniva, ma non videro nessuno.
La finestra si aprì e da essa entrò una luce dorata. Da questa luce uscì lo spirito di un uomo virtuoso.
"Chi sei?” chiesero le due donne.
“Io mi chiamo Minato Namikaze e, un tempo, ero noto come il Lampo Giallo del villaggio della Foglia nonché  quarto Hokage” disse lo spirito.
“Il quarto Hokage?” disse Luce.
“Esatto. Già avete conosciuto i ninja della foglia e avete visto anche mio figlio. Quel ragazzino turbolento di nome Naruto” disse sorridendo lo spirito di Minato.
“Tu sei il padre di Naruto?” disse mia madre sbigottita.
“Si. Vi sarei lieto se non glielo diceste per favore.
Comunque, sono venuto per dare il benvenuto a questo bambino speciale con un piccolo regalo” disse Minato.

“Un regalo? Gli spiriti non possono fare regali” disse Luce.
“In teoria è così. Ma quello che voglio dargli è qualcosa che appartiene al mondo dei vivi, che non posso più tenere con me” disse serio.
“Cosa sarebbe?” chiese mia madre.

Dalla mano del Quarto apparve una sfera rossa, avvolta da catene nere.
“Qui dentro è racchiusa la parte del Kyuubi che non sono riuscito a sigillare dentro mio figlio. Il mio dono è questo”.

“Sta indietro!” disse mia madre tenendomi stretto.
Anche Luce si frappose tra me e lo spirito.
“Comprendo la vostra paura. Nessuno dovrebbe portarsi un simile fardello, soprattutto se appena nato. Ma credetemi: tra tutti i bambini che sono nati, lui è quello che meglio può domare il potere di questo essere, esattamente come mio figlio” disse calmo Minato.
“Non voglio che mio figlio diventi una forza portante e soffra come è successo a Naruto e Gaara. Lui è la mia vita adesso. Non credo che riuscirei a sopportare..” si interruppe.

Davanti a lei si aprì lo scorrere del tempo, mostrandole quello che sarebbe stato il mio destino.
“Perché? Perché il destino vuole essere così crudele con lui? Perché ogni membro della nostra famiglia deve ricevere una maledizione?” disse piangendo.
Le sue lacrime caddero sul mio piccolo volto, svegliandomi e rivelando il mio Sharingan, già sviluppato.
“Anche dal suo ramo paterno. Anche nella stirpe di suo padre c’è una maledizione eterna. Perché deve andare così? Perché non può vivere come un ragazzo normale” chiese guardandomi.

“Il destino che hai visto è solo una parte” le disse Minato “Il resto spetterà a lui costruirlo. Credimi quando ti dico che sarà più luminoso di come l’hai visto”.
“Come fai a saperlo?” chiese mia madre con gli occhi rossi.
“Ricorda che le anime del paradiso possono vedere nel futuro senza alcun limite. Io so che il destino di Sauron sarà glorioso.
In cuor mio, spero che il suo cammino si intrecci con quello di mio figlio e che insieme possano sciogliere tutte le maledizioni e portare la pace che tutti vogliamo.
Quello che gli darò è l’augurio di un nuovo futuro che cambierà quello di entrambi i clan dai quali discende e dei quali è ultimo erede.
Kaeleena fidati di me”.

“Soffrirà moltissimo ed io non riuscirò a lenire il suo dolore” disse mia madre.
“Una madre è disposta a tutto per aiutare un figlio: la mia defunta moglie Kushina ne è stata la prova.
Tu sei molto forte e gli darai l’amore di cui avrà bisogno per andare avanti. È questo il più grande compito di un genitore: riempire di amore un figlio”.
Mia madre annuì debolmente: “Non so se potrò farcela da sola”.
“Ti aiuterò io” intervenne Luce “E lo stesso faranno anche tutti gli altri. Ricordarti che siamo una squadra: così come abbiamo guidato Nick, guideremo anche Sauron.
Saremo con te, tutti quanti” e alzò il pollice.
“Grazie!” disse commossa mia madre.

“Hai l’appoggio dei tuoi compagni, cos’altro ti serve?” disse Minato “Anche io, nei miei limiti veglierò su di lui, te lo prometto”.
“Grazie!” ripeté lei “Allora fallo!”
Minato si avvicinò a mia madre e spinse la sfera dentro il mio corpo sigillandola col sigillo ottagonale e sparendo nel nulla.

“Piccolo mio, te lo prometto: ti sarò sempre vicino con tutto il cuore, anche se ci saranno mari e monti a separarci” e mi baciò la fronte.
“E io ti sarò altrettanto vicina come madrina” disse Luce avvicinatasi “Sempre se tu sarai d’accordo Kaeleena”.
“Non potrei essere più d’accordo. Grazie Luce” disse lei “Non sarai mai solo. È una promessa”.

 

Questo è ciò che avvenne la notte della mia nascita. Ricordare quell’evento mi fa pensare quanto sia stato fortunato ad avere una madre come lei.
La promessa che mi fece è sempre rimasta fissa ed io sono stato felice.
Vorrei dire che il peggio fosse passato, ma non era così: anzi, doveva ancora venire.      

 

Che ne pensate di questo primo capitolo? Vorrei chiedervi la massima sincerità nelle vostre recenzioni: accetto consigli e critiche, leggere se possibile.
Tengo molto a questo personaggio e a quello che farà, forse più di quello della storia principale.
in attesa del prossimo capitolo, vi saluto tutti.
  
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