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Autore: Amberle_Dubhe    09/11/2010    4 recensioni
...aprì i numerosi album di fotografie:quelle dei primi due anni di vita erano molto numerose, ma in seguito Artemis, che odiava essere fotografato, scappava via a tutta velocità sulle gambette cicciotte ogni volta che si vedeva puntare contro l'obiettivo, protestando a gran voce.
Angeline sorrideva alle fotografie più divertenti:in una si vedeva il piccolo Artemis a otto mesi che, nonostante avesse capito la meccanica del vasetto di yogurt, non riusciva a convincere le proprie dita a staccarela linguatta, e la fissava corrucciato...
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angeline Fowl era sdraiata a letto accanto al marito addormentato. Era sabato, quindi i gemelli non dovevano andare all'asilo. Avvertiva uno strano presentimento, che l'aveva scossa dal torpre del dormiveglia, e ora giaceva supina, riflettendo. E, come spesso accadeva, i suoi pensieri tornarono al figlio perduto, Artemis. Una morsa gelida si chiuse sul suo cuore, quando nelle sua mente si materealizzò il suo viso. Erano passati ormai tre anni, da quando Leale gli aveva dato la tremenda notizia, ma le ferite del suo animo erano ancora aperte e dolorose. Allora fece una cosa che da molto tempo non faceva: si alzò , indossò la vestaglia e si avvicinò allo scrittoio che conteneva tutti i ricordi della vita di Artemis. Il primo anno della sua scomparsa lo faceva spesso, a volte insieme al marito, ma a mano a mano che il tempo passava la nostalgia le impediva di avvicinarsi a quel mobile. Adesso però sentiva il desiderio di rivedere il viso tanto amato, così simile a quello dei suo marito.

Per prima cosa aprì i numerosi album di fotografie:quelle dei primi due anni di vita erano molto numerose, ma in seguito Artemis, che odiava essere fotografato, scappava via a tutta velocità sulle gambette cicciotte ogni volta che si vedeva puntare contro l'obiettivo, protestando a gran voce.

Angeline sorrideva alle fotografie più divertenti:in una si vedeva il piccolo Artemis a otto mesi che, nonostante avesse capito la meccanica del vasetto di yogurt, non riusciva a convincere le proprie dita a staccarela linguatta, e la fissava corrucciato;in un'altra era riuscito a convincere Leale a stare carponi per farsi cavalcare; una lo ritraeva, a diciannove mesi, a strimpellare sul pianoforte a coda seduto sulle ginocchia di Artemis Senior; nella suguente c'era Artemis nascosto dietro la gamba di Leale nell'atto di sfuggire alla macchina fotografica.

Accanto agli album c'era una pila di fogli scarabocchiati risalenti quando Artemis avava imparato a scrivere da solo, a diciotto mesi, sfogliando i libri e le riviste che trovava in casa:le parole più frequenti erano "artemis", "fowl", "mamma", "leale" e "aurum potestas est".

E ancora: un paio di scarpine minuscole, un cubo di Rubik (Artemis l'aveva risolto a tre anno impiegando dieci minuti), una palla (mai usata), un coniglio di peluche e altri oggetti banali per chiunque, ma che per lei rappresentavano il figlio perduto. Perduto, sì, ma non morto. Angeline sapeva che Artemis era vivo. Il cuore le diceva che era da qualche parte, e che stava cercandi di tornare a casa. Forse non era neanche in questa dimensione, le suggerì il cervello. La donna corrugò la fronte:i racconti di Leale erano assurdi, inverosimili, incredibili... ma se fossero stati veri? Scosse la testa. No. Assolutamente no. Ma allora cos'era successo? E dov'era suo figlio? Perchè, perchè non tornava da lei?... Si erano ripetuti all'infinito queste domande, ma ne' Leale ne' la polizia era stata in grado di rispondere.

Basta così.

Angeline scacciò il pensiero con decisione,e si alzò. Mentre usciva, vide Myles appostato dietro l'angolo del corridoio che brandiva una spada giocattolo. Appena vide la madre, posò un dito sulle labbra, poi tornò a fissare davanti a sè. Angeline sorrise e attese. Pochi secondi dopo, Beckett arrivò quatto quatto alle spalle del gemello e, mollata la spade per terra, preferì lanciarsi direttamente contro l'avversario

-Ah! Preso!- urlò il bambino mentre rotolava per terra insieme al fratellino

-Non vale! Beckett imbroglia!- strillò Myles semisoffocato dal corpo dell'altro

-Invece no! Sei morto, Myles!- dichiarò Beckett seduto a cavalcionisu di lui-

-Mamma!!-

Angeline alzò gliocchi al cielo

-Bambini,cosa fate già svegli? E comunque, Beckett, non è leale aggredire alle spalle-

Il bimbo interpellato corrucciò la fronte.

-Però ho vinto-

Angeline lo sollevò di peso dal fratello e li tirò in piedi davanti a lei.

-Avete vinto tutti e due, e siete tutti e due i miei eroi. Però anche gli eroi devono fare colazione, non trovate?-

-Io voglio melassa e espresso!- strillò Beckett entusiasta.

-Neanche per sogno!- rispose categorica Angeline, memore delle sue notti insonni.

Il bambino stava ancora protestando quando il citofono trillò, e sul piccolo schermo comparve una figuara massiccia che riconobbe come Leale.

Incuriosita, prese i figli per mano e si diresse all'entrata.

-Chi è mamma?- chiese Myles.

-Leale. Vi ricordate di Leale?-

Lo sguardo dei piccoli si illuminò.

-Sìììì!!- e si affrettarono verso la porta.

Intanto Angeline si domandava il motivo per cui la guadia del corpo fosse venuta di persona

"sono tre anni che non mette piede in questa casa... Cosa può...?" Nel cuore si accese prepotentemente una scintilla di speranza, ma cercò di non alimentarla. "possibile che...?"

Raggiunse la porta, afferrò la maniglia e la spalancò quasi con violenza. A pochi passi di distanza c'era Leale, con il viso e la testa nuovamente rasati. Poi, lo sguardo scivolò sulla persona dietro di lui... era Artemis. Non avrebbe mai dimenticato quel momento. L'emozione le bloccò le parole in gola, non riusciva a muoversi, temendo che fosse tutto un sogno, e che presto si sarebbe svegliata nel suo letto...

-Ciao, mamma-

Sentendo la sua voce, ogni dubbio si volatilizzò.Angeline colmò la distanza che li separava, piangendo senza ritegno, e lo abbracciò stretto affondando il viso nei capelli nerissimi

-Oh, Artemis! Bambino mio, ma dove...? cosa...?- disse singhiozzando. Lo strinse al petto, forte, come se avesse paura di perderlo di nuovo, e si sentì invadere da un calore che non provava più da anni. Non riusciva a staccarsi dal figlio, continuava a piangere, conscia che la terribile attesa era finita.

-Sapevo che eri vivo. Sapevo che saresti tornato. Oh, Arty, ma dove sei stato?-

Il ragazzo si scostò, e aveva anche lui gli occhi umidi. Angeline gli prese il viso tra le mani.

-Pensavamo fossi morto! Ma perchè? Perchè? Dove sei stato per tutto questo tempo?- le lacrime scendevano copiosamente dai suoi occhi.

-Eravamo distrutti dal dolore, piccolo mio...- il suo sguardo era disperato, e questa volta fu Artemis a prenderla tra le braccia.

-Mamma, se avessi potuto, sarei tornato subito da voi. Mi dispiace così tanto... spero che potrai perdonarmi, un giorno- disse lui con un groppo in gola

-Arty, io ti amo più della mia stessa vita. Ora che sei qui sono di nuovo me stessa-

Madre e figlio si separarono sorridenti. Angeline gli circondò le spalle con un braccio e si rivolse a Leale.

-Immagino che ora tornarai a stare con noi-

L'uomo annuì -Certamente, signora Fowl. Ne sono felice-

Allora Angeline guidò Artemis davanti ai gemelli

-Credo che Leale te ne abbia già parlato... Lui è Beckett e lui è Myles. Hanno due anni-

Artemis osservò i due bambini biondi assolutamente identici e loro fecero altrettanto.

-Chi è?- chiese subito Myles.

-E' vostro fratello, Artemis. Vi ricordate le fotografie che vi ho mostrato ieri?-

Il bimbo guardò alternativamente da Artemis a Beckett, che continuava a fissare il ragazzo.

-Fratello... come Beckett?- chiese Myles infine

-Sì, certo- rispose Angeline

-Allora gioca!- concluse Beckett con un gran sorriso.

Artemis cominciò a sudare freddo

-Uh, ehm... io... io non... non credo di essere in grado di...-

Leale mascherò una risata con un colpo di tosse e gli appoggiò una mano sulla spala

-Non ci sono libri che insegnino a giocare con questi due terremoti...-

Artemis deglutì, ma i due gemelli, entusiasti di avere un nuovo compagno di giochi, gli afferrarono una mano ciascuno e cominciarono a trascinarlo in casa.

-At-temis, tu fai il cavallo, ok?- propose entusiasta Myles, e Artemis lanciò uno sguardo incerto alla madre, che gli sorrise incoraggiante.

-Bambini, andate a svegliare papà- poi, rivolgendosi al figlio maggiore -ha sentito molto la tua mancanza... come tutti noi, dopotutto- Artemis annuì e si lasciò guidare all'interno della casa, seguito da Angeline e Leale. Prima di chiudere la porta, la guardia del corpo lasciò vagarelo sguardo sul prato che circondava il castello. Ora che Artemisera tornato,le cose sarebbero notevolmente migliorate. Probabilmente la vita sarebbe diventeta anche più movimentata di prima, ma Leale non chiedeva di meglio. Con la coda dell'occhio, vide uno strano luccichio nell'aria: forse era solo un effetto ottico dovuto al caldo... o forse, una certa agente femmina della LEP non aveva resistito alla tentazione di vederela famiglia Fowl nuovamente riunita... 

Angoletto:
questa storia è stata scritta solo da Amberle, con la supervisione di Dubhe. era un'idea che mi ronzava in testa da un po', da quando ho letto il "paradosso temporale", insomma, colfer ha tralasciato una parte importante! quindi ho provato a immaginarmela e quello che avete letto è il risultato...
fatemi sapere!
baci,
Amberle

   
 
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