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Autore: beat    12/11/2010    5 recensioni
Havoc se la rise sotto i baffi: era sempre divertente pungolare il Colonnello.
“Stavo pensando che non ci ha mai raccontato nessun aneddoto sul suo addestramento da Alchimista. E visto quanto è noiosa la giornata, che ne dice di raccontarcene un paio? Così, giusto per passare il tempo!”
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jean Havoc, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Autore: beat
Titolo: Aneddoti
Fandom: FullMetal Alchemist
Tema scelto: Tabella Missing Moment
Rating: Verde
Genere: Comico
Personaggi: Roy Mustang, Riza Hawkeye, Jean Havoc
Pairing: RoyAi (a volercelo vedere)
Avvertimenti: Missing Moment, One-shot
Note dell'autore: L'ambientazione del flashback non ha una collocazione temporale specifica, visto che non sappiamo esattamente per quanto è durato l'addestramento di Mustang. Sempre per quanto riguarda questo momento, Roy si rivolge a Riza dandole del “lei”: è effettivamente un po' strano se si pensa che sono ragazzi, ma Roy, per quanto farfallone, l'ho sempre visto molto ben educato, e immagino porti davvero molto rispetto alla figlia del suo Maestro.
Introduzione: Havoc se la rise sotto i baffi: era sempre divertente pungolare il Colonnello.
“Stavo pensando che non ci ha mai raccontato nessun aneddoto sul suo addestramento da Alchimista. E visto quanto è noiosa la giornata, che ne dice di raccontarcene un paio? Così, giusto per passare il tempo!”


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Aneddoti

Era una placida giornata come tante altre al Quartier Generale dell'Est. Nell'ufficio di Mustang, come al solito, la gente che lavorava era davvero poca. Complice l'afa debilitante e il carico di lavoro praticamente inesistente in quel periodo dell'anno, i sottoposti del Colonnello stavano passando la giornata nell'ozio più completo. L'unico avvenimento degno di nota che era loro capitato era stata la quotidiana telefonata del Tenente Colonnello Hughes che come al solito aveva mandato fuori dai gangheri Mustang, per l'inutilità delle informazioni presentate. Ovverosia l'ultimo aggiornamento sul numero di dentini persi della piccola Elycia.
“Colonnello?” chiese ad un certo punto Havoc, tra le dita una delle sue amate sigarette.
“Per la milionesima volta: no Havoc! Non puoi fumare in ufficio!”
“Sì, sì, lo so Colonnello. Ma non era questo che le volevo chiedere!” rispose con un sorriso il Sottotenente, facendo fare alla sigaretta ancora un paio di volteggi tra le sue dita, prima di farla sparire di nuovo nel suo pacchetto.
“E allora che c'è?” Mustang fulminò con lo sguardo il suo sottoposto.
 Se tutti gli altri nell'ufficio non stavano lavorando, lui era stato abilmente intercettato dalla carissima Hawkeye, che ora l'aveva incastrato e gli stava facendo firmare tutti i documenti che aveva lasciato in sospeso. Era dunque l'unico che stesse facendo qualche cosa di produttivo in quell'ufficio, e la cosa lo irritava non poco.
Havoc se la rise sotto i baffi: era sempre divertente pungolare il Colonnello.
“Stavo pensando che non ci ha mai raccontato nessun aneddoto sul suo addestramento da Alchimista. E visto quanto è noiosa la giornata, che ne dice di raccontarcene un paio? Così, giusto per passare il tempo!”
Mustang vergò con veemenza il suo nome su uno dei foglio che aveva davanti.
“Se hai tempo da perdere dammi una mano, scansafatiche! E comunque non ho aneddoti da raccontare, mi spiace!”
“Suvvia Colonnello, ci sarà pure una storiella divertente!” incalzò Breda, alzando per un attimo lo sguardo dallo schema di parole crociate che aveva davanti.
“Il mio Maestro era una persona molto severa” proclamò Mustang; al suo fianco Riza annuì leggermente.
“Non ci sono storie divertenti a riguardo” concluse secco Mustang, nel vano tentativo di mettere a tacere la sconfinata curiosità dei suoi uomini.
“Non ci credo!”
“Ti dico che è così, Sottotenente!” ribatté di nuovo il Colonnello, con voce stanca.
Scese di nuovo il silenzio nella stanza, rotto solo dal quieto ronzio del ventilatore e dal rumore della penna sulla carta.
“A dire il vero, Colonnello, ci sarebbe l'episodio delle terme.”
“Che term-?” Mustang si prese il mento tra le dita, pensoso, cercando di ricordare a che cosa stesse facendo riferimento Riza. Non fosse stato per il fatto che appena gli tornò in mente tutti lo videro sbiancare di colpo.
“Tenente!” urlò scandalizzato “Come hai potuto, Tenente? Ero riuscito a cancellare quel ricordo dalla mia mente!”
“Che ricordo, Colonnello?” chiese curioso Havoc, sporgendosi dalla scrivania. Gli altri nell'ufficio fecero altrettanto. Le terme promettevano bene come argomento per spettegolare!
“Niente!” si affrettò a dichiarare il Colonnello, le braccia tese in avanti come a bloccare in attacco improvviso “Non è mai successo niente!”


Era una sera calda e afosa e Roy era esausto. Era tutto il giorno che il Maestro lo stava facendo allenare, e aveva avuto un momento di pausa solo per mangiare. Peccato però che fossero già passate parecchie ore. Roy non vedeva l'ora di andare a dormire, ma il Maestro era ancora seduto sulla sua portona, immerso nella lettura di uno dei tomi polverosi che teneva con cura nel suo studio. E finché il Maestro non si alzava per andare a dormire all'apprendista non era concesso interrompere il suo allenamento.
Il ragazzo si passò una mano sulla fronte, per detergere un po' del sudore che gli era sceso sugli occhi. Faceva un caldo terribile e come se non bastasse era pure saltata la centrale elettrica che alimentava il paese. Tutte le case erano al buio e senza energia elettrica si potevano anche scordare di attaccare li ventilatore della stanza, che per quanto pigramente almeno aveva il buon gusto di smuovere un poco l'aria soffocante di fine luglio. Il giovane Roy Mustang stava letteralmente soffocando. Se non si fosse alzata anche solo una lieve brezza era sicuro di non riuscire a sopravvivere ancora a lungo. Il fatto poi che stesse tutto il santo giorno a cercare di governare delle fiamme che il più delle volte non collaboravano, beh, quello lo rendeva solamente più accaldato, esausto e nervoso.
Provò dunque un piacere indescrivibile quando con la coda dell'occhio vide il vecchio alchimista alzarsi dalla poltrona, poggiare il libro sulla scrivania ingombra di carte, e rivolgergli la buonanotte, dopo avergli però impartito gli ultimi compiti prima di potersi ritirare nella sua stanza.
“Aiuta Riza a chiudere tutto e porta fuori il sacco della spazzatura!”
“Sì, Maestro.”
“Buonanotte Roy.”
“Buonanotte Maestro!”
Roy si accasciò un attimo a terra, per riprendere finalmente fiato. Ah, che goduria sentire la fredda pietra del pavimento contro il corpo accaldato!
“Signor Mustang, si alzi, non le farà di certo bene stare così.”
Roy si mise seduto di scatto. Riza era entrata senza far rumore nella stanza.
“Come dice, signorina Hawkeye?”
Riza indicò con un cenno della testa prima il pavimento di pietra e poi Roy.
“Quando fa così caldo e si è molto sudati non va bene cercare di raffreddarsi in maniera brusca. Rischia solo di farsi venire un malanno.”
“Sul serio?”
“Sì.”
“Quindi anche farsi una doccia ghiacciata non è l'ideale, vero?”
“No.”
“Capisco…”
Riza annuì piano, per poi dirigersi verso la grande finestra della stanza, per chiuderne le imposte. Roy seguì il suo esempio, facendo lo stesso con quelle della stanza attigua, del salottino, e della cucina. Infine portò fuori il sacco dell'immondizia e chiuse con doppia mandata il chiavistello della porta sul retro.
Era poi riuscito, finalmente, a ritirarsi nella sua stanza, ma purtroppo il sollievo del riposo dopo una giornata estenuante non era arrivato come aveva sperato. Aveva passato la notte quasi completamente in bianco. A parte il caldo soffocante che non l'avrebbe in ogni caso lasciato dormire, gli era balenata in mente un'idea che l'aveva tenuto sveglio per molte ore. Le parole di Riza lo avevano colpito, e in effetti a pensarci bene quello che gli aveva detto era vero. Prima di coricarsi si era fatto una doccia, e aveva dovuto resistere strenuamente all'impulso di girare la manopola verso la temperatura più fredda possibile. Aveva fatto una doccia tiepida e sebbene il sollievo immediato non fosse stato altrettanto gratificante come dopo una doccia gelata, gli effetti benefici erano durati di più di quanto si era aspettato.
Aveva quindi passato tutta la notte e tutta la giornata seguente a pensare a come elaborare l'idea che gli era balzata nella mente.
La famiglia Hawkeye possedeva una grande tenuta, e nell'ampio giardino aveva – tra le molte altre cose – anche una piscina naturale di acqua pura che sgorgava direttamente dal terreno. Gli era stato raccontato che un tempo era stata una preziosa sorgente termale.
Purtroppo nel corso degli anni l'acqua aveva perso le sue proprietà più caratteristiche, per lasciare solamente quell'acqua cristallina che si raccoglieva in quel piccolo bacino artificiale.
Ma era un posto estremamente gradevole, a pochi passi dalla villa e tuttavia nascosto tra i possenti alberi secolari del giardino, tanto da sembrare un angolo di natura finito per errore in mezzo alla civiltà.
Roy aveva passato tutto il giorno a pensare come fare per riscaldare quella sorgente d'acqua. La sua idea era quella di scaldarla tanto da farla ritornare ai livelli che doveva avere quando ancora era la fonte delle terme private della famiglia Hawkeye.
Fu dunque con una soddisfazione infinita per Roy, due sere dopo, prendere per mano la piccola Riza e si dirigersi di corsa con lei verso il boschetto.
“Stia a guardare!” esclamò, esultante.
Tracciò una serie di arzigogolati cerchi alchemici tutt'attorno alla pozza e quando li attivò, in meno di pochi attimi, dall'acqua si levò una densa cortina di vapore acqueo.
“Ta-dan! Che ne dice? Probabilmente non durerà più di un paio d'ore, ma adesso possiamo goderci un bel bagno caldo, come alle terme!”
Riza, come d'abitudine, non dimostrò più di un pacato entusiasmo, ma il sorriso accennato che aveva sulle labbra fu motivo d'orgoglio per il giovane Roy.
“Sa, mi ha dato lei l'idea, dopo quello che mi ha detto l'altra sera, sul fatto che con questo caldo è meglio evitare le docce fredde!”
“Davvero?”
“Sì, ci ho pensato a lungo, e poi mi è venuta in mente questa pozza d'acqua – che è un vero spreco non usare visto quanto è bella – e così ho pensato di poterla scaldare per farne delle piccole terme!”
 Il sorriso di Riza si allargò ancora un po' e già Roy si stava congratulando con se stesso con frasi tipo “Sei un vero genio, Roy!” e “Questa volta hai fatto colpa sulla piccola Riza!” quando un insistente odore di bruciato gli arrivò alle narici. L'unica frase che in quel momento fu in grado di pensare – in cui prese coscienza del fatto che i suoi pantaloni avevano preso a bruciare – fu un accoratissimo “Stai andando a fuoco, cazzo!”


Sulla faccia di Roy Mustang erano spuntate numerose vene. Pulsavano terribilmente.
I suoi sottoposti erano drammaticamente tesi verso di lui, trattenendo il respiro in attesa di sapere che cosa avrebbe detto il Colonnello a seguito di quel lungo e tormentato silenzio.
“Non è successo niente, dannazione a voi ficcanaso!” tuonò infine Mustang, quando finalmente riuscì a staccare la mente da quei terribili ricordi “E se non vi trovate immediatamente qualche cosa da fare vi faccio trasferire tutti quanti a Briggs!” minacciò.
 L'ufficio prese a movimentarsi tutto d'un tratto, con tutti i sottufficiali che improvvisamente si resero conto di avere una montagna di faccende da sbrigare.
E mentre quei solerti soldatini di davano da fare, correndo da una parte all'altra dell'ufficio, Riza si avvicinò sorniona alla scrivania del Colonnello, porgendogli altri documenti da firmare.
“Non dovevi farmi tornare in mente quelle cose, Tenente!” sibilò tra i denti Roy, indispettito “Un uomo non dovrebbe mai ricordare simili sconfitte!”
“Le chiedo scusa, Colonnello!” rispose Riza, nascondendo il sorriso dietro il cipiglio serio.
Ma un momento dopo, mentre nessuno le stava prestando attenzione, il lieve sorriso riaffiorò, e la donna aggiunse sottovoce: “Anche se non ci ha fatto una bella figura, Colonnello, a suo modo quella volta io l'ho trovata molto tenero!”
Roy le scoccò un'occhiata tra il perplesso e il diffidente, ma non poté non sorridere anche lui, ricordando come la piccola e burbera Riza gli aveva curato, spontaneamente e con grande attenzione, le scottature che come uno stupido si era procurato a causa della sua stessa spavalderia.
Sorrise Roy Mustang, tornado poi senza troppo protestare al lavoro di tutti i giorni.
Sì, forse non era uno dei suoi ricordi più gloriosi, ma a guardarle con gli occhi di un adulto anche le peggiori sventatezze giovanili avevano il loro fascino.





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Angolo dell'Autrice:

Questa fic ha partecipato al contest "Contest: Prima di pubblicare
" indetto da Edward e Mirai.
Sono consapevole che non sia una delle mie fic migliori.
Ma nonostante questo, purtroppo i giudizi ricevuti mi hanno un bel po' smontata, quindi non aggiungerò altro.


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


   
 
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