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Autore: Kagura92    08/11/2010    4 recensioni
« Spero che con le nuove truppe riuscirete a tenere a bada la ribellione… è incredibilmente forte. » Bastò un gesto perché le guardie intorno a loro cominciassero a scortarle verso la tribuna, il posto migliore per vedere l’esecuzione; Perù vide con la coda dell’occhio un paggio correre verso la piazza : andava a avvisare il Governatore di sgombrare gli altri cadaveri.
« Certo» disse guardandolo negli occhi verdi « Incredibilmente »

[Partecipante all’ “Hetalia OC Contest” - OC!Perù (Miguel Santiago Rodriguez)]
Genere: Drammatico, Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Somos libres, seámoslo siempre

GENERE: Generale, Drammatico, Storico
RATING: Giallo
AVVERTIMENTI: One-Shot, Forse non per stomaci delicati
FANDOM: Axis Power Hetalia
PERSONAGGI: Perù (Nuovo Personaggio, Miguel Santiago Rodriguez), Antonio Hèrnandez Carriedo (Spagna), José Gabriel Condorcanqui detto Tupac Amaru II (personaggio storico)  
NOTE: Le note storiche si trovano a fondo pagina; la presenza di Spagna in Sudamerica nel 1781 è giustificata in quanto il crescere di rivolte in Sudamerica spinse la Spagna a mandare truppe militari per tenere sotto controllo la situazione; tuttavia ho forzato la mano, indicando la l’esecuzione di Tupac Amaru II in data posteriore al 1805 per due motivi; il primo è che la fan fiction è stata scritta basandomi sulle date riportato dal mio libro di storia, clamorosamente errate al riguardo. La seconda è che comunque la vicenda di Tupac Amaru II “esplose” come mito e simbolo rivoluzionario solo alcuni anni dopo.

Vi sono qua e là riferimenti all’oro e al sole splendente che possono parere assurdi; preciso qui, e non nelle ulteriori note in fondo, che queste sono state fatte in quanto il Sole era la maggiore divinità incaica, e l’oro il metallo divino.
Nel “prologo” Perù seppellisce i bracciali d'oro suo e di suo fratello, simboli del loro status di figli del Sole, per evitare che vengano rubati dagli spagnoli.
Il titolo è il primo verso dell’inno peruviano: Siamo liberi, Siamolo sempre.

Somos libres, seámoslo siempre

Gli indios amano disperatamente i loro figli
[Bartolomeo de Las Casas]

« Si muova!»
Scava, freneticamente, sotto la nuda roccia all’ombra del grande hauca1; l’oro del curaca2 tintinnava a ogni cenno del capo – l’oro brillava sui suoi polsi.
« Arrivano!»
L’oro aveva brillato un’istante in fondo alla buca, prima del rimbombo dei demoni dei bianchi e dei loro bastoni di fuoco.

*

« Ti trovo bene, Miguel»
Miguel, non Santiago: usò il suo nome, quindi lui accennò un sorriso3; il farsetto di un bel colore brillante era straordinariamente stretto, e cominciava anche ad avere caldo.
« La ringrazio, señor España »chinò leggermente il capo, il peso di un capello decorato d’oro e ornato d’una piuma bianca « Per quanto vi fermerete da noi? » « Oh, solo qualche giorno. Ho approfittato del rifornimento delle truppe, ma l’Europa mi reclama. Sapete che Napoleone3 è stato sconfitto? »
« Oh, sì, me ne hanno accennato. Congratulazioni » aggiunse, mentre anche Spagna chinava il capo per ricevere il complimento « Ci siamo liberati di quel bastardo, finalmente ».
I sorrisi cortesi possono diventare monotoni, eppure sono necessari; e d’altronde Perù non avrebbe saputo come altro commentare una notizia che gli era stata sussurrata a bassa voce assieme a tante altre, mentre veniva lavato in fretta e furia, con i servitori che continuavano a parlare infilandogli freneticamente gli abiti nuovi del figlio del Governatore, cercando inutilmente di ammorbidirgli le mani e raddrizzargli la postura. Non poteva certo dire che sperava di ricevere anche lui delle Congratulazioni, un giorno; sorrise e nient’altro. Sorrise perché sorrideva Spagna, e se Spagna sorrideva è perché non sapeva nulla e non poteva saperlo: perché non può parlare una Nazione dove si tiene in ostaggio la sua gente.4
« Spero che con le nuove truppe riuscirete a tenere a bada la ribellione… è incredibilmente forte. » Bastò un gesto perché le guardie intorno a loro cominciassero a scortarle verso la tribuna, il posto migliore per vedere l’esecuzione; Perù vide con la coda dell’occhio un paggio correre verso la piazza : andava a avvisare il Governatore di sgombrare gli altri cadaveri.
« Certo» disse guardandolo negli occhi verdi « Incredibilmente »
Incredibilmente era la parola giusta. Non credibile, assurdo, non comprovabile. Sognare il ritorno di un Impero, il sorgere di un vecchio sole e lo splendore di un’oro nuovo e morire e sperare per quel sogno : quanto di incredibile c’era nella sua gente.

Quando presero il loro posto, l’indio era fermo in mezzo alla piazza, mentre quattro uomini facevano girare in tondo i cavalli attorno a lui, nella grande piazza circondata da immense mura di pietra, uomini e donne accalcati ai lati. Era in silenzio; sembrava guardare i cavalli, e Perù avrebbe giurato che lo faceva per impazienza. Riusciva a sentire i sussurri della sua mente assurdamente lucida, un rincorrersi di nomi il cui suono avrebbe fatto male: Micaela, Hipolito, Fernando5...
« Fa davvero caldo» disse Spagna a bassa voce; una donna poco lontana accennò un sorriso, mentre continuava a agitare il suo ventaglio. Aveva i capelli neri raccolti sulla testa e la pelle chiara, leggermente sfumata. Non riusciva a sopportarne la vista.
« Avete davvero delle belle donne » aggiunse la Nazione europea; Perù si morse la lingua per non correggere quel “avete”. Le sue di donne sono belle e di animo candido, corde di un’arpa che basta pizzicare per sentirne le melodie più dolci e che anche se tirate non si strappano mai. Le sue donne si erano gettate in quella stessa piazza tra i pianti e lamenti a stringere il corpo del loro Imperatore e a colmarlo di carezze, le mani sanguinanti mentre cercavano di liberare quel nobile collo dalla garrota per strangolarsi con essa, mentre lui, Perù, restava immobile e fiero con le mani di suo padre sulle spalle e quella di suo fratello ben stretta tra le dita.
Le sue donne non sorridevano quando uno dei loro fratelli stava per venire ucciso, quando una delle loro sorelle venivano decapitata, quando una famiglia veniva sterminata e i genitori guardavano le teste dei figli rotolare tra la polvere6.
No, non poteva essere figlia sua, né di qualsiasi altra Nazione su quella terra.
I quattro uomini finalmente si fermarono e condussero al centro della piazza i cavalli tenendo ben stretti le redini. Un quinto legava l’ultima delle quattro corde al rispettivo cavallo, stringendo il nodo del legno; l’indio teneva le labbra contratte in un voto di silenzio, rigido di una ferma pazienza.
I suoi occhi brillavano come quelli dei suoi avi, del grande Tupac Amaru con gli occhi che rilucevano nella notte come torce; Perù ricordò quando ne aveva accarezzato il bel volto, splendente, infilzato su una picca nella Plaza di Cuzco.
« Alto tradimento e ribellione» esordì Spagna, mentre il boia legava la mano sinistra dell’indio al cavallo dal manto nero « Dev’essere un sollievo liberarsene» : l’uomo che ne teneva le redini aveva appena sputato ai piedi dell’indio.
« Lei è appena uscito da una guerra civile, senor Espana» disse Perù, seguendo le dita del boia che stringevano la corda intorno al polso destro del prigioniero « Può capirmi perfettamente»
La stoccata della guardia dietro di lui gli consigliò di non andare più oltre; si costrinse a sorridere a Spagna, in risposta. Se solo lui avesse compreso…
D’improvviso il brusio della folla cessò; i quattro uomini montarono a cavallo, e strinsero le redini. Uno di loro sollevò il cappello, agitandolo come in saluto, poi spronò il cavallo bianco. Gli altri tre uomini lo imitarono, lentamente: sbuffando, i cavalli cominciarono a tirare, e le corde a tendersi . L’uomo del cappello si voltò e schioccando la lingua piantò gli speroni nei fianchi dello stallone, che partì di scatto; Perù non riusciva a distogliere lo sguardo dal braccio sinistro dell’indio, teso sotto la camicia pareva staccarsi. Poi si allungò anche il destro, e sembrava impossibile che quelle membra potessero tendersi senza fare rumore, che il suono degli zoccoli dei cavalli, mentre puntavano ai quattro angoli della piazza, potesse essere così leggero. Il silenzio era assordante.

Sapeva cosa stava per accadere; vedeva già le labbra dell’indio torcersi, gli occhi dilatarsi mentre la carne si strappava e cominciavano a rilucere l’osso e il sangue, le viscere rosa sulla pelle scura del ventre, l’urlo muto di chi non aveva più lingua.

Sapeva cosa stava per accadere perché era stato il prete a dirglielo, mentre veniva vestito nella stanza del governatore, mentre gli consegnavano una spada da tenere al fianco; lo stesso prete che poco lontano azzardò un segno della croce, madido di sudore. Sapeva già cosa gli avrebbe detto l’indomani, quando Spagna sarebbe ripartito e lui riportato a Potosì per estrarre l’argento dalle miniere: “Sia fatta la volontà di Dio”.
I cavalieri allentarono le redini, il viso dell’indio di contorceva dal dolore ma teneva le labbra serrate; forse era pronto a morderle a sangue, a punirli con il suo silenzio – per un’istante Perù seppe che se avesse avuto ancora una lingua, lui l’avrebbe ingoiata
. La folla trattenne bruscamente il fiato quando di colpo il cavaliere dell’angolo nord piantò di nuovo gli speroni nel fianco del cavallo; « Madre de Diòs» esalò Spagna, quando i suoi compagni lo imitarono e il silenzio continuava a assordarli: gli occhi seguivano il tendersi di ogni muscolo, fremevano a ogni strappo.

Non è la Corrida Perù guardò l’altra Nazione, silenziosa E non è un toro: è un uomo.
I cavalli cominciarono a correre, i cavalieri continuavano a incitarli, ma l’indio continuava a rimanere uno, gli occhi a fissare il cielo, il sole splendente.
È un mio figlio e sta morendo per i suoi fratelli.
Sentì il peso del cappello piumato, gli inutili strati di ricca stoffa sotto un sole così caldo, la stretta di pizzo intorno ai polsi – la stanchezza dei giorni in miniera, la fiacchezza di chi non chiede che dormire, il mal di testa di una confusione crescente, l’odio: per l’uomo con il cappello piumato e il sorriso smagliante sul cavallo bianco, per la Nazione accanto a lui che pareva così gentile, quand’era venuta a strappargli via l’oro, le terre, la gloria e i figli, i bambini che allora non erano più grandi di lui né mai lo sarebbero diventati.
Gli occhi di Spagna erano fissi sul tendersi delle corde e dell’indio; Perù guardava le sue labbra socchiuse, gli occhi come spalancati : e vide che lo stava ammirando.8
Il cavallo bianco s’impennò e il cavaliere dal capello bianco volò a terra; il colpo fulmineo allo stomaco gli spezzò una risata: Perù guardò la guardia accanto a lui, ma aveva già distolto lo sguardo, come se avesse zittito un cane.
Non gli importava.
« Basta» era la voce di Spagna quella che tagliò le orecchie del Governatore. « Basta» ripetè Perù a bassa voce.
Era finita : guardò il boia che alzava la testa dell’indio, tirandola per i capelli neri.
Sapeva cosa stava per accadere, e affondò le dita nella carne; le affondò come si era morso le labbra fino a sanguinare il giorno in cui suo padre9 l’aveva lasciato per accompagnare il corpo di Atahualpa, sparendo nella notte; le affondò come le aveva affondate quando aveva visto la testa di Tupac Amaru infilzato su una picca, morto prima che avesse potuto chiedergli se aveva visto suo padre nella foresta di Vilcamba.
Le affondò e non potè percepire altro che la stoffa liscia dei guanti, che i servi del Governatore gli avevano infilato per nascondere la pelle strappata e ruvida dal lavoro in miniera.
L’ascia rilucé al sole, e mentre calava mancò perfino l’aria
. La testa dell’indio rotolò tra la polvere e il sangue di sua moglie, mischiandosi alla terra e al sangue dei suoi figli; rotolò dove era rotolata la testa del suo bisnonno, Tupac Amaru il Primo.

Santo, Signore, Creatore della luce nascente. Chi sei? Dove sei?10

Nella terra sotto l’huaca c’era ancora il suo bracciale d’oro; avrebbe riportato alla luce anche quello di suo fratello.

Mi prosternerò al tuo cospetto. Guardami, Signore, fa’ attenzione a me!






NOTE
[1] hauca – nella religione incaica viene chiamato huaca un elemento naturale dove risiedono forze divine – montagne, foreste, e, come in questo caso, grosse pietre.

[2] curaca – nobile incaico, precisamente il capo di una comunità andina.

[3] Miguel e Santiago - San Santiago, in Italia San Giacomo, è il santo patrono di Spagna e, in seguito, dei Conquistadores; in America Latina è usanza imporre ai figli due nomi e due cognomi, e io personalmente immagino che a tutte le colonie di Spagna fosse stato imposto come secondo nome Santiago – ho scelto come primo nome Miguel in quanto l’Arcangelo Michele è conosciuto come il dispensatore di fulmini, il che mi pareva adatto a simboleggiare l’imposizione al cattolicesimo attuata dalla Spagna.

[4] l’ignoranza di Spagna – le colonie spagnole erano divise in regioni con a capo governatori spagnoli che in pratica ignoravano qualunque regola la madrepatria imponesse – ad esempio, nonostante la corona di Spagna vietasse di lavorare nelle miniere per più di dieci ore al giorno di fatto gli indios erano costretti a lavorare anche per quattordici ore consecutive; la crudeltà dei Conquistadores è maggiormente imputabile ai Conquistadores stessi, perchè della maggior parte della situazione nelle colonie alla madrepatria era totalmente ignota.

[5] Micaela, Hipolito, Fernando – l’indio giustiziato è José Gabriel Condorcanqui , detto Tupac Amaru II, trisnipote da parte di madre di Tupac Amaru I, nobile incaico che fu in grado di guidare la rivolta degli indios fino a restaurare un regno a Vilcamba, in mezzo alla foresta, anch’egli giustiziato nella piazza di Cuzco. Fu catturato in quanto rifiutò di attraversare un fiume per abbandonare la moglie e morì dopo essersi convertito al cattolicesimo; la sua testa fu infilzata su una picca e lasciata in mezzo alla piazza finchè dopo due giorni i preti ne chiesero la rimozione perché gli indios la adoravano. I nomi che pronuncia il tris nipote sono quelli di sua moglie e dei suoi figli, tutti uccisi e giustiziati assieme a vari parenti e amici per averlo sostenuto durante la rivolta – in particolare sua moglie rifiutò di abbandonarlo, e il giorno dell’esecuzione a causa di un imprevisto anziché venire decapitata venne uccisa a calci e pugni.

Tupac Amaru II invece venne condannato allo squartamento alla francese dopo il avergli mozzato la lingua; dai resoconti emerge che la sua costituzione fosse troppo robusta perché lo squartamento riuscisse, e pertanto lo si dovette decapitare. Ignoro perché il boia non abbia allora inciso la giuntura degli arti come d’usanza in quei casi.

[6] le donne – a parte i riferimenti alla moglie di Tupac Amaru II mi riferisco alle mogli e concubine di Atahualpa; l’ultimo imperatore venne garrottato nella Piazza di Cuzco, e non appena spirò le sue donne, scavalcando le guardie, raggiunsero il suo corpo e cercarono di uccidersi con lui – almeno dieci donne vi riuscirono.

[7] la Guerra d’indipendenza spagnola – scoppiò nel 1808 e fu condotta per la maggior parte sotto forma di guerriglia contro l’occupazione francese attuata da Napoleone, che impose come re di Spagna suo fratello Giuseppe. Era un paragone troppo calzante.

[8] la reazione di Spagna – ho immaginato che appena uscito da una guerra d’indipendenza Spagna potesse comprendere l'idea di ribellarsi per il proprio paese e pertanto non riuscisse più a infierire come un tempo.

[9] il padre di Perù – il padre di Perù è Impero Inca, suo fratello è Bolivia; dopo la morte di Atahualpa gli indios ne trafugarono il corpo per portarlo a Quito e dargli degna sepoltura – la tomba non è mai stata ritrovata. Credo che Impero Inca abbia avuto il dovere morale di assicurarsene la sepoltura, e sia poi, per Perù, scomparso; sono piuttosto sicura che però si trovasse a Vilcamba mentre vi era Tupac Amaru, dato che si tratta dell’ultimo tentativo di restaurare un regno incaico.

Il fratello di Perù è Bolivia, che formava assieme a lui il centro dell’Impero incaico e condivide al confine il Lago Titicaca, dove vuole la leggenda incaica scesero il figlio e la figlia del Dio Sole a fondare il loro regno.

[10] versi – sono versi da un inno a Viracocha, una delle supreme divinità incaiche, creatore di tutte le cose, riportati da Cristobal de Rolina.

Ringrazio tutti coloro che leggeranno, recensiranno e aggiungeranno a seguite/preferite/ricordate. Io sono riuscita a scrivere di Perù, uno dei miei amati OC Sudamericani, e ne sono piuttosto felice. Potevo dedicargli di meglio, ma questa non è certa l'ultima fanfiction che ho intenzione di scrivere su di loro <3

Però in particolare questa fanfiction ha partecipato all' "Hetalia OC Contest!" indetto da Lalani e si è piazzata sesta a pari merito. Il che vuol dire che se vi è piaciuta questa figuriamoci le altre quanto potranno piacervi <3 Vi consiglio vivamente di andarle a leggere - ecco perchè ho inserito l'url della pagina finale sopra, in fondo ci sono i messaggi dove le partecipanti hanno linkato le loro fanfiction.
Bene, non ho altro da aggiungere. Grazie per l'attenzione.



  
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