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Autore: Laitalee    02/12/2010    9 recensioni
Harry Potter, dieci anni dopo la fine del settimo libro, incontra Dudley Dursley al Paiolo Magico, perchè questi ha bisogno del suo aiuto... che succederà?
Sono gradite le recensioni! Buona lettura.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dudley Dursley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Harry era curioso da giorni di capire il motivo di quell'appuntamento. Era stato avvisato giorni prima da Tom, il titolare del Paiolo Magico, che qualcuno lo cercava e che lo avrebbe atteso lì da lui tutto il pomeriggio, quel giorno. E quando gli disse di chi si trattava, Harry decise di liberarsi da tutti gli impegni, per correre all'appuntamento. Era addirittura arrivato leggermente in anticipo e sospettava di dover aspettare, ma quando entrò nel pub e vide quella figura colossale in un angolo si rese conto che l'altro doveva esser ben più emozionato di lui.

Pareva un pesce fuor d'acqua. Si guardava attorno smarrito ed abbassava lo sguardo ogni volta che qualcuno incrociava le sue occhiate curiose. Tom salutò Harry con cordialità, quando lo vide entrare e la figura al tavolo si girò verso di lui, esibendo un mezzo sorriso sghembo. Harry se la prese con calma, e si sedette di fronte a lui senza fretta, deciso a non fargli trovare terreno facile, qualunque cosa suo cugino Dudley dovesse dirgli. Si prese il tempo per osservarlo con calma, prima di accennare un sorriso e salutarlo. Era sempre stato grosso, da quando era bambino, ma da adulto era fuori proporzione anche per il mondo della magia. Pareva incrociato con un gigante, ma non aveva l'altezza di Hagrid, solo il peso, semmai. Sul viso aveva cercato di farsi crescere una barbetta biondiccia, per celare almeno parzialmente il mento quadruplo che aveva, ma il risultato era solo di far risaltare meglio le pieghe, ed in ogni caso non gli cresceva abbastanza peluria per coprire tutto quel viso. Gli occhi chiari erano acquosi e sfuggenti, e dimostrava ampiamente di sentirsi a disagio in quel posto. Era vestito sobriamente, in compenso, con pantaloni eleganti, giacca e persino cravatta, che parecchi maghi guardavano con estrema curiosità. Persino ora Harry, ormai abituato da sempre alla veste da mago, si sentiva leggermene a disagio, ad osservarlo.

Tom arrivò a posargli davanti la burrobirra che gli aveva ordinato al bancone, poi l'oste sorrise a Dudley, chiedendogli: “E per te, l'acquaviola come un tempo? Sai Harry che tuo cugino veniva qui quasi tutte le settimane, quando era ragazzo? Mi chiedeva di te, ogni tanto...” annuì l'uomo. “Doveva esser molto fiero di averti come cugino, sai?”

Harry spalancò gli occhi e la bocca, mentre il cugino di fronte a lui cambiava colore, passando dal pallido semicadaverico al rosso fosforescente.

“Davvero?” chiese incuriosito, trattenendosi a stento dal mettersi a ridere.

Dudley evitò di rispondere, imbarazzato, chiedendo una burrobirra a Tom. Quando l'uomo si fu allontanato, tornò a guardare il cugino, che lo fissava perplesso.

“Ecco... venivo a vedere com'era il mondo magico, sai... ero curioso... papà e mamma non lo hanno mai saputo.” mormorò. Si passò una manona simile ad una zappa sul viso ed Harry notò che era screpolata e callosa, come le mani di chi facesse lavori manuali.

“Ti chiederai perché ho cercato, immagino...”

“Sì, infatti.” Harry era deciso a non rendergliela semplice e tacque, attendendo che l'altro decidesse di sputare il rospo. Lo osservò agitarsi sulla sedia e sobbalzare perfino quando l'oste tornò con il suo bicchiere, poi l'omone infine si decise.

“Non so da dove cominciare. È un'eternità che non ci vediamo, vero?”

“Infatti. Dalla sera in cui vi hanno portato in salvo, per l'esattezza.”

“Esatto. Ci hanno detto che hai sconfitto quello là, quando ci hanno riportati a casa, praticamente un anno dopo.”

Harry annuì.

“Sì, è morto. Non avete più nulla da temere dal mondo magico.”

“Già... bene. Non ce ne avete altri, come lui, vero?”

“No. Lui bastava ed avanzava per tutti.”

L'omone annuì, visibilmente sollevato. Prese fiato un paio di volte, aprendo e richiudendo la bocca. Si agitava sulla sedia come se fosse coperta di spine e la cosa cominciava ad andare per le lunghe.

“Perché mi hai cercato, Dud? Dopo dieci anni non so immaginare un motivo per il quale tu voglia rivedermi, sinceramente.” disse infine.

“Per mio figlio.”

Harry alzò le sopracciglia, sbalordito. Non aveva mai pensato a suo cugino in quegli anni, e quando ne aveva avuto notizie aveva ricordato solo l'adolescente rissoso e grossolano che aveva conosciuto, senza pensare che il tempo era passato anche per lui, e gli venne da ridere a pensare che nel frattempo potesse essersi sposato ed aver messo su famiglia. La sua espressione doveva esser talmente trasparente che l'altro avvampò nuovamente.

“Già, anche un bullo come me può mettere la testa a posto, sai?” disse, quasi risentito.

Il mago alzò le mani, sulla difensiva, ma prima che potesse parlare l'altro continuò, affondando una manona in una tasca da cui estrasse un palmare ultimo modello. Trafficò con esso e poi lo girò, mostrando lo schermo al cugino. Un bambinone, identico per colori e stazza al padre gli sorrideva dallo schermo, ma con qualcosa di più dolce e persino più intelligente negli occhi.

“Si chiama Robert. Robert Lewis Dursley. Ma è Bobby per tutti.” disse il babbano, il viso che si apriva in un sorriso di enorme orgoglio paterno.

“È così in gamba, sapessi.. ha preso tutto da sua madre, a parte le dimensioni.”

Girò nuovamente il palmare e quando tornò a mostrarlo al cugino, una serie di foto stavano scorrendo sullo schermo. Il piccolo giocava al parco, su un girello, con un padre illuminato da una luce gioiosa che Harry non gli aveva mai visto in viso in vita sua.

“E questa è Sarah. Mia moglie.” disse, indicando una delle donne più belle che Harry avesse mai visto in vita sua. Dudley guardava le foto, un sorriso bambinesco in viso, gli occhi colmi di un amore sconfinato. Era una donna alta, bionda, con curve mozzafiato ed un sorriso da fotomodella.

“Io... non avrei mai pensato di meritarmi una donna così. Le ragazze non guardavano mai quelli come me a scuola, sai? Mi evitavano con cura, fino all'università.” Alzò lo sguardo sul cugino, che lo guardava dubbioso. “Ho fatto solo un anno... papà insisteva tanto che mi iscrivessi ad ingegneria, ma è stato disastroso... lo sapevo, anche alle superiori vivacchiavo, se non fosse stata la mamma avrei ripetuto infinite volte gli anni, ma sai.. non la puoi fermare quando vuole qualcosa. Ma all'università non ce l'ho fatta in alcun modo.” Fece spallucce. “Sono andato a lavorare con papà, e poi ho racimolato i soldi per aprire una impresa edile. Ora faccio il costruttore, e spesso lavoro in cantiere con i miei operai. Preferisco far le cose con le mani che con la testa, sai...” Sorrise, mesto.

Harry lo fissava senza parlare, troppo stupito per poter ribattere.

“Lei l'ho conosciuta il primo ed unico anno che ho passato all'università. Una sera l'ho difesa da uno scippatore che voleva portarle via la borsetta. Da allora non ci siamo mai più persi di vista e un anno dopo le ho chiesto di sposarmi. Non pensavo che mi dicesse di sì.”

Spiegò, toccando di nuovo il palmare. Apparvero le foto del matrimonio e Dudley sembrava un'altra persona. Era trasfigurato, guardava la donna bellissima vestita da sposa al suo fianco con una felicità indescrivibile negli occhi, era palese che la venerasse addirittura. Harry si rese conto che se anche nelle foto del suo matrimonio con Ginny erano entrambi raggianti di gioia, non potevano nemmeno lontanamente competere con la totale ed assoluta gioia che pareva trasparire dal volto del cugino. Era qualcosa di ultraterreno, come se si stesse sposando con un angelo sceso in terra. La moglie era felice, ma era più normale, lui in tutte le foto sembrava trasognato. Dudley restò sovrappensiero a guardare le foto, dimentico di tutto, per qualche istante, con un sorriso sognante sul viso, poi tornò ad incupirsi quando apparve una foto del figlio neonato, nelle foto successive.

“Vedi... io temo che...” sbuffò, arruffandosi i capelli con una mano, mentre con l'altra spegneva e riponeva l'oggetto in tasca.

“Temo che Bobby sia come te.” disse tutto d'un fiato.

Harry fece tanto d'occhi e poi, senza riuscire a reprimersi, cominciò a ridere a crepapelle.

“Oddio scusa” disse, cercando di ricomporsi, mentre guardava l'altro accendersi di rossore, sempre più vicino all'auto combustione spontanea.

“Ecco... lo sapevo che era una pessima idea” Borbottò.

“No no!” disse Harry, allungando una mano a trattenerlo, visto che si stava già alzando. “Scusa, perdona, ma mi hai preso completamente alla sprovvista.” Sorrise, ricomponendosi. “Ma come fai a dire che è un mago? Quanti anni ha?”

L'omone si risedette, sbuffando rumorosamente. Tornò a fissare il cugino e dopo un sospiro ricominciò a spiegare.

“Sette... e fa come facevi tu a quell'età. Sposta le cose, se non gliele dai, e poi...” Fece girare lo sguardo nel locale, come se cercasse un appiglio. “Due settimane fa lo abbiamo portato da un barbiere... ma il taglio non gli è piaciuto per niente. Ha pianto tutto il pomeriggio, lamentandosi che non li voleva così corti e non ha smesso fino a sera, dicendo che li rivoleva come prima. E la mattina dopo...” L'uomo raggiunse un'ulteriore ed impossibile tonalità di rosso ed Harry temette sinceramente di vedergli andare a fuoco le orecchie.

“Gli erano ricresciuti?” Chiese.

Dudley annuì, con un'espressione comicamente tragica in viso.

“Io volevo chiederti... ecco...” Si passò le mani nei capelli e sul viso, impallidendo. “C'è una cura, per questo? È possibile farlo diventare norm...” Si interruppe, vedendo il cugino fulminarlo con gli occhi. “Come me, ecco.”

“No, Dud. Non è una malattia che si possa curare. È un dono, come saper dipingere o saper suonare.”

“Ma tu come fai a saperlo? Hai mai provato a non essere un mago?”

“E tu hai mai provato a non essere..” Si trattenne dal dire idiota, e soggiunse “Dudley?” concluse furioso, sentendosi avvampare a sua volta. “Se tuo figlio è un mago devi solo accettarlo, e fare quello che è meglio per lui!”

“Ci sto provando!” esclamò l'altro accalorandosi. “Hai figli tu? Lo sai cosa si prova?”

“Sì! Ne ho due, se proprio vuoi saperlo, so benissimo quello che si prova!”

Dudley lo guardò stupefatto. Anche per lui Harry era rimasto lo strano che conosceva da ragazzino e non gli passava nemmeno per la mente che una ragazza potesse guardarlo. Ma il tempo era passato per entrambi e si rese conto che effettivamente Harry era diventato persino un bell'uomo, a differenza di lui stesso, che era solo diventato un elefante bipede e con poca proboscide, in proporzione. Annuì, di nuovo imbarazzato.

“Allora forse puoi capirmi... io non voglio che Bobby faccia la vita che hai fatto tu.” Abbassò lo sguardo a osservarsi con estrema cura le manone. “Ti abbiamo trattato in maniera ignobile, lo so... e non voglio che il mio piccolino faccia quella vita. Io... i miei non lo sanno ancora, sai? Ho fatto in modo che non si accorgessero delle sue piccole stranezze. Solo io e Sarah ce ne siamo accorti ed è stata lei a volere che ti incontrassi, quando le ho raccontato di te.”

“Le hai raccontato di me?”

“Sì. Dovevo spiegarle in qualche modo, no? Le ho detto che sei un mago, ed anche bravo, a detta della tua gente... sei famoso, no? Magari tu sai cose che gli altri, normali.. non sanno.” mormorò, la voce che scendeva sempre di più.

Harry rimase a guardarlo sbalordito, la bocca spalancata, senza emettere suono. Non sapeva che dire. Oltretutto lo aveva appena sentito ammettere di esser stato trattato in maniera orrenda per tutta la propria giovinezza ed era qualcosa che superava ogni sua aspettativa. Era talmente sorpreso da essersi completamente dimenticato di dov'erano e fu solo il rumore di un bicchiere infranto per terra, dietro il bancone, a riportarlo alla realtà. Avrebbe tanto voluto portarsi dietro Hermione, in quel momento. Lei avrebbe capito, avrebbe saputo cosa dire, ma lui non aveva idea di come comportarsi. E sopratutto, che cosa voleva Dud da lui? Che cancellasse con un incantesimo i poteri di suo figlio? Ma stava scherzando?

“Ma come puoi.. come puoi pensare di venirmi a chiedere di cancellare i poteri di tuo figlio?” chiese accalorandosi.

“No, non fraintendermi!” Disse l'altro, alzando occhi e mani, sulla difensiva. “Io voglio solo sapere se è possibile, se c'è altra scelta a parte mandarlo alla tua scuola... voglio solo sapere se può avere una vita normale...”

“Ma certo che può! Anche da mago condurrà una vita normalissima, sai? Come me, studierà, avrà una moglie, dei figli, un lavoro...”

“E non dovrà combattere contro maghi oscuri?” chiese Dud, la voce che tremava, svelando la sua vera preoccupazione.

“No, Dud... quello è toccato solo a me.” Rispose freddamente.

“Harry, cerca di capirmi... io non ne so niente del tuo mondo, di come vivi, di cosa fai... conosco solo i pregiudizi dei miei, e li conosci bene anche tu, insomma... ma io ora ho bisogno di capire veramente, per il bene di Bobby!” Agitava le mani, parlando, e cominciava a sudare, malgrado la temperatura mite del locale. “Voglio capire se potrà esser felice lo stesso. Ti ho visto solo soffrire quando tornavi da quella scuola, ho il terrore che possa soffrirne pure lui, capisci?”

Gli occhioni acquosi dell'omone si inumidirono, svelando queste paure ad un parente che aveva sempre trattato come un reietto. Non ne aveva mai parlato completamente nemmeno con Sarah, e man mano che parlava con Harry cominciava a capire realmente tutto quello che temeva per il suo amatissimo figlioletto.

Harry si strinse le braccia attorno al corpo, appoggiandosi allo schienale della sedia. Il locale pareva essersi fatto più silenzioso da quando avevano cominciato a parlare ed ora si accorse che non era affatto così, quando permise alla propria attenzione di tornare sull'ambiente che li circondava. Era ora di merenda, ed il locale si era riempito di streghe che prendevano il tè, spettegolando sulle ultime notizie e sugli acquisti appena fatti in Diagon Alley, nascosta dietro un muro di mattoni nel retro del locale. Era vero, Dud non sapeva nulla della normalità della vita magica. Non sapeva che sotto sotto, magia a parte, era un mondo come quello babbano, fatto di piccole cose quotidiane, il lavoro, la famiglia, i figli, matrimoni, divorzi, eventi grandi e piccoli in tutto e per tutto identici a quelli che accadevano nel mondo dei babbani. Prese la decisione senza pensarci troppo. Si alzò, facendo cenno all'altro di seguirlo.

“Vieni, te lo voglio mostrare, il mio mondo... voglio che tu lo veda con i tuoi occhi.”

..... segue!

   
 
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