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Autore: Elothiriel    01/12/2010    10 recensioni
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
Così dice Tolkien, e non sappiamo altro su Lothìriel. Chi era questa Principessa di Dol Amroth e com'è stato il suo matrimonio con Eomer?
La voce narrante è proprio lei, che racconta ciò che Tolkien tace: la storia di questa fanciulla venuta dal Mare per sposare il Signore del Mark.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eomer, Imrahil, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lothíriel figlia di Imrahil

 

 Lothíriel figlia di Imrahil

Sposa di Re Éomer Éadig, Signore del Mark

 

 

 

“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”

 

“Le navi del Principe! Lo stendardo del cigno! Sono tornati! Sono tornati!”

Così il due giugno del tremiladiciannove della Terza Era le sentinelle annunciarono il ritorno di mio padre, il Principe Imrahil di Dol Amroth. La gente cantò e fece largo all’esercito vittorioso, e io, mia madre, le mie sorelle e mio fratello, rimasto a casa perché bambino di tredici anni, gli corremmo incontro giù al porto.

Un anno passò, e le ultime vestigia del potere del Nemico furono distrutte, non furono più visti Orchi dalle nostre parti ; i pirati furono sconfitti e sottomessi completamente.

Mio padre Imrahil ci narrò le imprese che aveva compiuto, attorno al grande tavolo nella terrazza di fronte al mare, o accanto al caldo chiarore del camino. Ci narrò di Re Elessar e di Arwen Undomièl, dei Periannath, i Mezzuomini, della caduta dell’Oscuro Signore e di molte altre cose che gli storici di palazzo trascrissero e su cui i menestrelli composero ballate.

E molte volte nel corso della sua narrazione si soffermò sugli Eorlingas, grandi Cavalieri. Ci parlò della morte di Re Théoden sui Campi del Pelennor e del valore di Dama Eowyn, che - meraviglia! - aveva sconfitto il Signore dei Nazgûl, invincibile per gli uomini, e soprattutto del nuovo Re Éomer.

“Ah! Se aveste potuto vedere come è abile in battaglia, spietato con i nemici e generoso con gli amici, sebbene sia così giovane!”

“E’ bello, padre, questo Signore dei Cavalli?” chiese una delle mie sorelle, Mathrel. Io la fulminai con lo sguardo, ritenendola sciocca a interrompere nostro padre.

“Non è uomo per te, figlia mia” rispose Imrahil. “Ma ti dirò che egli è alto, biondo e possente.” Detto ciò si alzò dal suo scranno e si ritirò nelle sue stanze.

Così, per quella sera, il racconto terminò. Oh, quanto mi piacevano quelle narrazioni gloriose! E come avrei voluto compiere grandi gesta, come Eowyn, Dama di Rohan! Anch’io mi ero esercitata con la spada e con l’arco, a differenza delle mie sorelle minori, sapevo combattere. Ma mi andava bene un’azione anche meno splendida, che però fosse di una qualche utilità a mio padre e a Re Elessar Telcontar. Mio padre mi aveva lasciata a casa come una donna qualunque, e adesso non c’erano più molte occasioni di azioni nobili. Rimpiangevo di non aver fatto nulla di utile per la salvezza della Terra di Mezzo, quando così tanti Uomini erano caduti.

Avevo appena ventidue anni, solo tre meno di Eowyn e sette meno di Éomer. Eppure, cosa avevano compiuto loro! E io, che cosa potevo fare?

La risposta non avrebbe tardato a giungere.

 

Qualche mattina dopo, passeggiando, mi incantai davanti al grande specchio del corridoio. Non avevo cessato di dispiacermi per la mia femminile inutilità, e ci avevo quasi perso il sonno. Questo si rifletteva sul mio aspetto. I miei lunghi riccioli neri erano spettinati e scomposti, e sotto gli occhi grigi c’erano delle bisacce da fare invidia alle borse di un mercante ambulante.

Non era così per mia sorella Mathrel, splendida nei suoi diciassette anni, che quel mattino sembrava quasi brillare per la felicità.

“Cos’è che ti rende tanto allegra, Math?” le chiesi. Lei si avvicinò quatta quatta a me e mi sussurrò all’orecchio:

“Non dovrei dirtelo, Lothi, ma l’altra sera ho sentito per caso nostro padre che discuteva con dei messi giunti da Rohan questa notte. Nostro padre diceva che per cementare l’alleanza niente sarebbe meglio del matrimonio fra una di noi e Re Éomer! E certamente sceglierà me, perché sono la più bella”

In quel momento non potei che darle ragione. Ma ero perplessa.

“Perché ne sei tanto felice? Voglio dire, vuoi sposare un uomo di ventinove anni che non hai mai visto, di una stirpe di Uomini diversa dalla nostra, degli allevatori di cavalli?”

“E’ un Re!” ribatté sdegnata Mathrel, avvolgendosi con un gesto elegante e stizzoso nel suo soffice mantello rosso, e se andò a dare la grande notizia a qualcun’altra fra le nostre sorelle.

Discorrendo eravamo arrivate davanti alla porta dello studio di nostro padre, che in quel momento si spalancò. Imrahil si affacciò e mi vide lì in piedi davanti alla porta.

“Ti stavo proprio per mandare a chiamare, figlia mia. Entra.” Stupita, lo seguii esitante. Era raro che nostro padre ci ammettesse all’interno del suo studio. Ci accomodammo ai due lati della grande scrivania in noce antico. Aperta davanti al posto di mio padre giaceva aperta una lettera. Il sigillo spezzato era verde e bianco.

“Mia cara Lothíriel, certamente vorrai da me la conferma di ciò che ti ha raccontato Mathrel poco fa in gran segreto” mentre parlava si formò un piccolo sorriso sul suo volto. Io arrossii. Non mi piaceva che mio padre venisse a sapere dei nostri pettegolezzi.

“Come lo sai?” chiesi.

“Il mio udito è molto fine” rispose semplicemente. Io accettai la spiegazione, seppur non sufficiente.

“Mathrel parla troppo” dissi.

“Ma ciò che ti ha riferito è vero”

“Allora mia sorella partirà presto?”

“No. Prima volevo discuterne con te. Lothíriel, mia cara figlia maggiore, vorresti sposare Éomer figlio di Éomund, Re di Rohan, Signore del Mark?”

Non credevo alle mie orecchie. Perché, fra tutte noi, io? Anche se ero graziosa non ero certo la più bella, né, anche se passabile, la più brava nella tessitura. “Lothíriel, so che pensavi che la mia scelta non sarebbe ricaduta su di te. Pensavi che avrei chiesto a Imhlen, che danza come una foglia al vento, o a Lamrai, che conosce le saghe e le canzoni di tutti i paesi, o a Irahlel, che è la più sorridente e allegra delle fanciulle di Gondor.” 

“O a Mathrel” sussurrai io.

“O a Mathrel, che è la più bella, ed è già innamorata di Éomer. Ma io so quello che ti affligge, quello che sciupa il tuo viso, non meno bello di quello di Mathrel” mi accarezzò la guancia con dolcezza. “Se vuoi, puoi fare questo per porre fine al tuo tormento. Sarebbe bene che l’alleanza fra noi e Rohan venisse sottolineata da un matrimonio. E tu sei la più adatta a questo compito, perché sei la più forte, la più decisa, e lì a Rohan sono abituati a donne valorose come Eowyn. Mathrel dopo poco si stancherebbe e desidererebbe più lusso e più onori, mentre io so che in segreto tu ti sei esercitata con la spada: con il tuo animo determinato potresti essere una degna Regina per i Signori dei Cavalli. Fra due mesi i messi di Rohan torneranno indietro, essi desiderano recare con sé la futura sposa del loro signore. Io non attendo che la tua decisione, nel caso in cui tu decidessi di dire di no chiederei a Mathrel o a Lamrai o a Imhlen, essendo Irahlel ancora una bambina”. Tacque e mi guardò. Io mi sentivo come una nave che veleggiando tranquilla era stata sorpresa dalla tempesta, e adesso aveva due possibilità: tornare indietro verso i lidi dai quali proveniva, o andare avanti gettandosi nell’uragano. I flutti erano alti e freddi, ma lo scafo più robusto di quanto non sembrasse. “Figlia mia, non sei costretta a decidere adesso. Parlane con tua madre, se vuoi, ma fai solo quello che desideri tu.”

“Grazie, padre.” dissi con una piccola riverenza, e lui mi congedò. Uscendo trovai un giovane dai lunghi capelli biondi, vestito alla nostra maniera ma visibilmente straniero, che aspettava accanto alla porta. Lo salutai, incuriosita mio malgrado dal suo aspetto, chiedendomi se fossero tutti così gli Uomini di Rohan. Egli mi osservò attentamente e poi si inchinò. “Signora” mi si rivolse così, con la stessa parola che avrebbe usato per una qualunque delle mie sorelle, ma carica di rispetto e di gravità. Forse egli riteneva che io stessi per diventare la loro Regina?

Senza accorgermi mi diressi verso la terrazza che dava sul mare. Mi appoggiai alla balaustra di freddo marmo bianco e guardai il Mare ribollire agitato dai venti di fine settembre. Le onde si inseguivano e la schiuma danzava dilaniata dal vento, mi sentivo come quel bianco morbido, effimero e lacerato. Non volevo lasciare il Mare, lo amavo più di ogni altra cosa, non volevo lasciare le mie sorelle, il mio piccolo fratello Fetrales e mia madre Firdalin. E chi sapeva come poteva essere dividere la vita con questo biondo Signore dei Cavalli? Eppure desideravo compiacere mio padre, ed essergli utile. Éomer, se era un così grande Re, doveva pur avere qualche qualità buona! E poi avevo voglia di vedere Re Aragorn, Mithrandir, gli elfi dei quali si diceva che noi di Dol Amroth avessimo del sangue nelle vene, e mio cugino Faramir il Sovrintendente, il figlio di Finduilas, la sorella maggiore di dodici anni di mia madre, che non avevo mai conosciuto. Ma se avessi accettato, Mathrel mi avrebbe odiata.

Mi venne spontaneo alle labbra un canto della mia gente, che narrava di Nimrodel:

 

Elfica fanciulla di un tempo passato

ella tanto il mare aveva amato

ma la sua casa era lontana,

fra i boschi di Lorién la dorata

le pianse il cuore nel lasciarla

cantava di fiumi e foglie la sua voce cristallina

danzava sui fiori e sull’erba, bella come la Mattina

ma lasciò la sua dimora

dell’amore e del Mare era giunta l’ora

ma mai giunse dove Amroth l’aspettava

e non vide il Mare che desiderava

Nimrodel fanciulla elfica smarrì il cammino

non fu giusto con lei il triste destino.

 

Oppressa da questi pensieri mi avviai verso camera mia, per trovarvi le mie sorelle riunite a concilio che mi aspettavano per sapere cosa mi avesse detto nostro padre nel suo studio. Appena misi piede in camera Irahlel si alzò dal mio letto, dov’era seduta, per farmi spazio, appollaiandosi su di un bracciolo della sedia dov’era accoccolata Mathrel.

“Che cosa ti ha raccontato nostro padre? Perché ti ha convocata nello studio?”Chiese subito Lamrai. Lei era la più curiosa di tutte noi, amava il sapere di ogni genere, si informava di tutto, da come si cucinava il coniglio stufato a la lettura del Valinoreano, ai pettegolezzi di corte.

“Su, parla!” comandò Irahlel, sporgendosi verso di me.

“Secondo me nostro padre le ha detto chi manderà in sposa a Éomer” disse Mathrel.

“Perché avrebbe dovuto dirlo a lei, Math?”

“Perché è la maggiore e quindi ha diritto di consigliare la scelta di nostro padre”. Tutti gli sguardi si appuntarono su di me. Sapevo che le avrei deluse moltissimo non dicendo loro niente, ma davvero non desideravo riferire alle mie sorelle cosa mi aveva chiesto nostro padre.

“Non ho voglia di parlarne”mi difesi. “Anzi, dite a mamma che non ho fame, salterò il pranzo. Mi sento quasi la febbre”

“Ma…”cominciò Lamrai delusa.

“Taci, Lam, andatevene, voi” comandò Imhlen, l’unica che non aveva partecipato all’interrogatorio. Le rivolsi uno sguardo grato. Imhlen era quella che mi era più vicina come età e come carattere. Mathrel era vanesia e poteva sembrare un po’ frivola, ma sapevo che in realtà era molto sensibile e sapeva essere dolce e affettuosa; Lamrai, con la sua curiosità, si interessava più alle cose che alle persone, ed era quella fra le mie sorelle con cui parlavo di meno; Irahlel era allegra e solare, rideva spesso e metteva di buon umore tutti: lei, la piccolina di appena nove anni, era la luce di Dol Amroth; ma la mia fedele confidente era Imhlen, che aveva solo due anni meno di me ed era riflessiva ma decisa.

“Cosa ti è successo?”chiese Imhlen sedendosi accanto a me e prendendomi la mano fra le sue. “Sembri sconvolta.”

Così le raccontai tutto, e lei mi ascoltò in silenzio, stringendomi le mani, senza commentare. Quando ebbi finito rimase un poco senza parlare, poi mi disse: “Lothíriel, io lo sapevo che sarebbe successo questo. Sapevo che un giorno una di noi se ne sarebbe andata, e che sarebbe toccato a te, non a me o Mathrel. Tu sola puoi sopportare la nostalgia e hai la forza di affrontare la vita in una terra sconosciuta in mezzo a gente di un altro popolo, governandola pure. Se c’è una donna tra di noi degna di divenire Regina, e di sposare Re Éomer del Riddermark, quella sei tu, Lothi, e nessun’altra. Non io, non Mathrel, non Lamrai, non Irahel, tu. Io lo so, e anche nostro padre lo sa. C’è molto di più in ballo che essere la sposa di qualcuno, compito per il quale il bel faccino di Math andrà benissimo fra poco, qui si tratta di essere Regina in terra straniera. Mi si spezza il cuore a pensare che dopo ti vedrò molto raramente, se pure ti vedrò, ma penso che per te sia giusto compiere questo passo. Sposa Éomer, Lothi.”

“Grazie, Imhlen” le dissi confortata dalla sua fiducia in me. “Ma Mathrel mi odierà. E’ già innamorata di Éomer, anche se non l’ha mai visto.”

“Lothi, sai bene quanto me che le infatuazioni di Mathrel sono durature come la neve in primavera. Le passerà”.

Fu così che presi la decisione che avrebbe cambiato la mia vita.

 

………………………………………………………………………………………………………………………

 

Spero che qualcuno recensisca la mia storia. Chiedo pietà per la canzone, ma non ho saputo fare di meglio.

Ringrazio in anticipo qualunque anima gentile che, giunta fin qui, abbia ancora la forza di scrivere una recensione.

Grazie, Elothiriel

  
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